Riassunto di che cos e la grammatica generativa giorgio graffi PDF

Title Riassunto di che cos e la grammatica generativa giorgio graffi
Course Glottologia
Institution Università degli Studi di Palermo
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Riassunto di che cos e la grammatica generativa giorgio graffi...


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Che cos’è la grammatica generativa - Giorgio Graf 1. Introduzione 1.1 Grammatica e grammatica generativa Il concetto di grammatica generativa è assai differente rispetto a quello tradizionale di grammatica, che impariamo a scuola come un insieme di nozioni da applicare alla lingua. Ognuno di noi ha sin dalla tenera età alcune intuizioni linguistiche che ci consentono di riconoscere senza esitazioni una frase grammaticale da una agrammaticale, una sensata da una insensata, il concetto di parafrasi o sinonimia, di riflessivo e non riflessivo, o ancora di riconoscere i soggetti sottintesi dei verbi all’infinito: 1) Mario vuole partire. – *Mario vuole di partire. 2) Il mattone vuole cantare la Traviata. – *Il mattone vuole di cantare la Traviata. 3) Gianni ha baciato Maria. – Maria è stata baciata da Gianni. 4) Gianni lo ha guardato. – Gianni si è guardato. – Gianni ha detto che Pietro lo ha guardato. – Gianni ha detto che Pietro si è guardato. 5) Gianni ha promesso a Maria di partire. – Gianni ha ordinato a Maria di partire.

Lo scopo della grammatica generativa è quello di fornire una descrizione esplicita della capacità sviluppata da bambini che sta alla base di questo insieme di intuizioni e di spiegare il modo in cui essa è acquisita dagli esseri umani. L’aggettivo “generativa” indica da un lato lo scopo di “esplicitare” concetti innati, dall’altro di “produrre in base a regole”: la grammatica generativa è dunque un insieme di regole che "specificano" o "generano" in modo ricorsivo (cioè per mezzo di un sistema di riscrittura) le formule ben formate di un linguaggio. 1.2 La formazione intellettuale di Chomsky Noam Chomsky è considerato a buon titolo l’inventore della GG. Egli nacque a Filadelfia il 7 dicembre 1928 da una famiglia di intellettuali ebrei immigrata negli Stati Uniti dalla Russia. Nel 1945 intraprende gli studi nell’Università della Pennsylvania, dove fa l’incontro decisivo, ovvero quello con Harris ✓ , uno dei maggiori linguisti della corrente bloomfieldiana; Harris affidò a Chomsky la correzione delle bozze di un grosso volume, Methods in Structural Linguistic. Chomsky elaborò tuttavia una sua tesi (riassunta nel primo tentativo di GG con il titolo di Morphophonemics of Modern Hebrew) che si distaccava da quella dei strutturalisti bloomfieldiani (si preoccupavano di individuare gli elementi costitutivi di una lingua su base distribuzionale) e si prefiggeva lo scopo di mettere in relazione forme di parole apparentemente irregolari e prive di legami riconducendole a forme astratte soggiacenti. Conseguito un Master nel 1951, Chomsky vinse una borsa di studio per l’università di Harvard, dove socializzò in un ambiente di grandi influenze culturali:  i filosofi Goodman e Quine ✘  il linguista Jakobson (uno dei fondatori della Scuola di Praga) ✘ da cui Chomsky si distaccò;



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il logico e filosofo della scienza Bar-Hillel ✓: aveva studiato con Carnap ✓, che insisteva sui principi delle scienze astratte (cfr. scienze astratte e soggiacenti di Chomsky) e che si batteva per la creazione di una “scienza unificata” che trattasse con un’unica metodologia scienze naturali e scienze umane; queste forme astratte svolgevano un ruolo analogo alle forme ricostruite nella linguistica storica (forme non attestate ma postulate per spiegare l’etimologia di determinate parole) il linguista Halle ✓ il medico e neuropsicologo Lennenberg ✓ lo psicologo del behaviorism Skinner ✘ : secondo cui il linguaggio verrebbe appreso dal bambino esclusivamente per imitazione del comportamento linguistico degli adulti e dell’ambiente circostante; Chomsky se ne distaccava poiché riteneva che alla base dell’acquisizione del linguaggio stessero specifiche strutture mentali preprogrammate. FORMAZIONE CULTURALE DI CHOMSKY: 1. Linguistica strutturale di Harris 2. Logica e filosofia della scienza di Bar-Hillel e Carnap 3. Linguistica strutturale europea di Jakobson e dell’allievo Halle 4. Approccio mentalistico di Lennenberg, opposto a quello comportamentale di Skinner.

