Riassunto Sostenibilità Digitale Epifani PDF

Title Riassunto Sostenibilità Digitale Epifani
Author Flavia Balerna
Course Internet e Social Media Studies
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunto dettagliato del libro Sostenibilità Digitale...


Description

1 Trasformazione digitale: il senso di una rivoluzione di senso Seconda metà degli anni 80 → l'apice dell'era dei media analogici prima del suo inevitabile tramonto. Con il Commodore 64 è il momento in cui l'informatica esce dai laboratori dove i computer erano utilizzati da esperti ed entra nelle case. Nasce così il concetto di personal computer, segnando un'epoca che si è sviluppata per quasi 30 anni e che ha posto le basi per un cambiamento radicale della società in cui viviamo, arrivato oggi ad un ennesimo punto di svolta. Nel tempo la logica digitale è uscita dai computer nei quali è nata ed è entrata negli oggetti: la componentistica elettronica si è miniaturizzata, i consumi elettrici si sono abbassati, si è innalzata la durata delle batterie per i device mobili, si sono abbassati costi della componentistica di base. Tutto questo ha portato ad impiegare l'informatica per controllare oggetti che prima erano realizzati attraverso sistemi analogici. A tutto ciò si è aggiunto lo sviluppo delle reti come internet che ha fatto sì che tutti questi oggetti fossero collegati fra loro e con noi. La metamorfosi degli oggetti che ci circondano è partita dal telefono. Nei primi anni 2000 si fondono i mondi dell'informatica e delle telecomunicazioni, dando vita alla trasformazione del telefono: diventa la porta d'ingresso principale verso un mondo sempre più connesso e interattivo. Tutti gli strumenti di seguito hanno finito per convergere verso il telefono che è diventato “Smart”. Ogni oggetto è al centro di molteplici dinamiche di interazione, i cui elementi principali sono: ● L'utente; ● L'oggetto stesso; ● L'ambiente circostante; ● il sistema al quale danno accesso, che può essere a bassa complessità oppure ad alta complessità (nel caso di strumenti come il telefono). La metamorfosi del telefono ha ridefinito le interazioni: ● Attraverso di esso; ● Dell'utente con l'ambiente circostante; ● Dell’utente con il sistema con il quale entra in contatto. Non è quindi soltanto un'implementazione funzionale ma un cambiamento di senso rispetto alla sua funzione: ridefinendo il modello di interazione dell'utente e mettendolo nelle condizioni di essere costantemente connesso (esperienza Always on: grazie alla pervasività di internet e alla sempre maggiore diffusione di dispositivi collegati ad essa). Il contesto sociale ed economico è profondamente influenzato dallo sviluppo delle tecnologie digitali, le quali hanno cambiato il modo in cui le persone si informano, hanno ridisegnato i loro processi decisionali, hanno ristabilito le modalità con le quali interagiscono con lo strumento e tra di loro tramite esso. Oggi nell'era dell'internet delle cose (insieme di connessioni internet che collegano potenzialmente qualsiasi oggetto alla rete, i quali comunicano il proprio status e forniscono

