Riassunto La donna romana, Cenerini PDF

Title Riassunto La donna romana, Cenerini
Author Martina Magnone
Course storia delle donne nel mondo classico
Institution Università di Bologna
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La donna romana Francesca Cenerini! 1. La donna ideale: moglie e madre casta, pia, laboriosa, frugale, obbediente, silenziosa! Il perfetto modello femminile romano, che si riproporrà costantemente per tutta la storia romana, è rappresentato dall’epigrafe sepolcrale di fine II sec. a.C. ‘elogio a Claudia’.! Viene ricordata la defunta seguendo la descrizione della vita che si snoda nelle tappe fondamentali di:! - nascita: rappresentata dall’imposizione del nome della gens di appartenenza (uguale per tutte le donne della stessa famiglia) + patronimico (non era previsto un elemento onomastico identificativo, praenomen, in quanto non era necessario distinguere la donna a livello pubblico e ufficiale: i nomi personali avevano uso domestico);! - matrimonio: era valido se avveniva tra titolari del relativo diritto, conubium, aveva come scopo la procreazione di eredi legittimi destinati a divenire cives, cittadini romani;! - maternità: cenno all’alta mortalità infantile = 200%. Le matrone dovevano allattare personalmente i figli e ancora in età imperiale sarà deprecata l’abitudine di affidare i figli alle nutrici: il latte materno e il seme contribuivano alla determinazione dell’aspetto e del carattere mentre l’allattamento della balia poteva introdurre un elemento estraneo, in grado di allentare i legami naturali genitori-figli;! - morte.! Segue una descrizione della persona fisica:! - sermone lepido: il conversare, per essere piacevole deve essere molto contenuto (la matrona romana non può parlare in pubblico. Norma del re Numa: parola femminile/concetto di pudore > parlare = denudarsi). ! Il comportamento femminile accettabile deve ispirarsi alla verecundia, dev’essere conveniente e moderato: l’abito ne è l’emanazione. La matrona è, infatti, riconoscibile dagli abiti: tunica, stola e palla = barriera fra il corpo e l’occhio estraneo.! Abiti e ornatus femminile sono portatori di significato simbolico: identificano lo status giuridicosociale della donna, intoccabile sessualmente in quanto matrona. La polemica maschile contro l’eccessivo luxus femminile attraverserà tutta l’epoca romana, in particolare contro il desiderio di beni sempre più costosi, a scapito delle finanze familiari. L’acconciatura dei capelli subirà numerose modifiche dalla fine dell’età repubblicana così come la cosmesi (Ovidio afferma che solo Lucrezia rifiutava qualsiasi tipo di trucco).! Le donne di condizione inferiore, schiave/prostitute/matrone condannate per adulterio, indossano una toga scura o l’amiculum, sopravveste trasparente che, da una parte rende visibile il declassamento morale e sociale, dall’altra invia un messaggio seduttivo.! Parimenti anche la tintura dei capelli può avere un significato di costume > biondo: facili costumi; vs. rosso: prostitute.! L’elogio di Claudia parla di una bellezza incorruttibile ma ci sono altre descrizioni epigrafiche di bellezza femminile: nell’ ‘elogio di Allia Potestas’ I/II sec. d.C., oltre ai motivi topici, vengono descritte le caratteristiche fisiche: i capezzoli, le gambe; tale descrizione mal si adatta al pudore matronale ma ciò si spiega in quanto la defunta era una liberta, concubina del suo patrono.! Nelle ultime righe dell’epigrafe di Claudia sono descritte le uniche attività cui la donna per bene poteva dedicarsi: le faccende domestiche, intese come sorveglianza del lavoro servile e filatura della lana: nella tradizione letteraria l’archetipo della matrona al telaio diventa simbolico della condizione femminile ideale. (Modello archetipico: Lucrezia e Virginia: solo il rispetto della castitas matronale garantisce la legittimità della discendenza dei cives cui spetta la gestione della res publica). ! Secondo la morale liviana “il privato è politico”, concetto guida delle riforme augustee, il benessere dello stato è assicurato dalla disparità tra i sessi della società patriarcale dove il pater familias è indiscusso. L’annale dicotomia: spazio femminile = interno vs. spazio maschile = esterno > giustificata come una questione naturale.! Columella 60 d.C. individua in lusso e pigrizia i colpevoli dell’abbandono, da parte delle matrone, del lavoro domestico > i più liberi comportamenti femminili sono da lui considerati la causa primaria di degrado civico e morale. L’ambito domestico è l’unico luogo deputato al lavoro femminile; il rispetto del compito assegnatole corrisponde alla volontà divina, se la donna non rispetta i limiti fisici e psicologici l’ordine naturale delle cose verrà sovvertito. !

