TESI Pirandello PDF

Title TESI Pirandello
Author Elena Catalano
Course Sociolinguistica dell'interazione
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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Pirandello: la frammentazione dell'io...


Description

PIRANDELLO: LA FRAMMENTAZIONE DELL'IO VITA E OPERE Luigi Pirandello nasce intorno a Girgenti (Agrigento), denominata Caos, il 28 giugno del 1867. Ha la fortuna di far parte di una famiglia benestante: il padre, Stefano, appartiene ad una ricca famiglia di commercianti di Zolfo, mentre la madre Caterina Ricci Gramitto fa parte della borghesia professionista di Agrigento. La famiglia intera, in quanto antiborbonica, ha partecipato in maniera attiva, alle lotte risorgimentali. Stefano, ha preso parte all'impresa dei Mille, seguendo poi Garibaldi all' aspromonte e Caterina, ancora giovane, ha dovuto seguire il padre esiliato dai Borboni a Malta. Fu proprio in quegli anni che maturò nell'animo della madre una profonda disillusione riguardo l'unità nazionale (1861). Come affermano Italo Borzi e Maria Argenziano: attraverso la figura di lei, Pirandello assimila quell'amarezza per il risorgimento tradito,che è alla base di alcune sue poesie e del romanzo “I vecchi e i giovani”, ed è probabile che proprio questo clima di disillusione abbia inculcato nel giovane Luigi il senso della sproporzione tra ideali e realtà riconoscibile nel saggio “L'umorismo”.1

Pirandello riceve la sua istruzione elementare in casa e si appassiona da subito alle favole e alle leggende magiche e popolari. A soli dodici anni scopre la sua passione per il teatro e scrive una tragedia andata perduta. Vista la sua inclinazione per le materie umanistiche, convince il padre ad iscriverlo al ginnasio. Nel 1880 la famiglia si trasferisce a Palermo dove Luigi si appassiona alle opere dei poeti dell'Ottocento italiano come Carducci e Graf, scrive le sue prime poesie e si innamora della cugina Lina. Questo periodo fu per Luigi significativo in quanto si rende conto di un profondo contrasto con il padre. Scrivono Borzi ed Argenziano:« alla disarmonia con il padre, un uomo dalla corporatura robusta e dai modi sbrigativi e concreti, corrisponderà nel suo animo una profonda venerazione per la madre, che gli detterà, dopo la morte di lei, le commosse pagine della novella “Colloqui con i personaggi”(1915)»2

Luigi tenta di condurre la vita che il padre aveva sempre voluto per lui, così per sposare la cugina Lina, lascia gli studi per dedicarsi al commercio dello zolfo :« questa esperienza fu per lui importantissima e gli fornirà gli spunti per novelle come “il fumo”, “Ciàula scopre la luna” e per alcune pagine del romanzo “i vecchi e i giovani”»3.

Pirandello non riesce a mettere da parte la sua grande passione per le lettere, per questo decide di rimandare il matrimonio per iscriversi all'università di Palermo alla facoltà di legge e di lettere, luogo di fermento politico, all'interno della quale nascerà il movimento dei fasci siciliani. Luigi, anche se non vi partecipa attivamente, stringe amicizia con i suoi maggiori ideologi come Enrico La Loggia, Giuseppe De Felice Giuffrida e Francesco De Luca. Nel 1887, sceglie definitivamente di frequentare la facoltà di lettere e continua i suoi 1

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AA.VV, Luigi Pirandello, Novelle per un anno, a cura di Italo Borzi e Maria Argenziano, Roma, Newton Compton, 2007, p.13 IBIDEM IVI p.13

studi a Roma. Ma arrivato in città si sente invaso da una forte disillusione che vede incarnata nella figura dello zio Rocco, eroe risorgimentale decaduto ed ora funzionario di prefettura, presso cui trovò alloggio durante i suoi primi momenti romani. A Roma frequenta i molti teatri della capitale: il Nazionale, il Valle, il Manzoni dove si appassiona al teatro drammatico. Per via di un contrasto con un professore di latino, lascia l'università e si reca a Bonn con una lettera di presentazione del prof. Ernesto Monaci per il prof. Forester. Ciò che lo trattiene nella città per due anni è il clima culturale. Il soggiorno a Bonn si rivela di grande importanza per l'autore, difatti, come affermano i due critici: « vi stringe quei legami con la cultura tedesca che permarranno in lui consistenti e profondi»4.

