Scapigliatura Lombarda PDF

Title Scapigliatura Lombarda
Author Mirko Schiaffoni
Course Letteratura italiana e letterature europee
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

la scapigliatura lombarda, tra sintesi e concetti...


Description

BAUDELAIRE: il simbolismo e l’allegorismo (pag 58) Nel 1857 escono MADAME BOVARY e I FIORI DEL MALE di Charles BAUDELAIRE, che da inizio alla poesia moderna. Escluso ed estraneo al sociale come i narratori del REALISMO, il poeta si trova dinanzi un bivio: - proiettare il proprio bisogno di significato con il mondo naturale. SIMBOLISMO; - fine dell’armonia con il mondo reale e scissione dalla realtà, con la trasformazione della stessa in “seconda natura artificiale”: ALLEGORISMO MODERNO. In BAUDELAIRE sono presenti entrambe le strade: da un lato – CORRISPONDENZE – teorizza la poetica del SIMBOLISMO fra i sensi umani e i vari aspetti della natura; propone una scrittura alogica, che fa risaltare le analogie tra le cose e fra l’uomo e la natura, legando le diverse esperienze sensoriali attraverso la SINESTESIA1. L’ALLEGORISMO MODERNO pratica l’allegoria come forma espressiva della scissione e dell’alienazione della vita nella realtà artificiale della moderna metropoli con figure e apologhi narrativi a ipotesi interpretative di tipo razionale. In BAUDELAIRE coesistono entrambe le tendenze; il SIMBOLISMO riecheggia una “vita anteriore” ove l’io e la natura erano in rapporto simpatico, nell’auspicio di un rapporto più organico tra individuo e il mondo; l’ALLEGORISMO prende atto realisticamente della situazione attuale del poeta nel contesto di una realtà degrada e alienante. Queste due linee, compresenti in BAUELAIRE, si scindono: col SIMBOLISMO prevalgono l’analogia, la sinestesia, la tendenza all’oscurità e all’allusività, connesse all’estetismo, la superiorità della poesia e del poeta; successivamente torna attuale l’ALLEGORISMO con l’ESPRESSIONISMO.

La SCAPIGLIATURA LOMBARDA E PIEMONTES (pag 58-59-60) Il movimento della SCAPIGLIATURA è più un movimento di protesta che una poetica organica e coerente; esso fiorisce nelle città più avanzate di Milano e Torino. L’assenza di coerenza impedisce alla SCAPIGLIATURA di essere un’AVANGUARDIA, sebbene di questi movimenti la SCAPIGLIATURA presenti taluni caratteri: - ribellismo giovanile, che si traduce in condotte irregolari e porta a droga e suicidio; - protesta antiborghese e anticonformistica; - identificazione del lettore come un “nemico” e del mercato come un’insidia e una minaccia per l’arte; - il rifiuto della tradizione (MANZONI e il “manzonismo”); - l’interartisticità, l’essere trasversali alle varie forme artistiche (l’essere scrittori e pittori contestualmente, PRAGA pittore e poeta, Arrigo BOITO poeta e musicista…) Il periodo di riferimento della S. è il decennio successivo al 1863, tra Milano e Torino; si parla anche di una “seconda scapigliatura” tra fine Ottocento e inizio Novecento, con LUCINI e VALERA. Il termine deriva da Cleto ARRIGHI (pseudonimo di Carlo RIGHETTI) che nel 1862 pubblica un romanzo: LA SCAPIGLIATURA e 6 FEBBRAIO. Un dramma di famiglia, dedicato ad una rivolta mazziniana a Milano nel 1853; il termine, equivalente francese di bohème, indica la rivolta di giovani di ingegno tra i venti e i trentacinque anni, “casta” o “classe”, serbatoio di ogni disordine. I principali esponenti sono …………guidati da Giuseppe ROVANI, autore del romanzo: CENTO ANNI. Gli scapigliati avvertono subito che l’arte è ormai inutile o quantomeno emarginata. Sono estranei al processo risorgimentale; sotto l’aspetto linguistico optano per soluzioni sperimentali, espressionistiche, grottesche, aperte al dialetto. Si oppongono al Romanticismo italiano (PRATI e ALEARDI) e si rifanno piuttosto al Romanticismo tedesco, privilegiando i temi dell’orrore e del mistero; si ispirano, inoltre, ai motivi della paura e del terrore (vs. Edgar Allan POE). Riecheggiano le tematiche del BAUDELAIRE, in particolare i temi del peccato, della morte nascosta nella bellezza,, della caducità, della degradazione della vita moderna. Non rinvenendo un astratto idealismo, rappresentano il Vero, demistificandolo (si auto denominano “soldati del Realismo”); spunti della poetica “scapigliata” sono rinvenibili nel “Preludio di Praga”. I motivi tipici degli “scapigliati”, quali senso del mistero e dell’ignoto, saranno ripresi, successivamente, dal Decadentismo, altri; il realismo quelli realistici, quali corruzione della vita moderna, l’assenza di ideali, folla cittadina, lavoro agricolo, saranno ripresi dal Verismo. 1 Nella critica letteraria fenomeno per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse: es. il CARDUCCI – SILENZIO VERDE – (sonetto IL BOVE)

