La Scapigliatura PDF

Title La Scapigliatura
Author TOMMASO PAGNANO
Course Letteratura Italiana quinto anno
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Appunti di Letteratura Italiana...


Description

LA SCAPIGLIATURA (1862-1870) Gli intellettuali italiani dopo l’Unità iniziano a sentire una sorta di frattura fra il ruolo dell’intellettuale e la realtà socio-politica (problemi che in storia vanno sotto la comprensione del fenomeno del Risorgimento tradito à buona parte della cultura letteraria italiana esprimeva forme di risentito disagio e aperta ribellione all'azione politica del ceto dirigente postunitario. Il mito del «Risorgimento tradito» ha riscosso grande fortuna e giocato un ruolo di rilievo per molti anni. Esso germoglia, all’indomani dell’Unità, dal risentimento dei democratici sconfitti, in primis dall’amarezza indignata di Giuseppe Mazzini, che giudica lo Stato appena sorto non la «vera grande Italia», la «terza Roma del popolo», secondo i suoi auspici, ma una «menzogna d’Italia», un «organismo inerte», cui mancano «l’alito fecondatore di Dio, l’anima della Nazione». Responsabili di quel «tradimento» sarebbero, a suo avviso, la monarchia sabauda ed il conte di Cavour, espressioni di un materialismo egoistico e astuto che avrebbe impedito la presa di coscienza delle masse e soffocato la loro iniziativa rivoluzionaria. Da questa posizione mazziniana e, più in generale, democratico-repubblicana, nasce il revisionismo risorgimentale, una sorta di processo al Risorgimento giudicato una rivoluzione «tradita» e «incompiuta». •

Da un lato la reazione della SCAPIGLIATURA (Verga passa da questa fase): MOVIMENTO – 1862-1870 - CHE RACCOGLIE ARTISTI MOSSI DA INQUIETUDINE ESISTENZIALE ED ARTISTICA



Dall’altro lato il Verismo

L'importanza della poesia scapigliata consiste proprio nell'essere testimonianza e sintomo di un profondo disorientamento vissuto dagli intellettuali borghesi dell'Italia postunitaria. Gli scapigliati ebbero la consapevolezza di come gli ideali romantici di patria e amore risultassero ormai superati; ebbero soprattutto chiaro come gli strumenti letterari, linguistici, filosofici e morali prodotti dalle passate generazioni risultassero inadeguati e inefficaci per capire a fondo il mondo moderno con le sue trasformazioni, la sua complessità, i suoi molteplici e contraddittori aspetti. Come abbiamo visto, l'anno 1861 rappresenta l'inizio della storia dello Stato italiano unito e indipendente; abbiamo inoltre posto in evidenza come, nell'ambito della nazione, esistessero forti elementi di disagio e di conflittualità sociale. Anche in campo culturale vi è un profondo sentimento di incertezza e delusione per la realtà del presente. Un primo elemento di disagio è determinato dalla coscienza, presente nella classe intellettuale, della scarsa utilità della pratica letteraria. Infatti, durante l'età del Risorgimento l'intellettuale aveva una sua specifica collocazione nell'ambito della società: egli era l'interprete delle

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istanze di rinnovamento politico e morale d'Italia. La sua funzione consisteva dunque nel ridestare gli ideali di patria e di nazione che erano sepolti nelle coscienze degli Italiani e quindi guidare il popolo alla guerra per l'unità e l'indipendenza; il ruolo di cui era investito risultava importantissimo per la collettività e fondamentale per la rinascita del Paese. Dopo l'unità, tuttavia, la classe intellettuale che aveva creduto e combattuto per gli ideali risorgimentali perse quel ruolo centrale che essa aveva rivestito in precedenza, ritrovandosi priva di una precisa collocazione sociale e depauperata del gratificante incarico di guida della nazione. Inoltre il capitalismo nascente stava imponendo le sue leggi economiche (il profitto, la produttività) anche in campo culturale e quindi l'intellettuale dovette affrontare il problema di “guadagnarsi la vita” con i prodotti del suo ingegno facendo i conti con le dure leggi di un nuovo mercato letterario gestito a livello editoriale dalla borghesia capitalistica. I letterati delle passate generazioni erano per lo più nobili (es.: Vittorio Alfieri, Alessandro Manzoni, Giacomo Leopardi, Massimo D'Azeglio) e non avevano bisogno di un lavoro per potersi mantenere. Nel caso invece provenissero da famiglie non abbienti (es.: Giuseppe Parini), era dato loro modo di inserirsi nel mondo nobiliare come maestri e precettori di fanciulli di famiglia aristocratica oppure veniva loro offerta la possibilità di ricoprire incarichi nelle gerarchie ecclesiastiche. Nella seconda metà dell'Ottocento, però, la nobiltà e il clero sono in netto declino di fronte all'avanzata della classe borghese capitalistica e non si occupano più di fare del mecenatismo o di curare la preparazione culturale di giovani dotati, ma poveri. All'intellettuale non rimanevano dunque che poche vie di uscita: inserirsi nelle strutture editoriali che stavano nascendo e sviluppandosi (giornali, riviste, case editrici specializzate in narrativa di consumo) oppure trovare una collocazione nell'ambito dell'insegnamento (secondario e universitario). In entrambi i casi la sua libertà di pensiero e di scrittura risultava fortemente condizionata: • dalle esigenze del mercato nel primo caso e • dalla classe politica nel secondo caso. Per ciò che riguarda proprio quest'ultima possibilità, è interessante notare che la classe politica dirigente decise di sfruttare l'opera dell'intellettuale per creare “consenso”, cioè far sì che l'opinione pubblica, persuasa anche dal giudizio di un autorevole poeta o letterato, approvasse la propria condotta e le proprie scelte economiche, sociali e politiche nel governo del Paese. Certo è che l'intellettuale si trova a rivestire un ruolo secondario e marginale: • in un caso è asservito alle leggi capitalistiche che regolano il mercato della cultura, • nell'altro caso è fortemente condizionato dalla classe politica dirigente; in entrambi i casi è scarsa la possibilità di intervenire sulla realtà in modo autonomo esprimendo liberamente personali convinzioni.

