Riassunto libro \"Emozione e Coscienza\", Damasio + appunti corso prof Formisano, seconda parte PDF

Title Riassunto libro \"Emozione e Coscienza\", Damasio + appunti corso prof Formisano, seconda parte
Course Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico
Institution Università degli Studi di Padova
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Il documento contiene gli appunti della seconda parte del corso di Storia del pensiero filosofico e scientifico del docente Formisano. Gli appunti fanno riferimento al testo "Emozione e Coscienza" di Damasio e ai temi trattati nelle dispense del docente Formisano "Fenomenologia e affettività. La fen...


Description

“EMOZIONE E COSCIENZA” – DAMASIO [appunti] Damasio è un neurologo di origine portoghese, scrisse Emozione e coscienza, che è la seconda parte di un libro chiamato L’errore di Cartesio (1994), in cui l’autore compie una critica fondamentale del dualismo cartesiano attraverso l’analisi delle emozioni, le quali permettono di comprendere l’unione mente-corpo. Damasio tratta e studia il dualismo di Cartesio da scienziato e non da filosofo, in questo caso non è la filosofia che discute il dualismo ma è la scienza; egli cerca di dimostrare come mente e corpo non possono essere distinti, ma non filosoficamente. Secondo Damasio l’errore fondamentale di Cartesio è la distinzione tra mente e corpo, tra atto di coscienza (o cogito) e corpo: Cartesio utilizza un metodo di carattere analitico, giungendo alla dimostrazione dell’esistenza del cogito, senza aver dimostrato ancora l’esistenza del corpo. Il suo metodo è basato sul dubbio metodico, o dubbio radicale, che consiste in una negazione sistematica di qualsiasi tipo di conoscenza, del corpo e anche del mondo esterno, e ciò a cui si arriva attraverso questa negazione è l’atto del cogito. Quali sono le ragioni per cui il dualismo cartesiano non convince e quali sono le soluzioni alternative? È importante capire come Cartesio arriva al dualismo: egli dimostra filosoficamente l’esistenza del cogito solo dopo aver negato il mondo esterno e il corpo, infatti se ammettiamo il corpo, il cogito non si può dimostrare. Dopo la dimostrazione del cogito Cartesio giunge a quella di Dio, poi a quella del mondo esterno e del corpo, e infine della conoscenza. Ma il corpo e il mondo esterno vengono dimostrati attraverso la dimostrazione dell’esistenza di Dio (Cartesio dice che il corpo è più facile da conoscere rispetto al corpo stesso). Cartesio si occupò anche di passioni, emozioni e sentimenti, affermando che a volte sono causati dal corpo, ma l’anima (ovvero il cogito), rimane sempre separata dal corpo; egli dice che la vera passione, interna all’anima, è un atto di immediata appercezione (forma particolare di percezione mentale, che si distingue per chiarezza e consapevolezza di sé, una “percezione della percezione”). La dicotomia non viene quindi superata. Nell’ultima parte della sua vita Cartesio inizia ad avere un carteggio con la Regina Cristina di Svezia, che gli chiede come egli spiega l’unione mente-corpo: Cartesio risponde che l’unione mente e corpo non è dimostrabile filosoficamente, si astiene dal meditare sull’unione mente e corpo. Siamo tutti eredi del dualismo cartesiano, ma nessuno di noi accetta il dualismo: ovvero, esplicitamente nessuno ammette il dualismo, però l’immagine che noi abbiamo e le nostre teorie sulla conoscenza e sul sorgere della scienza sono debitrici del dualismo di Cartesio. Damasio cerca di risolvere, non da filosofo ma da scienziato, la questione del dualismo. Secondo Damasio, l’errore fondamentale di Cartesio è quello di aver separato la dimensione della razionalità da quella dell’emotività; secondo Damasio, infatti, la razionalità non si pone al di sopra della dimensione biologica, ma si forma a partire dalla dimensione biologica (es. componente decisionale, vedi esempio di David). In Damasio torna anche l’importanza del rapporto tra soggetto ed esperienza (non c’è più la concezione di un soggetto disincantato), che sostiene anche Husserl.

