Semiotica della comunicazione 2020 Jenny Ponzo PDF

Title Semiotica della comunicazione 2020 Jenny Ponzo
Author Simone Culatti
Course Semiotica
Institution Università degli Studi di Torino
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Appunti del corso di semiotica della comunicazione 2020 tenuto da Jenny Ponzo ...


Description

SEMIOTICA Lezione 1 – 24/02/2020 Cos’è la semiotica? È la disciplina che si occupa dei segni, del senso, della comunicazione. La semiotica ha per oggetto tutti i sistemi di segni (testi visivi, gesticolazione, musica, ritualità, codificazione del senso). A cosa serve la semiotica? È una disciplina che ha anche un’accezione concreta per esempio: -

Studio delle strategie di persuasione. Comprensione delle strutture narrative. In uno studio di marketing, gli utenti interpretano un certo oggetto o servizio. In un dibattito religioso o culturale, la capacità di analisi critica delle diverse strategie interpretative.

SAUSSURE: Il circuito delle parole La semiotica serve perché gli esseri umani non sono in grado di scambiarsi informazioni telepaticamente o in modo diretto, ma si avvalgono della parola.

Nel linguaggio verbale un interlocutore A emette un segnale, l’interlocutore B riceve il segnale, lo decodifica e lo abbina ai propri contenuti mentali e viceversa. Processo che passa attraverso una mediazione dei segni. A volte il linguaggio permette la presenza di parole che fanno riferimento ad oggetti che nella realtà non esistono come ad esempio l’unicorno. L’unicorno è un segno che sta per un concetto, ma non per un oggetto realmente esistente. I segni si possono usare per mentire. Umberto Eco definisce la semiotica come la teoria della menzogna. La semiotica ha a che fare con qualunque cosa possa essere assunta come segno. È segno ogni cosa che possa essere assunta come un sostituto significane di qualcos’altro. La semiotica rientra nella filosofia del linguaggio. Ha una vocazione filosofica perché si occupa dei sistemi di segni e linguaggio, ma si appresta anche a casi di studio concreti di

una serie di strumenti messi a disposizione per lo studio di fenomeni complessi. Una disciplina e due vocazioni. Campi di applicazione pratica della semiotica: -

testi multimodali musica religione → forme di religione nel mondo contemporaneo letteratura → critica letteraria strutturalista Legge → strategia del discorso giurisprudenziale Moda Marketing Cibo Zoosemiotica Semeiotica medica → studio dei sintomi Grammatiche narrative → studio delle storie, meccanismi profondi Cinema, teatro e arte

La semiotica è una disciplina moderna, in cui si affermano altre discipline umanistiche. Tradizione semiotica antecedente alla nascita della disciplina. Aristotele formula un concetto ripreso dalla semiotica strutturalista francese, ossia il quadrato semiotico. (IV sec. a.C.) Agostino di Ippona scrive il “De Magistro” (389) per spiegare la relazione segnica tra un segno e il suo significato. In “De doctrina cristiana” (426) coglie la natura sostitutiva dei segni. Nel 1690 John Locke nel Saggio sull’intelletto umano, cita per la prima volta il termine “semiotics” e spiega come si acquisisce la conoscenza e come la si comunica.

I PADRI FONDATORI DELLA SEMIOTICA -

Charles Sanders Peirce - Collected papers – fondatore del pragmatismo americano, quindi impostazione filosofica. Ferdinand de Saussure – Cours de linguistique Générale – vocazione linguistica.

Introducono entrambi una teoria del segno. LA SEMIOTICA PER PEIRCE A fine Ottocento la semiotica non esiste ancora e Peirce la definisce logica, sinonimo di semiotica. La semiotica studia i segni e la logica è analoga al significato dei segni. LA SEMIOTICA PER SAUSSURE Non parla di semiotica, ma di semiologia.

Timeline della Semiotica

Da Peirce si origina la corrente della semiotica interpretativa, mentre da Saussure si sviluppa la semiotica strutturalista. Tra le due correnti non c’è una dicotomia troppo netta.