dati sul proprio operato ad altri dispositivi o agli esseri umani, raccolgono dati e offrono servizi avanzati) molti oggetti sono definiti “Smart” e rappresentano delle vere e proprie interfacce verso la realtà che ci circonda, nella quale questi strumenti vengono utilizzati per garantire l'accesso alle informazioni disponibili in rete e per arricchire l'interazione con il mondo fisico e con quello digitale. Il concetto di “smartness”, una via di mezzo tra intelligenza, velocità e flessibilità, esce dai singoli oggetti per essere applicato ad una dimensione nella quale essi interagiscono fra di loro in una logica di ecosistema che è “Smart” nel suo insieme. Ha sempre meno senso distinguere il reale dal virtuale perché sono due dimensioni della stessa realtà che si compenetrano: una e fisica e l'altra è digitale. l'essere umano si trova al centro di un complesso percorso di cambiamento che si sviluppa tra contrapposte tensioni, il cui risultato è quel fenomeno definito oggi “trasformazione digitale”. Cosa è la trasformazione digitale? Il concetto di trasformazione digitale viene spesso confuso con quello di digitalizzazione. ● La digitalizzazione rappresenta un tema tecnologico e di processo; ● La trasformazione digitale comprende anche le dimensioni economica psicologica e sociale. DIGITALIZZAZIONE: la dimensione di processo Il concetto di informatica deriva dall'unione di “informazione automatica”: è la scienza che si occupa dell'automazione dei processi informativi. Come? I processi informativi vanno resi compatibili con il linguaggio usato dai computer: il linguaggio binario che consente di codificare l'informazione utilizzando delle cifre binarie (i bit binary digit che possono assumere due valori 0 e 1). Digitalizzare l'informazione equivale quindi a codificarla in formato binario così che possa essere gestita in maniera automatizzata attraverso un elaboratore. La digitalizzazione avviene quando si traducono i processi in linguaggio digitale, così da poterli gestire in maniera automatica. Quando si passa da processi analogici a processi digitali viene garantito una migliore efficienza/efficacia dei processi. La digitalizzazione quindi riguarda il modo in cui si fanno le cose: dimensione di processo relativa al “come” le persone agiscono nella gestione delle proprie attività. Questo cambiamento formale del processo volto ad una sua ottimizzazione, non impatta però sull'obiettivo al quale il processo è rivolto: non cambia il senso di ciò che si sta facendo cambia solamente il come lo si fa. La digitalizzazione è una scelta dell'individuo che può essere obbligata dal contesto o dal mercato, ma resta comunque una scelta.

TRASFORMAZIONE DIGITALE → la dimensione di senso Grazie allo sviluppo della rete internet, alla nascita dei social media e alla diffusione capillare degli smart device, l'informatica diventa pervasiva e viene consentito l’accesso ai servizi in

rete in qualsiasi momento. La pervasività dell'interazione digitale diventa tale da impattare sui comportamenti delle persone. Si passa così dalla digitalizzazione → alla trasformazione digitale La sempre maggiore presenza di tecnologie digitali produce profondi impatti sui comportamenti, sui modelli relazionali, sulle dinamiche di comunicazione, sviluppando inesorabilmente un processo di rimediazione dei comportamenti individuali e collettivi. Viene indotto un vero e proprio cambiamento di senso in molti aspetti della nostra società. Il mutato scenario di contesto ha un impatto tale sulle motivazioni delle persone e della società da sviluppare trasformazione che il vede nel digitale un catalizzatore. La trasformazione digitale agisce a livello di senso perché ha il potere di cambiare il senso delle cose: questa rivoluzione di senso si basa sulla mutata percezione del concetto di valore (che può essere applicato a diversi aspetti come le relazioni interpersonali, le istituzioni, i servizi, l'informazione). Cambiando i canoni di interpretazione della realtà, cambiano le leve di scelta e quelle di valore, incidendo sull'utilità delle cose. Se la digitalizzazione ci consente di fare le cose meglio, la trasformazione digitale definisce ciò che ha senso fare (es. professioni obsolete). Il digitale rappresenta un vero e proprio catalizzatore, forte dello sviluppo di processi di convergenza transmediale (per quanto riguarda la comunicazione) e dell'incontro tra information technology and operational technology (per quanto riguarda i servizi industriali). Ha generato un processo di ridefinizione di senso che sta toccando tutte le industrie e tutte le professioni. La trasformazione digitale è una condizione che non riguarda il singolo individuo ma la società nel suo insieme e il modo in cui essa si ridefinisce. La tecnologia è un motore di sviluppo e le persone sono attori protagonisti di questo sviluppo che possono solo scegliere se comprendere la direzione di questo cambiamento collettivo e quindi contribuire ad una sua co-definizione (unica strada possibile per non essere abbattuti), non possono però bloccarlo. Schumpeter: l'innovazione è una “distruzione creatrice” che con la sua forza dirompente può obbligare la società a evolversi o a estinguersi, ha quindi una dimensione di ineluttabilità. L'innovazione si ha quando un'invenzione trova una sua applicazione sul mercato. La definizione di Schumpeter si applica ai risvolti che stanno avendo oggi tecnologie come internet, l'intelligenza artificiale sulla nostra società, i quali impongono un profondo ripensamento dei processi della società. Questo cambiamento generato dall’innovazione non è un effetto collaterale dell'innovazione ma è una sua caratteristica intrinseca: l'innovazione diventa leva di sviluppo. Oggi il più potente driver dell'innovazione è la tecnologia digitale: i suoi effetti sociali sono così centrali da toccare tutti gli aspetti della società. È necessario comprendere le dinamiche dell'innovazione in modo da farne una leva di sviluppo che produca effetti positivi pur nella consapevolezza che I risvolti negativi non possono essere del tutto eliminati. L'OCSE definisce 4 tipologie di innovazione: ● L'innovazione di prodotto: beni e servizi nuovi o migliorati nelle specifiche tecniche, nei materiali o nella gestione dell'interfaccia utente;

