Riassunto la religione entro i limiti della sola ragione PDF

Title Riassunto la religione entro i limiti della sola ragione
Course Storia delle religioni
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LA RELIGIONE ENTRO I LIMITI DELLA SEMPLICE RAGIONE Il male radicale nella natura umana Secondo alcuni il mondo procede dal bene verso il male (ipotesi della decadenza) ma secondo altri il movimento sarebbe opposto, cioè dal male verso il bene. Da qui la questione: l’uomo é cattivo o buono per natura? E se fosse tutte e due le cose? Cioè in parte buono e in parte cattivo? Un uomo si dice cattivo non solo quando compie azioni cattive ma quando queste azioni sono ispirate da massime cattive presenti dentro di lui; queste massime non si possono osservare direttamente, per dire cattivo un uomo bisogna risalire “a priori” 1. Da alcune azioni cattive, compiute coscientemente, ad una massima cattiva posta a loro fondamento 2. E poi, da questa massima ad un principio generale che si trova nel soggetto. Affermare che l’uomo è buono o che è cattivo per natura significa credere che l’uomo porti in sé un fondamento primo che gli fa adottare massime buone o massime cattive. Questo carattere è innato ma la colpa (o il merito) non è della natura ma dell’uomo stesso che ne è l’autore. Non si può dire che l’uomo sia buono per alcuni aspetti e cattivo per altri perché in questo caso egli adotterebbe in alcuni casi la legge morale che comanda l’osservanza del dovere e in altri casi non l’adotterebbe, ma questo è un controsenso perché la legge morale è unica e universale. L’originaria disposizione al bene nella natura umana Questa disposizione può essere analizzata secondo tre classi: 1. Disposizione dell’uomo all’animalità in quanto essere vivente, cioè amore di sé fisico e meccanico (conservazione di se stessi, continuazione della specie, stare in comunità con altri uomini). Su questa disposizione possono essere impiantati vizi della rozzezza umana o vizi bestiali: intemperanza, lussuria, disprezzo selvaggio della legge. 2. Disposizione dell’uomo all’umanità in quanto essere vivente e razionale, cioè amore fisico e comparativo (felici o infelici solo in confronto agli altri). Su questa inclinazione possono innestarsi i vizi satanici: invidia, ingratitudine, gioia per le disgrazie altrui. 3. Disposizione dell’uomo alla propria personalità in quanto essere vivente razionale suscettibile di imputazione, cioè la capacità di provare per la legge morale un rispetto che sia un movente sufficiente dell’arbitrio. La tendenza al male nella natura umana La tendenza al male morale è possibile solo come determinazione del libero arbitrio, e consiste nella deviazione delle massime dalla legge morale. La capacità o incapacità dell’arbitrio ad accogliere naturalmente nella sua massima la legge morale, viene chiamata buon cuore o cattivo cuore. Nella tendenza al male si possono distinguere 3 gradi: 1. Fragilità della natura umana, debolezza del cuore umano a mettere in atto le massime adottate a livello generale 2. Impurità della natura umana, tendenza a mescolare moventi morali con moventi immorali: la massima non ha accolto in sé la legge morale come unico movente sufficiente ma ha bisogno di altri moventi per determinare l’arbitrio (le azioni non sono compiute puramente per dovere) 3. Malvagità della natura umana, tendenza all’adozione di massime cattive, tendenza dell’arbitrio a sottomettere il movente della legge morale ad altri moventi. Differenza tra A. Uomo di buoni costumi: obbedisce alla lettera alla legge, le sue azioni raramente hanno come movente unico la legge B. Uomo moralmente buono: obbedisce allo spirito della legge, le sue azioni hanno sempre come unico movente la legge.

