Riassunto I Promessi Sposi PDF

Title Riassunto I Promessi Sposi
Course letteratura italiana
Institution Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Carlo Bo
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Riassunto Appunti I Promessi sposi - doc. P. Landi...


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ITALIANO

17/10

ROMANZO PT.2 Il romanzo non nasce in epoca moderna ma l'idea di costruire una narrazione complessa con caratteri dell'universalità è nata molto prima. Ha la pretesa di universalità ovvero che la storia scritta in una certa epoca possa colpire poi anche in seguito lettori di tutte le epoche. La letteratura nasce come strumento orale e quindi all’inizio per tenere il ritmo e l’attenzione del pubblico era la ritmica del verso a creare una melodia. Ecco perché inizialmente si scriveva in versi. Le grandi opere venivano lette oralmente, quindi dovevano avere una tenuta anche da questo punto di versi. La lettura poteva anche essere accompagnata dalla musica, grazie a dei musici. Nel cinema, ora, per esempio, anche se a livello di narrazione visiva, la colonna sonora ha un ruolo significativo. L’Odissea incarna e racchiude elementi che saranno poi tipici del romanzo moderno. E’ narrativa di viaggio, ma all’interno racchiude molti generi come i romanzi moderni. Il viaggio è sia fisico che interiore. Ma dentro non c’è solo la storia di Ulisse ma ce ne sono moltissime raccontate, come storie fantastiche, d’amore ecc. I promessi sposi viene presentato da Manzoni come romanzo storico, ma in realtà presenta una complessità di genere (sociale, di viaggio, culturale, d’amore ecc) di cui probabilmente Manzoni non si rendeva nemmeno conto essendo il suo primo romanzo e il primo vero e proprio romanzo della tradizione italiana. Chanson de geste è un poema epico cavalleresco. Intorno alla metà del 17esimo secolo si sviluppa in Inghilterra il romanzo moderno, per ragioni economiche e sociali, dato che la letteratura ha ragioni che dipendono dal tempo, dal luogo e dalla situazione politico-economica e sociale. Le ragioni sono: la prima rivoluzione industriale (che poi si propaga per il resto d’Europa. La nostra prima arriva alla seconda inglese. In questo l'Italia da nazione che produceva cultura e mode artistiche e letterarie, inizia a ritardare e perde il dominio culturale all’interno dell’Europa. E’ solo ai primi del 900 che recupera e torna in linea con le altre nazioni. L’unico settore che si salva e rimane nelle mani degli italiani è la musica, e quindi il melodramma. Il lessico della musica risulta infatti per metà italiano) che porta con sé un benessere economico e la fortificazione della classe di mezzo (borghesia) e la nascita di una classe sociale nuova, ovvero la classe operaia (proletariato urbano). La gente inizia ad essere attirata dalla città e dalle industrie dove possono lavorare e quindi si creano le periferie, formate quasi tutte da classe operaia, dove l’analfabetismo dominava dato che i bambini andavano a lavorare presto e l’analfabetismo era anche di ritorno (i bambini andavano a scuola ma non completando il ciclo disimparano a leggere, a scrivere e a far di conto). La fortificazione della classe di mezzo significante una migliore possibilità economica e ciò portava a mandare i figli a scuola e a fargli completare il ciclo di studio, anche eventualmente tramite maestro privato, e anche perché progressivamente all'interno di questa classe le donne vengono avviate allo studio ecc permette alla nascita (o ripresa) del genere letterario del romanzo, perché esso viene scelto come genere di elezione (genere che piace leggere) che mette in scena delle narrazioni in cui essi possono riconoscersi e immedesimarsi. Il romanzo infatti per la maggior parte racconta storie i cui protagonisti appartengono alla classe sociale di mezzo. Da questo momento la storia del romanzo è tutta in ascesa. Il romanzo sarà il genere della modernità, che scalzerà gli altri generi e diventerà strumento di elezione e acculturazione non sono della classe di mezzo, ma pian piano anche della classe del proletario. (la coscienza di zeno non è un testo pensato per tutti, in realtà, e viene anche dall’aristocrazia) (manzoni pensava di aver scritto un romanzo che potesse ampliare il pubblico e parzialmente fu così ma a livello linguistico rimaneva comunque difficile) “Le ultime lettere di jacopo Ortis” può essere considerato il primo romanzo Nei primi anni 20 dell’Ottocento inizia anche la moda del romanzo storico grazie a walter scott con “ivanhoe” che al lettore del tempo, con i mescolamenti di dati inventati e reali, piace, dato che unite