FERDINAND SAUSSURE IL CIRCUITO DELLE PAROLE Saussure ci spiega come avviene il processo della comunicazione e lo scambio e produzione dei segni attraverso il CIRCUITO DELLE PAROLE. La persona che vuole comunicare deve selezione delle parole che la sua lingua mette a disposizione, quindi deve abbinare il concetto ad una parola esistente. Il concetto viene abbinato ad un’immagine acustica, ossia una sequenza di suoni, il concetto più la sequenza formano il SEGNO. Il parlante esprime il segno mediante l’apparato fonatorio. Il destinatario riceverà il segno e attraverso l’apparato uditivo mette in atto un processo di decodifica del segno, parte da una propria immagine e la abbina al concetto e poi associando il segno ai propri contenuti mentali. L’associazione di immagini e sequenze di suoni è possibile grazie alla LANGUE: insieme di segni e regole (grammatica) condiviso all’interno di un gruppo di parlanti o di un certo gruppo sociale o culturale. La Langue è la parte sociale del linguaggio ed è indipendente dall’individuo, ma esiste a livello collettivo. Non può essere creata e modificata. Ha una natura contingente. Gli individui apprendono la Langue e ne fa uso fa un atto di Parole (detto parol). Gli individui apprendono la Langue attraverso la facoltà ricettiva. Nessun individuo padroneggia completamente la langue, ma solo in massa esiste perfettamente.

«Separando la langue dalla parole, si separa a un sol tempo: 1) ciò che è sociale da ciò che è individuale; 2) ciò che è essenziale da ciò che è accessorio e più o meno accidentale. La langue non è una funzione del soggetto parlante: è il prodotto che l’individuo registra passivamente […] La parole, al contrario, è un atto individuale di volontà e di intelligenza» La Langue è un tesoro, un repertorio che nessuno possiede completamente, tranne che in un contesto collettivo. Mentre la Parole è un atto personale ed è un atto individuale e di intelligenza di uso della langue. IL SEGNO Il segno è composto da “Significato”→concetto e il “Significante” →immagine acustica. Il segno è un ‘entità a due facce, entità relazionale, entità immateriale perché appartengono al mondo mentale. Non bisogna confondere il segno con il segnale in quanto ossia l’uso contingente di quella persona, una persona che articola una parola pronunciandola. L’immaterialità del segno, viene spiegato da Saussure che scrive: “il segno linguistica unisce un concetto e un’immagine acustica, elementi di natura astratta e non una cosa e un nome. Il carattere psichico appare bene quando osserviamo il nostro linguaggio senza muovere le labbra o la lingua, quando recitiamo una poesia a mente. Possiamo fare uso di segni sena l’uso di manifestazioni concrete.” -

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I SIGNIFICATI sono concetti standard usati da tutta la comunità → quindi il concetto di un segno è definito a livello collettivo per rendere possibile la comunicazione. Il SIGNIFICATO di un segno comprende un gruppo o una classe di possibili contenuti → si fa riferimento a più oggetti e non uno specifico. Anche il significante è standard, generale e collettivo → immagine acustica abbinata ad un certo contenuto. Significante e significato hanno una natura convenzionale → l’individuo non può creare, eliminare o modificare un certo segno. Significante e significato sono i due lati della stessa entità e non possono essere separate. → il segno è inscindibile. L’atto comunicativo è efficace solo se il significato ricostruito dal destinatario è analogo al significato scelto dal mittente. L’analogia tra i contenuti mentali, invece, non è pertinente → il destinatario deve essere in grado di decodificare il segno e successivamente abbinare il concetto corretto. Le frecce indicano la relazione tra le due entità.

Lezione 2 – 25/02/2020 DIMENSIONE VERTICALE E ORIZZONATALE DEL SEGNO SAUSSURIANO Il segno è un’entità a due facce, ma inscindibile con due componenti che hanno due relazioni, ossia contenuto ed espressione. Finora abbiamo visto una struttura verticale relativa al piano dell’espressione (suoni) e del contenuto. Esiste anche una relazione orizzontale, ossia, la parte relativa al pensiero e quella al suono. All’interno di un certo gruppo di parlanti tutti i pensieri e suoni possibili rappresentano il CONTINUUM. Le linee verticali rappresentano delle porzioni del continuum in cui vengono individuati dei concetti e poi abbinati a dei suoni per formare delle immagini acustiche. La Langue ritaglia delle porzioni dal continuum e ordinarle. I segni sono già composti da una porzione selezionata da una certa Langue e da porzioni di suoni abbinati tra loro secondo un certo ordine.

