Riassunto: \"La grammatica dell\'inquadratura\" PDF

Title Riassunto: \"La grammatica dell\'inquadratura\"
Author Margherita Van
Course Teoria e tecnica del linguaggio cinematografico i a
Institution Sapienza - Università di Roma
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C. J. Bowen, R. Thompson LA GRAMMATICA DELL’INQUADRATURA La comprensione o l'interpretazione di ciò che viene vista si deve a una grammatica, a regole di rappresentazione precise evolutesi nel tempo. Su questo concetto di grammatica, ossia sulla possibilità di dedurre significati da una struttura, gli autori cinematografici fanno molto affidamento. Il film, documentari, i servizi dei telegiornali, le sit-com, gli spot pubblicitari, i video musicali, i talk-show, i reality, si servono tutti della stessa grammatica visiva di base per meglio comunicare allo spettatore. Parlando la comune lingua cinematografica un film-maker potrà comunicare la propria storia un pubblico globale: la sua storia sarà vista, sarà sentita e in una parola sarà capita da tutti. CAPITOLO 1: LE INQUADRATURE: COSA, COME E PERCHE’ Oggi siamo sempre più bombardati da immagini in movimento ovunque. Forse non capiamo la lingua scritta o parlata in questi film, ma senz'altro ne capiamo, magari a livello subconscio, il linguaggio visivo-La grammatica dell'inquadratura. Se non si utilizza nella vostra storia il linguaggio giusto, cioè usando la corretta grammatica dell'inquadratura, il messaggio rischia di non essere percepito con chiarezza. In questo caso la parola "grammatica" si riferisce alle regole di base che governano la costruzione e la presentazione degli elementi visivi creati allo scopo di essere inclusi in un filmLe linee guida comunemente accettate che definiscono il modo in cui l'informazione visiva dovrebbe essere mostrato un pubblico. È importante ricordare che per la creazione di un film vengono impiegate abilità al tempo stesso tecniche e creative e che la misura del successo ottenuto dipende spesso da come si riesce a comunicare la propria al pubblico. COSA MOSTRARE AL PUBBLICO?

Quando si crea un film è molto utile iniziare a porsi delle domande chiave: qual è il proprio obiettivo? Capire che tipo di risultato ci si aspetta aiuterà a decidere da dove cominciare e darà luogo a molte altre domande di carattere creativo e logistico cui rispondere durante la realizzazione. Nella produzione dei media, attività spesso molto dispendiosa di soldi e tempo, il miglior piano è avere un piano. Occorre sviluppare un piano visivo che includa sia lo stile e l'aspetto complessivo del progetto, sia le tecnologie le tecniche che consentono di ottenerli. LA SCELTA DEL FOTOGRAMMA

conoscere il modo in cui si vuole presentare la narrazione può portare a una delle prime decisioni relative al progetto visivo: quale macchina da presa e quali obiettivi usare? Tutto ciò che si trova all'interno del fotogramma viene registrato come rappresentazione bidimensionale (2D) della porzione del mondo reale esistente davanti all'obiettivo. Oggi poiché le nostre macchine da presa possono in realtà catturare soltanto le due dimensioni di larghezza e altezza, esse vengono mostrate come immagini piatte su uno schermo, che può essere quello di una sala cinematografica oppure quello di un televisore o del monitor di un computer, di uno smartphone o di un tablet. La terza dimensione esiste soltanto come illusione dei filmati bidimensionali. La scelta della macchina da presa (il formato video o il formato della pellicola) condurrà a molte altre decisioni relative all'estetica del film (La grammatica dell'inquadratura) e alle procedure adottate e per portarlo a termine. Aspect Ratio questo è nelle dimensioni del fotogramma, il rapporto tra la larghezza all'altezza. Questo varia in base al formato del dispositivo di registrazione: può essere di 4:3, 16:9, 1.85:1 è così via. Il primo sebbene abbia rappresentato lo standard della tv del 20º secolo, in tempi recenti è stato rapidamente superato in ambito sia produttivo che operativo dall’HD, il cui aspect ratio è 16:9. La bellezza del linguaggio cinematografico consiste nel fatto che, indipendentemente dalla macchina da presa, la grammatica dell'inquadratura rimane in ogni caso valida, poiché molte delle sue linee guida non hanno subito sostanziali variazioni negli ultimi cent'anni. Si può sostenere che gli aspect ratio widescreen siano una scelta migliore perché la loro resa sullo schermo è più gradito al pubblico. Ciò è dovuto al fatto che, avendo una forma

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rettangolare più allungata, l'immagine piace di più i nostri occhi in quanto il suo campo visivo è più simile a quello naturale della nostra visione. I MATTONI DELLA COSTRUZIONE CINEMATOGRAFICA: INTRODUZIONE I TIPI DI INQUADRATURA.