anche solitamente a una storia d’amore (guerre e battaglie opzionali) Arriva in Italia quasi all'immediato grazie alla traduzione. Si inizia a scrivere “romanzi storici” che agli italiani però non piacciono molto perché sono copie scadenti dei romanzi di Scott. I PROMESSI SPOSI Prima di Manzoni, ad avere successo è il romanzo “la calata degli unni in Italia” di Davide Bertolotti (è brutto) che faceva il poligrafo (tuttologo) e scriveva per i giornali. Manzoni scrive i promessi sposi quasi dal nulla, essendo comunque molti diverso dalla tradizione inglese. Lui inventa, per quanto ci riguarda, una tradizione. I promessi sposi hanno lasciato poche traccie nella letteratura italiana dell’ottocento perché nessuno grande scrittore ha voluto misurarsi con Manzoni, Considerato un modello irraggiungibile e inimitabile, ne avevano paura, e nessuno ha mai voluto confrontarsi con il romanzo storico manzionano, che è quindi rimasto un unicum. E’ solo stato poi nel novecento che hanno iniziato ad ispirarsi a Manzoni (la chimera, metello) I promessi sposi non hanno modello prima di loro che fonda la tradizione del romanzo, che senza di esso avrebbe attecchito in Italia ma molto dopo. Invece esso fu motivo trainante per molti scrittori di scrivere romanzi. La paura di confrontarsi con lui ha però spinto gli altri autori a guardarsi intorno e a non scrivere solo romanzi storici, ma anche altri tipi, di leggere magari ispirazione manzoniana ma senza che si crei un confronto.

Perché la storia è ambientata a Milano Oltre al fatto che Manzoni era milanese, e quindi conosceva la città come le sue tasche, anche a livello di cultura e non solo di ambientazione, Milano poteva diventare, per molteplici ragioni, il punto di diffusione del romanzo. A seguito delle campagne napoleoniche e del trattato di Campoformio, Milano era diventata la città più importante al nord (Venezia era stata invece ceduta agli austriaci con un colpo di mano di Napoleone che nessuno si aspettava dato che sembrava volesse rendere l’Italia una nazione). Renzo capita a Milano durante una rivolta storicamente documentata, ovvero la rivolta del pane, e si trova in una città che non aveva mai visto e in stato di rivolta. Viene scambiato per un capo della rivolta ed è costretto a scappare, attraversando l’Adda, oltrepassando confine tra il ducato di Monza e la repubblica, quindi un posto libero dove non c’erano mandati di arresto verso di lui. Quando Venezia viene ceduta agli austriaci, diversi intellettuali, artisti e uomini di cultura scappano per andare a Milano e restare in Italia. Essi iniziano a lavorare come librai, stampatori, per giornali, riviste e periodi. In meno di un ventennio (1787-1815) grazie a ciò, Milano divenne la capitale italiana della cultura letteraria, e anche la più vivace. L’arrivo di tutta la massa di gente spingerà ad una modificazione del tessuto sociale, in quanto Milano è una città per indole e statuto, accogliente, e che vuole dare lavoro a tutti. Ha anche una vicinanza con il cantone ticinese, e ciò la rende una grandissima diocesi. L’arrivo della gente creò diversi problemi, ma la città riuscì a cogliere l’opportunità che tutta quell’attività intellettuale poteva portare, come la svolta editoriale e culturale a cui poi effettivamente portò. Diverse case editrici nacquero in quel periodo, case che rimangono famose tutt’ora e che a Milano (mondadori) sono ora la casa più importante d’Italia. Grazie a ciò veniva da se che chi voleva davvero pubblicare a Milano lo poteva effettivamente fare. E’ una storia lenta quella con cui diventa il centro editoriale più importante, ma inarrestabile e inevitabile, e anche quando Roma sembrava poter scalzare il suo ruolo, ormai questo era sedimentato e non era fattibile. Anche quando più lenta, la storia non si è mai fermata, ma ha continuato ad avanzare. Nessuna altra città avrebbe potuto o sarebbe stata in grado di puntare e di pubblicare i promessi sposi, grazie Vincenzo ferraio (conosciuto come autore dei romantici) La famiglia Manzoni era molto particolare. Cesare Beccaria, il nonno, era molto simile al nipote, ma per quest’ultimo misurarsi con lui deve essere stato difficile. Era inoltre amico dei fratelli Verri

