Storia romana geraci marcone riassunto PDF

Title Storia romana geraci marcone riassunto
Author Susanna Melograna
Course Storia romana
Institution Università Europea di Roma
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Storia romana – G. Geraci, A. Marcone

Parte prima

I popoli dell’Italia antica e le origini di Roma L’Italia preromana 1. L’Italia dell’eta’ del bronzo e l’eta’ del ferro Nella penisola italiana si assiste, dal III al I millennio a.C. a uno sviluppo di notevoli proporzioni. Tra l’età del bronzo medio e la prima età del ferro si passa da una situazione caratterizzata da gruppi di persone di piccole dimensioni al sorgere di forme piu’ complesse di organizzazione. L’Italia nell’età di bronzo registra un incremento demografico molto importante. E’ documentata anche un’intensa circolazione di prodotti e di persone. Tali contatti, favorirono direttamente o indirettamente, il formarsi tra le popolazioni indigene di aggregazioni piu’ consistenti. Con l’inizio dell’età del ferro l’Italia presenta un quadro differenziato di culture locali. Un primo criterio di differenziazione concerne le modalità di sepoltura. Nell’eta0 del ferro in Italia esistono due gruppi di popolazioni che praticavano riti diversi: - cremazione (praticata nell’Italia settentrionale e lungo la costa tirrenica sino alla Campania) - inumazione (nelle restanti regioni). La diversità delle culture presenti in Italia all’inizio del primo millennio a.C ha un riscontro importante in un quadro linguistico assai variegato, riconducibile all’arrivo nella penisola di gruppi etnici di varia provenienza. Queste lingue si possono ricondurre a due grandi famiglie: -Indoeuropee: in un primo luogo il latino e il falisco (Lazio). All’interno poi di un gruppo detto Italico si distinguono tre diversi sottogruppi contraddistinti da varianti dialettali: uno umbro-sabino nel Centro- Nord comprendente la Sabina, l’Umbria e il Piceno; uno osco nel Centro Sud comprendente Sanniti, Lucani e Bretti; e un terzo, assai meno noto riferibile agli Enotria e ai siculi. Indoeuropei erano anche il celtico (pianura padana) e il messapico (puglia meridionale). La principale lingua non indoeuropea parlata in Italia è l’etrusco (toscana). Non indoeuropee sono anche il retico (alta valle dell’Adige) e il sardo. Nel quadro delle culture italiche un posto a parte ha la civiltà dei Sardi che si sviluppò in Sardegna tra l’età del bronzo e quella del ferro. E’ nota con il nome di civiltà nuragica dalla costruzione tipica che la caratterizza, il ‘’nuraghe’’, una torre a forma di tronco di cono che probabilmente aveva una funzione difensiva. 2. I primi frequentatori dell’Italia Meridionale All’origine del popolamento, i dati archeologici lasciano presupporre una cultura del meridione della penisola italica dai tratti indigeni. A partire dal V sec. però inizia la frequentazione commerciale delle coste del meridione italico da parte di genti provenienti da oriente. Dopo un’interruzione di quasi quattro secoli legata alla crisi del mondo miceneo, in cui gli scambi con il Mediterraneo orientale si erano ridotti a pochi prodotti come ferro e ceramica, in Grecia riprendono gli scambi con le coste calabresi verso il VIII secolo a.C. Questa ripresa delle importazioni preannuncia una svolta nell’interesse dei Greci per l’Italia meridionale che si tradurrà in una grande impresa di colonizzazione volta alla conquista. 3. Le trasformazioni dell’Italia Centrale Tra il VIII e il V secolo a.C si assiste ad un grande fenomeno espansivo delle popolazioni dell’Appenino centromeridionale. E’ un fenomeno che conosciamo meglio per quanto riguarda il versante tirrenico, con i Sabini che si intromettono nella Roma dei Latini. Questo movimento ha il suo apice tra il V e il IV sec con l’espansionismo dei Sanniti. Sul versante adriatico una civiltà importante è quella picena. In Abruzzo si formano insediamenti di

notevoli dimensioni, che superano anche i 10 ettari. Le prime testimonianze scritte lasciano intravedere un’organizzazione sociale articolata secondo gruppi etnici con alla testa principi e re.

