Riassunto libro \"Il mare non bagna Napoli\", Anna Maria Ortese PDF

Title Riassunto libro \"Il mare non bagna Napoli\", Anna Maria Ortese
Author Giulia Guzzetti
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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IL MARE NON BAGNA NAPOLI "Il mare non bagna Napoli" viene scritto sotto l'influenza di Pasquale Prunas e la rivista "Sud. L'esordio della Ortese sulla rivista risale al 20 giugno 1946 con il racconto "Dolente splendore del vicolo". Questo testo non viene preso come un racconto ma come una cronaca giornalistica. PERCHE' IL TITOLO "IL MARE NON BAGNA NAPOLI"? Perchè la città vecchia di Napoli non è bagnata dal mare ma per andare al mare bisogna spostarsi in alcuni paesi più vicini o avere una stanza all'ultimo piano di una casa ma comunque si vedeva il porto con le navi, non il mare spendente. Questo titolo lo usa non solo per chiamare il libro ma era anche un titolo che utilizzava Prunas per definire i bassi inoltre la Ortese lo aveva già utilizzato. Il titolo piacque molto a Vittorini e a Calvino. E' una raccolta di racconti: 3 racconti sono già apparsi in rivista e 2 sono inediti: - "un paio di occhiali" esce in due puntate su Onnibus il 19 maggio e il 26 maggio 1949 sotto il titolo "Ottomilalire per gli occhiali di Eugenia". Il racconto viene scritto tutto a casa di Prunas - "oro a forcella" che in principio si chiamava "la plebe regina" fu pubblicato su il "Mondo" il 6 ottobre 1951 - "i Granili" esce su il "Mondo" in due puntate: la prima il 12 gennaio 1952 sotto il titolo "la città involontaria"; la seconda il 19 gennaio 1952 sotto il titolo "l'orrore di vivere". Questo racconto viene visto come denuncia agli orrori della città. Vittorini scrive il 2 gennaio 1952 una lettera alla Ortese e dichiarava di trovare belli i 3 racconti da lei scritti ma voleva invitare la scrittrice a scriverne degli altri perchè è una scrittrice già nota e la collana "I gettoni" doveva pubblicare un testo un po lungo. Dovrebbe essere un libro di 300 pagine su uno stesso argomento (Napoli) oppure doveva scrivere anche solo un altro racconto. A Vittorini piacciono soprattutto gli ultimi due testi in quanto "un paio di occhiali" lo lascia un po perplesso perchè secondo lui è caratterizzato da un eccesso di naturalismo quindi dice che lei doveva riprendere i suoi studi del vero (distanziamento, il discorso deve farsi da sè, impersonalità). Lo strumento che usa Verga per fare questo è il discorso indiretto libero (si cancella ad esempio il verbo pensare, dire). In realtà Vittorini parla di un altro racconto "Il mare di Napoli" che fu pubblicato sull'"Infanta sepolta". La Ortese voleva già pubblicare i suoi 3 testi presso la casa editrice il "Sud" in quanto non solo era soltanto una rivista ma anche una casa. Il "Sud" aveva già pubblicato alcune opere (ad esempio "La festa" di Compagnone e "El borracio" di Fayad. Alla fine il libro viene pubblicato dalla casa editrice Einaudi. - "interno familiare" scritto a fine maggio 1952 - "il silenzio della ragione" esordisce il 19 giugno 1952 quindi può essere considerata una cronaca. Il libro ha una struttura pensata: - due testi di invenzione - due resoconti di dominante cronaca - l'ultimo testo raccoglie i precedenti perchè è un'inchiesta ma sono presenti anche dei caratteri di invenzione. Il libro ha un sistema di ripresa stilistica e argomentativa che permette di dare al libro un equilibrio. Henry de Luca quando uscì "Il mare non bagna Napoli" lo recensì dicendo che era un libro non omogeneo. La polemica che si scatenò era una lotta tra diverse concezioni della poetica. Il libro non porta avanti una concezione neo-realistica ma si colloca su una linea di confine e preferisce un rispetto apparente verso il realismo ma al suo interno ha degli aspetti di finzione - idea di una NUOVA LETTERATURA. La Ortese usa gli strumenti del realismo che le servono per mettere in crisi gli aspetti del realismo. (Critica di Baldi) La topografia è scandita oltre che in orizzontale, lungo un asse verticale che oppone i "bassi" squallidi e insalubri le resistenze soleggiate e ariose dei "salvati". Nella "fossa oscura" in cui sono confinati i reietti non si danno ipotesi liberatorie, a soltanto fantasie di riscatto, subito soffocate