Vediamo un esempio per ciascuno dei tipi di inquadratura più familiari: -Campo lungo: è un inquadratura ampia che mostra un'area estesa (in larghezza, altezza e profondità) dello spazio del film. Da questo punto di vista privilegiato e apparentemente distante, sono chiaramente individuabili le relazioni fisiche o spaziali tra soggetti, gli oggetti e le loro azioni. "Protagonista" dell'inquadratura e l'ambientazione, e qualsiasi persona o oggetto al suo interno appaiono più piccoli. Il campo lungo aiuto il pubblico a determinare il luogo il tempo e l'atmosfera. -Campo medio: è il tipo di inquadratura che più si avvicina al modo in cui noi esseri umani vediamo l'ambiente nelle nostre immediate vicinanze. Di fatto ciascuna delle due persone vede l'altra in campo medio, ossia più o meno dalla vita in su. Il soggetto è vicino ma fuori dal suo spazio personale (dello spettatore) -Primo piano: è un inquadratura intima offre una visione fortemente ingrandita di una persona, di un oggetto di un'azione. Può fornire informazioni piuttosto specifiche dettagliate e porta il soggetto all'interno del cosiddetto spazio personale dello spettatore. LA FAMIGLIA ALLARGATA DELLE INQUADRATURE DI BASE-IL POTERE DELLA PROSSIMITA’

Le inquadrature di base sono queste: -Campo totale Abbreviazione: CT. Usato tradizionalmente nelle riprese in esterni. Abbraccia un campo visivo ampio profondo, mostra un'ampia parte dello spazio interno alla realtà del film. E spesso utilizzato come inquadratura d'apertura all'inizio. Mostra il dove. Può mostrare quando, per esempio di giorno di notte, estate o inverno. Può mostrare chi: uno sconosciuto solitario che entra in città, un enorme esercito invasore ecc.ecc. -Campo lunghissimo Abbreviazione: CLL. Rientra nella famiglia dei campi lunghi. Può essere usato per le riprese in esterni ma anche in interni laddove l'edificio hanno un'altezza e un'ampiezza sufficienti (stadio o hangar) può essere usato in un inquadratura d'apertura in cui il soggetto si avvicina alla macchina da presa. Mostra “dove” e “quando” e in maniera un po' più dettagliata “chi”. -Campo lungo Abbreviazione CL . Solitamente considerata un inquadratura a figura intera, ampia ma vicino al soggetto, contesta i piedi ai margini del fotogramma. Riprese sia in esterni e interni. Qui la figura umana, più grande rispetto al precedente, distoglie l'attenzione dall'ambiente circostante. Può fungere da inquadratura d'apertura, specialmente all'interno di uno spazio chiuso più piccolo. I dettagli come il dove il quando il chi, sesso e abbigliamento sono più visibili. -Piano americano Abbreviazione PA. È l'inquadratura più ampia tra quelle che taglia una parte del corpo di una figura umana. Tradizionalmente il margine inferiore taglia alla gamba poco sotto, o poco sopra il ginocchio. Questa deriva dall'utilizzo diffuso nei film western americani, nei quali è importante poter mostra l’arma da fuoco nella fondina legata alla coscia del cowboy. La figura umana prominente. Mostra più “chi” che “dove”. -Campo medio Abbreviazione CM: noto anche come “piano medio” (PM). Il fotogramma taglia la figura umana in corrispondenza della vita o poco sotto di essa. La figura umana spicca l'interno del fotogramma sono visibili gli occhi e la direzione dello sguardo. I movimenti del soggetto possono divenire problematici; occorre fare attenzione a evitare che una parte del corpo oltrepassi il margine stabilito per il fotogramma. Mostra certamente “chi” e può comunque fornire dettagli su “ dove” e “ quando”. -Mezzo primo piano (o mezzo busto) Abbreviazione MPP: detta anche “ mezzo busto”. Il margine inferiore del fotogramma taglia la figura all'altezza del busto. I tratti del viso del soggetto sono piuttosto prominenti. Si tratta di una delle inquadrature più usate in 2