Traduce le “Elegie romane” di Goethe che pubblicherà nel 1869 e compone, su imitazione delle romane, le “Elegie boreali” che pubblicherà con il titolo di “Elegie renane”. Nel 1891 si Laurea in glottologia con una tesi sul dialetto di Girgenti: “Suoni e sviluppi di suono nella parlata di Girgenti”. Nel 1891 a Milano pubblica il poemetto “Pasqua di Gea”,dedicato a Jenny SchulzLander, la ragazza tedesca con la quale a Bonn ha avuto una relazione. Intanto, il matrimonio programmato in Sicilia con la cugina va a monte. Quando torna a Roma, stringe amicizia con un gruppo di scrittori-giornalisti, tra cui, Luigi Capuana, incontro che si rivelerà per lui importantissimo. Sarà proprio Capuana che lo spingerà a dedicarsi alla scrittura narrativa. Difatti nel 1893 scrive “Marta Ayala” che pubblicherà nel 1901 con il titolo “L'esclusa”. Racconta la storia di una donna nella Sicilia retriva di fine Ottocento: l'innocente Maria Ajala, ripudiata da uno sciocco marito che la crede adultera, fugge dal suo paese di Palermo, dove cerca di vivere una vita onesta e indipendente, tra difficoltà enormi, finché non diventa veramente l'amante di un importante uomo politico, che l'aiuta a trovare lavoro .Paradossalmente, solo ora che è diventata adultera,viene riammessa nella casa del marito, che torna a crederla innocente. Fin da questa prima narrativa Pirandello mette in scena il contrasto tra realtà e apparenza, in una società ipocrita che spinge la donna verso una colpa morale da lei non voluta.5

L' anno in cui pubblica la sua prima raccolta di Novelle “Amori senza amore”,egli sposa, per volere del padre, una ragazza di buona famiglia di Agrigento, Antonietta Portulano. Egli non permetterà che il matrimonio interferisca con lo studio e lavoro. D'altra parte , la moglie non riuscirà mai a comprendere la vocazione artistica del marito, ma nonostante questo, la vita familiare procede tranquilla con la nascita di tre figli : Stella, Lietta e Fausto. A questo Punto, Pirandello decide di intensificare la collaborazione con giornali e riviste, come La Critica e la Tavola rotonda, sui cui pubblica bel 1895 la prima parte dei “Dialoghi tra il gran me e il piccolo me”. Nel 1897 insegna lingua italiana all'Istituto Superiore di Magistero di Roma e pubblica contemporaneamente sul Marzocco qualche altra pagina dei Dialoghi. Nel 1898 fonda il settimanale Ariel su cui pubblica alcune Novelle e “La morsa”. 4

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AA.VV, Luigi Pirandello, Novelle per un anno, a cura di Italo Borzi e Maria Argenziano, Roma, Newton Compton, 2007, p.14 Carlo Vecce, Piccola storia della letteratura italiana, Napoli, Liguori Editore, 2009, p.396