DISTINZIONE TRA SENTIMENTO ED EMOZIONE Il sentimento è diretto verso di sé, è un esperienza privata, è solo un fatto puramente privato. I sentimenti sorgono quando noi avvertiamo le emozioni, e riflettiamo su queste emozioni, ovvero ne diventiamo consapevoli. Il sentimento è uno stato privato, interiore e sorge dalla riflessione, quando siamo consapevoli di certe emozioni e riflettiamo su queste emozioni; mentre non è necessario essere consapevoli di una reazione emotiva, i sentimenti sono invece necessariamente consapevoli. Abbiamo due modalità di intendere il sentimento: 

essenza del sentire: quando mi accorgo che ci sono dei cambiamenti che avvengono nel mio corpo, di origine emotiva;



sentimenti di fondo : dimensione originaria, è il sentimento della vita stessa, è il senso del sé, della nostra immagine.

L’emozione, invece, è diretta verso l’esterno, è costituita da un insieme di risposte osservabili esteriormente e pubblicamente. Le emozioni sono quindi reazioni osservabili dall’esterno. La caratteristica fondamentale dell’emozione è che possiede una funzione regolatrice (visione biologica, vedi omeostasi), è una risposta che viene innescata da processi di carattere chimico e, alcune risposte, possono essere anche inconsce, inconsapevoli. La funzione delle emozioni è quella di mantenere stabili determinati parametri di tipo organico del nostro organismo; è un sistema di reazioni che hanno il fine di stabilizzare l’organismo. Le emozioni sono di diversi tipi: 

primarie: gioie, paura, tristezza e rabbia;



secondarie (o sociali): riguardano anche lo stato di benessere dell’individuo all’interno della società e della cultura; imbarazzo, gelosia, colpa, orgoglio. Regolano la presenza del corpo all’interno della società;



emozioni di fondo: malessere, benessere, calma, tensione; sono emozioni più basilari di carattere biologico. La base delle emozioni è sempre biologica e possono anche essere inconsce.

Anche Husserl rifiuta il dualismo cartesiano affermando che non si può considerare il cogito e il cogitatum come due entità separate, il mondo e la coscienza non sono separate, ma si danno insieme. In Damasio ritroviamo questa stessa critica solo che Damasio non è un filosofo, ma mostra il tema delle emozioni (trattato anche da cartesio) trattandolo sulla base di alcuni esperimenti. Le emozioni giocano un ruolo decisivo nella razionalità: nel pensiero moderno si è ritenuto che, quando si deve prendere una decisione, la sfera emozionale non è coinvolta, ma solo la razionalità è coinvolta durante una scelta (causalità lineare, decisione dovuta solo al pensiero logico). Damasio dimostra il contrario attraverso degli esperimenti su pazienti con danni cerebrali che risultano anaffettivi, ovvero non sono in grado di provare emozioni, ma hanno mantenuto integra memoria, intelligenza, capacità logiche, ma non sono in grado di prendere una decisione . Le tonalità emotive di Husserl coincidono con le emozioni di Damasio? (pag.65) No, perché Damasio considera l’emozione come una semplice reazione biologica, una modificazione del corpo. Schema della regolazione della vita (pag.75) 

regolazione base della vita: metabolismo;



emozioni: risposte alle modificazioni dell’apparato biologico;



sentimenti: dove comincia la consapevolezza delle emozioni o del sentirsi fondamentale, a questo punto inizia a sorgere la coscienza ( critica: qui abbiamo semplicemente degli esperimenti, ma non possiamo descrivere la coscienza dividendola e trattandola come se fosse una cosa; Husserl aveva scardinato questo tipo di razionalità, infatti il suo discorso va più in profondità, Damasio non ha messo in crisi il dualismo cartesiano filosoficamente; nella fenomenologia la coscienza viene analizzata elaborando un tipo di linguaggio diverso).

