Riassunto Anna Maria Testa - Farsi capire PDF

Title Riassunto Anna Maria Testa - Farsi capire
Author Marianna Giancarli
Course Laboratorio di lingua italiana
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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Riassunto manuale di laboratorio...


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FARSI CAPIRE- ANNA MARIA TESTA CAPITOLO 1 - NON SI PUO’ NON COMUNICARE - Non si può non comunicare: ogni organismo vivente sa comunicare,

e questo è connesso con l’istinto di sopravvivenza. Gli animali comunicano scambiandosi segnali di sesso, di posizione sociale all’interno del gruppo, pericolo, attacco, di resa. Ogni specie h dei segnali di natura diversa che variano in base alle circostanze. Nel linguaggio umano il termine significare indica due sensi: 1) comunicare qualcosa 2) comunicare a qualcuno. E’ infatti impossibile comunicare se non abbiamo nessuno che ci ascolta, questo non per forza significa che il “qualcuno” debba necessariamente essere una presenza fisica: si può comunicare con dio, con gli spiriti, con la natura, con s stessi e così via. E’ importante però comprendere il fatto la comunicazione è una freccia vettoriale che parte dall’interlocutore e arriva ad un destinatario. Comunicare è lo scambio di informazioni tra due o più entità in grado di emettere e ricevere segnali, è un processo interattivo in cui cerchiamo un meccanismo di retroazione (feedback). Durante il processo di evoluzione della razza umana abbiamo acquisito una caratteristica che ci differenzia notevolmente da tutte le altre specie: abbiamo una sviluppata coscienza di noi stessi. Ci riusciamo grazie all’invenzione di un linguaggio verbale che sia in grado di descrivere i nostri stati d’animo e che descrivano il sistema in cui viviamo, insomma: l’ambiente circostante ed interiore. - Il linguaggio: la funzione linguistica è collegata a diverse funzioni celebrali, e grazie al linguaggio abbiamo acquistato consapevolezza di noi come fonte di espressione: continuiamo a sapere di essere noi stessi nonostante i cambiamenti psico-fisici che si verificano con il passare del tempo. La comprensione dei messaggi è una competenza sofisticata, eppure la pratichiamo quotidianamente senza nemmeno pensarci troppo. Imparando ad esprimerci, impariamo anche a capire quanto esprimiamo. Si usano due tipi di linguaggio: 1) digitale—> è il linguaggio verbale o scritto, è astratto e bisogna decodificarlo (ovvero conoscere il codice dell’espressione) 2) analogico—> è il linguaggio del corpo, composto da espressioni facciali, toni di voci, gesti, posture ecc, non ha ne inizio né fine.

- Livelli gerarchici: tutto ciò che vive si connette comunicando secondo livelli gerarchici. Siamo sistemi compresi in un macro sistema (che è la società) che comprendono micro sistemi (valori, etica, modi di fare, abitudini ecc). Ragioniamo ora sulla frase principiale di questo capitolo “comunicare è lo scambio di informazioni tra due o più entità che possono emettere e ricevere segnali tramite il meccanismo di retroazione”. Ora analizziamo le componenti: 1) “che possono emettere e ricevere segnali”—> la condizione dello scambio p d tipo fisiologico e lo condividiamo con tutte le specie viventi: ciascuna specie deve fare i conti con la sua configurazione celebrale. Se un canale sensoriale è inutilizzabile per ricevere il messaggio, automaticamente ne coinvolgiamo un altro. 2) “comunicare è lo scambio di informazioni” —> il sistema del ricevente fa una distinzione tra “informazione e “rumore” per lui. L’ informazione riguarda qualcosa che il ricevente può concepire o se possiede gli strumenti concettuali adatti a farsene almeno un idea. E infine, se l’informazione viene trasmessa usando un codice che il ricevente conosce. 3) “tra due o più entità” —> come spiegavo prima, comunicare a nessuno è impossibile. Il pensiero è sempre rivolto a qualcuno/oggetto. 4) “ un processo interattivo” —> non esiste comunicazione se non quando un soggetto considera e comprende la presenza dell’altro e della sua relazione con esso che si sta stabilendo durante il processo stesso del comunicare. Quando l’altro viene frainteso o ignorato, la comunicazione si ammala, diventa patologica. 5) “meccanismo di feedback/retroazione”—> un feedback può essere positivo o negativo: se l’informazione che arriva è in accordo con gli obiettivi dell’organismo, il feedback è tale da incentivare la fonte perchè continui il suo discorso (si daje!). Se invece l’informazione è in disaccordo con tali obiettivi questa retroazione prende contro misure (basta, non se ne può più!). La crescita dell’individuo coincide con il crescere della sua capacità di comunicare. Il processo di comunicazione si sviluppa entro una serie di vincoli e perchè questa avvenga in maniera efficace, bisogna rigorosamente tenerne conto: i vincoli sono tutto. Le regole per