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Da questo profondo senso di frustrazione nasce la corrente culturale detta Scapigliatura, che testimonia il travaglio, l'intimo smarrimento e la sensazione di impotenza provati dall'intellettuale. I termini “Scapigliatura” e “scapigliato” vennero adoperati per la prima volta nel 1862 e traducono rispettivamente i vocaboli francesi bohème (gruppo degli sregolati) e bohémien (zingaro, spettinato). Il movimento scapigliato nasce e si sviluppa soprattutto a Milano dove aveva attecchito e proliferato, prima che in altre zone, il capitalismo nonché un consistente mercato librario e di stampa periodica. Non è dunque casuale che proprio nella città dove più forte è la classe borghese sorga un movimento culturale che rifiuta programmaticamente il mondo contemporaneo perché permeato dagli ideali gretti e meschini della borghesia. Gli appartenenti alla Scapigliatura non costituirono mai un gruppo omogeneo e non elaborarono comuni principi di poetica e comuni programmi ideologici. Ciascuno scapigliato operò in maniera autonoma, tuttavia è importante notare come esistessero stretti e profondi rapporti di amicizia e collaborazione fra i vari autori di questa cerchia letteraria: ne sono una prova le numerose “dediche” che intitolano o sottotitolano le poesie, destinate a circolare soltanto nell'esclusivo ambito di questi creatoriconsumatori di cultura e a rafforzare in essi il senso di appartenenza a un gruppo privilegiato e chiuso al rapporto con una società da loro ideologicamente rifiutata. Ciò è tanto più importante poiché la collaborazione avveniva anche fra artisti di discipline diverse. Alcuni scapigliati, inoltre, praticavano più arti: Arrigo Boito era scrittore e musicista, Emilio Praga e Giovanni Camerana erano poeti e pittori. Questo cameratismo, che per alcuni nasce dalla comune frequentazione degli ambienti universitari di Pavia, si traduce soprattutto nella fondazione di riviste scapigliate; l’amicizia derivava soprattutto da comuni motivi ideali e in particolare dall'insoddisfazione verso il presente e dal rifiuto della civiltà borghese così come si era configurata in Italia. Questo profondo disadattamento si traduce spesso in un concreto disagio esistenziale: i letterati scapigliati furono degli anticonformisti e perciò degli emarginati. La maggior parte di essi, infatti, condusse una vita sregolata e segnata dalla miseria; molti facevano uso di droghe e di alcool: l'etilismo, l'estrema indigenza e la costante assunzione di droghe portarono Praga alla follia e al suicidio. L'insofferenza espressa dagli scapigliati non resta dunque circoscritta all'ambito letterario, e proprio per questo esprime, con energia ancor maggiore, il disagio provato dagli intellettuali della generazione post-risorgimentale che vedono annullate le possibilità di operare in modo fattivo ed efficace nella società. Il motivo della frustrazione è infatti tipico nella letteratura scapigliata: in moltissimi testi possiamo ritrovare termini e immagini che si riferiscono alle aree semantiche dell'inefficacia e della vanità, dell'impotenza, dell'emarginazione e dell'isolamento. Questo stato d'animo che abbiamo visto manifestarsi nelle scelte di vita (rifiuto della normalità borghese, negazione del meccanismo capitalistico, rifiuto di