(fondatori de “il caffè”) La madre Teresa era molto intelligente e proveniendo da una famiglia aristocratica (classe alta) aveva avuto una buonissima educazione. Sia il padre (che in realtà non era Pietro Manzoni ma Verri Giovanni) che il nonno, gli hanno sempre fatto respirare fin da bambino l’ambiente illuminista. La sua biografia è segnata da alcuni episodi importanti che poi lo spingeranno a scrivere una storia popolare e lo segneranno. La madre per esempio lo abbandonò al nonno per correre dietro al vero amore della sua vita (Carlo Imbonati). La riconciliazione col figlio avvenne poco prima della sua morte. Questo fatto però segnò il carattere severo di Manzoni. L’altro episodio importante è quello della conversione: Aveva inizialmente liberamente scelto di non praticare. Il cristianesimo illuminista però lo spingerà a recuperare attraverso Enrichetta (la prima moglie) una fede che c’era ma non era mai da lui stata sentita. Il percorso fu personale e lungo, venne aiutato anche da altri (preti) ogni giorno abbracciando e scegliendo la fede. Dall’esigenza di quest’uomo di dimostrare agli altri e a se stesso la propria fede nasce l’esigenza di mettere un cristianesimo quasi ossessivo all'interno del romanzo. Lucia ha una fede stabile, quasi granitica. Manzoni avrebbe voluto essere come lei, ma non lo è. Lui si interroga sulle questioni del mondo e del male e ha ancora dubbi. La forza che lui vede in Enrichetta la dà a Lucia, scegliendo un personaggio femminile per rappresentare tutto ciò che lui non è mai riuscito ad essere. Gli altri personaggi a confronto hanno una fede più debole. Quando lei, Enrichetta, morirà, nemmeno zappare l’orto (cura per i suoi stati depressivi) riuscirà a consolarlo.

Romanzo storico Una delle caratteristiche reali del romanzo storico dovrebbe essere la distanza tra l’epoca e il momento in cui la storia raccontata prende luogo e il momento in cui viene scritto. Infatti il romanzo storico dovrebbe raccontare eventi storicamente documentabili, ovvero successi realmente e su cui è possibile trovare documenti. Questo è lo statuto primario del romanzo storico, che Manzoni rispetta raccontando una storia ambientata 200 anni prima. In questo modo l’autore può essere criticamente neutro (profondità critica storica). Ciò gli permette di essere quindi oggettivo nella narrazione. Inoltre il periodo scelto della storia milanese e lombarda, ha cose in comune con quelle successe o che stanno succedendo durante l’epoca di scrittura, come per esempio le sommosse popolari sorte durante la prima stesura. Nel 1628 Milano era sotto la dominazione straniera, spagnola, e poi durante la stesura di Manzoni era passata a qualche altra dominazione, ma era comunque tenuta in pugno da terzi. Lui sceglie un secolo che è considerato buio, tormentato, complesso, dove l’elemento negativo prevale su quello positivo (e ha preso in considerazione i due anni in cui la peste è stata più brutale). Questo periodo, più di tutti gli altri, gli dà la possibilità di mettere in scena la potenza della provvidenza divina. Il seicento era inoltre visto come un secolo di ingiustizie, anche a livello di giustizia umana. La giustizia divina e quella umana (imperfetta e limitata) e il loro confronto, hanno un tema centrale all’interno del romanzo.

