Riassunto Il Regno di Napoli Musi PDF

Title Riassunto Il Regno di Napoli Musi
Author Alessia De Biasio
Course STORIA DEL MEZZOGIORNO
Institution Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
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IL REGNO DI NAPOLI CAPITOLO 1 UN’EREDITA’ NORMANNA La saggezza politica, l’abilità alle condizioni, capacità di governo furono le doti che imposero del 10° secolo, il ducato dei Normanni come una delle formazioni più originali dell’Europa. Nella loro espansione, sia inglese che italiana i normanni furono i protagonisti di un cambiamento dello spazio e del potere politico che è alla base dell’Europa moderna. Da questo punto di vista, ritroviamo un elemento di grande interesse, la diversità dei due percorsi anche se accumunati dalla stessa genesi:  

Quello dell’Inghilterra: caratterizzato da un equilibrio tra la costruzione dello stato e della nazione Quello dell’Italia: caratterizzato dallo squilibrio

Dobbiamo dire che le imprese dei cavalieri normanni imponente, 40 cavalieri entrare nell’anno 999 a Salerno, liberando la dai musulmani. Altre tappe importanti furono: - 1010: introduzione da parte del principe di Capua di alcune truppe normanne  

1030: insediamento normanno ad Aversa 1041: entrata nel mezzogiorno e nella Sicilia

In pochi decenni espulsero unificando sotto la regione cattolica il popolo, conquistarono sia i principati longobardi come Benevento, Salerno e Capua che quelli bizantini come Napoli, Amalfi e Gaeta. Nel 130 fondarono sotto Ruggero d’Altavilla II Un nuovo Stato che durò fino al 1860. Fu benedetto croce che parlo in una pagina sulla “storia del regno di Napoli” dell’espansione normanna in Italia sottolineando la capacità dell’assimilazione di normanni. I normanni si avvalsero di precedenti ordinamenti bizantini e di islamici; questo processo in vesti pure le classi dirigenti locali che furono impiegate nell’amministrazione. Dunque abbiamo una fusione tra vecchio e nuovo. Lo Stato normanno nel mezzogiorno d’Italia aveva delle caratteristiche ben precise:   

distinzione tra funzione militare dell’ordinamento feudale e la struttura amministrativa del regno di Sicilia, Equilibrio tra forze locali autorità reggia, Attenzione al rapporto centro-periferia, in quanto il rapporto feudo vassallatico si rivelò uno strumento efficace di governo, perché la monarchia normanna riusciva attraverso le varie funzioni a governare e controllare il territorio.

Proprio da queste basi possiamo identificare sviluppi di alcune questioni nel mezzogiorno:    

feudo e comune Il modello della sovranità Le due Italie Stato e nazione

FEUDO E COMUNE: A partire dall’Armani feudo e comune nel mezzogiorno sono due realtà che hanno bisogno della legittimazione reggia. L’introduzione del regime più tale adopera di normanni, si inserisce in un contesto in cui il Comune non è una città stato. Il Comune classico italiano equivale a una forma di Repubblica, il Comune meridionale è rappresentato da Sorrento, Napoli, Gaeta. Nel rapporto tra cittàcampagna, il Comune italiano è favorevole alla città quello meridionale alla campagna. I comuni grassi ci sono realtà politiche autonome, quelle meridionale è il prodotto dello Stato monarchico.

IL MODELLO DELLA SOVRANITÀ: I normanni traducono nel mezzogiorno la figura del sovrano. Si tratta del sovrano di una monarchia feudale, In cui il peso dei baroni e rilevante. Il sovrano si afferma come unico garante dell’unità territoriale del paese. Ed è proprio da questo momento che ho nascerà quel sentimento di fedeltà al re. LE DUE ITALIE: Sul divario tra Nord e sud si è detto e si è scritto molto. Noi ci faremo riferimento alla pubblicazione del 1977 del volume di Abulafia “the two italies” il quale parlerà del rapporto tra i sovrani normanni e meridionali e i mercanti settentrionali e di come questi ultimi integravano ai loro prodotti orientali quelli agricoli meridionali. Ed è proprio da normanni che l’economia meridionale dipende da quella straniera. Il dualismo è una categoria scomparsa per un certo periodo, ma risulta nuovamente grazie le caratteristiche Svimez Che ci ricordano l’inferiorità economica del sud Italia. Già dall’arrivo Dei longobardi negli anni 1006 creare dei presupposti per le differenze tra un’Italia del Nord commerciale e una del sud agricola. I fattori determinanti di tale dualismo sono:   

Il peso del mondo feudale nel mezzogiorno, Il compenso tra monarchia d feudalità dunque vincoli e obblighi La dipendenza dell economia dai paesi stranieri.