Al periodo di Harvard risalgono Transformational Analysis of English (tesi di dottorato) e The Logical Structure of Linguistic Theory (non pubblicato). Ottenuto il posto di insegnante presso il Massachussets Institute of Technology (MIT), grazie al linguista e editore olandese Cornelis van Schooneveld, pubblicò gli appunti per i suoi corsi sotto il nome di Syntactic Structures, un breve volume che determinò la fama mondiale di Chomsky. 1.3 Lo sviluppo della grammatica generativa Possiamo distinguere cinque periodi nella storia della GG: 1. Inizi anni 50 – metà anni 60 : opere di Chomsky e dei suoi primi allievi 2. Metà anni 60- fine anni 60: anni della “teoria standard” contrassegnati da Aspects of the Theory of Syntax 3. Fine anni 60- fine anni 70: anni della “teoria standard estesa” 4. Anni 80-inizio anni 90: anni della “teoria dei principi e dei parametri”, il cui riferimento sta a Chomsky e alcuni suoi allievi 5. Anni 90: anni del “programma minimalista”, utilizzato da Chomsky per riformulare in chiave più semplice i risultati ottenuti nella fase precedente.

2. Concetti fondamentali 2.1 La “facoltà di linguaggio” La GG pone l’accento sulla natura psicologica del linguaggio: infatti, a differenza di molte teorie contrarie a Chomsky che considerano il linguaggio una facoltà “esterna”, la GG parla di un linguaggio “interno”, legato cioè alla capacità del parlante di produrre e comprendere frasi che non ha mai udito prima e di avere intuizioni linguistiche. Compito della GG: fornire una spiegazione del sistema cognitivo dei parlanti di una data lingua e del modo in cui questo viene acquisito dal bambino.



Linguaggio e comunicazione: la facoltà di linguaggio in senso stretto e il suo sviluppo nella specie umana non sono spiegabili semplicemente in termini di efficienza comunicativa; esistono infatti alcuni aspetti tipici del linguaggio che sono difficilmente spiegabili in termini di efficienza comunicativa, come le frasi ambigue: -la nostra associazione protegge le donne e i bambini infelici: infelici solo i bambini o anche le donne?





Competenza ed esecuzione: il linguaggio è dunque un sistema cognitivo che si distingue in competenza (= conoscenza implicita posseduta da ogni parlante che la GG ha il compito di esplicitare) e esecuzione (=realizzazione concreta del linguaggio nell’uso che ne fa il parlante). Il linguaggio e le lingue: con linguaggio intendiamo la facoltà comune a tutti gli esseri umani, con lingua la forma specifica che questa facoltà assume nei vari individui. La lingua è un’entità interna e considerata come un qualche elemento della mente della persona che conosce la lingua acquisito nell’apprendimento e usato nelle funzioni di parlante e ascoltatore; non esiste una lingua esterna comune a tutti gli individui, per cui tutte le lingue sono interne e individuali.