Verso l'inizio del Novecento pubblica sul Marzocco alcune delle sue novelle più celebri come “Lumie di Sicilia”e”La paura del sonno”. Nel 1901,diffonde la raccolta di poesie “Zampogna”, e sulla Tribuna, il romanzo “L'esclusa” a puntate. Nel 1902 nasce la prima serie di “Beffe della morte e della vita” ,“Quando ero matto” e il secondo romanzo “Il turno”. L'anno 1903, fu catastrofico per la famiglia di Pirandello che a causa di un allagamento della miniera d'Aragona, perde sia i capitali del padre Stefano, sia quelli della dote di Antonietta. Per questo motivo, non appena giunta tale notizia, la donna cade in uno squilibrio psicologico, mentre Luigi decide di riprendere in mano le sorti della famiglia lavorando sodo. Impartisce così, lezioni d'italiano e di tedesco e chiede alle riviste, alle quali ha ceduto gratuitamente i suoi scritti, il compenso per la propria collaborazione. Mentre veglia sulla moglie malata, Pirandello scrive un altro romanzo, “Il fu Mattia Pascal”, un opera fantastica che ha molto di autobiografico che si rivelerà di grande successo: In un inesistente paesino ligure chiamato Miragno, Mattia si sente un fallito, stufo di una vita angariata dalle prepotenze di suocera e moglie e dal misero lavoro di bibliotecario. Decide allora di scappare in America, ma, Capitato a Montecarlo, vince al casinò un'insperata ed immensa ricchezza. Mentre torna in treno legge sul giornale l'incredibile notizia della sua morte, in realtà quella di uno sconosciuto di cui s' era trovato il cadavere, irriconoscibile, ma identificato come quello di Mattia. Il protagonista approfitta di questa dichiarazione di morte, assume un altra identità e si gode la vita, fino ad approdare nella pensione romana di uno strano filosofo, Anselmo Paleari, che crede nello spiritismo e nella reincarnazione delle anime, e lo coinvolge in bizzarre sedute spiritiche. Mattia vorrebbe sposarne la figlia Adriana, ma il suo essere senza identità e senza documenti, gli impedisce qualunque vita normale. Fugge di nuovo, e torna a Miragno, animato da propositi di vendetta sulla moglie ( che intanto si era risposata); ma, consapevole ormai dell'inutilità di tutto, potrà solo finire col rinchiudersi nella vecchia biblioteca, portando ogni tanto dei fiori sulla propria tomba.6

“Il fu Mattia pascal” affronta temi come quello della libertà che viene a mancare quando si rifiuta la “forma” in cui la società di ha imprigionato. Tratta del tema dell'identità che ci allontana dall'essere veramente liberi. Da qui poi, si sviluppa il discorso intorno all'idea del doppio. Nel 1908 pubblica un volume in saggi intitolato “Arte e scienza” e il saggio “L'umorismo”. Nel 1909, viene pubblicata a puntate la prima parte del romanzo “I vecchi e i giovani” che tratta del fallimento e della repressione dei Fasci siciliani. In esso, Pirandello, attraverso la figura di Lando Laurentano, cioè uno dei capi del movimento dei fasci, assume una posizione riformista. Si fa difatti riferimento a questa dicotomia perché sta a sottolineare da un lato, la consapevolezza che nutrono i“vecchi” riguardo la caduta delle illusioni risorgimentali e garibaldine, dall'altro il tentativo da parte dei “giovani”, di cambiare le cose attraverso il socialismo e i fasci. Nel 1909, collabora con il giornale “Il corriere della sera”, su cui pubblicherà novelle 6

Carlo Vecce, Piccola storia della letteratura italiana, Napoli, Liguori Editore, 2009, p.397

come “Mondo di carta”,“La Giara”,e nel 1910, “Non è una cosa seria” e “Pensaci, Giacomino!”. Nel 1915, sulla Nuova Antologia è pubblicato a puntate il romanzo “ Si gira”, poi ripubblicato nel 1925 con il titolo “Quaderni di Serafino Gubbio operatore” in cui « attraverso la figura del protagonista, operatore di cinema, Pirandello traccia la parabola della possibile riduzione dell'uomo a “cosa” nel contatto con la tecnica»7

Si tratta di un racconto fatto in prima persona da un operatore cinematografico che racconta della vita di tutti coloro che fanno parte della vita del cinema, quindi di attori, registi, produttori e personaggi:« un romanzo allegorico, perché vi emerge il tema del rapporto tra uomo e macchina, nella figura di Serafino ridotto ad “una mano che gira una manovella”.8