dal ritorno alla desolazione quotidiana. Nei racconti c’è la metafora del sonno: una condizione di sonno/veglia e rinascita. È un testo paradigmatico perché la polemica che si alza non solo è causata dai pensieri dei partecipanti della rivista “Sud” ma inoltre c’è una scrittura, che già in pieno realismo, vuole prendere una strada diversa. La Ortese usa gli elementi del realismo ma allo stesso tempo lo mette in crisi non in modo esplicito ma attraverso sfumature. Ci sono diversi movimenti letterari:  NATURALISMO: si basa sul canone dell’impersonalità ( ad esempio Zola in Francia)  REALISMO: categoria moderna (1700). È una categoria molto ampia che contiene diversi realismi. Si basa su una scrittura che ha come obiettivo l’analisi e la descrizione del reale (ad esempio Manzoni).

UN PAIO DI OCCHIALI

Il pezzo centrale di via Toledo che fu costruita nel 1870 da Pietro Alvares de Toledo che costeggia i quartieri spagnoli, è chiamata via Roma dove Maria Nunziata e Eugenia vanno a comprare gli occhiali. Il basso dove sta Eugenia con la famiglia è in via Roma in onore della Chiaia, via della Cuba (zona importante anche per la Ortese dove va ad abitare nel dopoguerra; momento della rivista "Sud"). E' un racconto che definisce lo statuto del libro perchè si avvale di elementi realistici ma al tempo stesso sono presenti elementi inventati, che si discostano dalla realtà - AMBIVALENZA NARRATIVA. E' dalla voce narrante che dipende il trattamento e la configurazione della realtà. Il titolo e la precisazione dei timbri vocali mettono in evidenza il fatto che Eugenia è quasi cecata quindi sente le voci meglio che usare la vista. Mettere in evidenza i timbri ci rimanda alla commedia teatrale di Eduardo de Filippo (esempio "Le voci di dentro"). Il titolo rinvia alla precisazione della vista ma l'incipit è caratterizzato da voci senza un segnale narrativo preciso; è come se fosse cieca - VISIONE CIECA, luce spenta. La narrazione viene caratterizzata da un punto morto cioè una voce priva di vista, infatti ci si basa sul suono. La cecità è apparente e la voce narrante dà delle informazioni precise. Il narratore si mette sullo stesso piano di Eugenia. Il narratore usa il commento che ci fa riflettere sul fatto che la voce narrante è cieca ma è anche onnisciente, dà dettagli e precisazioni.. La voce narrante fa da filtro che ci permette di capire la vita delle due sorelle attraverso il discorso indiretto libero misto (lo capiamo dal tempo del verbo presente) - ci fornisce una riflessione, giudizio. Più il narratore adotta strategie al mondo in cui sta narrando, più la sua voce si rivela distinta, marca della sua presenza lo spazio del racconto. ANALESSI: ricordo, flash back. Lo sguardo infantile di Eugenia fa si che l'ambiente viene descritto in modo molto preciso e ricco di paragoni. Anche nel ricordo di Eugenia c'è il giudizio del narratore che dice che il dottore ha parlato con una voce piena di commiserazione; in questo modo il narratore riporta a un livello basso la meraviglia della bambina: - meraviglia di Eugenia - commiserazione del medico. Questo dualismo fa cadere il principio del naturalismo, dell'impersonalità e fa venire meno anche il principio del realismo perchè la voce narrante non garantisce la visione del mondo, non sa tutto e non garantisce la verità. Eugenia ha 4 visioni: 1- è dal dottore con la zia e il mondo le se rivela con meraviglia. Tutti gli oggetti che vede, è come se li vedesse per la prima volta, gli sono impossibili perchè appartengono a una classe sociale più agiata. Questi oggetti sono elencati e resi unici dalla qualità fenomenologica . Anche qui troviamo la scissione tra la vista e i suoni - è talmente imbambolata dalla visione che non ascolta il dialogo tra la zia e il dottore. Ma l'assenza del suono è apparente. C'è uno sguardo esterno che prende la distanza da