DISTINZIONE TRA MENTE E COSCIENZA La mente non è una “cosa”, ma un flusso continuo di configurazioni mentali, di immagini o rappresentazioni mentali, e alcune sono coscienti mentre altre sono inconsapevoli. La coscienza è una configurazione mentale che unisce l’oggetto e il Sé, le immagini mentali e il Sé e ci fa diventare consapevoli delle immagini mentali. La coscienza secondo Damasio è un oggetto di studio e può essere analizzata scientificamente e scomposta in parti. Secondo Cartesio qualsiasi cosa (anche la coscienza) può essere scomposta: ma è possibile scomporre la coscienza? Damasio contesta il dualismo di Cartesio ma intanto usa la sua regola fondamentale. Per la fenomenologia gli stati mentali e interiori non possono essere scomponibili. Damasio individua tre livelli di coscienza: 1. Proto-sè: fenomeno primordiale che l’uomo condivide con gli animali superiori, alla cui base ci sono le emozioni, eventi strettamente biologici, sui quali si sviluppano poi i sentimenti che hanno come motore l’interazione tra organismo e il mondo oggettuale. Il proto-Sé non è consapevole di sé: rappresenta quella parte del sé che impara poco per volta a riconoscersi come parte separata dal mondo esterno; 2. Sé nucleare, coscienza nucleare: fornisce all’organismo un senso di sé del qui ed ora, ma non ci dice nulla riguardo al futuro, l’unico passato che possiede è quello relativo a ciò che è appena accaduto; 3. Coscienza estesa, Sé autobiografico: si forma sulla base della coscienza nucleare, è un livello di coscienza che richiede il linguaggio, poiché solo attraverso di esso possiamo formulare la nostra storia personale, in cui prendono posto ricordi, speranze e rimpianti. Il modello di coscienza di Damasio è gerarchico quindi il sé nucleare non può darsi senza il Proto-Sé e quello autobiografico non può darsi senza il sé nucleare.

FENOMENOLOGIA E AFFETTIVITA’ – Fenomenologia materiale di Michel Henry (Formisano) Terminologia generale della fenomenologia husserliana: Il vissuto intenzionale è formato da: 

Noesi , contenuto noetico → è l’aspetto soggettivo del vissuto, letteralmente vuol dire ‘l’operazione del pensare’, è l’atto intenzionale che conferisce senso; è il pensiero pensato, il vissuto di coscienza (il percepire, il ricordare, il desiderare…). Fa parte del campo relativo alle apprensioni animatrici, anima l’oggetto materiale intrecciandosi con la hyle e dando luogo alla coscienza di qualcosa. Differentemente dalla hyle, la noesis è egocentrata, personale: dalla combinazione di un elemento noetico e uno iletico si forma il noema oggettivo, empirico;



Noema, contenuto noematico → è l’aspetto oggettivo, che letteralmente vuol dire ‘ciò che è pensato’, cioè il percepito, il ricordato, il desiderato; è il pensiero pensante, il correlato di coscienza. Il contenuto noematico è formato dai dati sensoriali immanenti (hyle) e dalla noesi (= coscienza che li anima). Il vissuto ha quindi uno strato

materiale o iletico e uno strato noetico in cui si fonda la coscienza di qualche cosa; le analisi fenomenologiche possono essere iletico-fenomenologiche o noetico-fenomenologiche. I momenti noematici sono momenti noneffettivi del vissuto → Hyle, contenuti iletici → dati materiali o materie sensoriali, costituente reale ma non intenzionale del vissuto, gruppo di dati materiali che vengono formati da un altro elemento, anch’esso reale, la noesis, affinché il vissuto possa dirsi intenzionale. I momenti iletici e noetici sono momenti effettivi del vissuto; Altri concetti sono: Epoche → significa letteralmente sospensione del giudizio, atto libero, volontario del soggetto volto, non alla negazione del mondo o all’affermazione del dubbio ontologico degli scettici, bensì alla messa in parentesi dell’atteggiamento naturale , escludendo in questa tecnica sospensiva qualunque approccio in un senso ingenuo e diretto. Vissuto → diverso dall’esperienza vissuta poiché caratterizzato dall’intenzionalità, riguarda l’essenza della realtà oggettiva. Intenzionalità → proprietà degli atti, sta ad indicare un “tendere a”, atto come intenzione che mira a qualcosa. L’elemento che specifica l’essenza intenzionale del vissuto è la noesi, donatrice originaria di senso. Per Husserl l’intenzionalità è data dal riferimento della coscienza al suo oggetto, a prescindere o meno dall’esistenza di esso nel mondo. Eidetico → ciò ce riguarda le essenze, oggetti ideali della mente indipendenti dalla realtà esterna. La fenomenologia è detta eidetica poiché è la scienza delle essenze, le quali sono necessarie e universali, sono le strutture costanti e generali dell’esperienza. L’atteggiamento eidetico mette fuori circuito ogni sorta di trascendenza mentre si occupa dei fenomeni trascendentali (interiori, psichici), per questo di parla di fenomenologia trascendentale. Coscienza → secondo Husserl la psicologia empirista ha portato ad una neutralizzazione della coscienza, mentre Husserl attraverso una riduzione fenomenologica prende in considerazione la coscienza pura, intesa come campo della pura esperienza interna. La coscienza è un vissuto-atto, connotata dall’intenzione, ovvero dalla caratteristica del tendere-a. Orizzonte → sfondo sul quale operano le noesi intenzionali.