Plinio il Vecchio considera la donna nella sua funzione primaria di procreatrice: tutto ciò che ostacola la natalità è immorale; l’aborto è tollerato qualora metta in pericolo la salute della donna, perseguitato per legge in tutti gli altri casi.! Il modello femminile persiste fino alla tarda età, nel IV sec. d.C. troviamo epitaffi che seguono il modello dell’elogio a Claudia.! Parole chiave della rappresentazione matronale:! - casta: ha rapporti sessuali solo col marito a fini procreativi;! - pudica: modesta e riservata;! - pia: dedita alla pratica del culto e al rispetto della tradizione del mos maiorum! - frugi: semplice e onesta;! - domiseda: che sta a casa;! - lanifica: che sta al telaio.! A partire dalla metà del I sec. d.C. si afferma un’idea di matrimonio basata sulla condivisione di uno stesso stile di vita, in senso etico e intellettuale ma il lessico epigrafico volto a descrivere la donna rimane pressoché invariato, anche con l’avvento del cristianesimo (rispetto alle iscrizioni pagane cambiano solo i motivi di conforto: si chiede la preghiera da parte dei familiari).! L’adeguamento al modello stereotipico è l’unica forma di visibilità pubblica femminile (Cornelia II sec. a.C.: madre dei Gracchi, ideale di univira, si dedica alla famiglia e all’educazione dei figli). A partire dall’età repubblicana si diffonde più ampiamente l’alfabetismo anche tra le donne che diventano in grado di istruire i figli; fenomeno comunque circoscritto nel tempo e nel numero, appannaggio delle élite cittadine. Il ruolo educativo delle madri sarà ancora ben presente nell’ideologia del potere imperiale. Tacito I sec. d.C. > Cornelia, Aurelia e Azia fecero dei loro figli uomini destinati a brillante carriera; in ogni caso, però, resta valido il modello del sermo femminile che deve essere contenuto e morigerato. ! 2. Lo status giuridico e le capacità patrimoniali femminili fra repubblica e impero! La formalizzazione del rapporto eterosessuale, il matrimonio, doveva rispettare precise condizioni:! - monogamico: dalla fine dell’età monarchica non è prevista la poligamia (sì concubine);! - patriarcale: la coppia diventava parte della famiglia del marito;! - discendenza patrilineare;! - dote: trasferimento di beni economici dalla famiglia della donna al marito;! - atti rituali: per renderlo pubblico.! Tali cerimonie costituivano per la donna un rito di passaggio: cambiamento di stato fisiologico (perdita della verginità) + giuridico (assunzione status matronale).! Ulteriori condizioni legali per il iustum matrimonium:! - conubium: devono possedere la capacità di contrarre matrimonio (età + condizioni giuridiche). Il connubio era ammesso tra cittadini liberi, agli schiavi era concesso il contubernium, privo di validità giuridica, soggetto all’arbitro del dominus.! In origine, quando la donna romana si sposava, matrimonio cum manu, passava loco filiae, dal potere del padre a quello del marito/suocero. Sono attestate tre forme di questa istituzione:! - confarreatio: più antico rito nuziale, gli sposi sacrificavano a Giove un animale;! - coemptio: compravendita tra il padre della sposa ed il marito;! - usus: deriva dall’usucapione, dopo un’anno di convivenza e dichiarazione di intenzione di convivenza il marito acquistava la manus della donna.! Dal II sec. a.C. il matrimonio cum manu cadde in disuso e si affermò quello ! - sine manu, in virtù del quale la donna e i suoi beni restavano all’interno della famiglia di origine; l’unione avveniva solo in seguito al consenso dei pater familias: la trasformazione dell’etica matrimoniale diventa funzionale alla crescita sociale e finanziaria.! Era ammesso lo scioglimento del vincolo matrimoniale ma non è chiara la distinzione tra divortium e repudium. Plutarco racconta dell’esistenza di una legge di Romolo che concedeva ai soli uomini di divorziare se le mogli avessero: abortito, commesso adulterio o bevuto vino (interdizione sacrale): il sistema repressivo arcaico, infatti, considerava gli ultimi due atteggiamenti i crimini più riprovati all’interno della famiglia e della comunità. Durante l’ultimo secolo della repubblica si farà del divorzio un uso parossistico che Augusto tenterà di normalizzare (Augusto + Livia coppia imperiale stabile). A differenza delle donne greche, le donne romane, dalle XII Tavole, erano equiparate ai figli nella successione testamentaria: ereditavano i beni paterni come i fratelli. Tra il IV e il III sec. a.C. si rese loro accessibile la capacità testamentaria > tale ricostruzione è stata