Il NATURALISMO francese e il VERISMO italiano (pag 60 – 61 – 62 - 63) La parola “naturalismo” compare la prima volta nel 1858 in un saggio del positivista H. TAYNE su BALZAC, indicato come maestro della letteratura moderna; nel 1865 il TAYNE asserisce che gli individui sono “determinati” da tre fattori: leggi della razza e dell’ereditarietà, ambiente e momento storico. Come movimento letterario il N. nasce tra il 1865 e il 1870; nella prefazione al romanzo Germine Lacerteux del 1865 i fratelli de GONCOURT contrappongono ai romanzi “falsi” quello “vero”, costruito con scrupolo scientifico, con un nesso fra scienza medica e arte letteraria, guadando al “quarto stato” – il proletariato – quale protagonista dei romanzi. Questi aspetti attirano l’attenzione di ZOLA che nel 1867 si dichiara “scrittore naturalista”; tra il 1868 e il 1870 lo scrittore con la prefazione a La fortuna dei Rougon – 1871 – fissa il “manifesto del naturalismo”. Dopo alcuni anni di riunioni insieme dal 1874, il gruppo composto da i fratelli de CONCOURT, Alphonse DAUDET, e ZOLA, pubblica Le serate di Medan, che fissa la poetica del gruppo. Nel 1880 con il Romanzo sperimentale ZOLA fissa i principi del Naturalismo: 1) rifiuto della lett. romantica, basata su fantasia e sentimento; 2) metodo impersonale; 3) il vero è sempre bello e morale (rifiuto canoni estetici del bello); 4) narrazione basata su osservazione e sperimentazione; 5) primato del romanzo basato su metodo scientifico, in ausilio alla moderna sociologia. Lo scrittore tende a divenire scienziato sociale. Nel 1884 HUYSMANS passa al romanzo decadente e nel 1891 Jules HURET documenta la fine del Naturalismo. Sotto l’aspetto dei contenuti, i naturalisti muovono dai gradini più bassi della scala sociale, come la scienza procede dal semplice al complesso. Sotto l’aspetto linguistico prevale il parlato, anche il gergo popolare adoperato dalla plebe parigina; il realismo dei contenuti diviene così anche realismo linguistico. In Italia un critico, Felice CAMERONI, fa conoscere ZOLA in Italia; nel 1877 la recensione fatta da Luigi CAPUANA al ASSOMOIR – l’ammazzatoio determina la nascita anche in Italia del “romanzo moderno” ispirato al Naturalismo francese. Il gruppo tra il 1877 e il 1878 pone la basi della nascita del Verismo, corrispondente al Naturalismo francese. Espressioni sono il ROSSO MALPELO del VERGA nel 1878, GIACINA del CAPUANA nel 1879 e nel 1881 VERGA pubblica I MALAVOGLIA del “ciclo dei vinti”. Per CAPUANA il Verismo è essenzialmente un metodo di scrittura sul piano formale, “perfettamente impersonale”; per CAPUANA e VERGA esiste una teoria della necessaria omologia fra livelli sociologici e livelli formali. Il Verismo italiano accetta pienamente la cultura positivista, ma solo marginalmente il momento scientifico; accetta pienamente la concezione deterministica e la necessità i muovere dai gradi bassi della scala sociale ma rifiuta la teoria che pone la letteratura in posizione subalterna alla scienza. Il Verismo si differenzia dal Naturalismo per i sottonotati aspetti: 1) riduzione della teoria naturalistica a metodo di scrittura; 2) concentra l’attenzione sulle conseguenze stilistiche dell’impersonalità; 3) minore rilevanza attribuita all’impegno sociale sotteso alla rappresentazione. Le cause derivano dal fatto che i veristi italiani sono proprietari terrieri del Sud, su posizioni conservatrici o reazionarie, rispetto ai naturalisti francesi, spesso democratici, radicali e filo socialisti. Infatti i veristi rappresentano le campagne e i contadini, rispetto ai naturalisti che guardano città e operai. I veristi più rigorosi sono Giovanni VERDA, Luigi CAPUANA e Federico E ROBERTO; aderiscono al Verismo, meno teoricamente, Matilde SERAO, i toscani Renato FUCINI e Mario PRATESI; lo stesso D’ANNUNZIO ha una breve stagione verista, così come il primo PIRANDELLO e la DELEDDA