Ogni tendenza è Fisica: appartenente all’arbitrio dell’uomo in quanto essere naturale Morale: appartenente all’arbitrio dell’uomo in quanto essere morale Con il concetto di tendenza si intende un motivo soggettivo che determina l’arbitrio anteriormente ad ogni atto. L’uomo è cattivo per natura Cioè l’uomo è consapevole della legge morale e tuttavia ha voluto allontanarsi da essa. Il carattere di questa tendenza deve essere riconosciuto a priori, come proveniente dal concetto di male, in quanto questo male è possibile secondo le leggi della libertà. Se nessun altro movente lo spingesse in senso contrario, l’uomo assumerebbe la legge morale come massima suprema. Ma egli, in virtù della disposizione naturale dipende anche da moventi della sensibilità e li accoglie anche nella sua massima. La differenza tra uomo buono e uomo cattivo sta nella subordinazione dei moventi (legge morale e impulsi sensibili): quale dei due è condizione dell’altro. L’origine del male nella natura umana a) Origine razionale l’esistere dell’effetto derivato dalla sua causa prima. Quando si riserva l’origine razionale di una cattiva azione questa va considerata come se l’uomo l’avesse commessa a partire da uno stato di innocenza. Infatti l’azione è libera e deve essere giudicata come un uso primario del libero arbitrio. b) Origine temporale l’accadere dell’effetto che in quanto evento va riferito alla causa nel tempo. Per esempio il peccato di Adamo: condizione di innocenza anteriore quindi peccato originale mentre per noi c’è già una malvagità innata nella nostra natura. Non vi è dunque alcun fondamento comprensibile da cui per la prima volta il male morale possa essere venuto in noi. L’uomo è anche un essere ancora capace di migliorare in contrasto con uno spirito tentatore, così viene lasciata la speranza di un ritorno al bene da cui si è allontanato. La restaurazione dell’originale disposizione al bene in tutta la sua forza Essere buono o cattivo è necessario che sia un effetto del libero arbitrio. Se si dice “l’uomo creato buono” vuol dire che la sua disposizione originaria è buona. Ma l’uomo non è già buono di per se stesso ma sarà buono o cattivo se accoglierà nella sua massima i moventi della legge morale o delle disposizioni sensibili. Il bene originario è la santità delle massime nel compiere il proprio dovere. Il fermo proposito di compiere il proprio dovere è diventato abitudine e si chiama anche virtù. Questa virtù ha come massima costante quella di agire in conformità della legge. L’uomo si rende conto di essere virtuoso quando si sente saldo nelle massime che gli comandano di compiere il proprio dovere. Essere uomo buono anche moralmente significa non aver bisogno di nessun altro movente al di fuori della rappresentazione del dovere stesso. Non basta una rivoluzione graduale ma una rivoluzione nell’intenzione morale dell’uomo, l’uomo può diventare un uomo nuovo solo attraverso un cambiamento del cuore. La formazione morale dell’uomo non deve iniziare dal miglioramento dei costumi ma dal cambiamento del modo di pensare e del carattere. Per quanto virtuoso un uomo possa essere, non fa altro che il suo dovere e fare il proprio dovere significa soltanto conformarsi all’ordine morale comune. Esigenza di miglioramento è ostacolata dalla ragione che, per natura pigra nei confronti dell’impegno morale, accampa il pretesto della propria impotenza naturale per appellarsi alle idee religiose. Due specie di religione: 1. Religione cultuale: che mira ad ottenere favori 2. Religione morale: (maestra di buona condotta) non consiste in dogmi e osservanza ma si basa sull’intenzione del cuore a rispettare tutti i doveri umani come comandi divini.