ambito cinematografico, fornisce parecchie informazioni sul personaggio mentre sta parlando. È fondamentale per i telegiornali e le interviste nei documentari. -Primo piano Abbreviazione PP. il fotogramma può tagliare la parte più alta dei capelli del soggetto, mentre il margine inferiore può essere posti in qualunque. Immediatamente sotto il mento. È un inquadratura molto intima di un volto umano interno e mostra ogni dettaglio, trasmettendo sottili emozioni che passano attraverso gli occhi la bocca i muscoli facciali. Lo spettatore concentrato totalmente sul volto, In special modo suo occhi bocca. Mostra ben poco del “dove”. -Primissimo piano Abbreviazione PPP: il viso occupa il fotogramma più possibile, continuando a mostrare contemporaneamente tutti tratti fondamentali. L'inquadratura pone lo spettatore faccia a faccia con soggetto, poiché ogni dettaglio del viso è perfettamente visibile, è necessario che movimenti e le espressioni facciali siano lievi. Questi inquadratura riguarda solo il soggetto ai suoi sentimenti. -Dettaglio puramente di dettaglio. Il fotogramma mette in evidenza un solo aspetto del soggetto (occhi, bocca, orecchio, mano) un oggetto isolato o pur una parte ingrandita di un oggetto di grandi dimensioni. Manca qualsiasi punto di riferimento dell'ambiente circostante: la comprensione di queste inquadrature dipendono da quando o come l'inquadratura è montata nel film. Può trovare applicazione i lavori di genere documentaristico, di ambito medico o scientifico. PERCHE’ ESISTONO DIVERSI TIPI DI INQUADRATURA? Non tutti i tipi di inquadratura discussi finora hanno fatto parte del linguaggio visivo a partire dalla prima produzione cinematografica del tardo ottocento. Grazie alla tecnologia che si sviluppò rapidamente si utilizza un approccio alla produzione cinematografica detta la tecnica della scena master: la storia così viene suddivise scene e inizialmente si riprende l'intera scena da un'unica angolazione, spesso ampia, chiamate inquadratura master, mentre gli attori recitano tutta la loro parte, battute e azioni in ordine cronologico dall'inizio alla fine della scena. Successivamente il film-maker fa ripetere il tutto più volte, riprendendolo con inquadrature via via più strette, ossia a un livello di ingrandimento sempre maggiore. Nelle produzioni più importanti, la figura del segretario di edizione prende nota di tutte le inquadrature realizzate per la copertura di ciascun personaggio per ciascuna scena. Queste note, sceneggiatura e il materiale audio video sono poi consegnati al montatore: quest'ultimo sulla base della sceneggiatura e delle note, eseguono opera di cucitura delle varie angolazioni da cui è stata ripetutamente ripresa l'azione della scena. ESTRARRE IMMAGINI DALLA PAGINA SCRITTA

quando si legge un romanzo, si finisce per immaginare i luoghi e l'aspetto dei personaggi. Le descrizioni sulla pagina scritta aiutano il lettore a creare delle immagini nella propria mente. La produzione di un film implica un procedimento molto simile: il tutto comincia da un copione scritto cioè la sceneggiatura. Sceneggiatura e spoglio della sceneggiatura questa fornisce la struttura di base della storia intorno alla quale costruire il piano visivo. Questo processo è spesso denominato "analisi" o "spoglio della sceneggiatura": si legge ogni scena nella sua interezza e si individua cosa è meglio presentare con un piano americano, cosa con un piano medio, cosa con un primo piano è così via. Si analizza il contenuto della scena (un dialogo carico di tensione emotiva, semplici informazioni, eccetera) e lo si suddivide in inquadrature fino a ottenere la copertura necessaria. Lista delle inquadrature avendo fatto l'analisi della sceneggiatura scena per scena, è ragionevole elencare le inquadrature secondo il loro ordine cronologico all'interno della storia: sia chiaro che le effettive riprese del film non devono seguire la cronologia delle scene nella sceneggiatura. La pianificazione delle riprese dipende dalla disponibilità degli attori e delle location e da molti altri fattori, perciò la scena 24 potrebbe essere girata per prima e la scena 3 per ultima. L'obiettivo è, in ogni caso, 3