[appunti] Nelle dispense si possono trovare due articoli sull’interpretazione dei concetti chiave di Husserl, tra cui anche l’intenzionalità. La prima parte delle dispense riguarda il confronto tra la fenomenologia intenzionale di Husserl e la fenomenologia non intenzionale di Henry, ovvero una fenomenologia basata sulla messa in discussione dell’intenzionalità (secondo Henry tutti i vissuti emozionali e sensoriali richiedono una metodologia diversa rispetto a quella basata sui vissuti intenzionali, la seconda parte cerca di rispondere alla domanda ‘Come è possibile pensare ad una fenomenologia non intenzionale?’.

INTENZIONALITA’ E AFFETTIVITA’ L’intenzionalità è la struttura del fenomeno, è ciò che determina l’essenza dei fenomeni, intesi non come ciò che ci appare della realtà esterna ma intesi come un insieme di vissuti. Husserl parte da un problema di tipo conoscitivo ed è da questo problema che nasce la fenomenologia; il problema della conoscenza è sempre stato posto a partire dall’esperienza empirica, ma quest’ultima da per scontato che ciò che appare consiste nella fedele proiezione della realtà stessa. Husserl rifiuta questo atteggiamento naturale delle scienze ed opera una riduzione fenomenologica, neutralizza questo presupposto e modifica il modo di cogliere ciò che ci appare, che non significa influenzare il modo in cui le cose si danno alla coscienza. Inoltre la fenomenologia non si occupa di comprendere se ciò che ci appare corrisponde a qualcosa di reale, ma essa si interessa solo di ciò che appare e del modo in cui appare. Le cose del mondo esterno si danno e il loro darsi presenta delle regolarità, ogni oggetto intenzionale (= oggetto della percezione) risponde a delle regole. In fenomenologia non si parla più di esperienze empiriche ma di esperienze dei vissuti. Esistono tante intenzionalità e la specificità degli oggetti corrisponde a quella dell’intenzionalità. Il vissuto può essere analizzato su due piani: 

Noematico: corrisponde al cogitatum dell’atto intenzionale, è il contenuto del pensiero, è “ciò che appare”;



Noetico: è il modo in cui il fenomeno appare e corrisponde ad una determinata operatività della coscienza; la descrizione dei fenomeni diventa dunque una descrizione della coscienza. La coscienza non è esteriore al vissuto, l’apparire del vissuto soggettivo è coscienza, mentre l’apparire oggettivo è il fenomeno. È l’insieme degli atti che costituiscono gli oggetti, atto del pensare, operatività della coscienza. Oggetto e soggetto sono le due facce della stessa medaglia.

L’affettività è un termine usato per indicare la sfera dei vissuti emozionali e si distingue dall’intenzionalità poiché esistono alcuni vissuti che non possiedono un riferimento ad un oggetto ed è difficile descriverli. In Henry l’affettività implica la volontà di sviluppare una fenomenologia ad hoc, criticando l’intenzionalità e descrivendo i limiti dell’intenzionalità stessa.

MICHEL HENRY (1922-2002)

