Psicologia della comunicazione PDF PDF

Title Psicologia della comunicazione PDF
Course Psicologia generale
Institution Università degli Studi di Ferrara
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riassunto di psicologia della comunicazione (prof Tasso)...


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1 PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE ! Capitolo 1: Concetti di base della comunicazione ! Modello di comunicazione di Shannon e Weaver; concetti base che caratterizzano il processo di comunicazione facendo riferimento sia alle nozioni di significato, intenzionalità e contenuto, sia alle regole comunicative, principio di cooperazione e massime convenzionali di Grice; concetti di competenza semantica, sintattica e pragmatica; alcuni cena relativi al linguaggio verbale cominciando dalla teoria generativa-trasformazionale di Chomsky.! 1. Definizione e struttura della comunicazione ! La comunicazione è un’attività complessa che si sviluppa nelle relazioni interpersonali cioè nell’interazione tra almeno due persone. ! La comunicazione è il mezzo più naturale e più efficiente per consentire agli individui di scambiarsi contenuti cognitivi ed emotivi, sia quando condividono luogo e tempo in cui avviene la comunicazione, sia quando non lo condividono. ! La dinamica comunicativa si sviluppa all’interno di una relazione tra partecipanti che condividono un sistema di suoni significativi, un sistema di segni e di significati e un insieme di regole e di convenzioni che spiegano la regolarità degli scambi e dell’utilizzo dei contenuti di tali scambi. ! La comunicazione è stata analizzata sotto diversi aspetti e con approcci diversi: ! Innanzitutto è stata oggetto di studio da parte della linguistica sia dal punto di vista della “costruzione” dei mezzi attraverso i quali i contenuti vengono veicolati, per esempio parole, frasi e testi, sia dal punto di vista della determinazione delle regole che governano la produzione e la comprensione di tali mezzi. ! La semiotica è molto importante, è quella disciplina che si occupa delle modalità con cui viene costruito il significato e di come i soggetti della comunicazione attribuiscono un senso ai contenuti. ! Anche la sociologia e la psicologia sono molto importanti in questo campo: alla prima va il merito di aver posto all’attenzione degli studiosi il ruolo della comunicazione nella determinazione dell’azione sociale, e di aver messo in evidenza le modalità con cui interagiscono le strutture del comportamento linguistico e le strutture sociali; alla seconda si attribuisce la funzione di comprendere e spiegare i processi cognitivi sottostanti all’attività comunicazionale, e il ruolo della comunicazione come elemento fondamentale nelle dinamiche interpersonali e nella manifestazione del Sé. ! Sono stati costruiti diversi modelli per descrivere la struttura della comunicazione. Il più famoso è quello proposto da Shannon e Weaver: la comunicazione può essere descritta come un sistema in cui una sorgente di informazioni invia a un destinatario il messaggio; il messaggio viene trasformato da un apparato trasmettitore in un segnale attraverso un canale; i segnali giungono a un apparato ricevitore che li trasforma in un messaggio prima di raggiungere il destinatario. La funzione svolta dal trasmettitore e quella svolta dal ricevitore è quella di codificare e decodificare il segnale. Affinché la comunicazione abbia successo i segnali devono essere trasformati in un codice comune e, inoltre, il modello lineare introduce anche il concetto di “rumore” inteso come una forza qualsiasi che può interferire con la corretta trasmissione del segnale. Essi possono essere di natura esterna, impediscono quindi la corretta percezione, o di natura fisiologica o anche di natura psicologica. Questo modello può essere facilmente utilizzato per descrivere la molteplicità e la varietà della comunicazione della vita di tutti i giorni. ! Per capire meglio questo modello il libro propone la struttura di una comunicazione telefonica. ! N.B.: questo esempio non tiene conto di due aspetti centrali della comunicazione interpersonale: l’intenzionalità associata all’espressione dei messaggi e il contesto in cui i messaggi vengono trasmessi. ! 2. Significato, intenzionalità e contesto! Le informazioni che trasmettiamo si presume siano dotate di significato. L’indagine moderna del significato ha sviluppato una disciplina specializzata come la semiotica. Sono tre gli elementi costitutivi del significato e la loro relazione viene rappresentata dal triangolo semiotico che evidenzia i nessi esistenti tra un simbolo (segno), cioè i sistemi segnici utilizzati negli “scambi” comunicativi, la “referenza” cioè l’idea corrispondente di un simbolo, e la “referente” cioè la realtà rappresentata dal simbolo. Il triangolo rende evidente il fatto che il significato di un simbolo è dato dalla cooperazione di tre agenti: il simbolo, quindi la parola, il referente, quindi l’elemento reale che è rappresentato dal simbolo ad esempio l’oggetto in sé, e la referenza cioè il concetto o la

