Il telescopio di Galileo Riassunto PDF

Title Il telescopio di Galileo Riassunto
Author Angela Baronchelli
Course Storia della scienza
Institution Università degli Studi di Bergamo
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IL TELESCOPIO DI GALILEO Una storia europea -Bucciantini, Camerota, GiudicePROLOGO: È una lente obiettiva biconvessa donata da Galileo al granduca Ferdinando II, si ruppe anni dopo e venne conservata da Leopoldo de' Medici nella Galleria degli Uffizi. Si possiedono alcune informazioni anche dei due cannocchiali di Galileo: il primo ha potere di ingrandimento di circa 14 volte, il secondo di 20 volte. Nonostante oggi possa sembrare un oggetto comune, il cannocchiale attorno al 1600 produsse una radicale trasformazione del mondo. 2. Questo libro racconta di un delitto, cominciato tra il 1608 e il 1610, quando il cielo che si credeva di conoscere viene distrutto. Questo era il cielo contemplato da Omero, Aristotele, Tolomeo e Dante. È la storia di un viaggio che inizia nei Paesi Bassi con l'invenzione di uno strumento che mostra vicino le cose lontane e si conclude nel 1611 quando viene riconosciuta la fondatezza delle novità telescopiche di Galileo. In mezzo a questi anni vi è la trasformazione di un giocattolo, l'occhiale olandese, in uno strumento astronomico con la conseguente scoperta di un nuovo cielo reso noto il 13 marzo 1610 con la pubblicazione del Sidereus Nuncius, ovvero avviso sidereo, messaggio o messaggero celeste. Proprio nel momento di massimo successo per le sue scoperte astronomiche, il nome di Galileo viene menzionato dall'Inquisizione romana, accusato di avere negato la tesi dell'immortalità dell'anima. La scoperta di un nuovo cielo implica per Galileo qualcosa che produce un conflitto che va oltre i confini dell'astronomia e della cosmologia. L'impiego del telescopio lo condurrà a una riforma dell'astronomia, ma anche a una riforma filosofica capace di sconvolgere i tradizionali rapporti uomo-natura, uomo-Dio. L'abbandono di ogni visione antropocentrica allontana Galileo da Copernico e da Kepler. Nel 1610 si ha una rivoluzione cosmologica e antropologica. 3. Tutto comincia quattro secoli fa, attorno al 1600, quando per la prima volta ci si accorse che la realtà non corrispondeva più a qualcosa che stava di fronte e che si credeva di conoscere. Esiste un altro mondo. Non bastava più guardare i corpi celesti come si era sempre fatto, occorreva non staccare mai gli occhi da quei puntini luminosi, non smettere mai di osservarli. Per capire questo passaggio della storia occorre però capire Galileo, capire come mai sentì il bisogno di buttarsi in un'impresa che ai più appariva incomprensibile. A partire dalla primavera del 1609 è l'osservazione del cielo a guidare la ricerca di Galileo. Attraverso un potente occhiale si poteva osserva la superficie della Luna e assimilarla a quella terreste, così che nulla avrebbe impedito di considerare la Terra, al pari della Luna, un corpo celeste. 4. Questo libro nasce dalla convinzione che spesso solo i luoghi sanno raccontare le storie nella maniera giusta. Così, è possibile accostarsi al Sidereus Nuncius in maniera diversa. In questo libro saranno lasciati emergere i molteplici modi in cui l'impresa telescopica venne percepita dai suoi contemporanei: modi diversi in cui questo nuovo oggetto, passando di città in città venne compreso, usato e reinventato. Il punto di vista di Galileo non poteva bastare a capire il telescopio: i suoi progetti di perfezionamento dell'occhiale e la sua costruzione di una cosmologia eliocentrica vengono a intrecciarsi col pensiero di altri uomini che la pensano in modo differente. I protagonisti, con Galileo, non sono solo matematici/filosofi/astronomi come Sarpi, Kepler, Bellarmino, ma anche poeti, letterati, pittori e viaggiatori. CAPITOLO 1 - DAI PAESI BASSI 1. La prima immagine di un cannocchiale olandese la troviamo in un ritratto dell'arciduca Alberto d'Austria realizzato da Jan Brueghel il Vecchio nel 1611. L'uomo col cannocchiale è