comunicare in modo efficace sono poche, costanti e relative ai vincoli stessi. Conoscerle è semplice ma applicarle non così tanto. E’ difficile avere una percezione equilibrata di un processo di comunicazione di cui si fa parte. - La flessibilità: una buona maniera per stare lontani da una comunicazione patologica è essere flessibili. In questa sezione citiamo quindi Jackobson che parla di distinzione tra “costruire un processo narrativo” e “scegliere un sistema narrativo” - V E D I . La flessibilità è un fattore psiocologico che determina la capacità individuale di adattarsi modificando il proprio comportamenti in base ai fatti circostanti. Quindi come mai convien essere flessibili quando si comunica? Siamo organismi complessi e sopravviviamo tanto meglio quanto più è articolata la gamma delle risposte che siamo in grado di dare agli stimoli ambientali. - La creatività: la creatività all’interno della comunicazione spesso è un fattore di successo. E’ una qualità individuale che deriva da uno stimolo innato, però con constante esercizio, è anche possibile coltivare e trasmetterla. Oggi la creatività è un fattore fondamentale in quanto la comunicazione ha acquisito anche un grandissimo valore strategico: basta pensare alle grandi organizzazioni che interagiscono con il nostro sistema sociale. Le organizzazioni devono stare molto attente a come e a ciò che comunicano: per progettare, definire, produrre e autopromuoversi (perchè alla fine è di questo che parliamo), hanno sviluppato delle funzioni linguistiche e grafiche precise. L’atto diventa industrializzato, e quindi riletto sempre e steso in base a specifiche strutture. L’ obiettivo è quello di motivare le persone alla forza-vendita, promuovere un bene di servizio o un prodotto, convincere e persuadere. - Lo stile: chiamiamo invece stile l’insieme dei tratti formali che caratterizzano il modo di esprimersi che possono essere linguistici, espressivi, di tono ecc. Lo stile si rispecchia anche nel modo di comportarsi e di operare (es. stile tragico, comico, sarcastico, solare ecc). Solo al patire dal 1700 si comincia a pensare allo “stie” come alla maniera individuale di esprimersi. Per i romantici ad esempio, lo stile comunica i loro stati d’animo, i sentimenti che appartengono agli autori. - I 5 tipi di comunicatore: 1) il mercenario —> comunicatore professionista che vende se stesso

al migliore offerente (riduce l’amore al sesso, la comunicazione agli slogan). Vende qualcosa di molto personale. 2) il manipolatore —> comunicatore professionista che vende prodotti massificati attraverso la diffusione manipolatoria di emozioni. Separa se stesso dalle proprie responsabilità etiche 3) il guru—> trasforma un rospo in un principe con la magia della comunicazione: trasmette concetti complessi e magari anche noiosi con chiarezza e facilità, suscitando interesse nell’ascoltatore. 4) il grande artista—> anche la comunicazione pubblicitaria è una forma d’arte, alcuni spot sono meglio di alcuni film. 5) un autore a metà—> è un artista mancato, non ha necessità narcisistiche sufficienti per potersi auto produrre, ma rimane un bravo sognatore. Il punto forte è essere innovativo ed efficace. RIASSUNTO: 1) ogni organismo vivente comunica 2) acquisizione del linguaggio come acquisizione della propria coscienza 3) linguaggio analogico o digitale 4) vincoli da rispettare: fisiologico, cognitivo, comunicativo, modale 5) flessibilità 6) creatività 7) stile 8) 5 autori di comunicazione

CAPITOLO 2. - MODELLO TASCABILE DELLA COMUNICAZIONE - Comprensione dei fenomeni: in questo capitolo parliamo di come comunicano gli esseri umani. Comunicare è una necessità che implica l’inclusione di alcuni sensi: 1) fisiologico: ciascuna delle funzioni per cui un organismo vivente raccoglie stimoli dal mondo esterno attraverso recettori.