Il mezzogiorno è visto come una regione di comunicazione, rapporti, scambi, mediazione culturale. Possiamo dire che mette giorno è una forma di sincretismo, rappresentato ancora meglio della scuola medica salernitana. La nascita è legata al periodo di splendore della città di Salerno ovvero il 10º secolo. Alle sue origini ce l’incontro di varie culture: ebraica, araba, greca e latina. Il termine sincretismo sta ad indicare una fusione di elementi che concorrono a creare un unico sistema. I tratti fondamentali sono le novità integrazione in cui tutti i tratti sono riconoscibili. Cultura greca: Grazie all’apporto di Ippocrate le basi della medicina sperimentale e greca Sono tramandate al medioevo ed oltre. Altro fare importante e Galeno, greco, che vide la medicina come sintesi tra arte e scienza. Invece il mondo arabo giunse al suo massimo splendore come civiltà e cultura. Non possiamo parlare di scuola medica salernitana al singolare, in quanto in questo periodo Una volta esplicitati scuole private e maestri si sono alternate a Salerno. Hanno imposto indirizzi, metodi e idee. Dunque per la scuola medica salernitana si deve intendere quel complesso di metodi e di idee che formò una vera e propria tradizione tra il 16º e il 17º secolo. A partire da quest’epoca comincia una nuova storia. Si svilupparono le grandi università di Parigi, Bologna che imporranno in tutta l’Europa lo studio della medicina. Nasce l’Università di Napoli che accentra la maggior parte delle funzioni della formazione. Nasce la saperazione tra studio (università) e collegio ( Titoli accademici e professionali ). Gli apporti culturali normanni li ritroviamo in Campania, Basilicata e in Puglia. Da Salerno troviamo una chiesa in onore di San Matteo fatta costruire da Roberto il Guiscardo Dopo la conquista per avere il consenso delle popolazioni ostili, i mosaici, il pavimento in marmo. Amalfi e la sintesi normanno-mussulmana, troviamo la porta in bronzo fusa a Costantinopoli, la struttura degli archi. In Basilicata e soprattutto Melfi e Venosa dove troviamo la pazzia della Santissima trinità. In Puglia troviamo a Bari la basilica di San Nicola.

CAPITOLO 2 ANGIOINI E ARAGONESI La catastrofica valutazione del vespro (ribellione contro gli spagnoli) e la malformazione del regno di Napoli, nato in seguito al distacco della Sicilia, sono state oggetto di profonda revisione da parte della storiografia. In realtà già sotto Federico II di Svevia La parte napoletana e siciliana si erano divise. Anche in Sicilia si erano gettate le basi per un processo di unificazione per la costruzione di una nazione dei caratteri diversi rispetto all’idea di nazione intesa oggi comunità del popolo. Alla fine del 200, la guerra del vespro si iscrive i nuovi scenari internazionali, si tratta di un generale riassetto degli equilibri del Mediterraneo. Tre variabili lo condizionano:   

la crisi commerciale delle città italiane, L’ascesa della potenza aragonese, La capacità di un arbitraggio del papato

Dobbiamo partire dall’idea che decidere le sorti del regno di Napoli non saranno quasi mai le spinte interne ma la congiuntura Internazionale e egemonia fra le potenze europee. Il 26 febbraio 1266, nella battaglia di Benevento, Carlo D’Angió sconfiggendo Manfredi dai inizia la dominazione angioina nel mezzogiorno. Essa attraverso due fasi: 1. La 1 Fase nella quale Con Carlo I il regno di Napoli si inserisce in un grande progetto di egemonia europea. Egli diventa il punto di riferimento del papato che sostiene la causa angioina utilizzandola come perno per il Guelfismo in Italia e in Aragona. Nei primi decenni del trecento lo scenario internazionale cambia, Roberto persegue un disegno italiano guelfo nazionale. Per circa un secolo il regno di Napoli rappresenta una potenza mediterranea governata da una monarchia feudale: la corte coincide con il re il quale rappresenta un punto fisso di riferimento. 2. La 2 fase Si apre con un decennio di crisi e di guerre dinastiche. Sono in crisi fattori tradizionali di aggregazione politica, lo Stato e alla ricerca di nuove basi di sostegno di tutti Europa. I motivi di tensione sono vari:  

il rapporto di natura feudale con il Papa Le pretese Dei due rami collaterali degli angio: Durazzo i principi di Taranto.