2 rappresentazione mentale di ciò che viene comunicato. Il simbolo non ha un rapporto diretto con l’oggetto concreto, cioè con il referente, ma solo con il concetto, cioè con la referenza.! Il significato però non esiste di per sé, ma viene costruito nella relazione interpersonale.! L’emittente quando da inizio alla comunicazione, manifesta l’intenzione comunicativa al ricevente, che a sua volta interpreta il messaggio attribuendogli intenzione comunicativa. ! L’intenzionalità può riflettersi nello scambio comunicativo a vari livelli. Grice ha introdotto una distinzione fondamentale tra due diversi livelli di interazione comunicativa: il primo si riverisce all’intenzione informativa ovvero l’emittente vuole trasmettere al destinatario un determinato contenuto consentendogli di incrementare le proprie conoscenze; il secondo si riferisce all’interazione comunicativa ovvero l’emittente vuole promuovere il coinvolgimento del destinatario per favorire la condivisione di ciò che il messaggio comunica. ! I messaggi possono essere diversamente interpretati a seconda del contesto in cui vengono prodotti. Ciò significa che i significati possono essere differenti. ! Anoli suggerisce che il risultato di tali processi è il miglioramento della comprensione dei processi comunicativi, ottenuto sia attraverso la riduzione degli elementi di ambiguità del messaggio, sia mediante l’eliminazione progressiva delle ipotesi errate e il consolidamento di quale già verificate in passato. ! Il contesto favorisce il ricorso da parte dei partecipanti all’implicatura conversazionale, ovvero all’impegno reciproco ad integrare il significato letterale del messaggio con conoscenze già possedute. In questo modo l’interlocutore può comprendere le intenzioni di colui che ha compiuto l’affermazione. ! 3. Regole della comunicazione! L’interazione comunicativa si alimenta non in maniera causale, ma in base ad alcune regole che consentono la gestione efficiente degli scambi comunicativi tra i partecipanti, al fine di garantire il successo. Uno dei contributi più importanti e interessati sulle regole comunicative è stato fornito da Grice. Egli propone l’idea che negli scambi verbali sia sempre possibile individuare uno scopo comune e che i partecipanti all’interazione comunicativa agiscono rispetto un principio di cooperazione. Questi principi riassumono un accordo di fondo fra i partecipanti e può essere definito come la necessità da parte di ciascun partecipante di dare il proprio contributo al momento opportuno. Si articola in 4 regole, o massime convenzionali, che consentono ai partecipanti dall’interazione di interpretare correttamente i contenuti e gli obiettivi degli scambi comunicazionali: ! 1. Massima della quantità: i partecipanti devono fornire solo le informazioni necessarie per comprendere bene il messaggio. E informazioni quindi devono essere esaurienti e non ridondanti o superflue. ! 2. Massima della qualità: i partecipanti devono fare affermazioni vere, che possono essere sostenute da prove adeguate. ! 3. Massima della razione: i partecipanti devono fornire informazioni pertinenti con l’interazione comunicazionale! 4. Massima di modo: gli interlocutori devono considerare il modo in cui il contenuto della comunicazione deve essere espresso, cercando di essere chiari ed evitando le ambiguità. ! Il principio di cooperazione sta alla base della comunicazione. ! L’interazione comunicativa deve rispettare le regole che permettono la gestione dell’avvicendamento dei turni (turn taking). Queste sono necessarie per: ! a. Per garantire uno sviluppo virtuoso della conversazione ! b. Per superare i limiti cognitivi che rendono problematico l’ascoltare e contemporaneamente il parlare. ! Di queste strategie se ne occupa Duncan, le sue analisi individuarono una serie di indizi verbali e paralinguistici che segnalano la volontà del parlante di cedere il turno, in altre circostanze di richiederlo e in altre ancora di mantenerlo. Nel primo caso il parlante, ad esempio, può ricorrere all’intonazione oppure alla pronuncia strascicata della sillaba finale. Quando invece il partecipante vuole chiedere il turno può ricorrere a brevi parole senza contenuto che possono precedere o seguire una frase come “ma” o “beh” e spesso si può osservare una sovrapposizione tra i messaggi espressi dai due interlocutori. Infine quando l’interlocutore vuole mantenere il turno i segnali che vengono utilizzati sono per lo più costituiti da cambi di intonazione e da pause piene, come alcune forme di vocalizzazione ma anche pause vuote accompagnate dallo spostamento dello sguardo verso una direzione diversa dall’interlocutore. !

