Scolastica PDF

Title Scolastica
Course Filosofia Teoretica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto sulla filosofia scolastica...


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LA SCOLASTICA Etimologia del nome La scolastica è la filosofia cristiana medievale che nacque all’interno delle scuole e delle università. La parola “scolastica” deriva da Scholae (scuole), lo Scholasticus era colui che insegnava in queste scuole e orientava gli allievi sulle arti liberali. In seguito lo Scholasticus fu convertito nel docente di filosofia o di teologia, il cui titolo ufficiale era Magister. Forme di insegnamento Le forme di insegnamento erano due: ◉ La Lectio, cioè il commento di un testo ◉ La Disputatio, che consisteva nell’ analisi di un problema La produzione letteraria scolastica assunse primariamente la forma di commentari o di raccolte di questioni. Ogni problema filosofico veniva espresso attraverso un certo numero di quaestiones. Lo scopo della scolastica Lo scopo della scolastica era di portare l’uomo alla comprensione della verità rivelata. La tradizione religiosa costituisce per il pensiero scolastico il fondamento della ricerca. Il Cristianesimo poiché Religio, è l’adesione a una verità “rivelazione” che l’uomo accetta in virtù di una testimonianza superiore. Essa perciò esclude la ricerca individuale, per la comprensione dell’atteggiamento opposto, consistente nell’accettazione di una verità testimoniata dall’alto, ossia le Sacre Scritture, quindi un’opera comune motivata su una ricerca autonoma che affermi la propria indipendenza critica di fronte a ogni tradizione. Problemi della scolastica - Rapporto ragione/fede (Filosofia/teologia) - Questione degli universali - Dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio - Rapporto tra pensiero cristiano e pensiero aristotelico Problema dominante Il problema dominante è il rapporto tra ragione e fede, esso non è soltanto un problema speculativo, ma anche un problema speculativo,che è possibile affrontare partendo dal confronto tra testi filosofici e testi religiosi. Si tratta soprattutto del problema del ruolo che può e deve avere l’iniziativa razionale del singolo uomo nella ricerca della verità. Il problema del rapporto tra ragione e fede è anche il problema dei nuovi campi di indagine che si aprono all’uomo nella misura in cui egli rivendichi per la propria ragione una maggiore autonomia. Inteso in questi termini il “problema scolastico” può costituire una chiave di lettura per la continuità,varietà,concordanza e polemiche che percorrono il pensiero medievale. Ciò che il “problema scolastico esclude è invece il tentativo di considerare la scolastica nel suo insieme come una sintesi dottrinale omogenea,in cui si siano unificati e fusi i contributi individuali. Periodizzazione ◉ Pre scolastica: in questo periodo avviene la rinascita carolingia dove è presupposta e ammessa l’identità di ragione e fede. ◉ Alta scolastica: comincia ad affacciarsi il problema del rapporto tra ragione e fede e ad essere affermata l’antitesi dei due termini. ◉ “Fioritura” della scolastica: ragione e fede seppur distinte vengono concepite come armonicamente conducenti agli stessi risultati.