Il SIMBOLISMO europeo: la poetica di RIMBAUD, VERLAINE e MALLARME’ (pag 64 - 65) Tra il 1866 e il 1876 in Francia fiorisce il Parnassianesimo francese, iniziato dal poeta Catulle MENDES, tendenza finalizzata al recupero di alcuni aspetti del classicismo rinascimentale e settecentesco, e a un’arte impeccabile e impassibile, slegata da impegno sociale e politico, ribadendo l’autonomia dell’arte. Nel 1876 i “parnassiani” escludono dall’antologia il poemetto di MALLARME’ il poemetto: IL POMERIGGIO DI UN FAUNO, con ciò determinando la nascita del SIMBOLISMO. Analogamente, in Gran Bretagna, nel 1848 prende avvio la Confraternita preraffaellita, con Dante Gabriel ROSSETTI che promuove l’arte neogotica, la poesia dello STILNOVO e il culto di DANTE della VITA NUOVA;

negli anni Settanta e Ottanta il movimento evolve verso l’Estetismo e lo scioglimento in musica della semantica testuale. Anche in Francia, prima di MALLARME’, Arthur RIMBAUD (1854-1891) esprime nel 1861 la nuova poetica, seguito da Paul VERLAINE (1844 – 1896) già nella raccolta Poemi saturnini ispirata a BAUDELAIRE. La tendenza si concretizza nel 1884 nell’antologia I POETI MALEDETTI a cura di VERLAINE con testi dei due citati autori; nel 1886 esce il Manifesto del SIMBOLISMO, pubblicato sul FIGARO’ di Jean MORÉAS; nasce così una poetica che influenzerà tutta la poesia del Novecento. I maestri del Simbolismo sono BAUDELAIRE nonché Gerard de NERVAL e Isidore DUCASSE. Il rapporto del poeta col mondo non è più basato sulla ragione, ma sui sensi; il poeta diviene un veggente che impossessa di una realtà oscura e infinita, inesprimibile e resa solo attraverso allusioni, suggestioni musicali, magia della parola. La poesia diviene il “mondo”; non ha più un contenuto semantico, rappresentativo, referenziale, ma si scioglie in musica, come asserito da VERLAINE, per il quale la poesia è musica, quindi arte asemantica. Già RIMBAUD, nel sonetto LE VOCALI, teorizza una poesia come arte sostanzialmente FONOSIMBOLICA, ove il suono assume un valore evocativo e simbolico; la poesia allora tende all’oscurità e il linguaggio poetico si “specializza”, si separa dalla poesia e diviene autoriflessivo. L’orizzonte simbolico è caratterizzato da soluzioni mistiche o paniche, caratterizzato da una confusione totale; strumenti privilegiati dai simbolisti sono: metafora; figura retorica della sinestesia; procedimenti analogici che ben descrivono le corrispondenze tra sensi umani e aspetti del mondo naturale, ove prevalgono profumi, colori e suoni, caratterizzati da una partecipazione mistica. Ciò è spiegabile; poiché il particolare ha valore solo quanto “simbolo” dell’universale, ritenuto un mistero insondabile, questo è esprimibile sono indirettamente, per approssimazione, mediante accostamenti successivi, metafore e, come detto, analogie. Altra ragione del prevalere della logica “simmetrica” è la prevalenza nella nuova poesia di sogno, fantasia e inconscio, che procede per logica “analogica”; la poesia simbolista appare obbedire solo alle libere associazioni dell’io interiore. Pertanto, il mondo è completamente assorbito nella parola quale magia, illusione e musica; quindi, da un lato l’estremo soggettivismo e individualismo che fa assumere a poeta e atto poetico un significato quasi “religioso”; dall’altro la poesia è intesa quale as-soluta, sciolta da qualsiasi legame con il mondo, le cose, pratica e morale comune. Muovendo dal carattere totalmente soggettivo della poesia, si assiste a: - verso libero, praticato a MALLARME’ e poi da Paul ADAM e Gian Pietro LUCINI in Italia; - autonomia estetica e poesia “pura”, separata da qualsiasi preoccupazione civile, morale e comunicativa; - assunzione di capacità “oracolari” del poeta, la visione della poesia quale religione; - tendenza all’estetismo, carattere di fondo del DECADENTISMO. In Francia, dopo BAUDELAIRE, la poetica del S. è espressa con LE VOCALI di RIMBAUD, MALLARME’ e VERLAINE. In Italia, D‘ANNUNZIO esprime il S. attraverso il “panismo” e “estetismo”; PASCOLI esprime la poetica del S. attraverso IL FANCIULLINO, sebbene in versione moderata a conciliante rispetto al classicismo; Gian Pietro LUCINI (1867 – 1914) si ricollega all’esempio francese nel testo: Ragion poetica e programma del verso libero (1908), sebbene in chiave anarchica e libertaria, ricollegandosi alla ribellione avanguardistica implicita in RIMBAUD.