“La concezione del segno di Saussure è strutturale e relazionale piuttosto che referenziale” il segno si considera nella struttura e come si relazione con altri segni, piuttosto che nel suo lato di riferimento. IL CONCETTO DI VALORE Il valore di un segno è determinato dalle relazione tra il segno e gli altri segni che fanno parte dello stesso sistema nel suo complesso. L’identità di un segno è determinato dalla differenza rispetto agli altri segni. Se si vuole studiare un sistema di segni non bisogna partire da un singolo segno e solo da una concezione verticale, ma cominciare dalla totalità e scomporlo in elementi più piccoli per comprendere un sistema semiotico sia su un piano verticale sia orizzontale. Esempio di un concetto di carattere strutturalista. L’analisi di scomposizione mira a identificare le componenti costitutive e all’organizzazione degli elementi. Bisogna capire la struttura e i principi che organizzano il sistema. Le relazioni VERTICALI interessano il rapporto tra il piano dei significanti (espressione) e il piano dei significati (contenuto). Le relazioni ORIZZONTALI interessano il rapporto tra i diversi segni all’interno dello stesso sistema e che permettono di distinguere le differenze identitarie dei singoli segni. CONCEZIONE DIFFERENZIALE DEL SENSO -

Linguaggio come sistema di differenze e opposizioni funzionali. Enfasi sulle differenze negative, oppositive tra segni. Opposizioni binarie → negli approcci strutturalisti si ragiona per tipi di coppie opposte. Significanti e significati non sono definiti positivamente, in base al loro contenuto, ma negativamente, per contrasto con altri significanti e significati nello stesso

sistema. Ciò che caratterizza maggiormente ciascun segno è essere ciò che nessun altro è. Esempi: spiegare ad uno che non usa il nostro stesso sistema il colore rosso. →spiegazione dimostrativa. →oggetti uguali, ma di colore diverso. →il cambiamento di singoli fonemi produco cambiamenti sul piano del significato. ARBITRARIETÀ Il rapporto che intercorre tra un certo significato e un certo significante è arbitrario. No elazione intrinseca. Il processo che selezione una sequenza di suoni e lo abbina ad una certa idea è arbitrario. Nell’idea di Saussure, il linguaggio ha una certa autonomia rispetto alla realtà, perché è un sistema funzionante con regole e ha un ruolo cruciale per costruire la realtà. Si parla di “determinazione intralinguistica”, relativamente autonomo, ma non del tutto arbitrario perché ha una logica razionale. Il segno può essere motivato fino a un certo punto, ossia un certo grado di motivazione. L’individuo non può alterare i segni in alcun modo. I segni sono arbitrari perché si devono usare così come sono. Gli artisti riescono imprimere delle innovazioni nei codici. Neologismi coniati dai poeti . CRITICHE A SAUSSURE Saussure precursore dello strutturalismo linguistico, ma nel tempo sono stati messi in evidenza dei punti deboli della sua teoria: -

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Linguaggio verbale come modello per tutti i sistemi di segni, errore dettato dal contesto storico. Idea di determinazione linguistica, ossia autosufficiente, statica e indipendente dalla realtà (approccio sincronico). La semiotica odierna mixa il sincronismo con il diacronismo. Semplificazione della relazione tra significato e significante, ossia scontata la relazione 1:1 delle due entità.