◉ Dissolvimento della scolastica: si ritiene che ragione e fede costituiscano domini eterogenei Le origini della scolastica ◉ Carlo Magno promosse e incoraggiò gli studi. Egli chiamò Alcuino per dirigere la scuola palatina e riordinare gli studi sul territorio dell’impero. ◉ Alcuino fu grande organizzatore dell’insegnamento nel regno franco. Da lui gli studi vennero ordinati secondo le 7 discipline del trivio e del quadrivio. Giovanni Scoto Eriugena Giovanni Scoto Eriugena fu posto da Carlo il Calvo a capo della scuola palatina. La sua opera fondamentale fu: “De divisione naturae” ,in essa troviamo una divisione delle 4 nature: 1. La natura non è creata ma crea ed è la causa di tutto: essa è Dio Padre 2. La natura è creata e crea: essa è il Logos 3. La natura è creata e non crea: essa è il Mondo 4. La natura non crea e non è creata: essa è Dio come termine finale al quale tutte le cose devono ritornare. Giovanni Scoto Eriugena Queste 4 nature costituiscono il circolo della vita divina. Il mondo è quindi considerato come un momento della vita divina, esso è una “teofania”. Perciò l'’esistenza delle creature è dovuta alla loro partecipazione all’essere divino, da ciò Scoto dedusse che il mondo è assolutamente identico a Dio, ma Dio non è assolutamente identico al mondo. La dialettica è la stessa articolazione del reale, essa opera mediante divisione e composizione. Secondo Eriugena Dio è ineffabile. Egli è al di là dell’essere perciò è impossibile parlarne e averne una conoscenza. Dialettici e antidialettici La dissolvenza dell’impero carolingio , nel X sec., arrestò la ripresa intellettuale dell’Occidente. Solo con Ottone il Grande, che ristabilì l’unità dell’impero, la cultura potè ricominciare. In questo periodo divenne papa Silvestro II, esso si dedicò a tutte le scienze e scrisse numerosi commenti alle opere logiche di Aristotele. In questi anni l’insegnamento non fù solo patrimonio delle abbazie, ma anche delle università. Da allora nacque la prima “scolastica”, dominata dalla polemica tra dialettici e antidialettici: ◉ Dialettici: si affidavano alla ragione per intendere la verità della fede. ◉ Antidialettici: si appellavano alla autorità dei santi e dei profeti, limitando il compito della filosofia alla difesa delle dottrine rilevate. Anselmo D’Aosta Anselmo, fu abate e arcivescovo di Canterbury, nonché importante teologo. Egli era sostenitore della possibile armonia ragione-fede. Il motto di Anselmo è “credo ut intelligam”: non si può intendere nulla se non si ha fede. ➢ Nel Monologion, Anselmo dimostra l'esistenza di Dio, attraverso l'argomento dei gradi. ➢ Nel Proslogion, Anselmo ricorre a una prova ontologica che parte dal concetto di Dio. Sant’Anselmo d’Aosta Il concetto di Dio, è il concetto di cui "non si può pensare nulla di maggiore". Questo argomento si fonda su due punti: ◉ l’assunzione del fatto di ciò che esiste nella realtà sia maggiore di ciò che esiste nell’intelletto.

◉ la convinzione secondo cui negare ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore esista nella realtà significhi contraddirsi, perchè vorrebbe dire ammettere nello stesso tempo che si può pensarlo maggiore, cioè esistente nella realtà Gaunilone si oppone ad Anselmo , sostenendo che, dal concetto di Dio come un essere perfetto, non possiamo dedurne l ' esistenza. Anselmo afferma che le proprietà usano predicati di Dio “quidditativamente”, e non “qualititivamente” esse vanno considerate come aspetti della quidditas, della sostanza divina. Per libertà Anselmo intende la capacità di conservare la giustizia originaria che l’uomo ha ricevuto da Dio. Solo la grazia divina restituisce l’uomo all’esercizio effettivo della sua libertà, ma questa libertà non gli può essere tolta, la libertà dell’uomo non è limitata neppure dalla prescienza divina. Dio prevede se l’uomo peccherà o non peccherà senza necessità e avrà scelta libera. La disputa sugli universali L’ UNIVERSALE è un concetto generale attribuibile a più individui o cose. Il PROBLEMA DEGLI UNIVERSALI è il problema dello status ontologico di questi concetti: poiché gli enti che ci circondano sono individuali e i concetti sono universali, esistono o no realtà universali? Il problema è sollevato da Porfirio nel suo commento alle Categorie di Aristotele, che riguardo ai Come generi e alle specie si chiede:

esistono i generi e le di per solo nel sono solo specie sono concetti sè sono pensiero parole sono incorpor versali che hanno senza corporei esistono ei significato significato esistono nelle separati cose Estremo sensibili dalle cose Soluzioni del problema (es.Guglie sensibili Estremo lmo (es. di Roscellino) REAL hampea NOMINALIS ISMO x) MO Moderato Moderato (es. (es. Ockham) Tommaso) Universali secondo il realismo

