TESI - tesi finanza PDF

Title TESI - tesi finanza
Author greta sassi
Course Analisi Finanziaria E Finanza Delle Operazioni Straordinarie
Institution Università degli Studi di Pavia
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tesi finanza ...


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UNIVERSIT DI PAVIA Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali Corso di Laurea in Amministrazione, controllo e finanza aziendale

IL RUOLO DELLE DONNE NELLA FINANZA

Relatore: Prof. Pietro GOTTARDO Tesi di Laurea di Greta SASSI Matr. n. 447750

Anno Accademico 2018-2019 1

INDICE

INTRODUZIONE

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CAPITOLO 1: DALLE ORIGINI DELLA FINANZA ALL’EPOCA MODERNA

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1.1 Nascita della finanza

4

1.2 Un passo avanti, la storia finanziaria negli ultimi cento anni

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CAPITOLO 2: LA FINANZA 4 UN MONDO PER DONNE O UN CLUB PER SOLI UOMINI? 10 2.1 Il ruolo assunto dalle donne nella finanza

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2.2 Teorie di McKinsey; Mercer; Browne

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2.3 Analisi Doxa

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CAPITOLO 3: TESTIMONIANZE DI DONNE AI VERTICI DI DIVERSE GRANDI IMPRESE QUOTATE IN BORSA 17 3.1 Donne che hanno raggiunto posizioni di comando

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CONCLUSIONI

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BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

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INTRODUZIONE La presente relazione ha lo scopo di evidenziare la posizione femminile nei ruoli apicali del mondo finanziario e capire se, il ruolo a loro riservato, sia conforme e giusto rispetto al talento da esse dimostrato. Dalla ricerca emerge una finanza che è stata definita “an old boys club” a causa dell’alta percentuale degli uomini che occupano posizioni di comando rispetto a quelle più esigue delle donne. Questa teoria però trova delle opposizioni poiché studi dimostrano che la presenza delle donne al vertice aumenterebbe la performance aziendale, la qualità delle decisioni di investimento e dei servizi offerti, soprattutto in tema di finanza sostenibile. La tesi è articolata in tre capitoli: nel primo viene fornita una descrizione della storia e dell’evoluzione della finanza fino XXI secolo. Nel secondo capitolo viene riportata, tramite articoli e dati, la differenza tra uomo e donna nella possibilità di carriera nel campo finanziario: Infine nell’ultimo capitolo sono riportate testimonianze di donne che sono riuscite a superare i pregiudizi e antiche convinzioni e ha ottenere ruoli sempre più importanti. In generale, i punti salienti di questo argomento posso essere ritrovati:  nel paragone fra la situazione lavorativa maschile e femminile;  nel confronto del gap salariale di uomini e donne e nel capire se questo si sia modificato negli anni;  indagine sul cambiamento del ruolo femminile all'interno del mondo finanziario e, in particolar modo, nei ruoli apicali.

La motivazione che mi ha spinto ad approfondire tale tema è stata la voglia di capire perché, ancora oggi, vi sia una enorme differenza tra il genere femminile e maschile, in particolare nell’ambito di investimento finanziario, dopo più di vent’anni dalla legge sulla parità di genere.