2.2 Caratteristiche specifiche del linguaggio umano Se il linguaggio umano è innato, come mai non parliamo tutti la stessa lingua? Questo dipende dal rapporto tra la componente innata ed esperienza nell’acquisizione della lingua materna.  Discretezza: il linguaggio umano è discreto, nel senso che è costituito di unità minime distinte ad un intervallo in cui non si possono inserire ulteriori unità. Nei sistemi continui invece, come la comunicazione animale e nello specifico nella danza delle api, è possibile modificare illimitatamente il segnale: l’ape esploratrice, per indicare alle compagne la direzione sempre più precisa da seguire per la raccolta del cibo, introduce modifiche sempre più sottili nel ritmo, nell’orientamento e nella durata della sua danza.  Ricorsività: la ricorsività è il meccanismo che permette di produrre frasi sempre nuove mediante l’inserimento di una frase in un’altra frase e così via; questo permette, a livello di competenza ma quasi mai di esecuzione, di produrre frasi di lunghezza infinita (questa proprietà si chiama INFINITÀ DISCRETA).  Dipendenza dalla struttura: è la caratteristica per cui le frasi delle lingue umane non sono organizzate come una semplice successione di parole, perché in molti casi la forma delle parole è determinata da quelle di altre parole molto “distanti”: -Chi pensi che Maria affermi che Pietro vuole sposare? -Penso che Maria affermi che Pietro vuole sposare Anna: il verbo “sposare” si riferisce a “chi”, posto a inizio frase, che nella risposta si sposta fino a raggiungere la posizione di complemento oggetto subito dopo il verbo. La possibilità di “muovere” i costituenti è dunque un’altra caratteristica del linguaggio umano, derivante dalla dipendenza dalla struttura. 

Località: è la caratteristica per cui il movimento è sottoposto a delle limitazioni: -*Chi pensi all’affermazione di Maria che Pietro vuole sposare? -Penso all’affermazione di Maria che Pietro vuole sposare Anna: chi non può muoversi liberamente ma è limitato dalla struttura in cui si trova, in questo caso dal fatto che la frase subordinata dipende da un nome e non da un verbo.

3. Mentalismo e innatismo Esaminiamo gli argomenti di Chomsky a sfavore della tesi comportamentistica di Skinner.  Povertà dello stimolo: secondo l’impostazione di Skinner, il linguaggio acquisito dal bambino è un insieme di risposte verbali agli stimoli che egli riceve dall’ambiente; in realtà è proprio la povertà dello stimolo che porta ad ipotizzare che tutti gli esseri umani dispongano di un meccanismo innato preposto all’acquisizione del linguaggio. La povertà dello stimolo dipende: - Dalla sorprendente rapidità con cui il bambino acquisisce la sua lingua materna, nonostante la sua esperienza linguistica sia frammentaria e limitata ed egli non riceva un’istruzione esplicita da parte dei genitori: l’esperienza del bambino è frammentaria poiché il bambino non sente solo frasi corrette e ben formulate, ma anche contenenti errori; limitata poiché gli enunciati uditi sono di numero finito e nonostante questo egli riesce a comporre enunciati nuovi mai sentiti; non riceve istruzione esplicita poiché i genitori non sono dei “maestri”, ma si limitano a correggere piccoli errori grammaticali che i bambini commettono. - Dal fatto che il parlante nativo di una qualsiasi lingua è in grado di distinguere una frase grammaticale da una agrammaticale, entrambe mai sentite prima: è ragionevole perciò ipotizzare che il motivo di ciò sia insito a qualche componente innata della nostra mente.  La Grammatica Universale: la componente innata di cui si è parlato viene chiamata Grammatica Universale, che determina il concetto di “lingua più naturale possibile”: essa contiene dei principi, delle proprietà condivise da tutte le lingue di carattere mentale e psicologico: discretezza, ricorsività, dipendenza dalla struttura e località. La differenza principale tra GU e GG è che la prima opera in maniera induttiva, mentre la seconda opera in maniera deduttiva, procedendo per ipotesi, la cui validità viene poi controllata sulla base dei fenomeni empirici di cui essa deve rendere conto.  Mente e corpo: è possibile individuare un corrispettivo fisiologico, nel nostro cervello, delle entità mentali che la teoria linguistica ipotizza? Secondo Moro. Avendo condotto degli esperimenti su alcuni soggetti, egli verifica la validità dell’ipotesi dell’ AUTONOMIA DELLA SINTASSI (= proprietà della sintassi che distinguono ad esempio frasi ben formate da quelle che non lo sono) e della REGOLA IMPOSSIBILE (=una regola che sia indipendente dalla struttura, che violi una delle caratteristiche del linguaggio umano): le operazioni sintattiche sono attivate in una rete dedicata del nostro cervello, mentre le regole impossibili possono essere apprese ma le aree cerebrali coinvolte non sono le stesse che quelle delle regole possibili. Quindi sì, esiste una base neurofisiologica specifica della nostra facoltà del linguaggio. 2.4 Grammatica Universale e grammatiche particolari Il concetto chiave per comprendere l’acquisizione del linguaggio da parte del bambino è quello di “attivazione”: le capacità linguistiche innate del bambino devono cioè essere attivate dall’esperienza linguistica. Questa attivazione deve avvenire entro un certo periodo critico.  I “parametri” della Grammatica Universale: il bambino attraversa una fase essenziale segnata dal passaggio dallo stato iniziale della GU a quello stabile della L-I(nterna); all’interno dei limiti fissati dai principi della GU, le lingue sono diverse per i seguenti motivi: ARBITRARIETA’ SAUSSURIANE (=il fatto che stessi concetti vengano etichettati con sequenze di suoni diversi nelle varie lingue) e presenza di PARAMETRI NON INNATI. Le grammatiche particolari sono dunque frutto della fissazione dei valori parametrali della GU: uno di questi parametri è, ad esempio, l’omissibilità del pronome soggetto, in alcune lingue (italiano, spagnolo) è possibile, in altre no (inglese, francese).