Universali secondo il nominalismo

Tentativi di compromesso tra realismo e nominalismo La disputa fra realisti e nominalisti diede luogo, nel Medioevo, ad alcuni tentativi di compromesso fra le due posizioni: ◉ Abelardo delineò una sorta di "terza via" fra le teorie del nominalismo estremo e quelle del realismo moderato. ◉ Per Roscellino l’universale era un puro nome. ◉ Tommaso d’Aquino, all’interno del proprio realismo moderato, sostenne che l’universale è in re, ossia nella cosa, come sostanza di essa; post rem, dopo la cosa, come concetto che l'intelletto astrae dagli oggetti dell’esperienza; ante rem, prima della cosa, nella Mente divina, a titolo di idea o modello delle cose create. ◉ Duns Scoto, identificò l’universale con una «natura comune» che non è né un’entità autonoma né un puro sermo della mente, ma una sostanza che da un lato si individualizza nei singoli esseri e dall’altro si universalizza nel concetto. Le conseguenze della disputa sugli universali Quella che all’inizio poté sembrare un’innocua questione linguistico-grammaticale, si rivelò ben presto un problema di notevole portata gnoseologica, logica e metafisica. Sul piano gnoseologico e logico la soluzione dominante del pensiero greco era stata quella di tipo realistico, basata sul presupposto secondo cui il pensiero è sostanzialmente la riproduzione dell’essere o della realtà, negata solo dal pensiero sofistico-scettico. Conseguenze metafisico-teologiche Adesso, il problema degli universali tornava ad agitare la vecchia questione sollevata per la prima volta dai Sofisti: il pensiero e il linguaggio hanno davvero la prerogativa di rispecchiare l’essere e le sue strutture reali? Un problema di questo tipo aveva un’inevitabile ripercussione. anche in campo ontologico, poiché il realismo, sottintendendo un sostanziale parallelismo fra voces e res (corrispondenza tra pensiero-linguaggio-realtà) implicava la possibilità, da parte del pensiero, di porsi come fotografia della realtà, in grado di coglierne le forme o strutture, e quindi di far metafisica. Al contrario, il nominalismo, rifiutando la sostanzialità delle forme ed assimilando i concetti generali a simboli astratti di realtà puramente individuali, sottintendeva un potenziale divorzio fra pensiero e realtà. Analogamente, mentre il realismo, grazie ai concetti di sostanza, specie, atto ecc. si prestava a giustificare filosoficamente sia il dogma trinitario sia il discorso teologico nella sua globalità, il nominalismo sembrava minare entrambe le cose. L’empirismo di Ockham ed il problema di fondo Questa portata antimetafisica ed anti-teologica del nominalismo diventerà esplicita soprattutto nella tarda Scolastica, quando Ockham, riducendo il pensiero astratto a pura catalogazione dell’esperienza ed anteponendo alla ragione la conoscenza sensibile (= empirismo), finirà per minare la possibilità di qualsiasi discorso meta-empirico, cioè condotto oltre i limiti dell’esperienza immediatamente accessibile. Le correnti realistiche della Scolastica continueranno a difendere la