2) psicologico: senso per descrivere una condizione soggettiva connessa con il sistema emozionale 3) logico: necessario per la comprensione di un fenomeno, senso che osserva la pertinenza 4) valori: senso di giudizio che indirizza il nostro modo di criticare i fenomeni ambientali circostanti in maniera soggettiva. Ciascuno di noi quindi trova il bisogno fisiologico di capire il senso del messaggio che qualcuno o qualcosa ci sta trasmettendo (es. pensiamo a quanto ci sentiremmo a disagio in una situazione dove in un gruppo di ragazzi qualcuno cerca di comunicarci qualcosa palando in arabo). Comprendere qualcuno o qualcosa è il modo migliore per apprendere. Comunicare la possiamo definire come una partita a ping pong, dove il messaggio e la pallina che subisce continuamente una contro battuta dalla racchetta. Comunichiamo sa quando siamo nati e ogni volta che ci comportiamo in un modo qualsiasi in presenza di qualcuno. E’ ovvio che da sensi differenti di percepire immondo esterno ne deriverà una strategia operativa differente, ciascuna strategia sembra , a chi l’adotta, la migliore e quella oggettivamente giusta. - Le relazioni: esistono due tipi di relazioni quando si comunica: 1) simmetriche: sono fondate sulla parità dei soggetti. Il comportamento di un partner tende a rispecchiare l’altro e quindi i soggetti sono sullo stesso piano. 2) complementari: sono relazioni fondate sulla differenza e sulla sua accentuazione. Il comportamento di un partner tende a completare quello dell’altro e quindi i soggetti sono su due piani differenti. Qui si dispongono una posizione primaria e una secodnaria e la maggior parte delle volte introduce un tipo di gerarchia all’interno della relazione, ma non sempre è così (es. relazione tra medico e paziente) La differenza tra le due forme di relazione diventa cruciale nel momento in cui la conferma da parte dell’altro viene a mancare: nelle relazioni simmetriche il disaccordo si manifesta con il rifiuto ( comprendo ciò che dici ma non lo condivido) mentre nelle relazioni complementari con la disconferma (non è sbagliato ciò che dici, è proprio sbagliata la tua

persona). C’è una differenza sostanziale: alle persone che sbagliano si può dare l’opportunità di correggersi, alle persone sbagliate no. - Le emozioni: è il nostro comportamento che l’altro interpreta e che da a ogni relazione la sua forma e la carica emozionale. Informazione ed emozione sono compresenti nel processo di comunicazione e collegate: la condizione emozionale influenza l’attenzione e la memoria. Le emozioni si possono distinguere per qualità, intensità e capacità di dare luogo alle variazioni di comportamento. Goleman: le emozioni più complesse non sono che la somma di emozioni più semplici (es. vergogna= un mix di disgusto, tristezza, e paura). Nel momento in cui vengono percepite le emozioni generano in noi un istinto di agire—> questo impulso viene chiamato motivazione. Non è niente di meno che la nostra risposta psicofisica agli stimoli ambientali che vengono percepiti dal nostro corpo. A governare le emozioni è la parte più remota del cervello, ovvero il tronco celebrale, ed è da qui che partono le istantanee risposte fisiologiche, espressive e cognitive (es. paura genera adrenalina, il feedback di questo stimolo ambientale? Ad esempio fuggire). Spesso è un fattore di temperamento, ovvero la tendenza innata di ciascun individuo a reagire agli stimoli con un’intensità e una frequenza ricorrenti. Le emozioni avere riscontro espressivo (coinvolgono il comportamento), cognitivo (risposte emozionali che diamo a partire dalla nostra soggettiva rappresentazione del mondo). Le emozioni si possono provare a suscitare ma resta comunque difficile trasmettere se chi abbiamo davanti ha una visione del mondo completamente discordante dalla nostra. In questo caso si può provare a fare leva sui sentimenti: essi differiscono dalle emozioni perchè affondano le proprie radici nella coscienza (quando l’oggetto di un complesso di sentimenti prende il sopravvento si parla di passione). - La passione: le passioni, complessi di sentimenti, sono alla base della nostra vita, la rendono coinvolgente nonostante la piattezza della routine. Si comincia a prendere coscienza e a cercare una soluzione per i disturbi psichici solo a partire dal periodo illuminista, per poi arrivare all’apoteosi col padre della psicanalisi: Freud. Freud—> afferma che l’individuo è fatto di energia. Ciò che lo muove e cambia il suo stato psico fisico è il fluire più o meno impedito della libido

