Riassunto Manuale di linguistica italiana - Linguistica italiana - a.a.2017/2018 PDF

Title Riassunto Manuale di linguistica italiana - Linguistica italiana - a.a.2017/2018
Course Linguistica italiana
Institution Università degli Studi di Firenze
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Riassunto sotto forma di risposte del libro "Manuale di Linguistica Italiana" (fino al cap.4)...


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63) Il “polifilesco” è un tipo di poesia che prende il nome dall' “Hypnerotomachia Poliphili”, ovvero la “Guerra d'amore in sogno dell'amatore di Polia” di Francesco Colonna. Questa, rispetto a quella macaronica, utilizza meno volgare e più latinismi, per questo al suo interno troviamo parole come “sedulo” → diligente; “decessio” → morte; “se vide” → si vede. Il “fidenziano”, il cui nome ha origine da una raccolta di poesie di Pietro Fidenzio Giunteo da Montagnana, è molto simile al polifilesco perché anche in esso sono presenti molti latinismi come preteriti → passati; munusculo → regaluccio. 64) Nonostante il Placito Campano, ovvero il primo documento del 960 scritto in volgare italiano e per questo considerato l'atto di nascita dei volgari italo-romanzi, la lingua giuridica e amministrativa durante il Medioevo era il latino. Per esempio i nomi dei magistrati erano in questa lingua, come console → consul; podestà → potestas, e lo stesso avviene per le cancellerie in tutta la penisola. Tutto ciò avvenne fino al XV secolo, quando il latino venne sostituito dal volgare di koinè, ovvero da una lingua che accomunasse i dialetti di tutti i comuni cosicché le varie cancellerie potessero tenersi in contatto. Comunque il latino continuò ad essere non solo la lingua amministrativa ma anche nella derivazione come per esempio nei comparativi sintetici, ovvero quei comparativi formati da un'unica parola, come “ulteriore” e “citeriore”, oppure negli aggettivi verbali che derivano cioè da un verbo, in questo caso dal gerundio, come “laureando” e “educando”. Inoltre, dall'età Napoleonica, la lingua degli uffici accoglie molti latinismi, spesso facendoli derivare da francese (attribuzione; esumare; quiescenza; solvibile e solvibilità; subire). In più, oltre ai latinismi, sono presenti delle vere e proprie espressioni latine utilizzate in politica e nel mondo del giornalismo, come “condito sine qua non...” - “condizione senza la quale non...”; “excusatio non petita, accusatio manifesta” - “una scusa non richiesta equivale ad accusarsi apertamente”; “notitia criminis” - “notizia del reato”; “nulla poena sine lege” - “nessuna pena senza legge”; “res nullius” - “cose di nessuno”. Nel 1993, però, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato un “Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche” per rendere più comprensibile ai cittadini la lingua della burocrazia. Per questo decisero di favorire frasi brevi e lineare, eliminando parole auliche come “testé, all'uopo, altresì, project manager, disdettare, referenziare”, e infine decisero di sostituire dei latinismi rari con parole più comuni come “abbandonare” e non “evacuare”, “caso” e non “fattispecie”, “rinviare” e non “differire”. 65) Fino all'età moderna la lingua scientifica si è espressa per la maggior parte in latino, tranne per quanto riguarda la medicina che già nel Medioevo presentava opuscoli sull'ostetricia o sulla prevenzione contro la peste per uomini e donne che non capivano il latino. 66) Un cambiamento avvenne con Galileo Galilei che dal 1610 iniziò ad utilizzare il volgare nei suoi scritti per distanziarsi da coloro che seguivano Aristotele e scrivevano in latino. Galileo quindi introduce dei neologismi scientifici che crea attribuendo ai nomi dei particolari che li caratterizzano di significato tecnico (pendolo). 67) Nelle scuole il latino è stato utilizzato per insegnare fino al 900. Nel 500 per esempio veniva utilizzata la grammatica latina di Elio Donato (scritta nell'alto Medioevo) nonostante la maggior parte degli alunni non capisse. Comunque già nel 1754 l'italiano iniziò a circolare nelle scuole, come per esempio nell'Università di Napoli per mano di Antonio Genovesi.