La lotta del principio buono contro il principio cattivo per il dominio sull’uomo Gli Stoici sostenevano che per diventare moralmente buoni non basta lasciar sviluppare il germe del bene insito nell’uomo ma bisogna anche contrastare la tendenza al male. Ma gli Stoici combatterono contro la stoltezza e non contro la malignità del cuore umano, che in maniera subdola mina l’intenzione morale con principi corruttori dell’animo. Il diritto al dominio sull’uomo rivendicato dal principio buono A. Idea personificata del buon principio Il figlio di Dio fatto uomo è il modello da imitare —> l’ideale dell’umanità gradita a Dio (ideale della perfezione morale) —> possiamo concepirlo mediante l’idea di un uomo che diffonde il bene con la dottrina e l’esempio —> con la fede nel figlio di Dio l’uomo può diventare gradito a Dio. B. Realtà oggettiva di questa idea Idea di un uomo moralmente gradito a Dio, come modello per la nostra condotta si trova già nella nostra ragione, non c’è bisogno di esempi empirici. C. Difficoltà relative alla realtà di questa idea e la loro soluzione Prima difficoltà: mette in dubbio, tenendo conto dell’imperfezione della giustizia umana, dell’attuabilità in noi dell’idea di umanità gradita a Dio (siate santi come è santo il Padre vostro che è nei cieli) Seconda difficoltà: l’uomo che aspira al bene viene considerato alla luce della relazione di questo stesso bene morale con la bontà divina, quindi la difficoltà concerne la felicità umana cioè la realtà e perseveranza di un’intenzione morale in progresso verso il bene. Chi possiede un’intenzione la cui purezza è quella richiesta, sentirà già da se stesso di non poter cadere più tanto in basso verso il male. Senza la totale fiducia dell’intenzione morale da noi adottata sarebbe impossibile perseverare in essa. Terza difficoltà: uomo posto di fronte alla giustizia divina, da condannare nel giudizio finale nonostante abbia imboccato la via del bene perché anche se ha adottato una intenzione buona, ha cominciato dal male e questo è un debito che non potrà mai estinguere. Soluzione: la sentenza di un giudice che scruta i cuori va pensata come basata sull’intenzione dell’imputato. Che cosa deve attendersi o temere l’uomo dalla sua condotta alla fine della vita? Il diritto al dominio sull’uomo rivendicato dal principio cattivo e la lotta tra i due principi Bene e male nell’uomo sono rappresentati nelle scritture in maniera opposta e separata. Ma potremmo chiederci come mai Dio non abbia fatto uso della sua forza per annientare il principio cattivo fin dall’inizio. Il governo di Dio sugli esseri ragionevoli agisce secondo il principio della loro libertà e cosi quello che deve loro capitare di bene o di male essi devono imputarlo a loro stessi (libero arbitrio). Quando apparve Cristo su cui il principio cattivo non aveva alcun potere, questo era posto in pericolo. Poiché quest’uomo resistette alle tentazioni venne perseguitato fino alla morte. La rappresentazione di questa morte spalanca la porta della libertà, la morte di Cristo fu la rappresentazione del principio buono come esempio da imitare per tutti. L’esito morale di questa lotta non è propriamente la sconfitta del principio cattivo, ma solo una diminuzione della sua potenza, in quanto non può trattenere contro la volontà coloro che vogliono seguire la signoria morale. Se si vuole costituire una religione morale che non riposi in dogmi, si deve rendere superflua la credenza nei miracoli. La credenza nei miracoli è (e deve essere) superflua perché essi non si possono spiegare con la ragione. I miracoli sono avvenimenti del mondo prodotti da cause efficienti le cui leggi per noi sono totalmente ignote. Si può parlare di miracoli teistici o di miracoli demoniaci; i miracoli demoniaci si dividono in angelici e in diabolici. Solo i miracoli diabolici vengono presi in considerazione in quanto gli angeli buoni fanno parlare di se molto poco.

