Sonetto della Garisenda - linguistica italiana PDF

Title Sonetto della Garisenda - linguistica italiana
Course Linguistica italiana
Institution Università degli Studi di Milano
Pages 6
File Size 193 KB
File Type PDF
Total Downloads 37
Total Views 127

Summary

Appunti sonetto della garisenda...


Description

SONETTO DELLA GARISENDA Nell'800 ogni città ha la sua lingua: esistono varietà linguistiche chiamate VOLGARI e presenti discendono dal latino.

tutti i volgari

Quel passaggio dal volgare al dialetto si ha quando l'italiano diventa la lingua ufficiale, per convenzione nel 1525 quando si ha la pubblicazione delle "Prose in lingua italiana" di Bembo, poichè stabilisce i canoni della lingua italiana. Dante si muove e vive nell'Italia dei volgari. Nel Medioevo, quando un testo veniva trascritto e copiato, subiva un adattamento nella grammatica del copista. Già negli anni 30-40 del '300 Dante diviene un'autorità e comincia ad essere copiato. Ma non abbiamo un originale di Dante, leggiamo la Commedia di Dante fatta da Petrocchi. Non si può dire la stessa cosa per Petrarca (abbiamo un autografo del canzoniere) e per Boccaccio (Decameron). Dante traccia delle coordinate: dà una geografia della lingua italiana. E' il PRIMO a descrivere la GEOGRAFIA dei volgari italiani. Egli non parla di nord e sud, ma tiene come asse di riferimento l'Appennino (considera i volgari sulla parte destra e sinistra dell'Italia). Il DE VULGARI ELOQUENTIA di Dante è scritto in latino e la sua realizzazione viene già anticipata nel Convivio. Il Convivio vuole essere una sorta di mensa imbandita in cui l'autore condivide briciole di sapienza con chi legge; il DVE è invece un trattato in cui si parla di eloquenza.(forza espressiva) Dante fonda delle categorie del pensiero linguistico. Condiziona le idee linguistiche definendo il concetto di lingua in rapporto alle varie età. Prende le misure del sistema e a sua volta ci da le misure del sistema. Nel proemio del DVE definisce l'argomento di cui parlerà. Il suo pensiero viene così dipartito: 1 si rende conto del fatto che, nessuno, prima di lui, si è occupato di eloquenza volgare. Il suo è dunque un tema unico che non ha precedenti. E' la prima volta che nell'Italia dei volgari qualcuno afferma che può esistere un'eloquenza in volgare. 2 prende argomenti da altri trattati. 4 ma cos'è il volgare? Dante definisce la lingua volgare come quella lingua che senza bisogno di regole impariamo imitando la nostra matrice. ( senza bisogno di regole poichè è l'uso della lingua che detta le regole ). Quella lingua che i bambini apprendono da chi sta intorno a loro quando cominciano ad apprendere i suoni, dunque la LINGUA MADRE (L1). Dante afferma che esistono due locuziones: la LOCUZIO PRIMARIA, la lingua madre. Ma parla anche di una LOCUZIO SECONDARIA che i romani chiamao "GRAMATICA". Quest'ultima la apprendiamo lavorandoci su, studiando; è una lingua di regole, di dottrine, conoscenza. E' la lingua del conoscere, della scienza. Dante quindi NON VEDE una discendenza diretta del volgare dal latino, ma il latino per Dante è una lingua costruita che si chiama GRAMATICA: egli afferma infatti che gli autori romani abbiano messo a tavolino questa lingua chiamandola gramatica. Ma PERCHE' DAR VITA ALLA GRAMATICA, A UNA LOCUZIO SECONDARIA? Perchè i latini si sono sentiti costretti; essendo il volgare una lingua che cambia nel tempo e nello spazio, in continua