68) Secondo l'autore, lo studio del latino che viene fatto nelle scuole oggi, rischia di allontanare lo studente da aspetti molto importanti come il rapporto tra lingua e cultura e ciò avviene perché agli alunni viene presentato solo un testo da tradurre senza che gli venga fornito il contesto in cui si colloca. 69) Nel latino cristiano risultano molto evidenti alcuni tratti del volgare e ciò lo vediamo grazie all'Itala, la versione delle scritture precedenti alla Vulgata di San Girolamo. Il volgare era infatti preferito sia perché poteva essere capito da un gran numero di fedeli, sia perché rispecchiava molto gli ideali di una religione che si basava sull'umiltà. Dal confronto fra le due opere comunque, la Vulgata e l'Itala, è evidente che il volgare viene utilizzato in tutti i livelli della lingua: fonetica, morfologia (potebat e non poterat), sintassi (perdita delle preposizioni prima dei complementi come quello di causa introdotto da “a” e quello di limitazione introdotto da “de”) e il lessico. 70) Il Concilio di Tours del 813 decise che i predicatori dovevano abbandonare l'uso del latino nelle omelie e utilizzare al suo posto la “rusticam romanam linguam aut thiotiscam, quo facilius cuncti possint intelligere quae dicuntur” ovvero la lingua romana rustica o la tedesca, perché tutti possano comprendere più facilmente quello che viene detto. 71) I Sermoni Mescidati sono delle prediche in cui chi parla passa dal latino al volgare dei dialetti spesso in forma comica e durante la riproduzione dei dialoghi. 72) Con la Riforma luterana il cristianesimo si divide anche dal punto di vista linguistico, mentre infatti nei paesi protestanti anche il singolo fedele poteva leggere e capire le Sacre Scritture, nei paesi cattolici esse rimangono sempre in latino. 73) La liturgia mantiene l'uso del latino fino al 1965. 74) Tuttavia, dopo il Concilio di Trento, anche la Chiesa Cattolica favorì l'uso dell'Italiano. Essa infatti introdusse il Catechismo, ovvero delle piccole frasi scritte in forma dialogica. 75) Oggi la chiesa utilizza sia il latino, nei documenti ufficiali, che l'italiano, lingua considerata indispensabile per accedere al mondo ecclesiastico e utilizzata dai media vaticani.

CAPITOLO 2 1) La distinzione fra linguistica interna ed esterna consiste nel fatto che la prima si occupa dell'evoluzione della lingua senza tener conto del contesto storico e culturale mentre l'altra si occupa dei fattori esterni che condizionano lo sviluppo di una lingua. In particolare la linguistica interna studia la fonetica, la morfologia e la sintassi e la linguistica esterna studia le trasformazioni del lessico. 2) I fattori esterni che incidono su una lingua sono di tre tipi: fattori extra-culturali, fattori culturali in senso lato e fattori culturali in senso stretto. 3) I fattori extra-culturali sono la configurazione geografica e le trasformazioni del territorio che incidono in maniera limitata sulla lingua. Per esempio i nomi di luogo possono portare traccia di una trasformazione territoriale avvenuta, come Boscoreale e Selvapiana che fanno pensare alla presenza di una foresta, o Paludi, Palù, Subiaco che fanno pensare invece alla presenza di una laguna o un lago. I fattori culturali in senso lato invece riguardano i fenomeni economici e demografici, gli eventi storico politici e militari che influiscono in modo più evidente. Per esempio il dialetto Calabrese è molto simile a quello Siciliano perché in passato ha subito la