revisionata: sui erede in origine sarebbero solo i maschi e il pater familias ricorrerebbe al testamento solo in mancanza di erede maschio, per procurarsene uno al di fuori della famiglia. Solo da quest’epoca la legge prevede il ricorso alla successione legittima in mancanza di successione testamentaria. Secondo questa impostazione la capacità successoria ab intestato della donna risalirebbe alla prima metà del III sec. a.C.; la capacità testamentaria si collocherebbe tra il III sec. a.C. e i primi del II sec. a.C.. Tutela milierum = controllo pubblico sui patrimoni femminili. Ciononostante, le progressive acquisite capacità successorie e testamentarie e l’affermarsi del matrimonio sine manu portarono la donna romana a una maggiore autonomia, a un graduale riconoscimento delle capacità di esercizio di alcuni diritti e, quindi, di gestione e amministrazione del proprio patrimonio. Le donne ebbero possibilità di “emanciparsi” (svincolarsi dalla mano), anche se, quando sprovviste di parente maschile che potesse esercitare su di loro il proprio potere (tutela legittima), erano costrette ad avere comunque un tutore (tutela dativa), sulla base del principio che riconosceva nella donna una infirmitas sexus e una levita animi (teorizzazione del concetto di “sesso debole”).! Secondo i principi dello ius civile, le donne avevano la capacità giuridica, ma non quella di agire, cioè di disporre liberamente dei propri beni: non erano in grado di compiere atti giuridici che presupponevano la capacità di intendere e di volere. ! Per tutta l'età romana classica le donne sui iuris, di qualsiasi età e condizione civile e sociale, furono soggette a tutela: uscivano dalla tutela impuberum per sottostare a quella mulierum. Dalla tutela erano escluse le Vestali e le donne che godevano del ius liberorum. Verso la fine dell'età repubblicana la tutela mulierum perse il suo significato originario > si accordò alla donna pubere la possibilità di scegliersi il tutore attraverso due istituti:! - tutoria optio: scelta del tutore;! - coemptio fiduciaria tutelae evitandae causa: compravendita della donna a un altro tutore.! In ultima istanza l'imperatore Claudio abolì la tutela legittima, quella familiare, che si ridusse a mera formalità.! La prima percezione, a livello storico, delle mutate condizioni giuridiche ed economiche femminili > nel resoconto liviano relativo al luxus femminile: si tratta di un pubblico confronto politico ideologico sul modo di intendere la posizione della donna nella società. Il lusso femminile era considerato decadenza dei costumi e molti esponenti della classe dirigente cercarono di mantenere in vigore la legge Oppia del 215 a.C. (limitava il possesso di gioielli). ! Nel 195 a.C. alcuni volevano opporsi all’abrogazione della legge ma le donne inviarono delegazioni a parlamentare con i magistrati ed ottennero che si discutesse nei comizi la proposta di abrogazione. Catone pronunciò un discorso a favore della legge: lo spaventava l’invasione dello spazio esterno e pubblico da parte delle donne > sovvertimento delle mos maiorum. Anche Livio si fece portavoce di questa preoccupazione. Secondo una nuova mentalità era anche nel lusso che si estinsecava il ruolo sociale della donna, abbiente, che decideva di spendere visibilmente il proprio denaro: è questa la motivazione addotta dai due fautori dell'abrogazione, le donne devono essere partecipi delle migliorate condizioni dello stato pur restando all'interno dei ruoli prestabiliti che non vengono messi in