il vero protagonista del dipinto. Il castello che si nota nel dipinto è quello di Mariemont, a sud di Bruxelles. Una volta notato il centro dell'immagine, il paesaggio diventa soltanto una sua ambientazione. Alberto d'Austria e la moglie Isabella di Spagna e Portogallo in quegli anni esercitavano la sovranità su tutti i Paesi Bassi, ma di fatto tale sovranità si limitava solo alle province del Belgio. Approfittando di questo periodo di pace temporanea, gli arciduchi desideravano riportare la prosperità nei loro territori per ripristinare il perduto splendore e l'antica grandezza della loro corte. Rinnovarono dunque il palazzo reale di Bruxelles, il castello di Tervuren (tenuta di caccia) e il castello di Mariemont, la loro residenza estiva. Trasformarono tali residenze in un'enciclopedia vivente, con centinaia di dipinti fiamminghi e anche ricche collezioni di strumenti scientifici. Ciò che rende il quadro considerato unico è il cannocchiale con cui l'arciduca osserva gli uccelli che volano nel parco. Nel marzo 1609 non erano in molti a possedere un cannocchiale , ma in pochi mesi questi nuovi strani occhiali arrivarono nelle principali città europee. 2. Verso la fine del 1608, un costruttore di occhiali tedesco, Hans Lipperhey, si mise in viaggio per L'Aia, una città dei Paesi Bassi, per ottenere un'udienza dal conte Maurizio di Nassau. Egli intendeva mostrare al conte una nuova invenzione: un certo dispositivo grazie al quale tutte le cose a grande distanza possono essere vista come se fossero vicine. L'occhialaio di Middelburg, Lipperhey, capitò a L'Aia in un periodo di eventi difficili. Iniziarono ad avere ampia circolazione manoscritti e notizie; tra questi uno per noi di estremo interesse è un documento con autore anonimo che narra di due episodi che lo colpirono: uno di questi è la presentazione della "nuova invenzione" di Lipperhey a Maurizio di Nassau. L'anonimo fornì un vivido racconto del curioso destino che ebbe il viaggio dell'occhialaio di Middelburg a L' Aia. Raccontò che l'occhialaio mostrò al conte occhiali tramite i quali si possono scoprire e vedere distintamente le cose lontane tre o quattro leghe come se fossero vicine a noi cento passi. Gli Stati Generali vollero vedere questi occhiali e egli glieli inviò dicendo che con essi avrebbero intercettato i trucchi del nemico. Lipperhey si dice che verrà pagato a patto che costruisca altri occhiali senza fornire istruzioni per costruirne a nessun altro. Lo strumento si diffuse velocemente, ma la novità non erano gli occhiali impiegati per correggere i difetti della vista, per questi scopi gli occhiali circolavano da secoli. A incuriosire era il modo in cui l'artigiano di Middelburg, mettendo insieme due tipi di lenti, aveva costruito un soddisfacente strumento di ingrandimento. Questa combinazione di lenti però, fino al 1600, non produceva immagini molto nitide, quindi era sul piano materiale che si giocava la partita. Il successo di Lipperhey stava proprio qui: il suo strumento era dotato di un accorgimento che gli consentiva di rimediare al problema della qualità delle lenti. L'ipotesi più plausibile fu quella secondo cui egli applicò alle lenti un diaframma di carta con una piccola apertura. Tale diaframma fu subito osservato e compreso anche dallo stesso Galileo. Non sappiamo però se nei Paesi Bassi qualcuno pensò di puntare l'oggetto verso il cielo per scorgervi novità o dettagli inaccessibili a occhio nudo, è certo che fu usato per scopi militari. Nel giro di nove mesi il cannocchiale era reperibile sulle piazze delle principali città europee. 3. Dai dettagli tecnici forniti, sembra che il cannocchiale di Lipperhey consista in un tubo lungo con alle estremità due lenti differenti l'una dall'altra. I primi esemplari erano lunghi circa 30 cm e queste dimensioni coincidono con quanto scritto nel Sidereus Nuncius da Galileo: il suo primo cannocchiale ingrandiva tre volte gli oggetti lontani. Le promettenti applicazioni militari del nuovo oggetto non sfuggirono a esperti come Spinola e Jeannin, i quali se lo procurarono. Lipperhey chiese a questo punto di ottenere la patente esclusiva in cambio di costruire lo strumento solo per le Province Unite. Si decise però che egli doveva impegnarsi a realizzare una versione più migliorata del suo congegno: doveva consentire di vedere con entrambi gli occhi e doveva avere lenti di cristallo di rocca.