(es. un soggetto è depresso perchè la sua libido non è in grado di esprimersi liberamente). L’ individuo on viene più visto come un singolo, ma come una parte integrante di un sistema di rapporti che lui modifica e dai quali viene modificato. RIASSUNTO: 1) comunicare= scambiare informazioni in cui si coinvolge l’apparato sensoriale 2) la formazione del senso del messaggio ha a che vedere con la fisiologia, la condizione psicologica, emozionale e logica del ricevente. 3) così come impossibile non comportarsi, è anche impossibile non comunicare 4) la relazione—> struttura di scambi interpersonali. Può essere simmetriche (rifiuto) o complementare (disconferma) 5) ogni relazione ha una componente emozionale che si distingue per intensità, qualità e capacità 6) dalle emozioni che fanno parte del corredo biologico istintuale derivano i sentimenti, sensazioni più radicate nella parte razionale del nostro essere 7) la quantità di stimoli percepibili istante per istante è enormemente superiore alla quantità che elaboriamo nel nostro cervello 8) il sistema sensoriale è selettivo inquinato integra, corregge e d elabora le informazioni in base alla nostra rappresentazione soggettiva di ciò che ci circonda 9) nella società il processo di comunicazione oscilla tra l’ordine generato da strutture condivise e il disordine derivante da distorsioni, fraintendimenti e patologie percettive.

CAPITOLO 3- MAPPE, TRAPPOLE E VIE DI SCAMPO - Le mappe: come dicevamo nel capitolo precedente ogni organismo interpreta la realtà che percepisce attraverso mappe che gli premettono riadattarsi all’ambiente. Anche l’istruzione ci da una mano in questo, pensiamo al fatto impariamo fin da subito a definire le cose grazie ai nomi o a descriverle grazie alle definizioni. Il mondo però è molto più complesso delle nostre semplici mappe: cercando della comprensione nell’ignoto lo generalizziamo, lo classifichiamo,etichettiamo, semplifichiamo e lo deformiamo cancellando alcune sfumature fondamentali.

Dobbiamo essere coscienti del fatto che il “concetto di rappresentazione” è sua volta la rappresentazione che noi ci facciamo. - La punteggiatura: qualsiasi forma di comunicazione implica una punteggiatura. Definiamo la parola “punteggiare”—> separare qualcosa da qualcos’altro che le sta vicino (es. stamattina in piazza c’era molta gente, e perfino Elena. Abbiamo punteggiato Elena rispetto alla folla, e la folla rispetto alla piazza che fa da background). Non solo chi riceve il messaggio punteggia secondo le proprie logiche di interesse, ma lo fa anche l’interlocutore quando vuole evidenziare un argomento o un dettaglio rispetto ad un altro. Punteggiamo quindi i messaggi che trasmettiamo da emittenti, ripunteggiamo quelli che riceviamo da destinatari. La punteggiatura permette a chi formula il messaggio di veicolarlo e montarlo logicamente. Anche quando parliamo punteggiamo aspetti grazie all’uso di pause, accenti, intonazione, ritmo e così via. Stessa cosa nella scrittura utilizzando virgole, punti e virgola, virgolette, due punti ecc. La punteggiatura di un discorso può rappresentare il nostro “punto di vista”, ovvero la posizione in cui ciascuno di noi si trova rispetto al mondo che ci circonda. Non possiamo osservare completamente noi stesso, ma nemmeno tutta la realtà, quindi vediamo solo dei pezzettini che osserviamo in una certa angolazione (dal momento che si tratta della nostra prospettiva). La fame di senso ci fa spesso copiare degli sforzi enormi per attribuire una logica a tutto quello che osserviamo (es. vedi esempio cellula malate). Punteggiando il nostro dialogo, regaliamo anche chiavi di lettura, che sarebbero i pezzetti che scegliamo di evidenziare che fanno parte del nostro punto di vista. Tutto questo è un modo di costruire la nostra mappa che, tanto più è strutturata, tanto più ci orienta grazie anche al sussidio di criteri, valori, giudizi. - Errori di giudizio: criteri, giudizi e valori sono fondamentali e li consideriamo parte di noi: infatti è sul loro mantenimento che fondiamo la costanza del nostro pensare ed agire. Siamo disposti a rischiare per difenderli, ma a volte capita che i nostri giudizi siano pensati a priori: questo genere il pregiudizio. Quando sostituiamo criteri di economia mentale a criteri di verifica otteniamo due risultati: 1) ci risparmiamo ragionamenti faticosi 2) rendiamo inattaccabili i nostri valori nei confronti di qualsiasi dubbio. Così facendo però rischiamo di andarci ad intrappolare in un’ideologia