Eugenia e va a cogliere la mortificazione della zia e la reazione infastidita del medico. La massima della zia fa capire al lettore che è evidente che l'epifania (rivelazione del mondo esterno) di Eugenia è falsa. Dopo di che il narratore dà ancora voce a Eugenia anche se la sua voce è contaminata dal narratore (andava a messa con compunzione). Agli occhiali Eugenia attribuisce un potere: svelare i dettagli che la miopia non le permette di vedere. Fino ad allora aveva vissuto una sorta di rapimento, in una nebbia - le lenti sono uno strumento realista. Sono uno strumento attraverso cui restituiscono a chi guarda una visione analitica. Nonostante la miopia Eugenia vede e conosce molto bene i visi dei loro familiari e il posto in cui vive. Il desiderio di poter guardare attraverso le lenti è quello dell'aspettativa cioè la capacità di poter mutare le cose. Con le lenti Eugenia acquisisce la profondità di campo visivo che fa risaltare e moltiplicare gli aspetti di un reale spaventoso e degradato. Dopo la prima visione ci sono una serie di voci: prima quella del padre, poi quella della Marchesa punto di vista cieco del narratore perché assume il punto di vista di Eugenia. Quando c’è scritto “Zi Nunzia”, il punto di vista è quello di Eugenia, ma nel racconto il punto di vista del narratore è visibile come per esempio quando si sostiene che la Marchesa non è veramente devota al cristianesimo, è cinica, sfrutta che è più basso di lei e che il padre davanti a lei la tollera ed è gentile ma in realtà non è cosi. 2- La seconda visione è polifonica cioè è caratterizzata da un continuo cambiamento tra la visione di Eugenia e la presa a distanza del narratore. Questo è reso possibile dal discorso indiretto libero e dalle similitudini. Nel racconto non ci sono precisazioni di date ma solo di luoghi. Nella seconda visione gli oggetti sono descritti in modo molto preciso e descrive i luoghi del basso. Guardare il mondo con le lenti produce due effetti:  I dettagli sono tanti che sovrastano lo spazio a tal punto che cancellano l’ambiente  Le immagini dettagliate diventano immagini del mondo e quindi diventano illusioni e non realtà Ci sono delle similitudini che non appartengono a Eugenia ma al narratore; sono inserite nella visione della ragazza ma non le appartengono - duplicità. Nella terza visione c’è un punto in cui i due sguardi hanno la stessa direzione. È la visione decisiva perché è diversa dalle altre. In verità la realtà la si può osservare senza l’utilizzo delle lenti. La miopia:  Le fa vedere le cose molte più piccole  Ha una visione filosofica della vita (metafora: uomo-insetti): fa una riflessione sul senso della vita degli uomini destinati a una vita senza possibilità di cambiamento. 3- Nella terza visione c’è un’epifania che avviene quando Eugenia è senza occhiali. Questa visione non è caratterizzata da stupore ma da una valenza negativa. Questa consapevolezza investe anche il mondo dei ricchi: ha perso i suoi colori anche Posillipo. Ci sono due modi diversi di conoscere la realtà (innovazione della Ortese):  La conoscenza della realtà è data dall’unione di un segno linguistico e un oggetto. Lo strumento linguistico permette di conoscere la realtà  Idea di conoscenza del mondo che rompe l’adesione tra descrizione e oggetti/reali. Lo sguardo letterario non permette di comprendere la realtà. 4. La quarta visione conferma la differenza di visione della Ortese. Eugenia si mette gli occhiali e l’effetto è che tutto risulta intensificato ma non accessibile. Se continuiamo a vedere le cose con dei dispositivi, vediamo la realtà che è destinata all’immobilità. Con gli occhiali vede quello che aveva già visto dall’alto senza occhiali. Non le fa vedere una possibilità di vita migliore o diversa. Il finale ha un effetto spiazzante perché la vicina dopo aver detto che è normale che le viene da vomitare perché è la conseguenza delle lenti, il racconto finisce. Rimangono spiazzati anche gli altri letterari napoletani che si erano affidati al neo-realismo: “il mare