Esponente della “fenomenologia francese” contemporanea (prima generazione di filosofi che si formano dalla lezione di Husserl, riprendendo il padre della fenomenologia ma modificandone il pensiero attraverso una lettura critica). Henry riuscì a soddisfare la necessità della filosofia francese di un ritorno all’ esperienza, e un rifiuto delle speculazioni teoriche. È il fondatore della “fenomenologia materiale” o “fenomenologia della vita”, che prende in considerazione i vissuti sensoriali non intenzionali, seguendo l’ipotesi secondo cui i fenomeni si danno in un modo non determinato dall’intenzionalità. Il suo principale interesse riguarda la sfera dei vissuti emozionali, sensoriali, impressionali, infatti la sua fenomenologia si presenta come una “fenomenologia dell’affettività” o “fenomenologia della vita affettiva”, in cui con affettività si intende lo strato più profondo e fondamentale della vita della coscienza. Non è una fenomenologia della percezione ma è qualcosa di più; per Henry, i fenomeni della sfera affettiva non individuano oggetti di tipo particolare, semplicemente distinti, ad esempio, dagli oggetti della percezione (visiva, tattile, sonora, ecc.). La questione dell’affettività si pone su un altro piano: l’affettività è un problema di tipo trascendentale : ha, cioè, a che fare con le condizioni di possibilità relative all’apparire dei fenomeni. La fenomenologia trascendentale consiste nella descrizione della fenomenicità dei fenomeni, ovvero la condizione di possibilità dell’apparire dei fenomeni, l’essenza del fenomeno (in Husserl ci sono diversi tipi di intenzionalità, di essenze). La fenomenicità riguarda il modo il cui il fenomeno appare , e ogni fenomeno ha un diverso modo di apparire alla coscienza. Bisogna quindi distinguere: 

Fenomeno: è “ciò che appare” , è il risultato della riduzione fenomenologica, consiste in una composizione di vissuti organizzati per costituire un fenomeno; per Husserl i fenomeno è qualcosa di stratificato;



Fenomenicità: è “il modo d’apparire del fenomeno”, “ciò che rende possibile l’apparire del fenomeno”, e la fenomenologia trascendentale è quella che descrive i vari modi di operare della coscienza. Nella prospettiva di Husserl, infatti, la fenomenologia trascendentale è la fenomenologia intenzionale, in quanto descrizione dei diversi tipi di intenzionalità (noesi, modalità di costituzione) che presiedono all’apparire delle diverse categorie di oggetti o fenomeni; Husserl contrappone in una dualità terminologica, non reale, l’ oggetto intenzionale (il fenomeno) e l’intenzionalità (ciò che rende possibile l’apparire dell’oggetto), che rappresentano il passaggio da una descrizione di oggetti ad una descrizione di strutture. Nel caso dei vissuti non intenzionali però Husserl non da una spiegazione precisa e rimane ambiguo.

Per Husserl il trascendentale ha a che fare con l’operatività della coscienza, e distingue i fenomeni dai vissuti, poiché i vissuti sensoriali che non hanno un riferimento oggettivo non sono fenomeni. Innovazioni di Henry nella “fenomenologia materiale”: 1. Non esiste una sola fenomenicità (l’intenzionalità), ma due tipi specifici e distinti modi d’apparire (l’intenzionalità e l’affettività); 2. In quanto non-intenzionale, l’affettività individua una specifica e autonoma sfera fenomenologica; 3. Accanto ad una fenomenologia intenzionale è necessaria una fenomenologia dell’affettività, in quanto fenomenologia non-intenzionale; 4. L’affettività designa quel modo d’apparire che consiste in un puro “s’éprouver soimême”: è un puro pathos, un puro sentire, un “provarsi”, non riferito a qualcosa (es. il dolore non ha bisogno di essere riferito ad un oggetto per mostrarsi, quindi non è intenzionale); 5. Il modo in cui un vissuto affettivo si mostra è quello del sentirsi : è un’ auto-affezione. Il vissuto prova se stesso, e in questo provarsi risiede e consiste la sua manifestazione, non ha bisogno di essere intenzionato o capito, il dolore non necessita una riflessione per manifestarsi; 6. La vita della coscienza, intesa come fenomeno, è dunque affettività. Caratteri dell’intenzionalità: 

Ogni apparire è l’apparire di qualcosa : ogni vissuto acquista un senso nella misura in cui è riferito a qualcosa, ad un oggetto. Ma l’oggetto, a sua volta, non è mai qualcosa di isolato : si inserisce in un orizzonte (= condizione trascendentale dell’apparire dell’oggetto) di relazioni e di rimandi. L’ intenzionalità definisce allora l’apertura di questo orizzonte di esteriorità, un “orizzonte di luce” all’interno del quale soltanto il fenomeno (in quanto oggetto intenzionale) diviene visibile (cioè appare).



L’intenzionalità definisce quindi una...


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