dominazione di quest'ultima regione. Infine i fattori culturali in senso stretto sono l'alfabetismo e la scolarizzazione, l'invenzione della stampa, la codificazione grammaticale, l'influsso dei modelli letterari e paraletterari che incidono direttamente e in profondità sulla lingua. 4) Dal 476 a.C, la caduta dell'impero Romano d'Occidente, al 1861, l'Unità d'Italia, la penisola è stata frammentata dal punto di vista politico, in particolare ciò avvenne nel Medioevo con la nascita dei comuni. 5) Come conseguenza alla nascita dei comuni e alla conformazione geografica dell'Italia, non si è formata un'unica lingua, bensì un plurilinguismo, ovvero una gran quantità di lingue che hanno tratti comuni ma anche elementi di discontinuità. 6) L'affermazione del fiorentino letterario è avvenuta grazie al prestigio delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio. 7) Il Siciliano illustre nasce nel XIII secolo nella “scuola poetica siciliana”, fondata da Federico II di Svevia, re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero. 8) Il Siciliano illustre è stato tramandato in una veste toscanizzata che ha lasciato tracce anche nell'italiano letterario. Essa infatti presentava il condizionale in -ia (cantaria), non aveva i dittonghi uo e ie (core, novo, leto), aveva singole forme verbali (aggio – ho) o pronominali (nui – noi). 9) Il volgare mediano è una lingua propria dell'Italia Centrale utilizzata per lo più da movimenti religiosi come quelli dei Benedettini e dei Francescani o da confraternite laicali come i Disciplinati, che risiedevano ad Assisi, Perugia e Todi. 10) Il volgare Umbro si distingue per la -u finale in parole come dignu e bellu. 11) Le opere in volgare settentrionale sono di tipo didattico-moraleggiante, come per esempio il De cruce di Bonvesin de la Riva. 12) Nel volgare settentrionale compaiono forme come ghe “ci, vi” e mi “me”. 13) La Cronica dell'Anonimo romano, da identificare forse con Bartolomeo di Iacovo da Valmontone, è la testimonianza più importante del volgare romanesco, prima che esso si avvicinasse al toscano. 14) Il Romanesco è la lingua volgare parlata nell'Italia Centro-Meridionale. Questa lingua nel Quattrocento si affiancò al Toscano e perse le sue caratteristiche principali come l'assenza di anafonesi nella parole lengua e pento “dipinto”. 15) Il tratto linguistico Centro-Meridionale più caratteristico era l'assenza di anafonesi nella parole lengua e pento “dipinto”. 16) L'anafonesi è un fenomeno toscano che consiste nella chiusura delle vocali toniche é e ó rispettivamente in i e u. 17) I mercanti appartengono ad una nuova classe sociale che nasce durante il Medioevo. Essi, per esigenze professionali, parlavano e scrivevano in volgare. Inoltre imparavano l'aritmetica, la ragioneria, la scrittura. 18) Le classi colte erano quelle dei notati, del clero, degli intellettuali e degli scrittori. 19) I documenti da cui si ricavano informazioni sulle abilità linguistiche dei mercanti sono i registri contabili, le ricevute dei pagamenti, gli assegni, le lettere di cambio e le pratiche di mercatura (manuali del mestiere). 20) La lingua toscana e fiorentina si è diffusa grazie anche alle lettere del mercante. Esso infatti era costretto a scrivere alle filiali della sua azienda in Italia, Europa e nel Mediterraneo e così i corrispondenti a Napoli, Venezia, nelle Marche, in Puglia e in Sicilia, iniziano ad entrare in contatto con il toscano. 21) La caratteristica principale delle lettere era l'assenza dei tratti linguistici legati all'uso locale e ciò avveniva per facilitare la comprensione agli abitanti delle altre regioni.