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CAPITOLO 1 DALLE ORIGINI DELLA FINANZA ALL’EPOCA MODERNA

1.1 Nascita della finanza Con la nascita della moneta, dell’attività bancaria e degli investimenti privati si sono prodotte le condizioni necessarie al sorgere delle strutture finanziari ma, il vero stimolo al loro sviluppo è stato il formarsi di un'eccedenza fra risorse di risparmio e impieghi in attività reali. 4 proprio la finanza che ha come finalità quella di trasferire questi saldi eccedenti dagli operatori in avanzo ad altri che raccolgono tali fondi da investire in beni reali; tale attività viene generalmente fatta risalire alla Mesopotamia del III millennio a.C. dove, questa funzione era svolta dai templi che ammassavano e redistribuivano i tesori raccolti come doni. Nelle civiltà greca e romana questa funzione era svolta rispettivamente dai trapeziti e dagli argentarii, che affiancarono all’attività di intermediazione quella di cambia valute. 4 tuttavia nel corso del Medioevo, nel pieno della cosiddetta “rivoluzione commerciale”, che si afferma definitivamente l’attività bancaria sulla base di una certa specializzazione operativa da parte dei mercanti in quanto dotati di liquidità accumulata tramite l’esercizio delle loro attività commerciali. Secondo alcuni storici sarebbero state le città toscane di Lucca, Siena e Firenze a fornire le condizioni necessarie per la nascita della banca moderna, la quale non si limitava alla raccolta dei depositi, investiti per una certa frazione in prestiti a privati e a istituzioni pubbliche, ma svolgeva anche operazioni di giroconto, attraverso le quali debiti e crediti dei clienti venivano compensati1. A partire dall'ultima fase dell'Alto Medioevo (per convenzione si fa risalire al 476 con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, all'anno 1000 circa) con lo sviluppo merceologico e geografico dei mercati di scambio, basati sulla vendita di merci contro pagamento di un prezzo monetario, si assiste all’utilizzo sempre più persistente della 1 Marco Fornasari, la banca, la borsa, lo Stato, Giapichelli, 2017.

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moneta che la porta ad essere riconosciuta dalla comunità mercantile. Con la successiva specializzazione si ampliò il perimetro dei mercati che portò a nuove modalità di pagamento, centrate non più solo sulla mera consegna di monete metalliche ma anche sulla reputazione creditizia di terze parti che sottoscrivevano "lettere di cambio" (o "lettere di credito"). Esse erano delle vere e proprie forme di riconoscimento di debito monetario, chiamato anche "moneta scritturale", per importi necessari ad acquistare un bene o a saldare pregressi debiti (senza dover necessariamente avere con sé o possedere il denaro contante); sin dall’origine, quindi, si pose il problema dell’usura, considerata un’attività immorale dalla società non tanto per l’alto tasso di interesse che comportava ma per il fatto che la chiesa romana era fortemente avversa al principio di questa attività, tanto da proibire per un lungo periodo l’attività di prestito di denaro ad interesse.2 Anche Dante riteneva l’usura un peccato. Nella Divina Commedia, infatti, gli usurai sono collocati nel terzo girone del settimo cerchio ed obbligati a rimanere seduti mentre una pioggia di fiammelle cade su di loro.3 Successivamente tra il XI e il XIV secolo si afferma il “sistema mercantile precapitalistico” in conseguenza ad un ulteriore sviluppo dell’economia dovuto all’espansione delle città, al processo di modernizzazione dei mezzi di lavoro nelle campagne e alla migliore organizzazione produttiva e distributiva. Lo sviluppo della produzione per il mercato e l’allargamento del raggio dei collegamenti marittimi tra Nord Europa e il Bacino del Mediterraneo portò all’aumento della massa monetaria con l’arrivo di oro e argento proveniente dal Nuovo Mondo, con la conseguente richiesta di maggiori capitali e quindi un migliore sistema di circolazione delle risorse finanziarie. I grandi mercanti diventano esperti nel commercio di denaro e del credito prestandolo o prendendolo a prestito, diventando destinatari o traenti di lettere di cambio e finanziando le imprese politico-militari. Alla fine del XVIII secolo con la c.d. rivoluzione industriale si afferma il Capitalismo, in cui inizialmente la finanza protagonista fu quella famigliare, attraverso il ricorso ai capitali modesti provenienti dalla rete parentale e all’autofinanziamento. Diversa, invece, fu la finanza sviluppatasi con il consolidamento e l’estensione del processo di industrializzazione in Inghilterra, paesi dell’Europa continentale e agli Stati Uniti 2 http://www.consob.it/web/investor-education/dal-medioevo-all-eta-moderna. 3 Jacques Le Goff, Lo sterco del diavolo. Il denaro nel Medioevo, Laterza.