Intanto l'Italia entra in guerra mentre Pirandello continua a scrivere e nel 1917 vengono rappresentate importanti opere teatrali come: “Così è(se vi pare)”, “A birritta cu' i ciancianeddi”e “Il piacere dell'onestà”. Mentre nel 1918, sono messe in scena le commedie: “Ma non è una cosa seria”e “Il giuoco delle parti”. Nel 1919 Antonietta viene internata in una clinica. Lo scrittore ne soffre molto, avendo preso coscienza del fatto che la moglie ha sempre sofferto la distanza che si era creata tra lei e il marito. Antonietta, in realtà, non si è mai sentita parte della vita di Luigi, in quanto non è mai riuscita a comprendere il suo “mondo”. 1920 vengono rappresentate altre commedie come “Tutto per bene”, “Come prima meglio di prima”, “La signora Morli, una e due”. Nel 1921 “sei personaggi in cerca d'autore”, viene rappresentata dalla compagnia di Dario Niccodemi al Valle di Roma. L'opera si rivela un insuccesso. Chi non la capì gridò: «Manicomio, manicomio!». Lo stesso dramma, però, a Milano ottiene grandissimo successo. E trionfa a Londra e a New York. Si assiste alla nascita del “teatro nel teatro”: Gli spettatori entrano e trovano il sipario alzato, con macchinisti, operai, attori che stanno provando, con macchinisti,operai,attori che stanno provando il “giuoco delle parti, guidati da un capocomico. Improvvisamente, dalla platea, tra la sorpresa e il mormorio del pubblico, irrompono 'i personaggi' di un altro dramma senza nome, il Padre, la Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Essi rappresentano se stessi (“il dramma è in noi;siamo noi”), e chiedono solo di 'vivere' fino in fondo la loro storia(“vogliamo vivere”). Gli attori, tentano vanamente di rappresentare le vicende del loro triste dramma borghese(l'adulterio della Madre, e il quasi incesto del Padre con la Figliastra), finché la Bambina muore annegata in una vasca e il Giovinetto si spara. Gli attori credono che sia finzione, ma il Padre dichiara che è 'realtà', e il capocomico stufo conclude gridando “Finzione! Realtà! Andate al diavolo tutti quanti!”.9

l'autore quindi si allontana dalla commedia borghese per rappresentare la moderna tragedia dell'incomunicabilità e della follia. Nel 1922 allestì “Novelle per un anno”, una raccolta di 360 novelle, una per ogni anno, struttura che ricorda il Decameron di Boccaccio( cento novelle in dieci giornate) e del Canzoniere di Petrarca (366 componimenti). Pirandello però non riesce nell'impresa e si ferma alla novella numero 255. 7

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AA.VV, Luigi Pirandello, Novelle per un anno, a cura di Italo Borzi e Maria Argenziano, Roma, Newton Compton, 2007, p.15 Carlo Vecce, Piccola storia della letteratura italiana, Napoli, Liguori Editore, 2009, p.398 IVI p.403

Intanto Luigi aderisce al fascismo, e viene nominato Accademico d'Italia. Si deve dire però che decise di aderire al fascismo solo per non vedere ostacolata la sua carriera di scrittore e drammaturgo. Egli diventa direttore del Teatro dell'Arte di Roma bel 1925, cui partecipa la sua musa Marta Abba. Tra il 1925 e il 1926 pubblica a puntate l'ultimo romanzo “Uno, nessuno e centomila”: Uno squallido inetto di provincia,Vitangelo Moscarda, che vive dei profitti di una banca ad usura avviata dal padre e gestita dai suoi amministratori senza che egli ne sappia nulla, racconta in prima persona l'inizio di una crisi che travolge la sua grigia vita, a partire da un minimo dettaglio fisico. Da quell'iniziale rivelazione, Vitangelo scopre che ognuno lo vede in modo diverso, e che esistono centomilaversioni differenti del suo io, centomila possibili identità; alla fine, perduto ogni suo avere e distrutta ogni sua identità, è creduto pazzo, abbandonato da tutti, e diventa finalmente un 'nessuno'.10

Quando la sua compagnia di scioglie e Pirandello si reca a Berlino, assiste agli spettacoli di registi di novità come Max Reinhardt, Edwin Piscator e Jessner e resta colpito dalle varie modalità di rappresentazione. Vedrà poi Reinhardt mettere in scena il suo dramma “Sei personaggi”nel '24. Nel 1930 parte per l'America per seguire la realizzazione di “ Se tu mi vuoi” a Hollywood. Riceve il Premio Nobel nel 1934 e muore a Roma nel 1936 per una polmonite contratta sul set cinematografico del “Fu Mattia Pascal”. LA FRAMMENTAZIONE DELL'IO

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Carlo Vecce, Piccola storia della letteratura italiana, Napoli, Liguori Editore, 2009, p.398...


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