È impossibile fare affidamento sui miracoli o prenderli in considerazione nell’uso della ragione. Il giudice di un tribunale non tiene minimamente conto della difesa presuntuosa di un delinquente che pretende di essere stato vittima di tentazioni diaboliche; il giudice non può citare Satana alla sbarra e metterlo a confronto con l’accusato; non può cavare nulla di razionale in quei pretesti. I miracoli in senso buono sono diventati semplicemente modi di dire che la gente impiega quando parla delle proprie faccende: “per il malato non c’è nulla da fare, a meno di un miracolo”. La vittoria del principio buono sul principio cattivo e la fondazione di un regno di dio sulla terra. Le inclinazioni maligne invadono la natura dell’uomo. Il dominio del principio buono è realizzabile con la fondazione di una società governata dalle e per le leggi della virtù. Soltanto in questa maniera si può sperare per il principio buono la vittoria sul cattivo. Una società che l’intero genere umano ha il compito e il dovere di costruire mediante la ragione. Una comunità di uomini costituita secondo le leggi della virtù, chiamata società etico-civile o comunità etica. Stato etico = regno della virtù = pienamente fondato nella ragione umana. Rappresentazione filosofica della vittoria del principio buono mediante la fondazione di un Regno di Dio sulla terra 1. Lo stato di natura etico: uno stato giuridico-civile (politico) regola il rapporto tra gli uomini attraverso leggi pubbliche del diritto, leggi coercitive; uno stato etico-civile è quello in cui gli uomini sono riuniti sotto leggi prive di costrizioni cioè sotto semplici leggi della virtù. Al primo si oppone lo stato di natura giuridico, mentre al secondo lo stato di natura etico. In questi due stati di natura ognuno dal legge a se stesso —> non c’è nessuna legge esterna alla quale ci si riconosce assoggettati —> uomo giudice di se stesso —> nessuna autorità pubblica. Il legislatore non può attuare con la forza una costituzione indirizzata a fini morali (etici), perché produrrebbe proprio il contrario degli scopi morali e renderebbe vacillanti gli stessi suoi scopi politici. Cittadino di una comunità politica è libero di entrare insieme ad altri cittadini in un associazione etica. Una comunità etica deve poggiare su leggi pubbliche e avere una costituzione fondata su tali leggi: essi devono sottostare alla condizione di non introdurre nulla, nella comunità, che sia in contrasto col dovere dei membri in quanto cittadini di uno stato. 2. L’uomo deve uscire dallo stato di natura etico, per diventare membro di una comunità etica. Lo stato di natura giuridico e etico sono in stato di continua ostilità causata dal male presente in ogni uomo. Lo stato di natura etico è uno stato di mutua ostilità contro i principi della virtù da cui l’uomo naturale deve aver cura di uscire al più presto possibile. Questo è un dovere del genere umano verso se stesso, destinato al proponimento del sommo bene. 3. Il concetto di una comunità etica è il concetto di un popolo di Dio retto da leggi etiche. Affinché sorga una comunità etica è necessario che tutti gli uomini siano soggetti ad una legislazione pubblica e che sia riconosciuta proveniente da un legislatore comune in quanto il popolo non può essere autolegislatore. Le leggi mirano alla moralità delle azioni (in una comunità giuridica esse mirano alla legalità delle azioni). Il legislatore di una comunità etica deve essere colui rispetto al quale tutti i doveri siano rappresentati come suoi comandi, cioè Dio in quanto Signore morale del mondo. 4. L’idea di un popolo di Dio è attuabile soltanto sotto la forma di una Chiesa. Comunità etica = popolo di Dio retto secondo le leggi della virtù. Una comunità fondata sulla legislazione morale divina è una chiesa che, in quanto non è un oggetto dell’esperienza possibile, si chiama chiesa invisibile = la riunione effettiva degli uomini in un Tutto che concorda con questo ideale. I requisiti della vera chiesa sono: Universalità e unità numerica in quanto deve contenere dentro se la disposizione all’unità —> avere dei principi che conducano all’unione generale in un'unica chiesa. La purezza cioè unione deve avvenire solo per motivi morali