La vittoria di Luigi di Taranto surrene ungherese Durazzo, induce Giovanna sposare Luigi ed assegnarti il governo del regno fino al 1362. Intanto la Francia impegnata nella guerra dei 100 anni con l’Inghilterra, così la potenza franco-angioina pontificia continua in tono minore. Nel breve regno di Carlo III d’angio-Durazzo si realizza l’autonomia del regno di Napoli dalla Francia. Dopo la morte di Carlo III D’angio, Napoli entro a far parte di un nuovo disegno espansionistico verso l’Italia centrale. Con Giovanna II L’autorità reggia intra in un lungo periodo di crisi culminante nella guerra civile del 1420. Si concluderà con l’ingresso trionfante di Alfonso d’Aragona a Napoli e con la fine della dinastia angioina. Possiamo identificare i fattori di forza e di debolezza della dinastia francese nel mezzogiorno. FATTORI DI FORZA: Attingono la loro forza dalla politica estera che sono in grado di esercitare Grazie all’appartenenza a un sistema di alleanze che ha nei pontefice nel capitale fiorentino i due pilastri principali. Il secondo fattore è costituito dall’esercito e dalle istituzioni. FATTORI DI DEBOLEZZA: invece li ritroviamo nel regno che e +1 realtà istituzionale che una formazione politico-sociale. Non c’è unione tra monarchia e paese.