Nello stesso periodo giunsero notizie riguardo un giovane uomo che dice di conoscere anche lui l'arte di tale strumento dato che ne ha presentato uno simile. L'arte non poteva quindi rimanere segreta vista la facilità di imitazione. Un'altra richiesta di patente ci fu fa un artigiano di Alkmaar, Jacob Metius, il quale dichiarava di avere inventato uno strumento per vedere più chiaramente le cose lontane. Metius rivendicò la priorità della scoperta. 4. A complicare la vicenda ci fu un altro olandese che si considerava il primo inventore del cannocchiale e cercava di venderlo alla fiera di Francoforte. Dunque, a ottobre del 1608, c'erano almeno quattro artigiani che possedevano l'occhiale: lo strumento non aveva più niente di segreto, il suo meccanismo era ormai noto e facile da riprodurre. A dicembre lo strumento per vedere lontano con entrambi gli occhi era pronto e realizzato da Lipperhey come richiesto, ma la commissione degli Stati Generali (Paesi Bassi) prese una decisione: la richiesta di Lipperhey di ricevere la patente fu respinta e così fu per ogni altra richiesta dato che molte persone erano ormai a conoscenza dell'invenzione. Si sa solo che gli Stati Generali chiesto a Lipperhey di produrre altri due cannocchiali binoculari da donare all'alleato re di Francia Enrico IV, che con il ministro Jeannin aiutava negli scontri contro i Paesi Bassi del sud. 5. Spinola, generale della controparte spagnola riuscì comunque a procurarsi un cannocchiale. Egli si trovava a L'Aia nei giorni in cui Lipperhey presentava il suo strumento al conte Maurizio. Lasciata la città fece tappa a Bruxelles per comunicare a due persone la notizia dell'invenzione dell'occhiale: all'arciduca Alberto d'Austria, governatore dei Paesi Bassi spagnoli e all'arcivescovo Bentivoglio. A fine marzo 1609 Alberto d'Austria possedeva dunque strumenti simili a quello mostrato a Maurizio di Nassau nel settembre dell'anno precedente. Neanche ad un anno dalla loro apparizione, gli occhiali suscitavano già notevole interesse. È poi certo che gli occhiali furono inviati anche a Praga, a Madrid e che anche il papa ne possedesse uno. 6. La notizia giunse sicuramente anche a Parigi, poi a Londra e Venezia. Jeannin aveva informato il re di Francia della nuova invenzione di Lipperhey. Grazie a manoscritto le notizie sul cannocchiale e sulle sue possibili applicazioni giunsero anche in Inghilterra entro la fine dell'anno. Quasi immediata fu la comunicazione dell'accaduto a Paolo Sarpi di Venezia, egli infatti ricevette l'avviso nel 1608 direttamente da L'Aia. Nell'aprile 1609 a circolare non era più soltanto la notizia, ma lo stesso strumento dato che non c'era grande difficoltà a imitarne la realizzazione. A fine luglio un esemplare simile faceva la sua comparsa anche a Padova, ma in molte città italiane il nuovo strumento non era più né segreto né nuovo. Il tutto era dunque cominciato nove mesi prima nella città de L'Aia e la notizia, attraverso i canali più disparati, si era rapidamente diffusa in mezza Europa. Nel luglio 1609, l'astronomo e matematico inglese Harriot, dopo essersene costruito uno che ingrandiva gli oggetti di sei volte, lo usava già per scrutare la superficie lunare. Per l'osservazione degli astri col cannocchiale imposta all'attenzione mondiale però dobbiamo partire da Venezia e Padova, luoghi in cui ebbe origine una stagione nuova e imprevista. CAPITOLO 2 - ARCIPELAGO VENEZIA 1. Nel novembre 1608, uno dei primi a ricevere la notizia del cannocchiale fu Paolo Sarpi. Egli coltivava da sempre una smodata passione per ogni sorta di artificio e invenzione umana. Quel congegno lo intrigava e non vedeva l'ora di averlo tra le mani per scoprirne il segreto. Dei suoi scritti, a causa di un incendio a Venezia, rimane solo quello con riportati i Pensieri naturali, metafisici e matematici, ed è proprio questo il Sarpi che a noi interessa. Sarpi infatti, prima di essere regista e primo attore nella battagli contro la Chiesa di Roma, si