tradizionale concezione metafisica e teologica del mondo, quelle nominalistiche finiranno per schierarsi contro la metafisica e la teologia. In conclusione, a lungo andare, la posta in gioco della disputa sugli universali si rivelò la sopravvivenza o la fine della Scolastica. La questione degli universali nella storia del pensiero La disputa sugli universali nasce in Grecia, con Socrate e assume un rilievo che trascende la filosofia scolastica, poichè si propaga in tutta la filosofia moderna (soprattutto di impostazione empiristica),per essere poi ripresa nella filosofia analitica contemporanea. Gli universali nell’empirismo moderno L’empirismo moderno, da Hobbes a Hume, nega sostanzialmente l’esistenza degli universali. Hume li ritiene semplici parole generiche che indicano individui specifici. Si tratta insomma della riproposta del nominalismo medievale. Gli universali nel Novecento Nel Novecento il dibattito degli universali è ripreso con una grande quantità di contributi. Si tratta di un’ampia problematica che comprende almeno cinque aspetti: ◉ il problema gnoseologico: particolare/universale ◉ il problema ontologico: natura dell'universale ◉ il problema classificatorio: nomi propri o comuni? ◉ il problema semantico: affermazione di esistenza ◉ il problema psicologico: astrazione dell'universale La riflessione medievale sul linguaggio Con la questione degli universali si intrecciano a volte altre due tematiche: ◉ Il modo in cui le parole si correlano alle cose ◉ Le forme del ragionamento corretto e capzioso Segni e significati I pensatori medievali assumono per buono lo spostamento del problema che aveva avuto luogo nel passaggio da Platone, che si era chiesto se i nomi fossero naturali o artificiali, ad Aristotele, che aveva dato per scontato che i nomi fossero artificiali. Come risultato, nel Medioevo il linguaggio è concepito come vasto sistema di segni artificiali, dotati di intenzionalità. Segno e linguaggio in Agostino Agostino è il primo ad abbozzare il concetto della semiotica ed è il primo a riconoscere il segno come genere di cui il linguaggio verbale è una specie. La lingua è il più elevato sistema di segni perchè ogni altro sistema di segni può essere tradotto in essa. L’elemento minimo dotato di significato è la parola, e gli elementi che compongono il sistema segnico sono tre: ◉ il suono ◉ il significato ◉ la cosa Termini denominativi, verità e rectitudo in Anselmo Anselmo ne Il grammatico studia i “termini denominativi”, Anselmo inoltre osserva che la verità del linguaggio non coincide con l’uso sintatticamente corretto dei termini: un enunciato pur essendo sintatticamente corretto, può essere non dotato di rectitudo, perchè non riflette la situazione reale. La rectitudo riflette l’ordine delle cose stabilito da Dio. Riferimento e significato in Abelardo

Per Abelardo il ruolo del nome consiste nel produrre un concetto. Ma i nomi si riferiscono anche alle cose, quindi svolgono un duplice compito: ◉ i termini singolari da un lato denominano le cose singolari e dall’altro significano dei concetti ◉ i termini generali indicano una condizione comune a tutti gli individui, essi significano, ma non denominano ◉ nasce la teoria della supposizione: è detto “supposizione” l’uso di un termine per indicare qualcosa di diverso dal termine stesso. Riferimento e metafisica in Ockham Per Guglielmo di Ockham i concetti sono dei sostituti mentali delle cose. Secondo Ockham un termine può stare per un individuo empirico,un concetto mentale o un segno scritto. Se invece non ha alcun riferimento a individui concreti, esso non indica niente ed è privo di significato, di conseguenza gli enunciati che indicano termini di questo tipo sono falsi. La "via moderna" della logica La concezione medievale della logica in stretto rapporto con la grammatica è detta via moderna. Il sistematore della nuova logica fu Pietro Ispano,egli sviluppa nelle Piccole somme di logica la logica terministica di derivazione stoica ed empiristica. Raimondo Lullo in Ars magna et ultima espone la concezione della logica come scienza universale. L'ars magna è l'arte della combinazione dei termini semplici. Verso la logica formale Alla fine del XIII sec. la logica ha per oggetto i concetti dei concetti. Si era ormai fatta chiara la distinzione tra il piano dell'ontologia e quello della logica. I logici medievali approfondiscono lo studio dei sillogismi, individuano alcuni principi, il dici de omne e il dici de nullo. La graduale emancipazione della logica dall'ontologia si percepisce nello studio dei sillogosmi ipotetici (consequentiae). Lo studio dei sillogismi è perfezionato anche attraverso "operatori modali". Tra gli argomenti logici vanno annoverati: Le fallacie: argomenti solo apparentemente validi Gli insolubilia: paradossi già studiati nell'antichità greca Oltre a studiare le forme classiche del ragionamento, i medievali ampliano la nozione di "topica" derivata da Aristotele. Abelardo Abelardo ritiene che non si possa credere se non a ciò che si intende e si debba discutere sull'opportunità o meno di prestar fede a qualcosa. Il metodo consiste nello stabilire una quaestio: enunciare gli argomenti favorevoli e contrari e infine scegliere una delle due soluzioni. Le dottrine teologiche e l'antropologia Nelle dottrine teologiche Abelardo ritiene che la distinzione delle tre persone sia fondata dalla distinzione dei loro attributi: ◉ Padre: indica la potenza della maestà divina ◉ Figlio o Verbo: designa la sapienza di Dio ◉ Spirito Santo: esprime la carità Per Abelardo l'azione di Dio nel mondo è necessaria. Abelardo sostiene che tutto ciò che accade,poichè accade per volontà Dio,è bene, questo è l'ottimismo metafisico.