discussione da nessuno. Catone afferma che le insegne delle donne devono essere: moderazione, amore per il marito e per i figli, leggi, eserciti, vittorie e trionfi. Entrambe le posizioni non fanno che confermare la subordinazione femminile all'autorità maschile, sia pure su basi diverse. Catone sostiene un progetto di legge: proibire ai cittadini della prima classe censitaria di fare testamento in favore di una donna > attesta una linea di tendenza legislativa = contrasto alla concentrazione di ricchezze in mani femminili. Si arriva, quindi alla rappresentazione letteraria della crisi sociale del modello ideale, soprattutto dopo la seconda guerra punica che aveva incrementato il ruolo pubblico delle donne: la uxor dotata e morosa diventa figura topica della commedia: tiranna, brutta ma ricca. Plauto mette in scena personaggi femminili forti che, nella rappresentazione contrastano la supremazia maschile ma in realtà sono funzionali alla riaffermazione dei tradizionali rapporti di potere fra sessi. In questo periodo era cambiato l'assetto della ricchezza, non più esclusivamente fondiaria: la dote femminile diventa mezzo di transizione economica ed il matrimonio diventa strumento per stipulare alleanze politiche. La matrona plautina è comunque impegnata nella difesa dell'integrità economica e morale del proprio focolare > sua ricchezza e superiorità sociale sono legittimate dall'adesione al codice di corretto comportamento morale: sottomissione alle forme repressive del comportamento sessuale > la discrepanza fra dovere ed effettivo comportamento delle matrone fa emergere la crisi del modello ideale.! In ogni caso nel corso del III sec a.C si registrano comportamenti femminili più liberi e devianti rispetto alla tradizione, oggetto di pubblico interesse.!

L'azione femminile a favore della collettività diventa suscettibile di giudizio pubblico, se invade negativamente gli spazi di tradizionale competenza maschile. Episodio celebre > processo per avvelenamento compiuto da matrone del 331 a.C.: durante una pestilenza una ancella svelò che la città era oggetto di complotto femminile e che erano le matrone a preparare i veleni per i propri mariti. Vennero ritrovati i veleni in casa di 20 matrone le quali sostengono si tratti di medicamenti. Questo avvenimento ha un valore emblematico: riflette la paura delle naturali potenzialità femminili. Questo processo non deve essere interpretato in chiave femminista (Bauman): secondo la mentalità romana gli avvenimenti negativi erano causati da un comportamento umano anomalo che alterava la pax deorum; le conoscenze di erbe officinali da parte delle donne potevano costituire un utile bersaglio. In questa occasione le donne avranno cercato un rimedio per la pestilenza rivelatosi inefficace o letale > il timore degli uomini dei veneficia matronarum influì nell'interpretazione coeva di alcune epidemie: singoli casi di avvelenamento di mariti da parte delle mogli ci sono senz'altro stati ma questi casi hanno assunto un significato collettivo nella mentalità maschile romana. Se i venena diventano dannosi nelle mani delle donne lo stato deve intervenire attraverso la repressione. In origine il tribunale domestico è la sede naturale della repressione femminile: durante la seconda guerra punica emerge la valutazione criminosa delle donne in quanto categoria di genere (si temono le donne organizzate, ordo mulierum).! Questi episodi, già nella media età repubblicana, attestano una dimensione pubblica della matrona, stigmatizzata dalle fonti in senso negativo, ma pur sempre esistente, segno di un allargamento della dimensione domestica e della conquista di spazi maggiori. La donna diventa perseguibile penalmente come gli uomini, senza rilevanti differenze da un punto di vista procedurale. Sono evidenziate, però, le caratteristiche proprie della delinquenza femminile, Imputabili alla naturale predisposizione all'inganno e alla manipolazione. ! Nel II secolo a.C. giunge a compimento un processo di evoluzione della condizione femminile romana attraverso:! - diffusione del matrimonio sine manu;! - riconoscimento giuridico delle capacità patrimoniali;! - indebolimento della tutela mulierum.! Il modello matronale ideale, però, non viene abbandonato nella rappresentazione femminile letteraria ed epigrafica. Le riforme attuate dall'imperatore Augusto (18 a.C.