RELAZIONE 1:1? La sinonimia ha per un significato si hanno tanti significati. Quindi non c’è una relazione 1:1, ma la lingua italiana per un significato ci mette a disposizione tutta una serie di significati. L’omonimia per lo stesso significante corrispondono più concetti diversi e indipendenti tra loro. TUTTI I SEGNI SONO ARBITRARI? Certo grado di motivazione in alcuni segni: -

Onomatopee →riproducono dei suoni, certo grado di arbitrarietà. Nomi composti → combinazione logica, arbitrarietà parziale. Simboli → in parte arbitrario, con motivazione convenzionale

Lezione 3 – 26/02/2020

CHARLES SANDERS PEIRCE Fondatore del pragmatismo americano e padre fondatore della disciplina semiotica. Nei Collected Papers si trovano diverse definizioni di segno come: -

un segno o representamen è qualcosa che per qualcuno sta per qualcosa sotto qualche aspetto o capacità. Un segno è qualunque cosa, ossia entità materiali e immateriali. Il segno è un oggetto sostitutivo. Quindi, ogni cosa che può significare (stare per) un’altra cosa, è un segno. È necessario che ci sia qualcuno che colga la relazione segnica, ossia che la relazione è soggettiva. L’attribuzione del senso è in relazione al background dell’interprete. Il representamen sta per l’oggetto non in tutti i possibili aspetti, ma solo rispetto a una scelta di pertinenza. Il segno non è perfettamente equivalente all’oggetto, ma ne seleziona e sviluppa solo alcune proprietà semantiche e trascura altri aspetti e proprietà. Il segno non è una replica dell’oggetto (es. uomo stecchino).

La semiosi indica il processo di produzione e circolazione del senso ed è veicolato sempre da un interprete. -

“Un segno, o representamen, è un Primo, che sta in una tale autentica relazione triadica con un Secondo, chiamato il suo Oggetto, da essere in grado di determinare un Terzo, chiamato il suo interpretante.” INTERPRETE DIVERSO DA INTERPRETANTE L’interpretante è il risultato della formulazione di un altro segno per conoscere quello precedente. Non è necessariamente verbale, ma anche solo una rappresentazione mentale.

LA SEMIOSI ILLIMITATA Si possono creare tutta una serie di catene di interpretanti. In alcuni casi può essere una catena limitata, mentre in altri risulta molto lunga. Il carattere illimitato è soltanto potenziale perché si snatura. Esistono segni che ricoprono più ampi gruppi culturali (es: la Monna lisa). La cultura traduce segni in altri segni quini continuamente nuove interpretazioni.

LA CLASSIFICAZIONE DEI SEGNI Un segno è qualcosa che per qualcuno sta per qualcosa SOTTO QUALCHE ASPETTO O CAPACITÀ. In base alla relazione si possono distinguere diversi tipi si segni e nessuna relazione è perfettamente equivalente. -

Icone → segni il cui representamen è simile all’oggetto Indici → segni il cui representamen ha una connessione fisica o causale con l’oggetto Simboli → segni che hanno una relazione arbitraria con l’oggetto.

L’icona è caratterizzata da una relazione segnica di assomiglianza, alcuni esempi sono i dipinti, mappe e spartiti, diagrammi, e si possono percepire attraverso i sensi. Gli indici sono basati su una relazione di causa-effetto o fisica. Esempio fumo per fuoco, sapori e profumi, sintomi di malattia. Si riconoscono attraverso i sensi, ma in certi casi per inferenza (ragionamento logico). I simboli hanno una relazione convenzionale o arbitraria. Esempio le parole, i loghi, codice morse, segni logici e algebrici. Non basta la percezione e l’inferenza, ma si riconoscono attraverso l’apprendimento.

LE ICONE Sono legate da una relazione di somiglianza, ma la perfetta somiglianza non esiste, ma dipende da scelte di pertinenza dove l’aspetto iconico prevale e si parla di IPOICONE. L’idea di somiglianza non è scontata e universale. In geometria si definisce “SIMILITUDINE” due figure che hanno la stessa forma ma dimensione diversa. La relazione tra segno e oggetto è percepita come oggettiva, ma non è così universale. Quindi il gruppo culturale determina anche una visione soggettiva e inserisce una parte di arbitrarietà. I ritratti riproducono le fattezze, ma omettono molti dettagli. Il ritratto è bidimensionale, mentre la persona ritratta è 3D con calore e dettagli. Quindi la somiglianza è parziale. Le caricature enfatizzano i tratti somatici fino alla deformazione, per cui non sono somiglianti. Noi le consideriamo le caricature come somiglianti perché siamo abituati a livello culturale. Veicolano dei messaggi . La figura del Papa ha una lunga serie di interpretanti che hanno un certo grado di somiglianza. L’idea di somiglianza ha anche una componente culturale.