occupava di questioni scientifiche. Nella vicenda dell'occhiale egli svolgerà un ruolo essenziale, spesso sottovalutato o ignorato. Per molti mesi Sarpi rimase indifferente di fronte a tale scoperta e per scoprire il suo parere è necessario aspettare luglio 1609. 2. Quel giorno, il 21 luglio 1609, Sarpi scrisse a Castrino che era comparso un occhiale che fa vedere le cose lontane, ma che egli non lo stimava per nulla dato che veniva usato per la guerra in terra e in mare. A suo parere dunque, l'idea era meravigliosa, ma la messa in pratica era del tutto insoddisfacente. Esiste poi un'ipotesi fondata secondo cui Sarpi consultò Galileo in merito a questi dubbi. Tra le cose evidenti vi è dunque una collaborazione di Galileo con Sarpi e anche il tentativo di Galileo di costruirsi un'immagine teorica del suo lavoro, fondata sulla "dottrina delle rifrazioni", con lo scopo di marcare la netta distanza tra la sua invenzione matematica e quella degli artigiani occhialai, condotta esclusivamente per via empirica. 3. Bartoli (segretario del Granduca di Toscana residente a Venezia), aveva mandato a Firenze un occhiale, spiegando che un forestiero lo aveva portato a Venezia. Spiegò che tale occhiale era divenuto un attrazione pubblica che passava di mano in mano per essere puntato verso il mare dal campanile più alto della città. In una sua lettera, Bartoli nominava per la prima volta Galileo e Sarpi dicendo che entrambi hanno collaborato al perfezionamento dell'occhiale. Da agosto 1609 ha inizio per Galileo un nuovo mestiere, quello del costruttore di letti ammirato e ricercato in tutta Europa. Egli perfezionò l'occhiale olandese e lo trasformò in strumento astronomico: questo modificherà la sua vita, i suoi progetti da tempo avviati, le sue giornate e il suo lavoro. Intanto, la notizia del nuovo cannocchiale veneziano andava diffondendosi velocemente. La scena, si spostava ora dai Paesi Bassi a Venezia. 4. Nel giro di pochi giorni la notizia si diffondeva in tutta Europa e Galileo si trovò subissato di richieste, a cominciare da quelle dei Medici. Una descrizione ritrovata dice che nessuno degli altri occhiali faceva le meraviglie e gli effetti del cannone di Galileo. Da agosto 1609 era da Venezia e non da L'Aia che si attendevano novità sull'occhiale. Venezia premiò il suo matematico Galileo e si auto premiò come città di innovazione tecnologica. 5. Tramite una lettera di Galileo del gennaio 1610 si sa che per le prime volte in quel periodo egli comunicava le scoperte celesti. Grazie a una lettera inviata a Leschassier da Sarpi dopo la pubblicazione del Sidereus, notiamo che se Galileo nel Sidereus si limitava a descrivere il cannocchiale come un tubo di piombo con due lenti alle estremità, Sarpi si mostrava invece faceva capire di aver preso parte attiva alla costruzione dei primi cannocchiali. L'unica cosa che preme a Galileo è invece sottolineare l'alto valore della sua impresa. Dal Sidereus emerge che egli ha fatto tutto da solo, invece da quanto scrive Sarpi è evidente che molti altri hanno collaborato alla trasformazione dell'occhiale olandese in uno strumento astronomico capace di 30 ingrandimenti. Ad aprile, Leschassier scrisse a Sarpi che anche a Parigi era stato fabbricato uno strumento con due lenti mediante il quale era possibile osservare le macchie della Luna e molte stelle fisse; lo informò poi di aver letto il Sidereus Nuncius e pur nutrendo dubbi in merito alla conformazione della Luna, disse di averlo trovato un lavoro mirabile, un dono della provvidenza servito per avvicinare ancora di più gli uomini al cielo. Sarpi, a questa lettera rispose di non avere ancora letto il Sidereus e parlò di ciò che pensa lui della Luna e delle cose da lui osservate a riguardo. Cosa spinse Sarpi ad assumere una simile posizione? Perchè volle distinguere in modo così puntiglioso il lavoro di Galilei da quello proprio e dei suoi amici? Non furono di certo ragioni astronomiche dato che si trovano le stesse descrizioni da entrambe le