girare la copertura di tutte le scene spuntando ogni voce sulla lista delle inquadrature. Poiché ogni scena è identificata da un numero, il primo assetto per quella scena, normalmente l'inquadratura master, è indicato con "scena 1" o semplicemente "1". A tutti gli assetti successivi sarà assegnato una lettera, a partire dalla "A": il secondo assetto sarà quindi chiamato "scena 1, A” , il terzo assetto "1,B” e così via. L'obiettivo dovrebbe essere quello di registrare il materiale correttamente nel minor numero di riprese possibile per risparmiare tempo, energia e denaro. Lo storyboard Se la sceneggiatura scritta definisce la struttura complessiva, lo storyboard costituisce il progetto del piano visivo: in esso si raffigura, con vere propri disegni, l'aspetto che ogni inquadratura dovrà avere nel momento in cui suoi elementi visivi saranno disposti per l'assetto. Questo serve a fornire un'idea visiva del prodotto finale e aiutare tutti coloro che partecipano al progetto a predisposti nella maniera più corretta. FASI DELLA PRODUZIONE DI UN FILM

tutto questo importante lavoro preparatorio dovrebbe essere portato a termine prima di iniziare le riprese. Questa fase iniziale della produzione cinematografica chiamata "pre-produzione": si scrive o si acquisisce la sceneggiatura, si definisce lo stile visivo, si selezionano la MDP e il resto dell'attrezzatura, si crea la lista delle inquadrature, si disegnano storyboard e si sbrigano tutta una serie di altre faccende come la pianificazione delle attività, del budget e così via. Nel momento in cui si inizia girare la fotografia principale si entra nella fase di "lavorazione". Questa continua finché tutti gli elementi necessari per la versione finale del film non sono stati registrati. Dopodiché il materiale audio e video così ottenuto viene passato il team di montaggio, dandogli il via alla fase di "post-produzione" del film. Le inquadrature vengono montate con l'obiettivo di narrare la storia nel miglior modo possibile considerato il materiale a disposizione. Le ultime fasi sono quelle di distribuzione e proiezione. CAPITOLO 2: LE BASI DELLA COMPOSIZIONE per composizione intendiamo la consapevole disposizione degli elementi artistici selezionati per la forma d'arte che si sta esercitando. L'arrangiamento di questi elementi e la loro disposizione è una parte rilevante della comunicazione visiva e dovrebbe essere previste nel progetto visivo della storia. In primo luogo occorre decidere il formato del fotogramma. Il secondo sarà individuare il soggetto, puntare l'MDP in quella direzione e catturare l'immagine, ma nel farlo il film-maker si trova di fronte a un nuovo dilemma creativo. Grazie un'abile disposizione degli oggetti si possono sottolineare i significati, si può fornire un sottotesto e, in generale, si possono potenziare le immagini con un intrinseco senso di bellezza, equilibrio e ordine. HEADROOM

per ciascun tipo di inquadratura esiste un criterio generalmente condiviso per la collocazione della testa di una persona del fotogramma. Il criterio questa più rilevanza nel caso dei campi medi e dei primi piani, poiché in queste inquadrature il corpo alla testa della persona sono predominanti rispetto all'ambiente circostante. La posizione della testa del fotogramma è molto importante ed è per questo motivo che esiste il criterio della headroom, ossia dello spazio esistente tra il punto più alto della testa e il margine superiore del fotogramma. Ebbene quindi non lasciare troppa headroom, poiché si spreca spazio su schermo e si rischia di sbilanciare la composizione complessiva dell'immagine. INQUADRATURA SOGGETTIVA E OGGETTIVA