GLI INDICI È un segno causalmente o fisicamente connesso al suo oggetto. L’indice riceve il senso dalla relazione fisica o materiale con l’oggetto stesso. È una relazione non è del tutto arbitraria. La relazione è provocata dalla contiguità fisica o causale.

Anche i pronomi personali o i gesti sono indici. Gli indici hanno una componente di arbitrarietà in relazione alla cultura. Si tende ad interpretare gli indici come segni immediati, ma a volte possono essere soggetti a manipolazione e c’è bisogno di un certo allenamento per riconoscerli come tali. Le parole indessicali dipendono dal linguaggio e sono convenzionali e quindi sarebbe più appropriato parlare in un contesto indessicale. Teoria della menzogna → siamo abituati a pensare che le foto siano veritiere, ma gli indici sono efficaci per l’immediatezza e questo loro carattere ci porta a cadere della menzogna. Gli indici possono essere interpareti anche come tradizione culturale.

I SIMBOLI È un tipo di segno con una motivazione convenzionale e arbitraria. Per esempio il semaforo. I codici hanno una componente ridondante e quindi che ripete lo stesso concetto, principio che vale per tutti i mezzi di comunicazione e serve a contrastare il rumore. In molti segni ci sono molte componenti iconiche, per esempio nella segnaletica stradale. Ma ci sono anche diverse componenti simboliche: forma e colore. Esempi: Le firme sono degli indici, impronte. Il quadro della pipa di Magritte è un’icona, come la mappa, una metafora. La bandiera segna vento è un indice. La parola bicchiere è un simbolo.

Lezione 4 – 02/03/2020 Louis Hjelmslev linguista danese che ha dato vita alla scuola di Copenaghen e una corrente di studi GLOSSEMATICA, ossia la teoria del linguaggio (1943). Al fine di collocare la figura di Hjelmslev e il suo pensiero nella timeline diacronica della disciplina semiotica. La sua opera “Teoria del linguaggio” compare nel 1943 e ha una relazione diretta rispetto alla teoria di Saussure. GLOSSEMATICA •

Glossematica (ling.) dottrina elaborata nell’ambito del circolo linguistico di Copenaghen da L. Hjelmslev (1899-1965), che considera ogni lingua come una struttura chiusa, costituita da un numero limitato di elementi scomponibili in unità minime (glossemi) e caratterizzata essenzialmente dalle diverse relazioni che questi elementi hanno tra loro. (Garzantilinguistica.it) Si distinguono alcuni tratti della Teoria di Saussure, ossia di un sistema chiuso e autonomo e indipendente da ogni cosa extralinguistica, l’idea che per studiare un sistema di segni bisogna scomporre le componenti fino a capire le unità minime. Il valore è dato dalle relazioni che i segni hanno tra di loro all’interno dello stesso sistema.



Glossematica Dottrina elaborata da L. Hjelmslev come particolare indirizzo dell’orientamento strutturalista, di cui porta alle estreme conseguenze i presupposti teorici. Considerando fuori dei limiti scientifici della ricerca lo studio della ‘sostanza’ della lingua (in quanto costituita da fatti fisici sul piano sia dell’espressione sia del contenuto), essa definisce il segno linguistico in termini puramente relazionali, come rapporto cioè di mutua dipendenza (o ‘solidarietà’) tra una forma di espressione e una forma di contenuto, e analogamente un sistema linguistico come un tessuto di relazioni i cui termini non hanno realtà scientifica se non nella loro interdipendenza. Fine ultimo della g. è la descrizione, in termini di relazione, di tutto il materiale linguistico esistente per giungere al possesso di un sistema generale. (Treccani.it) La glossematica è vista come disciplina estrema. Nozione di determinazione intralinguistica, di cui i segni hanno una natura relazionale e hanno una mutua dipendenza sul piano del significante e piano del significato, piani che chiam...


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