Antonio Summonte pubblica nel 1601 “l’historia delle città e del regno di Napoli” Scrivendo che Napoli a capo di tutto il regno di Sicilia e tutte le altre città che appartengono a regno professano che Napoli e la loro madre. Egli fa riferimento a Carlo I d’angio, La genesi del primato di Napoli, un elemento che costituirà un motivo ricorrente nella letteratura del regno. In età angioina vengono A costituirsi le ragioni del primato: l’economia gestita del capitale forestiero, le professioni nello studio napoletano, la fondazione dell’ospedale dell’Annunziata, la presenza della corte. Proprio la corte la protagonista del modello di sviluppo culturale dell’età angioina. Anche se la cultura è segnata dal bipolarismo Francia-Toscana, perno della strategia angioina per un lungo periodo nella vita economico-sociale del regno. L’arte né da un grande esempio. Nei primi decenni giunsero a Napoli romanzi carolingi e gli orefici pagani, tracce li ritroviamo nel busto reliquiario di San Gennaro. La punta di massimo splendore si compie nell’età di Roberto d’angelo e si materializza in alcuni monumenti, come la chiesa di Santa Chiara. Non mancano varie affreschi, tra questi troviamo la presenza di Giotto, che lavora nella chiesa di Santa Chiara e a Castelnuovo, lasciando la sua impronta anche sui pittori del posto. Quanto alla letteratura fiorentina vediamo che Petrarca e proprio alla corte di Roberto d’angio Che trae ispirazione per l’Africa, come anche Boccaccio. All’inizio del 1443 Alfonso d’Aragona intra Napoli, ed è un evento simbolo per i sudditi del regno. Abbiamo varie testimonianze sulla fioritura del regno sotto Alfonso d’Aragona. Lo storico del 500 Benedetto di falco che dice che durante questo periodo i principi e baroni del regno mangiavano le loro, un poeta dialettale come Velardiniello, Dice che Napoli era la corona dei tempi d’Aragona. Tutti gli autori sono affascinati da un elemento: la ricostruzione dell’unità dell’antico regno normanno-Svevo di Sicilia attraverso l’unione, nella persona di Alfonso, della corona aragonese e napoletana. Egli risiederà Napoli fino alla sua morte. Oggi la ricerca storica conferma, con Alfonso, soprattutto la validità della sua strategia economica, della politica, interna ed esterna, la straordinaria sensibilità culturale del sovrano. L’obiettivo della strategia economica era rivolto all’integrazione dei domini in realtà Alfonso poté avvantaggiarsi della centralità del Mediterraneo nell’economia, realizzò un’integrazione tra la vocazione agricola Dei domini italiani e la vocazione industriale tessile aragonese. Ma attraverso il Mediterraneo transitarono anche nuove forme d’arte e di cultura. Sul versante della politica interna, egli attuò il processo di ristrutturazione amministrativa fondando il SACRO REGIO COLLEGIO come massima istanza giudiziaria di appello e il CONSIGLIO DI STATO Per affari internazionali e di difesa, attribuendo funzione principale alla REGIA CAMERA SOMMARIA Come tribunale finanziario. Anche la parte urbana della città cambiò con l’ampliamento di Pozzuoli, Castel dell’Ovo. E proprio a partire da Alfonso e poi con il successore che regno di Napoli svolge un ruolo di Primo piano nel sistema degli stati italiani. Alfonso diventa uno dei maggiori ispiratori Del principio dell’equilibrio. Il suo successore fu suo figlio Ferrante, Il quale dovette di acquisire il regno, in quanto le basi del consenso della monarchia erano fragili. Dopo la crisi del trecento il mezzogiorno entrambi una situazione economica favorevole, sì è l’attività primaria del regno, l’agricoltura, sia l’attività manifatturiera. Il sistema feudale resto il regime prevalente, molti prodotti agricoli penetrarono Nel mercato. Re Ferrante Introdusse anche l’arte della stampa e della seta. Tre 14º e 15º secolo andò formandosi una rete urbana nel regno di Napoli, sette istituzionali e identità locali e per una loro rappresentazione anche a livello politico-amministrativo. Ferrante introdusse lo schema di uno Stato moderno ovviamente nei limiti, in quanto ci riferiamo al 400. La modernità consistette nella divisione del potere del sovrano il suo esercizio affidato alla magistratura, la strategia di gestione della congiura dei baroni, una crisi politica che oppose ferrante illustre figure del tempo. Egli vinse questa battaglia grazie alla politica di alleanze italiane, Tra Milano, Firenze e Napoli. Ferrante incoraggiò anche lo sviluppo dell’umanesimo napoletano, e soprattutto le università.

CAPITOLO 3 LA PERDITA DELL’INDIPENDENZA E LA COSTRUZIONE STORIOGRAFICA DELLA CONQUISTA DI NAPOLI Nel dicembre 1494 Carlo VIII re di Francia entrava a Roma e proseguiva la sua marcia fino a Napoli. Era nel frattempo morto ferrante ed era salito al trono il figlio, Alfonso, detto il Ferrandino. Questo aveva provveduto con l’azione militare a contrastare i progetti francesi di invasione del regno ma non riuscì come Nicolò Machiavelli notó, non aveva le capacità politiche del padre. Dunque Carlo VIII entrava a Napoli con il consenso dei Patrizi napoletani e baroni fetali. Ebbe poco tempo per svolgere un avere propria azione di governo, premio i fedelissimi, cercò il consenso tra gli stati Artigiani e borghesi della capitale, allargò il potere del popolo nel governo cittadino. Nella battaglia di Fornovo, gli eserciti della lega, formata dei più importanti Stati italiani e dall’imperatore Massimiliano d’Asburgo, bloccarono le spinte espansionistiche di Carlo VIII nella penisola il 7 luglio a Ferrandino riacquistava Il regno di Napoli, ma morì pochi mesi dopo. Eredi al trono era lo zio Federico. Federico viene incoronato a caponel 1497, dopo la tregua tra Spagna, Francia e Italia. Morto Carlo VIII il successore Luigi XII. Sulla conquista di Milano e di Napoli. Due erano le possibilità: praticare la divisione del regno di Napoli tra due potenze Spagna e Francia, oppure trasformare il regno di Napoli il feudo francese. Ma si realizzò solo la prima idea. Dunque la spartizione avveniva tra Luigi XII che otteneva La metà settentrionale e la capitale di Napoli, e Ferdinando il cattolico, Sovrano spagnolo che si attestava nelle Puglie e in Calabria. Ma questo equilibrio era precario, diversi erano gli interessi tra le due potenze. Per Ferdinando il cattolico, risparmio, era una specie di laboratorio nel quale sperimentare tutte le armi e le pratiche politiche. Nel frattempo a Cerignola 1502, Consalvo de Cordoba Che era primo generale spagnolo sconfiggeva l’esercito francese. Cerignola mise in evidenza la superiorità della fanteria spagnola rispetto a quella francese. La macchina bellica spagnola era una compagnia di fanti, il TERCIO. La conquista spagnola del regno di Napoli avvenne il 28 dicembre 1513. Le truppe italo-spagnole colsero il nemico di sorpresa, avvolgendo lo senza fermarsi allo scontro iniziale. Era l’inizio della guerra moderna, ma anche di una lunga dominazione straniera che sarebbe durata per due secoli fino al 1707. Dalla fine del 400 fino al 1530 abbiamo un continum rintracciabile nella costruzione storiografiche italiana complessa. Analizzando i termini vediamo che costruzione Viene utilizzato nel suo specifico senso figurato, come la struttura di un discorso di un giudizio storico-politico. Storiografica, I secoli del suo sviluppo coincidono con il lento passaggio dall’ars historica Come insieme di pratiche culturali differenti e contaminazione di generi, la storiografia come forma di conoscenza dotata di uno statuto disciplinare e coltivata da figure intellettuali e professionali specifiche. Italiana, connesso al concetto di costruzione, è importante considerare come le grandi personalità italiane abbiano sempre sottolineato l’italianità, della loro prospettiva. Tra questi prendiamo in esame le Machiavelli e Guicciardini. Per Machiavelli il regno per eccellenza, E quello di Napoli, e Che Guicciardini guardava con rimpianto il pericolo aragonese a Napoli. Ed è proprio da qui che parte la storiografia italiana. I suoi elementi di lunga durata sono:   