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d’America. Tuttavia, la maggiore dimensione delle imprese e l’importanza assunta dall’investimento in capitale fisso necessitarono di crescenti risorse finanziarie; nei paesi anglosassoni queste vennero essenzialmente assicurate dai mercati finanziari, nei paesi Europei prevalentemente dalle banche ma anche dallo Stato. 4 possibile far risalire la prima grande crisi finanziaria al 1637, la cosiddetta bolla dei tulipani, innescata dall’utilizzo di strumenti finanziari con finalità speculative. Si parlò di mania dei tulipani, però ben presto la domanda di nuovi fiori superò la loro offerta a causa del lento ciclo riproduttivo, cosicché i prezzi delle specie più ricercate di tulipani subirono delle continue spinte al rialzo. All'epoca si arrivò a considerare il bulbo del tulipano come un solido investimento, in quanto rappresentava un "concentrato di fiori futuri".

1.2 Un passo avanti, la storia finanziaria negli ultimi cento anni Passando alla storia finanziaria del Novecento, gli avvenimenti della prima metà del secolo hanno fortemente condizionato lo svolgimento delle attività finanziarie e l’evoluzione dei sistemi finanziari nazionali. La seconda metà, invece, fu caratterizzata dall’alternanza tra una fase di regolamentazione dei flussi di capitale ed una progressiva deregolamentazione delle attività finanziarie e di abbandono dei tassi di cambio fissi. Al termine del XIX secolo troviamo la prima globalizzazione finanziaria insieme al sistema monetario internazionale, denominato Gold standard, che terminarono in concomitanza dello scoppio della Grande guerra. Quest’ultima ebbe un ruolo cruciale nella storia della finanza internazionale soprattutto dopo lo spostamento del fulcro economico e finanziario da Londra a New York che portò un ridimensionamento dell’Europa e vanificò tutti gli sforzi per il ripristino dell’ordine economico compiuti durante il periodo della Belle Époque. Un altro evento importante che interessò la storia della finanza fu il crollo della borsa di Wall Street, all’inizio degli anni Trenta, che rese estremamente necessario un rinnovo dei sistemi finanziari nazionali. Nel 1944, durante la conferenza di Bretton Woods viene approvato un accordo internazionale dettante le linee guida per la ricostruzione e lo sviluppo derivante dalle tesi di J.M. Keynes e H.D. White alle quali il sistema finanziario internazionale si sarebbe attenuto dal termine della guerra.

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Ci si avvia, così, alla nascita del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale che regolavano l’adozione di un sistema di cambi fissi basato sulla convertibilità del dollaro in oro. La crisi del nuovo ordine monetario scoppiò nell’estate del 1971 in conseguenza alla decisione

presa

dal

presidente

americano

R.

Nixon,

ovvero

l’annuncio

dell’inconvertibilità del dollaro in oro, portando alla nascita di un nuovo regime economico che poteva garantire una maggiore concorrenza sui mercati. Inoltre, questo cambiamento influì sull’ambito finanziario traducendosi in una crescente volatilità dei cambi cui si accompagnò una serie imponente di processi, tra i quali la liberalizzazione del commercio estero, la non selettiva specializzazione degli intermediari e la riforma dei mercati finanziari, che modificarono in profondità l’assetto del capitalismo del secondo dopoguerra. 4 Un’ altra istituzione formatasi nel secolo scorso, fu la Commissione Nazionale per la Società e la Borsa (Consob), istituita nel 1974 e la cui attività si rivolge alla tutela degli investitori, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano. Le finalità che portarono alla sua formazione furono il potenziamento del mercato dei capitali di rischio, per consentire alle famiglie la possibilità di diversificare il portafoglio e accedere al mercato del capitale di rischio, e la riduzione del grado di dipendenza delle imprese non finanziarie dai prestiti bancari. Entrambi i principi, nel lungo periodo, non si realizzarono. 5 Nel 1993, invece, entrò in vigore un accordo di cooperazione monetaria che prese il nome di Sistema Monetario Europeo (SME), approvato dalla Comunità Economica Europea (CEE) che perseguiva l’obiettivo di realizzare un unico mercato finanziario unito alla libera circolazione di capitali creando stabilità monetaria in Europa. Tale sistema fu messo alla prova dalle diverse politiche economiche finendo per risultare inadatto. I vertici dei vari Paesi intervennero stipulando il “compromesso di Bruxelles”, che revisionando il sistema monetario, decretò una maggior fluttuazione (si passò dal 2,5% al 15%) per i tassi di cambio delle diverse valute europee rispetto al tasso centrale di parità. Queste condizioni rendevano lo SME inadoperabile, fu, così, che nel 1994 viene fondato l’Istituto Monetario Europeo (IME), con sede a Francoforte. Per quanto riguarda i rapporti economici europei, si arrivò alla istituzione della Comunità Europea 4 Marco Fornasari, la banca, la borsa, lo Stato, Giapichelli, 2017. 5 Filippo Cavatuzzi, 2007, http://www.consob.it/web/investor-education/dal-medioevo-all-eta-moderna.