Struttura del romanzo Il romanzo vuole mettere in scena dei principi della fede cristiana che per Manzoni risultavano particolarmente importanti all’epoca. Il seicento, secolo pieno di contraddizioni, era quello che meglio degli altri poteva mettere in luce gli aspetti positivi e negativi dell’animo umano. L'opera vanta di tre stesure e due edizioni. La prima si chiamava Fermo e Lucia, pubblicata dopo la morte di Manzoni, venne rivista per dare origine alla seconda stesura e prima edizione la ventisettana (‘27), pubblicata da Ferrario, editore romantico per eccellenza ed editore della rivista Il conciliatore che è stata una lettura di tipo letterario e culturale della prima metà del secolo. La prima edizione ebbe un enorme successo, anche grazie a chi presentò Manzoni come il più grande scrittore di tutti i tempi. Non essendoci altri romanzi con cui confrontarsi, Manzoni in questo senso non aveva rivali. Il romanzo pecca però sopratutto a livello linguistico, dato che non esisteva al

momento della stesura una lingua italiana comune. O meglio, la lingua comune c’era ed era quella letteraria, formatasi da Dante in avanti, che però era molto elevata stilisticamente e quindi non tutti o meglio in pochi sarebbero stati in grado di leggere e comprendere. Manzoni invece voleva che la lettura fosse possibile alla maggior parte dei lettori, perché tutti la potessero apprezzare. Con la prima edizione Manzoni aveva tentato uno svecchiamento e semplificazione della lingua italiana basandosi particolarmente sui dizionari, sopratutto quello della Crusca (ente ancora oggi esistente più deputata su tutte le questioni linguistiche). Da un punto di vista della storia però Manzoni stesso la trovava troppo eccessiva nella prima edizione, troppo lunga, slegata e non in grado di catturare l’attenzione del lettore. Aveva costruito qualcosa che non riusciva a fare quello che lui voleva ovvero rappresentare una storia vera o verosimile in un’epoca ben precisa, mettendo in risalto delle determinate cose. L’altro problema è quello dell’esposizione linguistica: non essendoci una lingua italiana media standard, aveva mescolato elementi dialettali (lombardi), stranierismi tradotti (prosa francese in particolari, il francese era la lingua degli intellettuali del tempo), elementi di un italiano alto, latinismi, elementi di un italiano popolare e aveva inventato una specie di lingua che però alla fine era solo un insieme di cose, messe assieme, amalgamate ma anche non troppo. Da solo, quindi, rileggendola non si trova contento della propria opera. Perciò, si rimise nel 1823 al lavoro, scomponendo la storia, tagliando, abbreviando e rimettendo insieme e poi rivedendo anche la lingua con il vocabolario dell’Accademia della Crusca. Esso ha la caratteristica di contenere al suo interno tutti i vocaboli attestati all’interno dei testi letterari italiani.

La Lingua Manzoni aveva riconosciuto da sé il problema del fatto che i suoi personaggi, proveniente da classi sociali differenti, non potevano parlare tutti nella stessa maniera, dato che tecnicamente non potevano aver ricevuto la stessa educazione e istruzione. Manzoni usava in casa tre codici linguistici: italiano, francese e dialetto milanese, che utilizzava a seconda del contesto. Francese con la moglie, italiano con ospiti italiani intellettuali, e dialetto con appartenenti alla sua casa come domestici. Questo però non era inusuale all’epoca. Lui aveva sentito che la lingua usata nella prima edizione era ancora una lingua non mimetica, irrealistica, troppo libresca. I personaggi principali erano popolari, di estrazione sociale bassa, e capiì che l’italiano “scelto”, studiato, non poteva rendere realistico quel romanzo. Visto che la culla della lingua italiana è la Toscana, partì con tutta la famiglia per Firenze, insieme anche alla governante che è di origine toscana. Con lei andò in giro per tutti i quartieri della città, sia quelli più chic, che quelli popolari, e ascoltava quella che al tempo si riteneva la lingua italiana più rappresentata, ovvero il fiorentino. E poi sceglie il fiorentino parlato dalle classi sociali medie, ovvero quelle borghesi, perché reputava che fpsse il più mimetico possibile, in grado di adattarsi meglio a personaggi di estrazione sociale sia molto alta che molto bassa. Questa ricerca venne fatta per la terza stesura e seconda edizione, quella del 40, che è quella che noi leggiamo. Il toscano gli venne utile per la parte dell’italiano alto, colto, e quello medio, mentre quello dei personaggi popolari rimaneva ancora troppo raffinato per loro, senza strafalcioni. Era anche una lingua che lui non utilizzava. La sua operazione linguistica quindi funzionava ma non è completa, non arrivava dove avrebbe dovuto arrivare, anche se ci prova in tutti i modi. Se li avesse scritto oggi, l’avrebbe invece portata a compimento del tutto, perché al giorno d’oggi esiste una lingua italiana codificata e un italiano delle varie classi sociali abbastanza precisi. Ancora oggi però l’italiano ragionale è potente, e non si riuscirà mai a raggiungere una completa unità linguistica nazionale, nonostante tutto (anche se questa è una ricchezza non una debolezza). Manzoni però all’epoca sicuramente non poteva fare di più di quello che aveva fatto. Manzoni è il primo a scrivere un romanzo e come tale gli va riconosciuta la sua grandezza.