Gli Etruschi 2.1 Origine ed estensione degli Etruschi Gli Etruschi sono la piu’ importante popolazione dell’Italia preromana. Noti ai Greci con il nome di Tirreni, sembra che chiamassero se stessi ‘’Rasenna’’. Ci sono diverse opinioni riguardanti la loro origine: - Erodoto credeva che si trattasse di un gruppo di Lidi che provenienti dalla regione dell’Asia minore, guidati da Tirreno navigarono alla volta dell’Italia. -Dionigi di Alicarnasso li riteneva genti autoctone, indigene, della penisola italica. La ricerca archeologica e storica moderna propende per lo piu’ a spiegare l’origine etnica degli Etruschi, come il punto d’incontro di due tipi di processi: - da un lato si pensa a un’evoluzione della struttura interna delle società e delle economie locali - dall’altro si riconosce l’importanza che su queste esercitarono influenze esterne, in primo luogo i rapporto con le colonie greche presenti nell’Italia Meridionale. L’origine della civiltà etrusca sembra dunque riconducibile ad uno sviluppo autonomo realizzatosi nelle regioni comprese tra i corsi dell’Arno e del Tevere. Tale sviluppo risentì di apporti importanti di gruppi etnici extra italici, portatori anche di elementi propri delle civiltà orientali. Anche se nella fase della loro massima espansione (VII-VI secolo a.C.) gli Etruschi controllavano gran parte dell’Italia centro-occidentale e competevano con i Greci e i Cartaginesi per il controllo delle principali rotte marittime, questo popolo non diede mai vita ad uno stato unitario. Gli etruschi si organizzarono fin dalle origini in città indipendenti governate d sovrani detti ‘’lucumoni’’ che furono poi sostituiti da magistrati eletti annualmente gli ‘’zilath’’ corrispondenti ai pretori romani. L’unica forma di affermazione delle comunità etrusche che ci sia nota è quella rappresentata dalla lega delle 12 città principali. Il governo delle città era principalmente nelle mani di un gruppo ristretto di proprietari terrieri e di ricchi commercianti. Il processo di espansione degli Etruschi subì un primo arresto intorno al 530 a.C. a seguito di una battaglia navale contro i Focei. Decisivi per la caduta etrusca furono due eventi che si verificarono all’inizio del IV sec a.C: la presa dell’importante città di Veio ad opera dei Romani nel 396 e la perdita dei possedimenti nella val Padana, caduti in mano ad una popolazione indoeuropea nuova. Nel corso del III secolo l’Etruria passò progressivamente in mano romana. 2.2 Religione e cultura L’aspetto che piu’ suscitò l’ammirazione degli scrittori antichi fu lo sviluppo che ebbero i riti religiosi. La sfera religiosa etrusca comprende una ricchezza di culti e di scritti sacri ben codificati. Le divinità del pantheon etrusco sono in gran parte assimilabili a quelle greche. Alcune hanno nomi di derivazione ellenica: Hercle è Eracle, Apulu è Apollo, Artumes è Artemide. Altri dei hanno nomi che rivelano un’origine indigena come Selvans= Silvano. Anche per gli etruschi come per i greci c’è una divinità suprema, Tinia, subordinata al Fato. Tutte le altre divinità erano ordinate secondo gerarchie in base ai regni di supremazia: mortali o inferi. Nella religiosità etrusca ha un’importanza particolare la concezione dell’aldilà. Il defunto è immaginato continuare la propria esistenza nella tomba, nella quale devono trovar posto cibi e bevande e simboli del suo status sociale. In un secondo tempo a quest’immagine sarà poi sostituita un’altra che concepiva l’oltretomba come una destinazione alla quale si perveniva dopo un lungo viaggio che poteva essere effettuato a piedi o con un mezzo di locomozione. Agli etruschi risale inoltre l’Aruspicina, attraverso l’esame delle viscere degli animali sacrificati per scopi religiosi. Questa si basa sulla concezione di un fondamentale unità cosmica secondo cui negli organi si riprodurrebbe l’ordine dell’universo: l’analisi delle parti delle vittime serviva all’aruspice per le sue interpretazioni e per trovare le risposte a domande che venivano rivolte alla divinità. 2.3 Il problema della lingua I testi etruschi possono essere letti con relativa facilità perchè l’alfabeto, è un riadattamento di quello greco. La principale difficoltà nel capire l’etrusco deriva però dal fatto che è una lingua NON indoeuropea. Inoltre i testi che ci sono giunti, sono costituiti per lo piu’ da brevi formule nelle quali spesso comprare soltanto il nome del defunto, con le cariche da lui ricoperte. Pochi sono i testi di una certa estensione. 2.4 Tecnica e arte