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(CE), nel 1992, grazie alla stesura del trattato di Maastricht. Invece con il trattato di Lisbona del 2007, la CE divenne Unione Europea. Grazie alla nascita di questi organi europei l’economia mondiale diventò sempre più interdipendente tanto da poter definire la finanza come globale. Puntualizzato ciò, possiamo passare all’elenco degli avvenimenti economici che segnano il XX secolo: Crisi del Messico, 1994; Crisi del Sud Est asiatico, 1997; Crisi della Russia, 1997-98; Brasile 1998-99 e Argentina, 2001. In particolare, ebbe grandi ripercussioni sull’economia, la Grande crisi del 2008, qui descritta mediante l’opinione del Prof. M. Fornasari: “Secondo un economista americano di orientamento keynesiano, Hyman Minsky, in tutti i paesi a economia di mercato si sarebbe verificata a partire dagli anni Settanta del Novecento un’evoluzione del sistema economico e finanziario verso lo stadio del money manager capitalism, «il capitalismo dei gestori del mercato monetario»; uno stadio caratterizzato dalla presenza di fondi ad elevata leva finanziaria alla ricerca del massimo rendimento operanti in un contesto che sottovaluta sistematicamente il rischio. Le innovazioni finanziarie succedutesi da allora – i derivati, gli hedge funds, i private equities – hanno amplificato la potenza della finanza, sostenuta a sua volta dalle moderne tecnologie informatiche, ma hanno anche aumentato i rischi sistemici.” Secondo l’esperto, l’ascesa della finanza ha enfatizzato i comportamenti speculativi ed opportunistici, la ricerca del profitto monetario a breve termine, la tendenza all’avidità.”6 Infatti, non è solo colpa dell’emergere di questa sfumatura del mondo finanziario ma anche della non equa distribuzione del reddito che determinò il segno negativo dei consumi e alla quale è legata la recente crisi finanziaria dei mutui subprime. La ripercussione di questo malessere è l’antefatto della successiva crisi, ovvero la crisi del debito sovrano del 2010-2011, nata concretamente dal dissesto dei conti pubblici della Grecia, reso noto nell’Ottobre del 2009. La crisi ha avuto origine nei paesi periferici dell’eurozona (Portogallo, Irlanda e Grecia) per poi estendersi nel corso del 2011 a Spagna e Italia. Nei primi mesi del 2015, i mercati azionari hanno beneficiato del miglioramento delle aspettative indotte dal programma di acquisto di titoli della BCE (EAPP, cosiddetto quantitative easing) che ha esteso il programma di acquisto sul mercato secondario di titoli emessi dal settore privato, in particolare ABS e covered bonds, 6 Marco Fornasari, la banca, la borsa, lo Stato, Giapichelli, 2017.

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anche ai titoli pubblici denominati in euro. Conseguentemente, il market sentiment degli investitori nell'Area euro è migliorato mostrando un netto rialzo e interrompendo la dinamica decrescente osservata a fine 2014, connessa alla debole crescita economica e alle pressioni deflazionistiche in atto7.

7 http://www.consob.it/web/investor-education/dal-medioevo-all- età-moderna.

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CAPITOLO 2 LA FINANZA - UN MONDO PER DONNE O UN CLUB PER SOLI UOMINI?