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L'innovazione di processo: linee di produzione e sviluppo nuove o migliorate nelle tecniche di produzione, nei macchinari o nel software di gestione dei processi; L'innovazione di mercato: nuove tecniche di marketing, miglioramento delle modalità con le quali si raggiunge il cliente tramite packaging, pricing o modalità di comunicazione L'innovazione organizzativa: modelli organizzativi per la gestione del personale e delle relazioni esterne.

L'innovazione può avere due nature: ● Sustaining: incrementale → un processo di miglioramento continuo che procede per piccoli cambiamenti continui e progressivi (soprattutto nelle industrie tradizionali e nei settori di mercato consolidati); ● Disruptive: radicale → con l’avvento delle tecnologie si è passati dalla innovazione incrementale a quella radicale, con effetti dirompenti sul mercato. Innovazione, digitalizzazione e trasformazione digitale sono in stretta correlazione reciproca. L'innovazione tecnologica è trasversale a tutti gli altri tipi di innovazione perché non c'è innovazione che non si basi su una tecnologia: sono sempre stati elementi di tipo tecnologico a determinare quei cambiamenti di paradigma che hanno alimentato lo sviluppo della civiltà umana. Oggi la tecnologia è perlopiù digitale: quindi la tecnologia digitale è uno strumento dell’innovazione. L’innovazione si ha quando avviene un’applicazione di successo della tecnologia digitale ad un processo, un prodotto o un servizio. La trasformazione digitale rappresenta il contesto di senso, lo scenario di riferimento, in cui si sviluppa oggi l'innovazione. All’interno di questo scenario la dimensione sociale determina le traiettorie dell'innovazione, ridisegnando le esigenze delle persone e ridefinendo le caratteristiche dei mercati. La trasformazione digitale nasce come effetto della digitalizzazione ma diventa contemporaneamente scenario e generatore di cambiamento. impattando sulla società e sullo sviluppo delle tecnologie. Come reagiamo all’innovazione? Seconda metà del ‘900 → l’innovazione dell'automobile negli Stati Uniti e in Inghilterra mette in difficoltà la posizione di forza di diversi attori dell'epoca: i ferroviari e i cocchieri, che vedevano la propria posizione lavorativa a rischio. Incapaci di capire come l’avvento dell’automobile avrebbe cambiato il mondo, hanno fatto in modo che il mondo non cambiasse attraverso un'azione di lobbying: la Red Flag Act (leggi della bandiera rossa) che imponevano a chi entrava in città con l'automobile di non superare una certa soglia di velocità e di essere preceduti da un avvisante che sventolava una bandiera rossa per avvertire i passanti del pericolo. Questo esempio dimostra come il comportamento degli esseri umani tenda ad essere sempre conservativo: una volta costruito un equilibrio di sistema e definita una propria “zona di confort” si cerca di renderla più stabile possibile. In realtà è inutile tentare di arginare un cambiamento che non può essere arrestato, l'unica soluzione possibile è quella di tentare di co-determinarne la direzione.