Struttura e Personaggi Nei Promessi Sposi il lettore, per poter apprezzare a fondo la storia raccontata, deve assolutamente credere all'esistenza di un testo antecedente che sarebbe alla base della storia medesima. IL lettore, insomma, stringe un accordo con l'autore e simula di ritenere realmente esistente quel manoscritto da cui avrebbe tutto preso le mosse. In realtà è un artificio retorico per conferire maggiore dignità alla storia di due umili popolani e per criticare un certo modo di scrittura grossolano e ampolloso assieme. Nei Promessi Sposi, vi sono molte analessi (basti pensare a Renzo presso l'azzeccagarbugli) e molte scene. Si pensi anche al capitolo in cui attraverso numerosi e movimentati quadri, Manzoni dipinge la notte degli imbrogli durante la quale avvengono il tentativo fallito del matrimonio a sorpresa, l'accorrere in piazza del paese svegliato in allarme, l'altrettanto fallito tentativo del rapimento di Lucia; oppure al capitolo in cui in due luoghi distinti, le angosce di Lucia e i pensieri dell'Innominato scorrono in contemporanea. Pure nell'opera non mancano i salti temporali, basti pensare al capitolo della storia di Gertrude, che costituisce un unico racconto interamente costellato di alti temporali e di cose non dette o dette soltanto a metà, grazie alla tecnica dell'ellissi. Intanto, con un'unica frase, Manzoni condensa magistralmente cosa avrebbe significato per Gertrude, ormai monaca, accogliere l'invito di Egidio (“la sventurata rispose”) , e in più, con una serie di connettivi o di veloci notazioni, riduce notevolmente la narrazione offrendo al lettore soltanto quei dettagli o quelle sfumature che servono per rendere più chiaro il futuro comportamento di Gertrude nei confronti dell'ignara Lucia. Per quanto riguarda l'elemento delle digressioni, i capitolo dal 28 al 32 possono essere considerati tutti come una lunghissima digressione, o meglio, come dei capitoli cerniera che permettono, in perfetta sincronia, sia di introdurre il tema della Storia e di dare così una spiegazione ad alcuni fatti che fanno da sfondo al romanzo, nonché di legare queste vicende realmente accadute alla storia dei personaggi. L'introduzione della Storia, e di eventi anche più antichi rispetto a quelli del tempo della diegesi, crea, in sostanza, una pausa rispetto alla narrazione , insieme, una sorta di ponte tra la vita comune dei personaggi e ciò che li circonda e interagisce con loro a un livello più alto e complesso, spesso persino incomprensibile. Il sistema qui si complica in proporzione al numero degli attori: è evidente che don Rodrigo si opponga a Renzo nel raggiungimento del suo oggetto desiderato (Lucia), ma è pur vero che anche don Abbondio si oppone. Allora chi è il vero oppositore di Renzo? Don Rodrigo sarebbe da considerarsi come l'antagonista. Ma se è vero che l'antagonista come il protagonista sono fondamentali per lo sviluppo della storia, anche don Abbondino non è un semplice oppositore ma diviene un antagonista perché contrasta il suo matrimonio. Inoltre, l?innominato ricopre due diversi ruoli nei confronti di Lucia, prima quello di oppositore, quando consente di farla rapire, , e poi di aiutante dopo la sua convers...


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