2.1 Il ruolo assunto dalle donne nella finanza In un mondo dove è sempre più forte il cambiamento che vede una maggiore attenzione verso le pari opportunità all’interno di aziende e istituzioni, ci si chiede quale sia il ruolo assunto dalle donne, soprattutto nel contesto finanziario. Dominano due teorie contrapposte, chi sostiene che le donne siano il nuovo avvenire e altri che pensano che sia un lavoro prettamente maschile. “It's a old boys' club” è il motto dei sostenitori di quest'ultimo pensiero. Nonostante ci sia una presenza massiccia di donne a livello impiegatizio: negli Stati Uniti, ad esempio, rappresentano circa il 50% della forza lavoro dei servizi finanziari. Eppure, salendo nelle posizioni della C-suite, la presenza si assottiglia al 20%. In Italia la situazione non è molto diversa: secondo uno studio First Cisl sui maggiori cinque istituti italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi, Banco Bpm, Ubi), che pesano per due terzi dei trecentomila bancari italiani, a inizio 2017 le donne sono 84.000 (pari al 47%) su 181.000 , ma guadagnano ancora il 10% in meno e solo lo 0,5% diventa dirigente. Situazione ancor meno favorevole in Gran Bretagna dove, ad esempio, solo il 13% del personale delle società di trading è donna. Un dato che migliora leggermente al 16% nell’investment management e al 19% nelle assicurazioni, secondo la Financial Conduct Authority. Per incentivare l'assunzione di donne nei ruoli dirigenziali, il governo inglese, nel 2016, il “Women in Finance Charter”, un accordo con le società finanziarie che si impegnano a valorizzare talenti femminili e di ridurre le discriminazioni, anche salariali. Dopo due anni i firmatari sono 272, tra cui Allianz e Hsbc, che rappresenta l'esempio lampante del fallimento di questa politica interna poiché in quest'ultima il divario di genere ha una differenza salariale del 59%. Uno studio di Preqin ha evidenziato come a livello globale l’Asia è quella che offre più chance alle donne con una percentuale dell’11% in posizioni senior (18% sul totale dei dipendenti), contro il 10% del Nord America (17% il dato totale) e il 5% dell’Europa (20% in totale). 10

Nel 2015, 12 donne dell’industria hanno deciso di fondare la no-profit Level 20 con l’obiettivo di far salire la percentuale di donne in posizione senior nel private equity al 20% entro il 2020.

2.2 Teorie di McKinsey; Mercer; Browne Un'ulteriore analisi del divario tra donne e uomini è stata compiuta da McKinsey, che ha pubblicato il report dal titolo “Closing the gap”. Dai risultati emerge come le donne hanno il 24% di possibilità in meno di ottenere una promozione rispetto agli uomini. Tali percentuali sono giustificate dal fatto che, come dimostra la ricerca, le donne abbiano minori aspirazioni: fra i giovani l’obiettivo di entrare nel top executive team è del 40% per gli uomini e del 29% per le donne. Per il 40% delle intervistate una delle principali cause che frenano i loro sogni di carriera è la sfida di conciliare lavoro e famiglia. L' alta percentuale è giustificata dal fatto che le differenze di genere rispecchiano la struttura sociale ed economica di un Paese, infatti in Italia ancora oggi i cosiddetti lavori di cura e di assistenza alla famiglia sono di competenza delle donne che, così, non riescono a sostenere i ritmi lavorativi modellati sugli uomini. Dato interessante è l’Italia in cui probabilmente le donne optano ancora per scelte di vita abbastanza tradizionali”. D’altro canto, le aziende stentano ancora a mettere a disposizione gli strumenti e le infrastrutture per aiutare le donne a investire nella loro carriera al contrario di altri paesi europei, dove sono state attuate diverse iniziative di supporto alla famiglia per l'accudimento dei bambini. La situazione è frutto però anche di un’impronta culturale che si nutre di stereotipi. Secondo diversi studi, infatti, le donne tendono a essere più avverse al rischio rispetto agli uomini. Questo ha contribuito a creare una “cultura maschilista” all'interno del mondo della finanza.8 A dispetto dei passi avanti, ancora ad oggi, secondo uno studio condotto da Mercer, le donne nel settore dei servizi finanziari rappresentano il 46% degli addetti. Q...


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