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I siti delle città etrusche hanno lasciato una traccia archeologica modesta. Le necropoli erano disseminate un po’ ovunque nell’are d’influenza etrusca, erano scavate con varie strutture:- a pozzo costituite da semplici pozzetti rivestiti che accoglievano le custodie delle ceneri dei defunti - a fossa che sostituirono quella a pozzo, destinate all’inumazazione dei cadaveri. Le piu’ evolute sepolture sono a camera, costruite come veri e propri appartamenti per membri di una stessa famiglia, fornite di numerosi ambienti, celle, corridoi e nicchie. Gli etruschi praticavano con successo oltre all’agricoltura anche la metallurgia, l’artigianato.

Roma

3. ROMA 3.1 Le origini di Roma L’archeologia ha confermato l’importanza dell’influenza greca e orientale su Roma e sul Lazio. Essa si manifesta molto presto a partire dall’VIII secolo a.C. 3.2 Le fonti letterarie Le testimonianze delle fonti letterarie, rappresentano il primo blocco di informazioni con cui ci si deve confrontare per ricostruire la storia di Roma arcaica. Si tratta di opere che risalgono ad epoche molto posteriori agli eventi narrati e nelle quali hanno largo spazio elementi leggendari. I primi storici ad occuparsi dell’Italia meridionale furono i Greci. E in greco scrissero anche i primi storici romani. I primi storici di cui possiamo leggere tuttora, in forma piu’ o meno completa, le narrazioni su Roma arcaica vissero nel I secolo a.C. Tito Livio scrisse una grande storia di Roma dalla sua fondazione in ben 142 libri. Il primo libro dedicato alla Roma monarchica. Molto importante è anche lo storico greco Dionigi che scrisse Antichità romane, in 20 libri, coprendo il periodo che andava dalla fondazione di Roma allo scoppio della prima guerra punica. Roma fino alla metà del IV sec. a.C. nessun interesse particolare da parte della storiografia greca. Solo a partire da quest’epoca a fronte dell’emergere della potenza romana, ci si preoccupò di organizzare le informazioni disponibili. Lo scopo principale è quello di dimostrare che i Romani erano una popolazione di origine ellenica. La versione piu’ nota e diffusa della leggenda delle origini di Roma inserisce la fondazione di Alba Longa e la dinastia dei re albani tra l’arrivo di Enea nel Lazio e il regno di Romolo. Nel primo libro dell’Eneide, il poeta latino Virgilio, si ispira a questa tradizione: Alba Longa è fondata dal figlio di Enea, Ascanio e la città prenderà il nome della moglie Lavinia. Virgilio mette anche in relazione il nome di Alba Longa con il prodigio della scrofa bianca (alba) che dando alla luce trenta porcellini, indica ai Troiani il numero di anni che devono trascorrere per la fondazione della nuova città. Secondo la leggenda il fondatore e primo re della città di Roma, Romolo, è figlio addirittura di Marte, il dio della guerra e di Rea Silvia che a sua volta è figlia di Numitore, l’ultimo re di Alba Longa privato del trono dal fratello piu’ giovane Amulio. 3.3 I sette re di Roma La tradizione fissa in modo preciso il periodo monarchico della storia di Roma dal 754 al 509 a.C. anno dell’istaurazione della Repubblica. In questo periodo su Roma avrebbero regnato sette re, secondo questa successione: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. A Romolo viene attribuita la creazione delle prime istituzioni politiche tra cui un senato di cento membri; a Numa Pompilio si assegnano i prii istituti religiosi; a Tullo Ostilio le campagne militari di conquista; a Anco Marcio la fondazione della colonia di Ostia. Nella tradizione, il regno di Tarquinio Prisco segna una seconda fase della monarchia romana, nella quale gioca un ruolo importante la componente etrusca. A Prisco sono attribuite importanti opere pubbliche mentre a Servio Tullio si fa risalire la costruzione delle prime mura della città e soprattutto l’istituzione della piu’ importante assemblea elettorale romana, i comizi centuriati. Tarquinio il Superbo, l’ultimo sovrano della serie, assume i tratti tipici del tiranno che infligge ai cittadini ogni tipo di vessazione. Le fonti sul quale si basavano per i loro racconti: 1. Altre opere storiche per noi perdute. Questi storici sono noti con il nome di annlisti perché hanno organizzato il materiale in ordine cronologico secondo una successione anno per nno. Il primo romano a narrare la storia di Roma è stato Fabio Pittore (scrisse però in greco). Il primo a scrivere in latino fu Catone il Censore.