non bagna Napoli” è un laboratorio nella quale la Ortese cambia gli stili di scrittura. Per gli altri scrittori era più intollerabile il fatto che la narrazione era basata molto sulla sociologia e veniva applicata sul terreno (narrativa verista e naturalista, racconto breve) vissuto da quegli stessi scrittori. Il narrare della Ortese è in conflitto con l’infinita cecità del vivere (tematica sostenuta da Leopardi ed Edgard Allan Poe). La protesta è soprattutto etica, di concezione del mondo più che una protesta sociale fa del percorso della Ortese una letteratura a sé. Il primo racconto ha delle analogie con il secondo: nel primo il sottofondo sonoro è dato dal dialetto. L'uso del dialetto non da intendere come uno strumento di realismo ma è un incantamento musicale. Non si usano parole singole ma a volte è la frase che ha una sintassi dialettale. Usare il dialetto permette al lettore di dare una cadenza dialettale anche alle parole in italiano. "Un paio di occhiali" ha degli antecedenti ad esempio Matilde Serao, scrittrice di ambientazione napoletana ("Giovannino e la morte"; e "Una fioraia" che mette in scena una tragedia dell'infanzia dove si mettono in rilievo i tratti di denutrizione e della malattia) oppure, quello più importante è Edgard Allan Poe che inserisce l'inquieto in una narrazione tranquilla (esempio scrive "Occhiali" che ha come protagonista un vecchio miope che scopre l'orrore della sua promessa sposa Eugenie ultra ottantenne in degrado fisico che si accorge della sua bruttezza dopo aver messo un paio di occhiali). Nel racconto c'è un tratto autobiografico in quanto la Ortese da piccola non ci vedeva bene e dovette mettere gli occhiali. CORPO CELESTE (pagina 155) Capovolge l'ottica di S.Tommaso che crede solo in quello che tocca. Il reale non è quello che appare, è altro, non è quello che si vede ma quello che non si vede (nell'invisibile). (pagina 97, domanda di Bellezza) La Ortese entrò per la prima volta in un museo di Napoli, a Capo di Monte. Rimase colpita da un Raffaello di piccole proporzioni. Per la Ortese conta di più il pensiero sulle cose naturali rispetto alla natura che può essere inganno. Quel cielo di Raffaello può sembrare falso invece davanti a quel cielo la Ortese ha cambiato la sua idea di realtà. - è l'idea di quel cielo naturale ripensato rispetto a quello reale. Il cielo ripensato permane, dura. Se l'opera d'arte rimane vuol dire che è riuscita a fissarsi nel tempo mentre il cielo reale continua a cambiare, si modifica. (pagina 98) La letteratura italiana è sensuale, si sente in sintonia con il naturale; non va al di là dell'imitazio della natura anche se le cose vengono descritte in modo dettagliato (ad esempio l'Orlando e "le Ricordanze). La Ortese sostiene che Leopardi, come i musicisti e i pittori, è riuscito ad andare oltre la natura, non 0…..0.crede più al reale come gli appare (la natura è inganno). Con Manzoni il romanzo reinventa la storia, distrugge la verità del naturale e la solidità del reale - è quello che fa la Ortese con il realismo. ETICA DELLA ORTESE, LEOPARDI E MANZONI: niente è vero, tutto muta, tutto cade, tutto cambia. All'inizio del romanzo Corpo Celeste, dice che la terra è nulla, è solo un puntino. Gli italiani sono un popolo che si fa ingannare dalle apparenze; non alzano gli occhi oltre al puro reale. (pagina 100) Passo dello "Zibaldone": DOPPIA VISTA. Solo la doppia vista ci permette di guardare oltre l'inganno. E’ triste la vita che vede e sente solo le cose semplici senza filtrarle nell'immaginazione (solo l’immaginazione permette di dare vita all’infinito).

INTERNO FAMILIARE Alberto Murolo canta "Core 'ngrato" che è la colonna sonora del secondo racconto. é stata scritta da Sisca (soprannominato Cor de ferro) e musicata da Salvatore Cardillo nel 1911 mentre erano a New York. Viene cantata da grandi voci della lirica.  Murolo nasce nel 1911 a Napoli e muore nel 2003, è un chitarrista e cantautore figlio del poeta Ernesto Murolo, a sua volta figlio di Eduardo Scarpetta (padre di Eduardo De Filippo e altri tre ragazzi).  Scarpetta nasce nel 1853 e muore nel 1925. A lui si deve la traduzione del teatro napoletano moderno. Nel 1904 si ritira dalle scene perchè D'Annunzio fa intentare una causa per plagio e