22) I libri di famiglia sono i libri in cui i capofamiglia annotavano nascite, morti, matrimoni e altri avvenimenti importanti. 23) I libri di famiglia si differenziano dalle lettere dei mercanti per la presenza dei diversi volgari utilizzati. 24) Leon Battista Alberti è un umanista fiorentino nato nel 1402 e morto nel 1472 che disse che il mercante deve avere sempre le mani tinte di inchiostro. 25) La coiné quattrocentesca è il primo esperimento di lingua sovra-regionale nata quando si affermarono le prime cancellerie in tutta Italia. Infatti la necessità di tenersi in contatto con le altre cancellerie spinge a cercare una lingua comune a tutti. 26) Una cancelleria, che scriveva leggi, patti e statuti, aveva la necessità di tenersi in contatto con le altre sparse in tutta Italia e così nasce una lingua che attenua i tratti dialettali ma che, in sostanza è simile o a quella settentrionale o a quella meridionale. 27) Il latino offre forme familiari ad ogni funzionario, come item – allo stesso modo; quondam – un tempo; autem – inoltre, e il lessico giuridico e burocratico, composto da parole ancora oggi presenti nel nostro linguaggio come beneplacito, querela, allegare. Inoltre il fatto che il latino mantenga i nessi ct, pt e ti + vocale fa si che alcune parole non vengano confuse, per esempio dicto non poteva essere scambiato, da un settentrionale, né con dito né con dico. Per quanto riguarda il toscano invece, esso introduce le forme dittongate o anafonetiche. 28) Le corti erano considerate centri di promozione letteraria in cui, quindi, quest'ultima veniva incoraggiata nella lingua volgare. Infatti al Nord e al Sud nascono opere scritte in lingua “cortigiana”, ovvero in una coiné regionale. 29) Nella lingua cortigiana utilizzata da Boiardo compare sia l'attenuazione dei tratti locali (gentil al posto di zentil) sia lo scempiamento delle consonanti intervocaliche (bele, guera, scrite che invece tenta di evitare in damme). Inoltre, tipiche del dialetto settentrionale, sono la desinenza -eti della seconda persona plurale e il congiuntivo ascolten – ascoltino. 30) La lingua cortigiana ha breve durata perché nel '500 si afferma il canone letterario delle Tre Corone (Dante, Petrarca e Boccaccio) che impone il toscano trecentesco come modello linguistico. 31) Nel Basso Medioevo si afferma, come lingua letteraria, il fiorentino perché esso può contare su autori percepiti come modelli sin da subito. Inoltre in Italia lingua scritta e lingua parlata divergono perché gli stessi autori considerati modelli concordano sul fatto che deve esistere una lingua comune a tutti ma che sia di base letteraria. 32) Il De Vulgari Eloquentia è stato scritto tra il 1304 e il 1305 ed è composto da un libro e mezzo. 33) Per Dante, il volgare illustre è una lingua comune a tutti ma che non corrisponde con nessuno dei 14 dialetti presenti in Italia. Esso va infatti ricercato nella tradizione poetica che va dai Siciliani e arriva agli Stilnovisti. 34) Il principale merito linguistico è stato quello di aver saputo cogliere le potenzialità del volgare e averle saputo rendere una lingua adatta a trattare qualsiasi argomento, sia in prosa che in poesia. 35) Dante, nella Divina Commedia, fa uso di un plurilinguismo e di un pluristilismo. In essa infatti compaiono sia diversi stili come alto, basso, tragico e comico, sia forme linguistiche diverse dal fiorentino. Per esempio nell'opera si possono trovare parole come fallanza – errore; disianza – desiderio; periglio – pericolo; visaggio – viso che derivano dal francese, preclaro – famosissimo; laboro – fatica; libito – piacere, di derivazione latina, face – fa, siciliana e issa – ora, lucchese.

36) Nell'opera si possono trovare parole come fallanza – errore; disianza – desiderio; periglio – pericolo; visaggio – viso che derivano dal francese, preclaro – famosissimo; laboro – fatica; libito – piacere, di derivazione latina, face – fa, siciliana e issa – ora, lucchese. 37) I Memoriali Bolognesi sono documenti in cui i notai scrivevano, negli spazi bianchi, poesie e proverbi per evitare che venissero falsificati. Questi sono importanti perché dimostrano come la Divina Commedia si sia diffusa rapidamente anche fuori dalla Toscana. 38) L'opera di Dante è molto importante anche per la lingua letteraria italiana perché per esempio il dantesco sorella si impone sul toscano suora e sul fiorentino serocchia, inoltre perché entrano nell'uso comune parole come bolgia, senza infamia e senza lode. 39) Per Petrarca, a differenza di Dante, si parla di monolinguismo perché lui utilizza un'unica lingua selezionata, elegante e rarefatta, e di monostilismo perché utilizza un registro elevato e antirealistico. 40) Il lessico di Petrarca è formato da parole – chiave simboliche ed evocative, come avviene per Laura che ha il significato di aura- brezza e lauro – alloro, simbolo poetico, evitando così parole legate all'uso quotidiano. 41) Il linguaggio di Petrarca fa da filtro al linguaggio poetico precedente riducendo i vocaboli non toscani (come il siciliano ca – che) e limitando le forme che derivano dal francese o dal provenzale, salvando solo augello e rimembranza. 42) Il petrarchismo è un processo di imitazione verso il Canzoniere che prende piede in Italia e in Europa. I versi di Petrarca diventano infatti la prima grammatica dei poeti italiani che si vogliono allontanare dal volgare della propria regione. 43) La lingua di Boccaccio corrisponde essenzialmente al fiorentino parlato dalle persone colte. 44) Nei dialoghi del Decameron Boccaccio utilizza il fiorentino vivace, mentre nel Proemio e nell'introduzione alle singole giornate utilizza una lingua più classica ed elaborata. 45) Il volgare che si impone come modello letterario è quello latineggiante. 46) In Italia, nel '500, nasce la questione della lingua perché in quel momento la penisola si presentava frammentata politicamente e linguisticamente. Inoltre la coiné rappresentava il primo esempio di lingua sovra-regionale e in più l'invenzione della stampa spingeva a trovare una lingua comune. 47) C'erano diversa teoria riguardo a quale dovesse essere la lingua letteraria comune in Italia. La prima prevedeva il latino come unica lingua, la seconda vedeva più giusta la lingua cortigiana, come sosteneva Baldassarre Castiglione. C'era chi poi pensava che Dante e Petrarca avessero scritto in italiano e dovesse essere quindi quella la lingua utilizzata. I fiorentinisti, come Machiavelli, ritenevano il fiorentino vivo l'unico che poteva diventare lingua comune in tutta la penisola. Secondo Pietro Bembo, sostenitore della tesi classicista e arcaizzante, come nel latino esisteva Cicerone come modello per la prosa e Virgilio per la poesia, nel volgare Petrarca doveva essere il modello per la poesia e Boccaccio per la prosa. 48) La tesi che prevalse fu quella classicista e arcaizzante perché faceva riferimento a modelli già affermati e certi e perché offriva un modello grammaticale e stilistico molto preciso. 49) Le edizioni aldine sono dei libri pubblicati da Aldo Manuzio e curati da Bembo che comprendevano Le cose volgari di Petrarca e Le terze rime di Dante.