2. La tradizione familiare. La struttura della società romana era dominata dalla competizione tra le principali famiglie dell’aristocrazia di governo. Ciascuna cercava di accreditare il proprio titolo di superiorità sulle altre celebrando le glorie degli antenati. Una delle forme con le quali la storia familiare veniva celebrata è riconducibile all’uso di pronunciare elogi dei defunti in occasione di cerimonie funebri. 3. La tradizione orale. La struttura di parecchie leggende legate all’origine di Roma ha caratteristiche tali da rendere credibile che siano tramandate oralmente di generazione in generazione. La tradizione orale è però soggetta a forti distorsioni. Come canale di trasmissione sono stati indicati canti celebrativi delle imprese dei personaggi illustri che recitavano durante i banchetti. 4. Documenti d’archivio. I primi storici di Roma hanno in comune una medesima struttura narrativa che consiste nel menzionare per ogni anno i nomi dei magistrati principali e degli eventi ritenuti degni di nota. Tra queste possibili fonti quella che gode di maggiore credito sono gli Annali dei pontefici, ovvero la registrazione degli avvenimenti fondamentali, tenuta anno per anno dall’autorità religiosa di Roma (pontefice massimo). 3.4 La storiografia moderna Il compito degli storici moderni è costituito nel sottoporre ad un esame critico i dati della tradizione, molti dei quali difficilmente accettabili. Sembra oggi accertato che nel racconto tradizionale devono essere state fuse due versioni di diverso tipo sulle origini di Roma: una greca che ricollegava la fondazione della città alla leggenda di Enea ed una indigena nella quale Romolo rappresentava un mitico fondatore autoctono. 3.5 La fondazione di Roma La nascita della città dovette essere piuttosto il risultato di un graduale processo formativo lento e graduale per il quale si deve presupporre una sorta di federazione di comunità separate che gia’ vivevano sparse sui singoli colli. Le vicende delle origini di Roma si comprendono meglio se si tiene conto che essa sorgeva a ridosso del basso corso del Tevere, in una posizione di confine tra due aree etnicamente differenti che erano separate proprio dal corso di quel fiume: la zona etrusca e il Lazio antico formavano una regione molto piu’ piccola di quella del Lazio attuale. Nel periodo in cui si colloca la formazione di Roma come città, le varie differenze tra i popoli abitanti tali aree, cioè Etruschi e Latini, era già nettamente definita. Sembra improbabile che Roma abbia preso nome da un fondatore Romolo: è molto piu’ probabile il contrario, cioè che l’esistenza di una città chiamata Roma fece immaginare che fosse stata fondata da Romolo. Tra le possibili derivazioni di questo nome c’è quello della parola RUMA (mammella, nel senso di collina) oppure da RUMON termine latino che designava il Tevere. 3.6 Il ‘’muro di Romolo’’ Ogni ricostruzione relativa alle origini di Roma deve essere considerata provvisoria. Negli ultimi scavi condotti sulle pendici meridionali del Palatino hanno portato alla luce i resti di una palazzata da cui si vede una linea dell’originario solco di confine detto POMERIO, chiamato ‘’muro di Romolo’’ che confermerebbe il racconto tradizionale. 3.7 Il pomerio e i riti di fondazione Il pomerio era in origine la linea sacra che delimitava il perimetro in corrispondenza con le mura. In un secondo tempo il nome servì a designare anche una zona di rispetto che separava le case dalle mura stesse dove non era permesso né seppellire né piantare alberi. L’area del pomerio era limitata da cippi infissi nel terreno a seguito di una cerimonia religiosa tenuta dal pontefice massimo. In caso di ampliamento i vecchi cippi venivano conservati. Un’antica disposizione prevedeva che per estendere l’area del pomerio fosse necessario aumentare la superficie dello stato romano con un nuovo territorio tolto al nemico. 3.8 Lo stato romano arcaico Alla base dell’organizzazione sociale dei Latini ci fu una struttura in famiglie alla cui testa stava il pater, figura depositaria di un potere assoluto su tutti i suoi componenti, compresi schiavi e clienti. Tutte le famiglie che riconoscevano di avere un antenato comune costituivano la gens.