trasformazione, questa lingua (gramatica) doveva rimanere nel tempo. Doveva essere una lingua fissa, non modificabile. Dante afferma che la lingua più nobile è quella volgare, ovvero la lingua madre, poichè è una lingua naturale, mentre la locuzio secondaria (gramatica) è una lingua artificiale. Dunque Dante costruisce un binario fra LINGUA APPRESA e LINGUA DI CULTURA. Dante cercherà di capire se esiste una lingua volgare che si avvicina per tipologia alla gramatica, ma questa ricerca si concluderà con esito negativo: non troverà quella lingua, ma sarà lui a costruirla con la Commedia. Ma PERCHE' DAR VITA AD UNA LOCUZIO SECONDARIA (GRAMATICA) FISSA, PIUTTOSTO CHE NON DAR FEDE ALLA LOCUZIO PRIMARIA (lingua volgare), CHE E' FATTA DI TANTE VARIETA' E CAMBIA NEL TEMPO E NELLO SPAZIO? Perchè si ha paura della varietà. Sara' Pietro Bembo a prendere la lingua del '300 e a dire " chi scrive deve farlo in questa lingua", vi è l'esigenza di una lingua FISSA, poichè deve piacere anche alle generazioni che verranno e non solo a quella presente. Il SONETTO DELLA GARISENDA (torre superstite a Bologna) viene collocato nelle Rime di Dante. Quest'ultimo è la prima testimonianza manoscritta di un testo di Dante in un manoscritto bolognese e non fiorentino nel 1287, quando Dante ha 22 anni. Il sonetto non viene attribuito a Dante. Ma chi è a trascrivere? Un notaio, Enrichetto delle Querce, il quale è tenuto ogni sei mesi a trascrivere in un registro comunale tutti gli atti che ha erogato in quel periodo, e questo registro comunale è chiamato LIBRO DEI MEMORIALI BOLOGNESI (tipica istituzione bolognese di fine secolo ma che tuttavia fu attuata da altri comuni). Perchè Dante finisce qui?A fine trascrizione dell'atto, per evitare giunte indebite agli atti notarili, si era stipulato per legge che le parti rimaste bianche delle carte dovessero essere riempite da testi o disegni da parte degli estensori degli atti. Ma ogni volta che un notaio trascrive, adatta la grammatica. Quindi questa prima testimonianza di un testo di Dante la leggiamo con una patina bolognese e non fiorentina. Dopo la trascrizione bolognese, il testo circola anche in Toscana. Del sonetto della garisenda ne esiste la trascrizione nei memoriali bolognesi e altre testimonianze riportate nei manoscritti toscani. Fra le tante testimonianze manoscritte, ne viene scelta una. Gianfranco Contini, più grande filologo italiano, prende una trascrizione del sonetto dai manoscritti toscani; prende quella che ha una patina linguistica vicina a quella di Dante che è toscano. Nel 1922 esce un edizione chiamata "CONCORDANZE DELLA LINGUA POETICA ITALIANA DELLE ORIGINI" di D'ARCO SILVIO AVALLE per l'Accademia della crusca. COSA SONO LE CONCORDANZE? sono lo spoglio di tutte le parole e forme presenti in un testo organizzate in ordine alfabetico. Mentre Contini sceglie un solo testo fra tanti, Avalle vuole fare le concordanze di TUTTI i testi delle origini per avere una visione completa. Ma i testi della poesia delle origini erano senza punteggiatura,senza accenti, con la scrittura continua. Dunque Avalle (allievo di Contini) pubblica nelle Concordanze TUTTI i manoscritti della poesia italiana dalle origini al 1299. Dunque la presenza di Dante a Bologna è indirettamente testimoniata dal sonetto No me poriano zamai far emenda, trascritto tra le carte dei Memoriali, in veste linguistica bolognese e anonimo, dal notaio

Enrichetto delle Querce nel secondo semestre del 1287. Il componimento, etichettato “sonetto della Garisenda”, individua nella torre la stessa icona cittadina, successivamente evocata come immagine incombente e minacciosa in Inferno, XXXI, 136-138: «Qual pare a riguardar la Garisenda / sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada / sovr’essa sì, ched ella incontro penda».