2.5 Linguaggio ed evoluzione biologica Chomsky è stato più volte accusato di essere sostenitore del creazionismo, solo perché si mostrava in disaccordo con le teorie darwiniane e neodarwiniane sull’evoluzione biologica. Esse infatti si basavano principalmente sull’adattazionismo: le strutture verrebbero elaborate a partire da organi preesistenti che in origine erano incaricati di un determinato compito ma che si sono progressivamente adattati a funzioni differenti; per cui il linguaggio sarebbe derivato da sistemi comunicativi sviluppati dagli antenati comuni delle scimmie e degli esseri umani, e successivamente perfezionati da questi ultimi a seguito di ulteriori mutamenti anatomici e di sviluppi culturali. Gould invece, che si trova molto più d’accordo con Chomsky, ha proposto una spiegazione alternativa in termini di “transadattamento” (exaptation): un organo sviluppato per una certa funzione può essere utilizzata per compierne un’altra. L’emergere della facoltà di linguaggio sarebbe quindi il grande salto avanti della specie umana, e l’ipotesi più semplice è che esso sia stato in realtà istantaneo, in un singolo individuo, dotato in un sol colpo di capacità intellettuali di gran lunga superiori a quelle degli altri, trasmesse alla sua discendenza e diventate dominanti.

3. I “livelli di rappresentazione”, le “interfacce” e le “derivazioni” 3.2 I livelli di rappresentazione nella storia della GG Ogni frase di qualsiasi lingua ha più livelli di rappresentazione, il programma minimalista ne assume due: struttura superficiale e struttura profonda.  Struttura profonda (poi, struttura p): livello più astratto da cui deriva l’interpretazione semantica, ha la funzione di formare i costituenti (gruppi di parole) e di assegnare le relazioni grammaticali (soggetto, oggetto diretto, oggetto indiretto, ecc.…); permette la trasformazione, ossia il movimento di un costituente da una determinata posizione nella struttura p ad un’altra nella struttura s (N.B.: mentre per Harris il termine “trasformazione” indica una relazione tra frasi, per Chomsky indica una relazione fra diversi livelli di rappresentazione.  Struttura superficiale (poi: struttura s): livello delle parole e dei costituenti concretamente osservabili, da cui deriva l’informazione necessaria per la realizzazione fonetica della frase. A questo livello non manca astrazione, infatti è interessato dal movimento dei costituenti dalla struttura p (dove il costituente lascia una traccia t): [Che libro]idice che il professore ha raccomandato di leggere ti? In cui t è un elemento reale della rappresentazione mentale, anche se non ha alcun contenuto fonetico. Tale struttura ha dunque il compito di rappresentare il fenomeno del movimento e le restrizioni di località cui esso è sottoposto e fornire l’input per FF e FL Dalla struttura s derivano altri due livelli di rappresentazione: la forma fonetica FF e quella logica FL: struttura p

struttura s

forma fonetica FF

forma logica FL

-

Forma fonetica: è ricavata dalla struttura s eliminando gli elementi senza contenuto fonetico (cfr. ti) e realizzando gli altri mediante sequenze di suoni possibili della lingua italiana - Forma logica: ha il compito di rendere esplicite alcune intuizioni semantiche dei parlanti e fa dunque da tramite tra la struttura s e l’interpretazione semantica. Tale struttura ha dunque il compito di rappresentare il fenomeno del movimento e le restrizioni di località cui esso è sottoposto e fornire l’input per FF e FL