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La popolazione dello stato romano arcaico era diviso in gruppi religiosi e militari detti ‘’curie’’: comprendevano tutti gli abitanti del territorio ad esclusione degli schiavi. Con Romolo si pensa siano state create anche le tribu’. Originariamente: Tities, Ramnes e Luceres. In epoca tarda invece ogni tribu’ fu divisa in dieci curie e da ogni tribu’ furono scelti cento senatori (trecento in tutto quelli che formavano la prima assemblea degli anziani).Ogni tribu’ era tenuta a fornire un contingente di cavalleria e uno di fanteria rispettivamente di cento e mille uomini. 3.9 La monarchia romana La caratteristica principale della monarchia romana era quella di essere elettiva: l’elezione del re era demandata all’assemblea dei rappresentati delle famiglie piu’ in vista. Originariamente il re doveva essere affiancato nella sue funzioni da un consiglio di anziani composto dai capi di quelle piu’ nobili e piu’ ricche (patres) questi uomini rappresentavano il nucleo di quello che poi sarebbe diventato il senato. Il potere del re in assenza di qualsiasi forma di costituzione, doveva trovare una limitazione nel potere detenuto dai capi delle gentes principali. Il re era anche il capo supremo religioso e nella celebrazione del culto veniva affiancato dai collegi dei sacerdoti. Il collegio degli ‘auguri aveva invece il compito di interpretare la volontà divina allo scopo di propiziarsela. Le vestali, composto da donne votate ad una castità trentennale, avevano il compito di custodire il fuoco sacro che ardeva perpetuamente nel tempio della dea vesta. 3.10 Patrizi e plebei Per la tradizione i patrizi erano i discendenti dei primi senatori (i patres) la cui nomina si faceva risalire a Romolo. Tra le ipotesi c’è quella che fa dei plebei invece, i clienti dei patroni patrizi. Un’altra interpretazione riconosce nei patrizi i Latini abitanti del Palatino e nei plebei i Sabatini insediati sul Quirinale ed entrati a far parte della comunità civica in una condizione di inferiorità. Un’ulteriore ipotesi tra le piu’ accreditate mette in primo piano il fattore economico: i patrizi sarebbero stati i grandi proprietari terrieri, mentre i plebei corrisponderebbero alle classi degli artigiani e dei ceti emergenti economicamente. Nessuna di queste teorie appare invero pienamente soddisfacente. E’ probabile perciò che la differenza tra patrizi e plebei sia il punto di arrivo di un’evoluzione sociale complessa. 3.11 L’influenza etrusca Roma conobbe uno sviluppo notevole nel corso del VI sec. A.C. nel periodo in cui si trovò sotto il controllo etrusco. Il predominio etrusco sulla città ha lasciato segni importanti nella stessa tradizione letteraria. La realtà di tale supremazioa etrusca traspare anche lella vicenda relativa alla scesa al potere di Tarquinio Prisco. Secondo il racconto della tradizione, Tarquinio è il figlio di un greco originario di Corinto, che arrivato a Tarquinia, sposa una giovane appartenente all’aristocrazia locale; alla morte del padre ne eredita le ingenti ricchezze ma la sua origine straniera gli impedisce di accedere al governo della città. Il giovane allora decide di trasferirsi a Roma; giunto li si guadagnò il favore di Anco Marcio e cambiato il suo nome in Lucio Tarquinio, alla morte del re venne eletto suo successore...


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