-9 d.C.) lo riproporranno a livello di propaganda ufficiale.! 3. Modelli femminili e donne in carne e ossa ! Donne le cui gesta attuano un rovesciamento del modello ideale:! -1- Sempronia: (forse zia di Fulvia) modello paradigmatico di trasgressione > utilizza le qualità matronali per scopi perversi. Prende parte, con ruolo marginale, alla congiura di Catilina nel 63 a.C. Ma il suo ritratto serve a Sallustio per costruire il pendant femminile di quello maschile, negativo, di Catilina: essi delineano due exempla della corruzione morale dell'aristocrazia dell'ultimo sec della repubblica: lussuria e soprattutto desiderio di denaro a scapito di dignità e pudicizia stravolgono gli equilibri sociali e provocano la decadenza del mos maiorum.! -2- Clodia: (sorella del tribuno Clodio Pulcro) ebbe molti amanti tra cui Catullo. Era esperta nelle pubbliche relazioni e in attività autopromozionali. Sposò Cecilio Metello Celere, militare sostenitore di Pompeo. Conosce Catullo nel 62 a.C.: è il primo poeta a rendere di pubblico dominio le vicende della relazione erotica con una donna di alto lignaggio andando contro la morale tradizionale. A questa morale farà appello Cicerone nella sua difesa di Celio accusando Clodia di qualsiasi perversione > conosciuta con l’epiteto di quadrantaria (Cicerone la accusa di essersi prostituita nei balnea per 1/4 di asse). ! Clodia coniugò bellezza e intelligenza per vivere indipendentemente. La sua figura storica è condizionata dal ruolo di antagonista alla tradizione: con Fulvia sarà esempio paradigmatico. ! Il suo stile di vita = antitetico al mos maiorum > rimase limitato a una ristretta élite urbana. ! Con il principato augusteo tale trasgressività sarà sanzionata per legge.! -3- Fulvia: tende ad emulare il comportamento maschile anche con imprese militari, la sua figura è negativa in quanto in contrasto con altri comportamenti femminili positivi in ambito bellico (Clelia: animus virilis). Cicerone la descrive avida e malvagia; altri le attribuiscono caratteristiche maschili: imperium e militia, contrapposti alla stola femminile (frequentazione degli ambienti militari contraria alla tradizione). Fulvia è utilizzata da Cicerone come strumento per condannare la politica dei suoi mariti Clodio e Antonio. Realistiche le notizie circa la buona posizione economica di Fulvia e la sua capacità di fare affari approfittando delle sue frequentazioni: potè finanziare i suoi progetti politici. Eccessivo invece il ruolo attribuitole nelle proscrizioni, che avrebbe favorito

per arricchirsi. Episodio culminante della sua vicenda: guerra di Perugia 41 a.C.: Lucio Antonio + Fulvia vs. Ottaviano (contrasti durante assegnazione ai veterani di Filippi delle terre espropriate ai legittimi proprietari italici > )col pretesto della gelosia per Cleopatra si sono scaricate le responsabilità di un conflitto inglorioso su Fulvia.! Fulvia racchiude in sé gli stereotipi tradizionali e la loro negazione: moglie e vedova devota ma esperta nella gestione del suo patrimonio che è desiderosa di arricchire; donna gelosa ma con connotati virili, fino a diventare comandante che recluta i propri soldati, con una totale cancellazione della propria identità di genere. Questo fenomeno è limitato cronologicamente e circoscritto all'ambito urbano, appannaggio esclusivo delle classi elevate e anche frutto di una rappresentazione storica: un ritratto femminile in negativo è costruito per delegittimare la credibilità maschile. Fulvia muore nel 40 a.C., evento che permette accordi tra le parti, suggellati dal matrimonio di Antonio con Ottavia.! -4- Ottavia: nuovo modello femmin...


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