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impiego regolare e fisso, ecc.) si esprime anche nella pratica artistica come ripudio dell'arte del passato. Gli scapigliati ebbero come bersaglio polemico gli autori più rappresentativi della tradizione culturale, in particolare Manzoni e Verdi, giudicati i maggiori rappresentanti di un'arte ormai morta e inattuale perché basata su ideali (patria, famiglia, religione) non più proponibili o addirittura falsi. Al contrario, gli scapigliati propongono un'arte moderna: libera dalle pastoie della retorica e della mitologia, emancipata da un linguaggio poetico e letterario codificato nel passato e quasi immutabile, affrancata dai vincoli e dalle costrizioni di forme metriche consacrate dalla tradizione. I tentativi in tal senso rimasero solo esperimenti velleitari, riusciti solo in parte: come sarà agevole constatare, le poesie scapigliate presentano forme metriche e strofiche molto regolari e per nulla innovative; soltanto a livello lessicale possiamo trovare qualche voluta disarmonia e qualche tentativo di pastiche linguistico (Con il termine pastiche si intende, in generale, un'opera composta, in tutto o in larga parte, da brani tratti da opere preesistenti, per lo più con intento imitativo. Il termine viene usato soprattutto nell'ambito della letteratura, della musica e della pittura. Mutuato dalla lingua francese, pastiche proviene dall'ambito culinario: il pasticcio è infatti una preparazione dove una crosta di pasta raccoglie svariati pezzi di carne e verdure, spesso avanzati da altri piatti). L'ambizione degli scapigliati era di creare un'arte nuova, denominata “arte dell'avvenire”, la cui fondamentale caratteristica sarebbe dovuta consistere nel superamento della consueta distinzione fra le varie arti (poesia, musica, pittura, danza, ecc.) da essi considerata anacronistica: si sarebbe così approdati alla suprema forma di espressione artistica adeguata ai tempi nuovi e risultante dalla fusione di tutte le arti, sentite come fra loro affini e sorelle. L'ambizione del poeta scapigliato è descrivere il “Vero”, cioè la realtà del mondo contemporaneo dominato dal progresso della scienza e della tecnica, così come si presenta agli occhi dell'uomo. Tuttavia molto spesso la realtà viene distorta poiché gli scapigliati, giudicando il mondo troppo discordante dalle proprie aspirazioni, riescono a vederne solo gli aspetti più deteriori e degradati. Infatti nella loro letteratura prevalgono nettamente solo alcuni aspetti dell'esperienza umana e in modo particolare gli elementi connessi al macabro, alla morte, alla malattia, alla follia. Nelle liriche e nei racconti ricorrono in modo insistente ed esasperato soggetti macabri e si ha la sensazione che soltanto ciò sia degno di essere motivo di indagine letteraria e tema di poesia. Questo nasce senza dubbio da una visione del mondo angosciata e straniata nonché dalla volontà provocatoria di stupire e scandalizzare il borghese benpensante: e la reazione alla cultura scapigliata fu spesso di incomprensione e di rifiuto, giungendo fino all'irrisione nei confronti del loro ribellismo e delle loro velleità letterarie. Tuttavia non bisogna dimenticare che anche la letteratura straniera di fine Settecento e dell'Ottocento aveva già privilegiato il macabro come soggetto

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poetico: e basti pensare ai racconti e ai romanzi “gotici” dell'orrore prodotti in Inghilterra o alla narrativa dello scrittore americano Edgar Allan Poe (18091849), anch'egli significativamente dedito alla droga e all'alcool. Contrapposto al “Vero” esiste però l'“Ideale”, che nella poesia scapigliata ha contenuti e confini poco chiari. L'“Ideale” non corrisponde alla religione ufficiale; esso riassume piuttosto tutte le aspirazioni e le frustrazioni del poeta, che però risultano velleitarie e indeterminate più che definite e concrete secondo precisi programmi: ora sono generici richiami allo Spirito contrapposto alla Materia, talvolta al valore della Poesia, talaltra a un vago sentimento religioso. Cletto Arrighi Igino Ugo Tarchetti Arrigo Boito Emilio Praga Carlo Dossi

SCAPIGLIATURA: per comprendere il nome si deve considerare il romanzo di Cletto Arrighi La scapigliatura e il 6 febbraio. Estratto da leggere Elementi portanti: • Ribellismo – modello Baudelaire • VS ideale tradito importano in Italia oltre a Baudelaire il desiderio della realtà (Naturalismo) • Fusione delle arti – già nel Romanticismo, ma diventerà pienamente realizzata nella crisi di fine Ottocento • Tema di arte e vita • Tema della malattia: inizia qui malattia come metafora di condizione di estraneità - immagine portante per il Novecento • Milano e Torino sono i centri in cui agiscono i letterati scapigliati à non deve stupire: città industrializzate • Sentono ciò che già era di Inghilterra e Francia – la perdita dell’aureola • Contro Manzoni sentito come poeta che trasmette valori ideali e morali da rifiutare • Irridenti e Anticristi – hanno i tratti che saranno delle Avanguardie • Dal punto di vista della produzione non lasciano prodotti significativi; sono molto importanti per l’apertura verso nuove immagini e verso una nuova sensibilità letteraria che proviene da oltralpe

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