50) La tesi di Bembo consiste nell'avere, come nel mondo latino, un modello per la prosa, quindi Boccaccio, e uno per la poesia, Petrarca. Sceglie lui e non Dante perché ritiene che quest'ultimo utilizzi un linguaggio troppo umile e concreto. 51) Benedetto Varchi e Leonardo Salviati scrivono rispettivamente l'Hercolano e Degli avvenimenti della lingua sopra 'l Decamerone. Questi due autori applicarono dei correttivi alla tesi di Bembo. In particolare Varchi ritiene che il fiorentino parlato dalle persone colte sia necessario nei modelli presentati da Bembo, e Salviati che tutti gli autori del Trecento siano modelli da imitare. 52) Il Vocabolario degli Accademici della Crusca è stato pubblicato per la prima volta nel 1612 e contribuì ad aumentare la distanza fra lingua scritta e parlata in quanto fu scritto nel linguaggio arcaizzante che veniva usato nelle varie opere. 53) Le tre edizioni dell'Orlando Furioso dell'Ariosto evidenziano l'importanza delle tesi di Bembo in quanto la prima fu presentata in una lingua cortigiana, nella seconda invece l'autore attenua gli elementi dialettali, infine nella terza edizione, l'opera è presentata in toscano trecentesco. 54) Al momento della proclamazione del Regno d'Italia, nel 1861, il 75% della popolazione è ancora analfabeta e il 90% parla solo il dialetto. 55) Dal '500 fino all'Unità d'Italia alcuni fattori favorirono la nascita di un modello comune di italiano parlato, ovvero la predicazione religiosa, la stampa, la diffusione di una letteratura pensata per un pubblico popolare e il teatro, in particolare il melodramma. 56) La Chiesa capisce che la predicazione e il catechismo devono avvenire in una lingua comprensibile anche da un pubblico incolto. Per questo decide di adottare un linguaggio chiaro e semplice, ovvero un linguaggio che inizialmente appare come un volgare sovra-regionale e successivamente come un italiano di registro alto o medio – alto. Inoltre la Chiesa agisce anche sullo scritto grazie alle scuole parrocchiali, ai collegi religiosi e alla diffusione di libri per sacerdoti e biografie di santi e mistiche. 57) La letteratura di consumo è quell'insieme di opere di vario argomento accomunate da un'alta tiratura e dal pubblico al quale si rivolgono. Già nel '500 appartengono a questa categoria I reali di Francia di Andrea da Barberino, i poemi cavallereschi, i testi di viaggio come Il milione di Marco Polo e, tra il '700 e l' '800, il romanzo. 58) Gli autori di ...


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