contraffazione perchè aveva messo a teatro una parodia sul poeta vate. Il direttore della CAI querela Scarpetta. E’ una causa importante perchè da qui si sancisce il diritto d'autore. Nel 1908 la causa finisce con la vittoria di Scarpetta - in questo modo si sancisce anche il riconoscimento della parodia nel teatro italiano. Il primo e il secondo racconto hanno delle analogie. - entrambi i racconti sono ambientati nei bassi, si occupano dello stato basso della società - hanno uno sfondo sonoro - hanno tratti autobiografici - sono entrambe delle donne anche se nel secondo racconto Anastasia ha 40 anni - entrambi i racconti partono con l'annuncio di un possibile rinnovamento e c'è rassegnazione - le protagoniste sono abbagliate - entrambe le protagoniste sono meravigliate dalle loro posizioni che risultano basse - tema di amore/morte. Il racconto è costruito su una metafora di cecità psicologica, un oblutinamento (una nuvola). Il racconto si apre con la descrizione di Anastasia, questa descrizione è ricca di coppie oggettivali che danno un equilibrio alla narrazione. Viene messa in evidenza la basa getica che si ritrova molto spesso nel racconto: è alta e magra, ha un'eleganza meticolosa e brillante che si scontra con lo squallore delle figure cavalline. E' la figlia più grande che fa la massaia nel negozio del padre parrucchiere. Lei deve badare a tutta la famiglia, comprese le mogli e amanti dei suoi fratelli che si stabilizzarono in casa sua quindi lei sarà costretta a dormire con la madre. Anastasia ha una vita fredda e piena di rassegnazione in quanto si è adattata alla sua vita da uomo impegnata solo dal lavoro. La sua unica felicità era quella di profumarsi e indossare vestiti costosi - ha dei desideri ma li mette in disparte perchè sono più importanti quelli della sua famiglia. Si sentiva vecchia e uomo ed ecco che l'immaginazione che le fluiva nel sangue voleva che lei cambiasse la sua posizione e quindi tornare bella e donna - è collegata alla rinascita, proprio per quello la vicenda viene ambientata nella notte di Natale. E' un racconto che si basa sul tema dell'amore-morte che è implicita, è chiara solo quando muore la vicina. Con l'annuncio dell'arrivo di Antonio riesce a prendere consapevolezza della sua posizione. Forse può andare incontro a un cambiamento e lei se ne rende conto. Avrà sempre i suoi abiti ma anche le statue e le fotografie sono vestite (immagini di fissità). Non le era MAI successo di prendere consapevolezza della sua posizione. ROMANZO DI PRUST: se Prust si fosse soffermato a una descrizione superficiale, sarebbe stato uno scrittore d'impressione, di gusto, niente di più. Le impressioni dovevano essere caratterizzare dalla riflesso (come e perchè il piacere è presente). I grandi artisti devono permettere di offrire il filtro della riflessione. Ciò che appare deve essere catturato, la realtà no è solo quella che ci appare. Rimase colpito dalla visione di due campanili di Martinville che però sentì di non arrivare a fondo della sua impressione (se non rifletteva sul movimento dei campanili dato dalla luce del sole e dal movimento della carrozza, se li sarebbe dimenticati per sempre). Non potendo parlare con nessuno, ripensa alla visione dei campanili: questa è la vera epifania che avviene quando si ri-pensa e non quando si è davanti alle cose. La forma artistica ha una verità più profonda, ha più valore rispetto alle cose che ci appaiono. Anastasia è incarcerata all'interno dei rapporti domestici. Tutto il racconto è caratterizzato dal tema della morte che però molte volte viene sdrammatizzata. In piena festa di Natale (contrapposizione con la nascita) muore la vicina. Anche i fratelli non sono in salute (Anna ha un polmone toccato; il fratello aveva il viso giallognolo di un malato grave ed era orribilmente magro; la zia Nana aveva un colore giallo marcio, era quasi del tutto sorda ed era deforme, anche Anastasia ha una vigoria/energia vitale soffocata da lei stessa e dalla sua famiglia). L'apice del tema della morte si ha con la descrizione del presepe. Il presepio fatto da Eduardo non aveva le giuste proporzioni, le capanna è molto piccola e non è posta al centro, Maria e Giuseppe

facevano delle brutte smorfie proprio come la ge...


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