parti. Le ragioni vanno oltre queste questioni. Nel Sidereus, la dedica al granduca di Toscana e l'omaggio ai Medici con la denominazione dei quattro satelliti di Giove, erano segni evidenti della volontà di Galileo di lasciare Venezia e tornare a Firenze. Sarpi era contro ciò perchè vi sarebbe stata una conseguente acquisizione di merito e prestigio da parte del granducato, a totale svantaggio del governo veneziano. Inoltre Galileo non aveva speso una parola per ricordare i suoi anni trascorsi a Padova e i benefici lì ricevuti, tra i quali quelli di essere stato nominato matematico a vita. Neppure una parola per ricordare gli artigiani veneziani che avevano lavorato con lui al perfezionamento delle lenti. Non una parola su Sarpi e amici della cerchia che avevano condiviso con lui la passione di fabbricare un occhiale più potente. 6. Galileo poi nel Sidereus parlò di frequentazione con persone del mondo cattolicoromano. Ciò contribuisce ad accentuare il proprio distacco da Venezia. Per Sarpi il 1610 fu un anno disastroso, anche per la decisione di Galileo di pubblicare in quella forma le novità astronomiche. Il successo del Sidereus fu un durissimo colpo per Sarpi e Venezia, perchè tale successo sarebbe andato a tutto vantaggio della curia romana. 7. Sempre in una lettera di Sarpi a Leschassier nell'aprile 1610, egli sottolinea che il Sidereus Nuncius è solo il punto di partenza di una ricerca ancora in corso e che procedeva velocemente. Serve un trattato di ottica per spiegare il funzionamento del cannocchiale per respingere critiche che si sollevavano nei confronti delle novità celesti, considerate inganni dei vetri. Queste proprietà dell'accoppiamento di due lenti erano assenti nel Sidereus, ma erano del tutto fondamentali. Sarpi dunque ritiene il Sidereus un successo fragile di breve durata se non si fossero affrontate le questioni teoriche che l'invenzione del cannocchiale portava con sé. Solo dopo aver costruito una scienza della visione sarebbe stato possibile secondo lui costruire una nuova astronomia e una nuova filosofia celeste. In un'altra lettera Sarpi dirà che alcuni eruditi (tra i quali egli stesso) si stanno impegnando a scrivere un trattato sulla vista. Questo "libro degli occhiali" di cui parlava Sarpi in realtà non fu mai pubblicato, forse perchè ci pensò già Copernico. Ciò che è certo è che la storia dell'occhiale non ha un unico vettore, non è unidirezionale; come dimostra Venezia la storia dell'occhiale è un arcipelago di vicende umane e intellettuali che si incrociano tra loro. È una storia il plurale. CAPITOLO 3 - BREAKING NEWS. VETRI E BUSTE DA LETTERA 1. Per uscire dal labirinto veneziano bisogna occuparsi di vetri e buste da lettera. È bene però ripartire da quanto Sarpi scrisse a Castrino nel luglio 1609 : non nascondeva la propria delusione per prestazioni dell'occhiale che aveva avuto modo di esaminare e riteneva valida l'idea di un miglioramento. È certo che queste informazioni le condivise con Galileo. Come si sapeva già dalle vicende dei Paesi Bassi, il cannocchiale era facilmente imitabile. Perchè Galileo aspettò fino all'estate del 1609 per costruirne uno? (9 mesi dopo la sua apparizione a L'Aia). Quando nel luglio 1609 un esemplare comparve anche a Venezia, il coinvolgimento di Galileo fu inevitabile. Egli dirà poi nel Saggiatore che impiegò solo un giorno a fabbricarsene uno, ma la difficoltà non era infatti il costruire l'occhiale olandese, si trattava di riuscire a migliorarne le prestazioni da tanti criticate. Egli si dedicò a questi lavori in modo segreto e ciò contribuì a destare sospetti e critiche, sia private (Sarpi) che pubbliche (Kepler). La critica più ricorrente fu che Galileo non possedeva un'adeguata teoria dello strumento che costruiva. Forse non ne comprendeva il funzionamento? O forse era privo di competenze ottiche? Documenti unici (buste da lettere usate come post-it) ci dicono particolari fondamentali circa il suo lavoro di costruttore di lenti e i suoi primi avvistamenti dei satelliti di Giove. Nel Sidereus il percorso di perfezionamento dell'occhiale era affidato a un racconto scarno, privo di dettagli tecnici in cui Galileo enfatizzava i suoi rapidi progressi: da uno strumento che ingrandiva 3 volte, a 60, a mille.

Il primo te...


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