l'inquadratura soggettiva non è adatta sceneggiatura di finzione narrativa (o almeno nella maggior parte dei casi). In una storia di finzione, degli attori interpretano dei ruoli in un mondo fittizio. La macchina da presa quasi sempre un osservatore, sorta di occhio remoto del pubblico, perciò non partecipa direttamente gli eventi, non è qualcosa o qualcuno a cui rivolgersi. Cosa che accade diversamente come per esempio in ambienti televisivi o format informativi. Quando un attore volge lo sguardo all'obiettivo, oppure parla rivolto alla macchina da presa, si dice che "rompe la quarta parete". Questa è un'espressione che trae origine dal teatro, dove gli spettatori vedono gli attori sul palco sempre dalla stessa, 4

unica direzione come attraverso una quarta parete invisibile. Nel cinema la quarta parete coincide fisicamente lì dove è collocata la macchina da presa: questo sire di ripresa e detto " inquadratura oggettiva". Inquadrare il soggetto col corpo lontano dall'asse ottico della MDP implica una stimolazione a lasciarsi chiamare in causa da parte del pubblico. LOOK ROOM E NOISE ROOM

mantenere al centro del inquadrature il soggetto può non essere la scelta migliore dal punto di vista narrativo. La look room è lo spazio vuoto tra gli occhi del soggetto e il margine opposto del fotogramma. Quest'area vuota aiuta a bilanciare il fotogramma stesso: il peso dell'oggetto ripreso (la testa) occupa la parte sinistra e il peso dello spazio vuoto occupa la parte destra. Se mettiamo il soggetto nell'area destra del fotogramma, notiamo che la look room, nella sua parte sinistra è uno spazio che crea congestione e intrappolamento quasi claustrofobico: si ha la sensazione che lo spazio vuoto alla sinistra richieda quasi disperatamente di essere in qualche modo colmato. LA REGOLA DEI TERZI

questa regola è molto facile e semplice da mettere in pratica. Si prende fotogramma e lo si divide in tre parti, sia verticalmente che orizzontalmente. Quando si intende comporre secondo questa regola, si inquadra il soggetto in modo tale che gli elementi di interesse visivo siano collocati in uno dei punti di intersezione delle linee della griglia. ANGOLAZIONE DELLA MDP

La posizione del MDP e la visuale sul soggetto offerta lo spettatore da quella posizione, incidono sulla quantità di informazioni visive trasmesse e possono anche permettere di desumere determinati i significati dal inquadratura per prima cosa, ci sposteremo intorno al soggetto lungo un cerchio orizzontale al cui centro è posto l'attore, mentre la MDP traccia la circonferenza; in seguito ci sposteremo intorno al soggetto lungo il cerchio verticale: l'attore rimane al centro ma, seguendo la linea di questa circonferenza, la macchina da presa si alza o si abbassa rispetto all'altezza neutrale, in modo da mostrare il soggetto dall'alto al basso. Nelle angolazioni orizzontali vi è il metodo dei 360°: poiché un cerchio ha un'ampiezza di 360°, utilizziamo questa unità di misura per descrivere il movimento del MDP lungo la circonferenza e il tipo di inquadratura generale: dividiamo il cerchio in due sezioni di 180° definendo valori negativi per l'una e positivi per l'altra. ( 15). Mettendo l'MDP di fronte al soggetto a 0°, si ottiene l'inquadratura frontale, piatte spesso insignificante, ma adatta per riportare lenti, come telegiornali. Se la telecamera inizia muoversi intorno al soggetto fisso al centro percorrendo la cui circonferenza verso sinistra, diciamo che procede lungo i gradi positivi (+45°, +90° eccetera) sino a trovarsi dietro di lui e a inquadrare, a + 180°, solo la parte posteriore della testa (fig 16) lo stesso arco può essere tracciato a destra del soggetto. In questo caso la progressione avverrà lungo valori negativi (-45°, -90°, -135°, -180° ) ( 1 ). Può essere inoltre intuitivo pensare alla circonferenza come quadrante di un orologio, centro del quale è situato il soggetto, mentre la macchina da presa scorre lungo l'anello su cui sono disposti numeri: un po' come succede nell'ambiente aeronautico. Metodo della posizione della MDP -l'inquadratura frontale: utilizzato da oltre al Tg e talkshow anche nel cinema di finzione, per esempio quando il soggetto parlo pensa, quando cammina verso ...


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