Un'inversione del rapporto di causa-effetto si ha quando avviene un disallineamento tra l'offerta del prodotto e la domanda da parte del consumatore. Es. anni 90, settore della musica → le case discografiche convinte che il motivo principale della crisi delle vendite fosse la pirateria vengono scavalcate da Apple con iTunes che riesce a ripensare il settore non partendo dalle caratteristiche consolidate del prodotto ma dalle esigenze dell'utente e dalle dinamiche del contesto: l'errore delle case discografiche fu quello di pensare che il loro mercato fosse stabile il loro prodotto immutabile come le logiche dei consumatori. Nell'era della trasformazione digitale, l'innovazione agisce ridefinendo il senso di interi settori di mercato sulla base del comportamento degli utenti e delle loro necessità, gestendo i dati che essi generano. Si parla di economia delle piattaforme per indicare il ruolo sempre più determinante di quegli attori che gestiscono gli utenti, i mercati e le transazioni fra essi grazie a piattaforme che assumono un'importanza sempre maggiore nell'economia. Visione olistica dell’innovazione L'innovazione non deve essere guardata solo come volano di crescita economica (come nelle riflessioni di Schumpeter) ma in generale come leva di sviluppo sociale, come strumento di cambiamento orientato al miglioramento della società. L'innovazione sociale è lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee, prodotti, servizi e modelli che incontrino dei bisogni e creino nuove relazioni sociali e collaborazioni finalizzati a migliorare il benessere collettivo. Sono innovazioni che producono benessere per la società nella quale si sviluppano, migliorando le capacità di azione dei singoli individui presenti nella società. Un cambiamento la cui direzione può essere determinata solo ponendo la società di fronte ad obiettivi chiari: 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite e che rappresentano un traguardo al quale puntare entro il 2030. Nell'agenda politica delle Nazioni inizia ad essere sempre più centrale l'innovazione come strumento di sostenibilità economica e sociale nel rispetto dell'ambiente. Cosa devono fare le istituzioni in questo contesto? Devono evitare l'approccio della Red Flag Act che cerca di fermare il problema vietando un fenomeno che è il risultato di un processo evolutivo di tipo globale, perché può solamente rimandare il problema e rallentarne lo sviluppo, facendo sì che quando gli argini normativi verranno rotti, gli impatti dell'Innovazione saranno ancora più devastanti. Il ruolo dell'istituzione è duplice: ● Favorire l'innovazione sviluppando delle politiche che non vadano a rallentare il suo sviluppo: ● Tutelare quelle categorie che saranno colpite dagli effetti negativi dell'Innovazione attraverso l’utilizzo di una parte del vantaggio economico derivante dall'innovazione. Nella realtà esistono due approcci principali al problema (nessuno dei quali segue questa impostazione appena descritta): ● L'approccio di mercato che nel promuovere l'innovazione si disinteressa dei suoi effetti negativi (Stati Uniti);



L'approccio dirigista che nel cercare di limitare i danni potenziali derivanti dall'innovazione finisce per non coglierne nemmeno i vantaggi (Unione Europea).