L'uomo porta nell'anima l'immagine della trinità: Padre è sostanza, Figlio è virtù e sapienza, Spirito Santo è capacità di vivificare L'etica Abelardo dice che l'uomo è libero. La moralità o l'immoralità dell'agire dell'uomo si radicano nella sua capacità di vincere le proprie inclinazioni naturali. Abelardo distingue "vizio": propensione al male e "peccato": cedimento della volontà al vizio. Di conseguenza la virtù consiste nella lotta e nella vittoria contro le tentazioni. L'uomo è portato per natura a desiderare: il desiderio è pre-morale, l'intenzione è morale. L'uomo non è in grado di giudicare,Dio è l'unico arbitro del bene e del male. L'etica è rivolta verso l'interiorità individuale, La mistica Mentre la scolastica rappresenta il tentativo dell’uomo di avvicinarsi a Dio mediante la speculazione filosofica, la mistica consiste nello sforzo di “transumanarsi” Nel medioevo mistica e scolastica sono complementari e dirette a perseguire lo stesso scopo. Il fondatore della mistica medievale è Bernardo di Chiaravalle. La scuola di Chartres La Francia è un importante centro culturale in cui la Scolastica trova ampia diffusione, in particolare la scuola di Chartres divenne un grande punto di incontro per studiosi e chierici sotto la guida di Bernardo. Chartres, è in rapporto diretto con i centri culturali greci, arabi, e dell’Italia centro- meridionale, dai quali, nel XII sec. pervengono testi di discipline scarsamente diffuse, come l’astrologia, l’astronomia e la medicina. La ricerca filosofica è autonoma rispetto a quella teologica. La filosofia araba ed ebraica La cultura islamico araba La cultura araba aveva cominciato a svilupparsi verso il IX secolo con la traduzione di numerose opere di filosofi e scienziati greci. Nel XII secolo, i rapporti con il mondo arabo stimolarono moltissimo la vita culturale occidentale. Anche la filosofia araba è una scolastica. Nella filosofia araba si possono distinguere due tendenze fondamentali: la neoplatonica e l'aristotelica. Avicenna Avicenna formula chiaramente il principio fondamentale della filosofia araba: tutto ciò che accade, accade perché deve necessariamente accadere e non potrebbe accadere in un modo diverso. Le cose naturali, infatti, sono necessarie perché derivano da Dio che è un essere necessario, perciò la creazione è un atto necessario perché ha origine in Dio. Tutti i filosofi arabi si interessarono al problema dell'intelletto attivo che identificarono con Dio e dal quale distinsero altre specie d'intelletto: ◉ l'intelletto potenziale ◉ l'intelletto acquisito Averroé Per Averroé, la dottrina di Aristotele è la verità e Averroé si propone soltanto di esporla e chiarirla. Le dottrine di Averroè sono: ◉ La necessità dell’essere ◉ L'eternità del mondo ◉ La dottrina dell'intelletto.

Le teorie dell'eternità del mondo e della separazione dell'intelletto dall'anima erano in contrasto sia con la religione islamica che con quella cristiana. A questo proposito Averroé affermava che la fede religiosa del filosofo è la sua attività di pensiero e che le credenze religiose sono un sostituto di questa attività. Dagli scolastici cristiani, questa teoria fu interpretata come dottrina della doppia verità. La filosofia ebraica La filosofia ebraica del IX secolo è rappresentata, da un lato, dalla Cabala , dall'altro da interpretazioni personali della dottrina platonica aristotelica. Figura importante per la speculazione ebraica è Avicebron. Il suo principio fondamentale è che tutto ciò che esiste è composto di materia e forma. A differenza di Aristotele, egli pensa che tutte le materie formano un'unica materia e tutte un' unica forma. La materia e la forma tendono ad unirsi l'una all'altra: questo desiderio reciproco è comunicato loro da Dio. Maimonide Maimonide ritiene che la tesi dell'eternità e della necessità del mondo non siano state dimostrate, anzi esistono maggiori ragi...


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