La libertà, come una specie di democrazia; rapporti basati sulla libertà: rapporti tra membri e rapporti tra chiesa e stato L’immutabilità della costituzione ecclesiale in quanto deve contenere principi certi. È necessario che sia soggetta a leggi ordinarie e non deve basarsi su simboli arbitrari che, mancando di autenticità, sono accidentali. 5. La costituzione di una chiesa parte sempre da qualche fede storica (rivelata) che si può chiamare fede ecclesiale (della chiesa) e che trova i suoi migliori fondamenti in un libro santo (sacra scrittura). La fede religiosa pura è una semplice fede della ragione, mentre una fede storica è fondata sui fatti. La fede religiosa pura è l’unica in grado di fondare una chiesa universale perché è una fede razionale che può essere comunicata a tutti con persuasività. Una costante cura per mantenere una condotta moralmente buona è tutto ciò che Dio esige dagli uomini per essere graditi nel suo regno. Essi infatti concepiscono la loro obbligazione come dovere ad un culto qualsiasi in cui non importa il valore morale interno alle azioni, ma il loro concepimento. Siccome qualunque signore di questo mondo ha un bisogno particolare di essere onorato e lodato dai suoi sudditi con segni di sottomissione, ritiene che Dio sia meritevole di essere universalmente onorato in questo modo (antropomorfizzano Dio). Nasce così una religione cultuale. La religione è costituita da leggi statutarie e da leggi puramente morali. Possono essere ammesse anche leggi statutarie che costituiscono la dottrina della chiesa, ma la legislazione morale pura è ciò che costituisce la vera religione, e la religione statutaria può quindi contenere solo il mezzo per la sua promozione e diffusione. Nella fede religiosa pura importa solo il concepimento, secondo l’intenzione morale, di tutti i doveri. Vi è una sola vera religione ma si possono avere diverse specie di fede (Cristina, ebraica, islamica). L’uomo intende sempre per religione la sua fede ecclesiale (di chiesa), mentre la religione dipende solamente dalle intenzioni morali, è nascosta nell’interiorità dell’uomo. 6. L’interprete prima della fede ecclesiale è la fede religiosa pura. Quando una chiesa si fonda su una fede rilevata, essa è priva del contrassegno più importante della sua verità, cioè della legittima pretesa all’universalità; la fede rilevata, in quanto storica, non è in grado di essere universalmente comunicata e condivisa in modo convincente. È comunque necessario far capo a una qualche fede ecclesiale storica: e questo perché in tutti gli uomini c’è il bisogno naturale di avere sempre un sostengo sensibile, per i concetti razionali supremi e per i fondamenti ultimi. Non importa se una tale fede empirica sia intesa come fine o come semplice mezzo, bensì se essa sia conciliabile con i fondamenti di una fede morale; allora è necessaria un’interpretazione della rivelazione data. Bisogna coglierne in generale un senso che concordi con le regole pratiche universali di una religione razionale pura. L’aspetto teorico della fede ecclesiale non può avere per noi nessun interesse morale se non influisce nell’adempimento di tutti i doveri umani intesi come comandi divini. Nel caso in cui il testo ne ammetta però anche soltanto la possibilità, è allora necessario preferire questa interpretazione a un interpretazione letterale che, o non contiene nessun elemento utile alla moralità o va addirittura contro i moventi morali. È quello che è avvenuto in ogni tempo con tutte le credenze antiche e moderne redatte in parte in libri sacri: maestri del popolo, forniti di buonsenso, le hanno via via interpretate fino a far accordare il loro contenuto essenziale con i principi della fede morale universale. La lettura dei libri sacri ha lo scopo di rendere gli uomini migliori. Anche se uno scritto è stato accolto come rivelazione divina, tuttavia il criterio supremo per giudicarlo tale è il seguente: “ogni scritto ispirato da Dio è utile per istituire, per correggere, per migliorare”. Il miglioramento morale dell’uomo costituisce il fine vero di tutta quanta la religione razionale, quindi conterrà anche il principio supremo di ogni interpretazione della Scrittura.

La religione internazionale è “lo Spirito di Dio ce ci guida alla verità tutta intera”; è quello spirito che istruisce, ci vivifica infondendo in noi principi per le azioni. “Si può trovare la vita eterna soltanto perché essa rende testimonianza a questo principio”. In vista dell’unione di tutti gli uomini in una Chiesa, lo strumento più degno è l’autorità della scrittura, che è l’elemento costitutivo della fede ecclesiale. Non si può certo negare che “chi segue la dottrina della scrittura e fa ciò che essa prescrive, sicuramente troverà che essa viene da Dio”. Della divinità della scrittura, colui che, leggendola o sentendola predicare, non può fare a meno di sentire l’impulso ad agire bene è l’effetto della legge morale. 7. Il passaggio graduale della fede ecclesiale al dominio unico della fede religiosa pura e l’approssimarsi del regno di Dio. La fede storica può bastare si per...


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