La fine dell’indipendenza del regno di Napoli la fine della liberalità italiana, La perdita dell’indipendenza è all’origine della decadenza dell’Italia, Le responsabilità sono in primis italiane

Parliamo ora di Machiavelli e di ciò che gli ha detto e scritto sulla crisi italiana. In particolare egli ne parla nei “discorsi sopra la prima deca di Tito Livio“ affermando che i motivi della crisi del regno sono più relativi al contesto socio-politico interno, che alla situazione internazionale. L’elemento principale e la corruzione che è inconciliabile con la libertà. I protagonisti sono gli uomini nobili che, non hanno alcun pensiero per vivere. Altri sono i motivi a cui fa riferimento: 

Gli errori della politica seguiti da Luigi XII

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L’industria del gran capitano Consalvo de Cordoba Il ruolo della fanteria spagnola di successi militari.

Guicciardini ne parli invece nel “storia d’Italia“. Egli afferma che i motivi sono:   

La contraddizione tra la facilità della conquista francese del regno e la difficoltà a conservarla Il 500 come data simbolo in cui l’Italia inizia a diventare un laboratorio di esperimenti in particolare da parte della Spagna di Ferdinando il cattolico Il difficile rapporto di quest’ultimo con il regno, che cominciò a scontentare tutti ceti.

A stimolare il malcontento dei napoletani nei confronti dei francesi sono per Guicciardini altri motivi:   

La lente restituzione dei beni alla fazione francese, Il monopolio francese dei beni, La nostalgia di Alfonso d’Aragona.

Con l’avvento del 500 cambia l’ideologia della storiografia napoletana prendendo spunto dalla pubblicazione “dell’historia della città e del regno di Napoli” di Antonio Summonte. Non si tratta più di esaltare i valori del popolo in contrapposizione a quelli della nobiltà, ma come anche Tutini afferma, si parla dell’unione tra nobiltà e popolo, come l’unica forma adeguata di governo politico del regno.

CAPITOLO 4 IL SISTEMA IMPERIALE SPAGNOLO

Dal 1503 al 1707 gli abitanti del mezzogiorno furono per oltre due secoli i sudditi dei sette ai sovrani spagnoli appartenente A tre dinastie diverse: Ferdinando d’Aragona, Carlo I di Spagna, e Carlo II appartenente alla dinastia degli Asburgo. I sudditi napoletani parteciparono alla costruzione di due grandi...


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