3.3 Le interfacce e il loro legame Il programma minimalista si fonda sull’idea che il linguaggio umano è una struttura dotata della massima semplicità possibile, dunque dalla struttura dei livelli di interpretazione bisogna eliminare i livelli interni, ovvero struttura p, struttura s e FL. Gli unici livelli di interpretazione minimalista sono le INTERFACCE: - Interfaccia: insieme degli elementi che collegano un’unità centrale con le sue unità periferiche: Linguaggio: unità centrale Interfaccia fonetica: fornisce istruzioni su come articolare i suoni delle varie espressioni; poiché tali suoni vengono articolati e percepiti dal parlante tale interfaccia ha un sistema “articolatorio-percettivo” (AP) Interfaccia semantica fornisce informazioni su come combinarne e interpretarne i sensi, ha un sistema “concettuale intenzionale” (CI) Derivazioni: meccanismo che stabilisce il legame tra le due interfacce. Esse sono operazioni compiute dall’unità centrale della “facoltà di linguaggio in senso stretto”, che è formata da un lessico, che è l’insieme delle parole di una lingua, e da un sistema computazionale, che sceglie alcuni elementi del lessico e li combina nella forma dovuta, generando le espressioni che vengono poi interpretate dall’interfaccia fonetica e da quella semantica.

La facoltà di linguaggio in senso stretto ha il compito di collegare le due interfacce, è il modo ottimale per connettere il suono con il significato; ottimale nel senso che fornisce nel modo più semplice ed economico le istruzioni alle interfacce : da un lato per la pronuncia e la percezione delle varie espressioni linguistiche , dall’altro per la loro interpretazione semantica.

4. Aspetti delle derivazioni: la combinazione degli elementi 4.1 Osservazioni preliminari Dunque le derivazioni sono: operazioni compiute dal sistema computazionale combinando gli elementi del lessico e formando così nuovi oggetti sintattici; il risultato finale delle derivazioni sono le espressioni, cioè coppie di elementi, uno dei quali è una rappresentazione dell’interfaccia fonetica e l’altro di quella semantica. All’interno della facoltà di linguaggio in senso stretto si individuano dunque tre componenti: - Sintassi in senso stretto: genera le derivazioni - Componente fonologico: interpreta il risultato delle derivazioni all’interfaccia fonetica - Componente semantico: interpreta il risultato delle derivazioni all’interfaccia semantica.

Le operazioni che producono le derivazioni sono tre: 1. Merge 2. Agree 3. Move 4.2 Gli elementi discreti del linguaggio: tratti e lessico  Tratti e parole: dal punto di vista dell’interfaccia fonetica, le unità discrete sono spesso identificate con i fonemi, che sono ulteriormente analizzabili in tratti; essi non sono dotati di significato, a differenza dei morfemi, che sono le unità discrete dell’interfaccia semantica. Questi ultimi sono analizzabili in due categorie di tratti, quelli lessicali, non dipendenti dal contesto, e quelli grammaticali, chiamati anche contestuali perché dipendenti dal contesto nel quale sono inseriti: la GG assume che siano proprio questi tratti a determinare la combinabilità o la non combinabilità delle parole, sintagma infatti significa essenzialmente “combinazione”. Le entità che entrano in una derivazione sono matrici di tratti, tanto intrinseci (cfr. [+animato]), tanto contestuali o grammaticali (cfr. [+maschile]): alle categorie composte sia da elementi grammaticali che lessicali si dà il nome di CATEGORIE LESSICALI, a quelle composte solo da tratti grammaticali si dà il nome di CATEGORIE FUNZIONALI.  Tratti “interpretabili” e “non interpretabili”: distinguiamo tre tipi di tratti: 1. Tratti fonetici 2. Tratti semantici 3. Tratti non interpretabili: tratti non interpretati da nessuna delle due interfacce poiché non aggiungono nessun...


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