Il DECADENTISMO europeo: come fenomeno culturale e artistico (pag 67 – 68 – 69 - 70) Il movimento dei decadenti inizia ad affermarsi con un sonetto di P. VERLAINE nel maggio 1883 sulla rivista IL GATTO NERO, ove afferma che raffinatezza e eleganza sono tipiche in epoche storiche di decadenza; in effetti la nuova tendenza è caratterizzata dalla sensazione di un eccesso di civiltà e dell’imminenza di una catastrofe e, nello stesso tempo, dall’orgogliosa rivendicazione del valore positivo dell’artificio e della raffinatezza tipici delle epoche al tramonto. Alcuni tratti del D. come movimento confluiscono nel D. come civiltà culturale e artistica, in Europa dal 1890 ai primi anni del Novecento; i principali esponenti sono il romanziere Oscar WILDE, il poeta austriaco RILKE, in Italia FOSCOLO, PASCOLI e D’ANNUNZIO. Basi culturali e filosofiche del D. sono la rottura epistemologica di fine secolo, la rivolta antipositivistica in filosofia e antinaturalistica in letteratura. I caratteri del D. come fenomeno culturale e artistico sono: - rifiuto del metodo scientifico e razionale e inclinazione all’irrazionale, ispirato al sensualismo o al misticismo; - soggettivismo e individualismo; l’artista diviene un “dandy”, che disprezza la massa;