che spesso è già preconfezionata dal modello sociale nel quale viviamo, un sistema rigidamente costruito. Tutto questo funziona fino a quando il modello ideologico non crolla e i singoli non sanno più come comportarsi: non avendo più pregiudizi impostati hanno perso la facoltà di giudicare. Dalla stessa realtà possono nascere fraintendimenti e scontri. Mettere in discussione le proprie mappe è oggettivamente difficile: gli errori di giudizio secondo Beatson hanno due cause: 1) mal estrapolazione dei dati 2) mal interpretazione dei dati. - Il “metamodello” : considerato uno strumento diagnostico e terapeutico il metamodello funziona con un idea di base: le formulazioni del linguaggio digitale rispecchiano la struttura della mappa che abbiamo fissa nella testa. Il metamodello va a caccia di deformazioni, generalizzazioni e cancellazioni usando una semplice arma: domande specifiche e concrete. Grazie a questo modello è possibile categorizzare alcune trappole comuni in cui cadiamo spesso senza accorgerci: 1) GENERALIZZAZIONE: descrizione generale, priva di dettagli, mancano i riferimenti, false equivalenze 2) CANCELLAZIONE: la mappa presenta dei vuoti rispetto alla realtà, alcune parti fondamentali mancano 3) DEFORMAZIONE: la mappa perde di concretezza rispetto alla realtà Il metamodello può essere utile in quanto ci spinge a riflettere in maniera più profonda sui messaggi che riceviamo e che emettiamo. RIASSUNTO: 1) Mappe- rappresentazione soggettiva del mondo che si forma in base ad esperienze convinzioni personali - il processo di rappresentazione comincia dalla nascita 2) Ogni rappresentazione deforma la realtà 3) Punteggiare significa evidenziare qualcosa rispetto a qualcos’altro 4) ogni rappresentazione ruota intorno nostro punto di vista 5) mettere in discussione le proprie mappe è difficile e si può inciampare in errori di giudizio 6) tenere conto delle mappe altrui è una condizione del comunicatore, è possibile attraverso il metamodello (verifiche), migliorare la propria capacità di interagire

CAPITOLO 4 - LA CREATIVITA’ COME ATTEGGIAMENTO MENTALE In questo capitolo parliamo di come la creatività è un meta competenza - La creatività: si applica ad una quantità di campi diversi. Dal latino “kar” che vuol dire “creare” e dal greco “kraino” - realizzare. In epoca greca e romana e per tutta la durata del Medioevo la creatività veniva associata ad un attributo esclusivo e divino e non come un facoltà umana: l’arte infatti era concepita come un’imitazione della natura. Solo nel 1900, con l’introduzione della psicoanalisi e la scoperta dell’inconscio si inizia a trovare una sintesi tra la dimensione relazionale e quella visionaria propria del Romanticismo. Il cervello umano è diviso in due emisferi e anche se esiste una lateralizzazione in questo, non si può dire che si assoluta. Il cervello infatti è un organo plastico: se un area subisce un trauma, alcune o molte delle funzioni che quell’area svolgeva possono spostarsi altrove. La lateralizzazione è più ev...


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