Per massimizzare gli impatti positivi della trasformazione digitale, è necessario: ● La conoscenza delle tecnologie: saper leggere i settori e interpretare il cambiamento indotto dalla digitalizzazione mettendo insieme la conoscenza delle dinamiche tecnologiche digitali e dei contesti dove queste dinamiche vengono applicate e declinate; ● Sapere in che direzione andare: consapevoli che i modelli economici di sviluppo che sono ritenuti consolidati spesso non sono in grado di rispondere alla complessità di un mondo dominato dalla velocità e dalla connessione. Dalla combinazione di questi elementi emerge che è necessario leggere la trasformazione digitale per orientare la costruzione di una società sostenibile. Troppo spesso l'attenzione degli esperti si è focalizzata sul domandarsi se la tecnologia facesse bene o male, per finire all'interno di un “ tunnel cognitivo” (la tendenza delle persone inserite in un contesto di non considerare tutto ciò che ha fuori lo schema di quel contesto cioè quando si pone una domanda lo schema semantico di quella domanda tende ad indurre uno specifico set di risposte) che dimostrava che si erano sbagliate le domande. Non è giusto considerare in maniera deterministica il ruolo del digitale: è più giusto declinarlo nella società, facendone uno strumento per il perseguimento di obiettivi precisi. Il bene e il male non sono nelle tecnologie e nemmeno nel modo in cui vengono usati: il bene e il male sono nella visione di società che decidiamo di sposare, rispetto alla quale le tecnologie devono essere strumento attuativo di televisione. Per cogliere il bene è necessario guardare alle tecnologie come strumenti necessari per costruire una società migliore. Dobbiamo avere una visione chiara della società che vogliamo, dobbiamo sapere in quale direzione andare per costruirla e dobbiamo comprendere come le tecnologie possono aiutarci a fare tutto ciò. 2 Possiamo scegliere il futuro? Il futuro è il risultato di una serie di scelte a cui si affiancano fattori incontrollabili che rendono ancora più importante gestire le variabili sulle quali abbiamo voce in capitolo. Harold Innis → la tecnologia è alla base dei sistemi economici (es. senza la carta non si sarebbe sviluppata l'economia moderna), è il motore alla base dello sviluppo sociale. Da questa visione nasce la contrapposizione tra: ● ●

determinismo tecnologico (integrati): coloro che sostengono che le macchine ci salveranno (come Innis e McLuhan); determinismo sociale (apocalittici): coloro che sostengono che segneranno la nostra estinzione.

Per orientare la direzione del nostro futuro, è necessario agire sui fattori in grado di influenzare lo sviluppo della tecnologia, quali:



Ricerca → esiste una correlazione diretta tra gli investimenti in ricerca e lo sviluppo del PIL di un paese. La ricerca non solo produce un aumento del PIL ma i suoi risultati sono proporzionali alla capacità di dare un indirizzo strategico agli investimenti: invece che distribuire fondi a pioggia è preferibile concentrare gli investimenti su poche linee di ricerca. La capacità di un paese di identificare le linee di ricerca più importanti sulle quali investire (attraverso investimenti pubblici e incentivi alle imprese) definisce la sua capacità di costruire il suo futuro e di determinare gli indirizzi che prenderanno le tecnologie, declinandole così sui settori di maggiore interesse strategico per il Paese.



Politica → non deve limitare lo sviluppo tecnologico ma favorirlo avendo cura di provvedere al supporto di quelle categorie che vedranno il loro ruolo messo in discussione da tale sviluppo, indirizzando il valore generato dal cambiamento verso quelle categorie (attraverso una sussidiarietà sociale). Sviluppare una politica orientata sull'innovazione vuol dire saper guardare agli impatti delle tecnologie sui settori strategici per il paese enfatizzando le le opportunità e minimizzando i punti critici, attraverso l'investimento in formazione continua, promozione della flessibilità e del ricambio generazionale e tutela dei lavoratori.



Imprese → è necessaria una cultura della classe imprenditoriale che non si basi solo sulle competenze poiché esse sono il risultato di un processo che parte dalla consapevolezza, dalla necessità di percepire l'esigenza tanto da porsi il problema di affrontarla. La cultura imprenditoriale deriva inoltre da variabili come la capacità di un Paese di costruire modelli di innovazione efficaci, di formare generazioni sensibili al tema e di mettere a disposizione le necessarie infrastrutture. Però, se è delle istituzioni la responsabilità di costruire un contesto favorevole, è delle imprese la responsabilità di non perdersi dietro a scuse per non dover pensare alla trasformazione digitale (come quella del valore della tradizione che non va ...


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