Versione bolognese del 1287 (Avalle)

No me poriano zamai far emenda de lor gran fallo gl’ocli mei, set elli

Versione trecentesca toscana (Contini)

Non mi poriano già mai fare ammenda del lor gran fallo gli occhi miei, sed elli

non s’acecaser, poi la Garisenda

non s’accecasser, poi la Garisenda

torre miraro cum li sguardi belli,

torre miraro co’ risguardi belli,

e non conover quella, mal lor prenda ch’è la maçor dela qual se favelli: per zo zascun de lor voi’ che m’intenda che zamai pace no i farò, sonelli poi tanto furo, che zo che sentire dovean a raxon senza veduta, non conover vedendo, unde dolenti sun li mei spirti per lo lor falire; e dico ben, se ‘l voler no me muta, ch’eo stesso gl’ocidrò quî scanosenti.

e non conobber quella (mal lor prenda) ch’è la maggior de la qual si favelli: però ciascun di lor voi’ che m’intenda che già mai pace non farò con elli; poi tanto furo, che ciò che sentire doveano a ragion senza veduta, non conobber vedendo; onde dolenti son li miei spirti per lo lor fallire, e dico ben, se ’l voler non mi muta, ch’eo stesso li uccidrò, que’ scanoscenti.

La prima versione, quella bolognese, è la trascrizione di Avalle dai Memoriali Bolognesi e la seconda, quella fiorentina, è l’edizione critica di Contini ripresa da un codice, appunto, fiorentino.Ci sono differenze fonetiche sostanziali tra la versione di Contini e quella di Avalle. Dove il fiorentino ha le affricate palatali, il bolognese ha le affricate dentali (“zamay” – “già mai”). Ma quale delle due si avvicina di più all’originale? Quale inserire nell’edizione critica? La risposta si ottiene con Domenico De Robertis (1921-2011), filologo e allievo di Contini, che sceglie di mettere a testo la versione bolognese, ipotizzando che Dante l’avesse scritto con quella grammatica.Dunque, dopo secoli in cui la poesia è stata letta con la lente del fiorentino possiamo affermare che Dante ben aveva presente la varietà linguistica dell’Italia e che il Sonetto della Garisenda è il primo sonetto scritto dell’autore in bolognese per i

bolognesi, di cui l’edizione critica di De Robertis ha sfatato il mito della fiorentinità. Interessante è il caso della parola “sonelli”al verso 8 del testo di Enrichetto delle Querce, che Avalle e Contini rendono “con elli”. Diversa sarà la scelta di De Robertis, che trascriverà la parola così come scritta sul testo del 1287, dunque “sonelli”. Il significato di tale termine sarà rivelato in un saggio da Giancarlo Breschi. “Sonelli” è in realtà un termine appartenente al dialetto milanese, usato dall’autore in punta di verso come sorta di parodia, con il significato, in riferimento agli occhi di “vuoti, “sbadati”, “tonti”. Il sonetto della Garisenda, dunque, è il primo sonetto scritto da Dante in bolognese per i bolognesi, di cui l’edizione critica di De Robertis ha sfatato il mito della fiorentinità. Per secoli e secoli la poesia è stata letta con la lente del fiorentino, ma Dante ben aveva presente la varietà linguistica dell’Italia. Quali sono le differenze fonetiche tra la versione di Contini (toscana) e quella di Avalle (bolognese)? e quali sono quindi gli aspetti che ci fanno comprendere che ci troviamo di fronte a una versione toscana e a una bolognese? ANALISI LINGUISTICA elementi di GRAFIA -Dove il fiorentino ha le affricate palatali, il bolognese ha le affricate dentali (“zamay” – “già mai”). zò-ciò -la y viene resa in fiorentino con la i. poy-poi,mey-miei,voy-voi,zamay-già mai -la fricativa velare sorda per il bolognese viene resa in fiorentino con l'occlusiva velare sonora (g) = ragion -maçor = maggior

raxon

(z non è nella versione di Avalle ma è una parola localizzante nel manoscritto. -elemento meno localizzante-> metafonesi...


Similar Free PDFs