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la scoperta dell’inconscio: l’arte cerca di esprimere le associazioni profonde dell’io, la complessità dei presentimenti, il collegamento del mistero dell’anima a quello dell’universo; - il ricorso al simbolismo: prevalenza dei procedimenti analogici, ricerca delle corrispondenze tra l’anima del soggetto e la vita dell’universo, ricorso alla metafora e alla sinestesia; - l’estetismo e la religione dell’arte; l’arte è non solo autonoma, ma soprattutto superiore. L’arte deve obbedire solo a se stessa, avulsa da qualsiasi criterio estrinseco di natura morale, politica o sociale; l’arte, perciò, è pura bellezza e vera religione, per cui la vita stessa è ispirata a canonici estetici e DEVE risolversi nell’arte; - il poeta è inteso come artefice supremo o vate; la poesia è rivelazione dell’Assoluto e il Poeta è il mediatore e sacerdote di tale rivelazione; l’artista non si limita ad imitare la vita, la crea. In Italia il D. si afferma tra il 1890 e il 1905, partendo da IL PIACERE di D’ANNUNZIO (1889), MYRICAE di PASCOLI (1891), mentre l’ALCYONE dannunziano (1903), i POEMI CONVIVIALI di PASCOLI (1904) e IL SANTO di FOGAZZARO (1905) segnano l’apogeo e il declino del DECADENTISMO. I caratteri del D. italiano sono: - rispetto a quello europeo, caratteri spiccatamente umanistici e legame forte con la tradizione classica; - limitato approfondimento degli aspetti legati all’inconscio. Il DECADENTISMO europeo presenta analogie e discrepanze con il primo Romanticismo tedesco e inglese. Analogie: individualismo, tendenza al simbolismo e all’irrazionalismo, l’opposizione io-società. Mentre, però, il ROMANTICISMO predilige le passioni e i sentimenti, il DECADENTISMO privilegia un segmento più profondo: i presentimenti e l’inconscio (riferimento a FREUD); mentre nel R. l’artista è un eroe e un ribelle, nel D. l’artista è invece dandy eccentrico e estenuato, rivolto all’artificio. Similmente vi sono analogie (limitate) e discrepanze (prevalenti) tra D. e avanguardie novecentesche. Analogie: comune cultura, segnata dall’influenza di NIETZSCHE e di BERGSON. Le avanguardie tendono a rifiutare l’arte oracolare e superiore dei “decadenti”, nonché le poetiche del SIMBOLISMO, privilegiando modalità di tipo “allegorico”. E’, pertanto, improprio estendere la categoria dei “decadenti” ai primi grandi scrittori del Novecento.

La nascita della poesia moderna in Europa (pag 310) La poesia moderna nasce in Europa dopo il 1848, soprattutto dopo l’uscita nel 1857 de I FIORI DEL MALE di Charles BAUDELAIRE; essa non è più concepita come espressione della natura, dei sentimenti spontanei e della passione autentica, ma come artificioso prodotto della civiltà; pertanto non esprime più un visione eroica ed attiva della vita, ma si esprime in un senso di ribellione impotente, attraverso la fuga onirica e nell’evasione (dalla realtà, nota mia!) Dopo questa data, il poeta è dinanzi a un bivio: consapevolezza della “perdita dell’aureola” e della “fine dell’aura”; - tentazione di restaurare gli antichi privilegi, stretto tra la morsa della propria “miseria e marginalità” e la volontà di risarcire la società, attuata attraverso una missione oracolare improntata al valore superiore e assoluto dell’arte. Queste due possibilità si esprimono attraverso l’ALLEGORISMO e il SIMBOLISMO, entrambe praticate da BAUDELAIRE; è il SIMBOLISMO a prevalere dal 1880 al 1904, periodo corrispondente all’affermazione del DECADENTISMO in Europa. Contemporaneamente i poeti sono divisi tra l’opzione tra prosasticità e assolutezza, registro basso e registro alto e sublime. Sempre in BAUDELAIRE sono presenti queste tendenze, ma anche in questo caso, dopo di lui, prevale il secondo, attraverso la poetica del SIMBOLISMO e la cultura del DECADENTISMO. Nel quadro europeo si assiste ad un ritardo culturale italiano, per il legame esistente e ininterrotto con la tradizione poetica settecentesca, come esplicitato dagli stessi MANZONI e Giacomo LEOPARDI, romantico ma nelle forme della tradizione e della lingua del classicismo. Questo spiega l’”anomalia italiana” dopo l’Unità nel 1861; la scapigliatura italiana appare solo formale e non sostanziale. Anche quando il SIMBOLISMO penetrerà in Italia con LUCINI, PASCOLI e D’ANNUNZIO, sarà sempre “limitato” da un’ipoteca umanistica e classicistica, superata solo dopo il 1904 quando l’ESPRESSIONISMO incunea in Italia i modi della grande lirica europea. La Francia è la nazione-guida nel romanzo e nella lirica, come ampiamente descritto al cap. II...


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