3 4. Comunicazione come azione ! Il processo di comunicazione può anche essere visto come una sequenza di azioni nella quale dire qualcosa equivale a fare qualcosa. Questo è l’elemento centrale della teoria proposta da Austin in cui si sostiene l’uso del linguaggio equivale a mettere in atto un’azione. In questa prospettiva Austin parla di atti linguistici, specificando che possono essere distinti in tre categorie: ! Atti locatori: consistono in ciò che un parlante dice; ! Atti illocutori: coincidono con le interazioni comunicative del parlante; ! Atti perlocutori: si riferiscono agli effetti che il parlante produce sull’interlocutore. ! La teoria degli atti linguistici mette in evidenza l’aspetto intenzionale degli scambi comunicativi e sottolinea che ciò che viene trasmesso attraverso un enunciato è qualcosa di più del mero significato letterale. ! Possono inoltre essere distinti in base alla “forza” degli stessi atti. A livello locatario il tono della voce può imprimere maggiore o minore forza dell’enunciato, mentre a livello illocutorio la forza può essere espressa attraverso la scelta delle parole tipo i verbi modali (dovresti fare questo al poso di devi fare questo). A livello perlocuorio la diversa forza dipende dai diversi effetti che gli atti perlocutori producono sull’interlocutore. ! 5. Competenza comunicativa! Ci sono persone più abili a comunicare rispetto ad altre. Ma cosa vuol dire essere competenti dal punto di vista comunicativo? ! Secondo Parks la competenza comunicativa rappresenta il grado con cui gli individui soddisfano e percepiscono di aver soddisfatto i loro scopi in una data situazione sociale, senza mettere a repentaglio la loro abilità o l’opportunità di perseguire altri obbiettivi ritenuti più importanti. I concetti di intenzionalità e di consapevolezza assumono un ruolo centrale e si intrecciano con quello di efficacia. ! La competenza comunicativa si articola in tre dimensioni principali: ! 1. La competenza sintattica: si riferisce all’aspetto formale del messaggio. Consiste nella capacità di produrre frasi formalmente corrette e di comprenderle come tali in base alle regole grammaticali. Permette di stabilire la categoria grammaticale di una parola e fornisce informazioni di tipo morfologico. Una frase può infatti essere considerata una sequenza di categorie sintattiche. Ci permette anche di stabilire le relazioni che intercorrono fra la parola. La comprensione si queste relazioni è fondamentale. ! 2. La competenza semantica: si riferisce agli aspetti di contenuto. Consiste nella capacità di associare le parole agli oggetti, eventi o situazioni cui corrispondono. Si potrebbe pensare che le parole non presentino grosse ambiguità ma non è così, una parola può avere infatti più di un significato. In questi casi il contesto contribuisce in modo determinante ad assegnare il giusto significato. Tuttavia anche unità linguistiche più ampie come frasi possono presentare varie forme di ambiguità. ! 3. La competenza pragmatica: riguarda il contesto comunicativo. Consiste nella capacità di comunicare tenendo conto del contesto in cui avviene la comunicazione. Considera anche il modo in cui viene detta una cosa. ! Ciascuno di noi può affinare sia la competenza sintattica che quella semantica, però quella più influente è la dimensione pragmatica. ! 6. Comunicazione verbale! Le varie speci appartenenti al mondo animale hanno diverse modalità di comunicazione, ma Franks e Richardson dopo uno studio sulle formiche aggiungono qualcosa di più a una semplice trasmissione di informazioni a senso unico. Parlano di un vero e proprio processo di insegnamento e di apprendimento che chiamano “corsa in tandem”. La formica esploratrice, che scopre la fonte di cibo, sceglie un compagno a cui insegnare la strada. L’allieva si ferma per fissare dei punti di riferimento e quando è pronta a ripartire picchietta con le antenne sulle zampe o sull’addome della maestra per invitarla a proseguire. Questo esempio sottolinea l’importanza che riveste una trasmissione di informazioni efficienti all’interno di una comunità. ! Il linguaggio verbale utilizza parole per riferirsi a oggetti, eventi, sentimenti, situazioni e così via. Ma le parole non bastano, e i concetti che esprimiamo sono collegati tra loro attraverso vari tipi di relazioni, che definiscono la sintassi di una lingua. ! La psicolinguistica è la disciplina che si occupa dei meccanismi sottesi alla comprensione e alla produzione del linguaggio. Chomsky per spiegare come i bambini in così poco tempo riescono a far uso della lingua madre ipotizzò l’esistenza di un meccanismo innato chiamato LAD (Language Acquisition Device). Questa teoria è chiamata generativo-trasformazionale, contiene: !

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- Le regole di riscrittura: mettono in luce la descrizione strutturale di una frase, consistono nella

riscrittura di alcuni simboli in altri simboli, e vengono applicate finché non si ottiene una stringa di elementi che non è scomponibile ulteriormente. Le frasi si scompongono in strutture gerarchiche in cui mano a mano che si scende verso il basso, si trovano unità sempre più piccole;! - Le regole trasformazionali: una trasformazione è un’operazione che agisce sulla struttura superficiale della frase e che produce una stringa diversa dell’originale. ! La struttura trasale proposta da Chomsky mette in risalto la distinzione fra struttura profonda e struttura superficiale (attiva o passiva). In alcuni casi, come quello proposto dal libro, le due frasi hanno la stessa struttura profonda, cioè lo stesso significato, ma due strutture superficiali diverse. Ma in altri casi possono avere un’identica struttura superficiale a cui corrispondono due strutture profonde. ! Secondo Chomsky, la frase dichiarativa attiva è la frase più semplice, e ogni trasformazione richiede lavoro cognitivo. Tante più sono le trasformazioni compiute dalla frase, maggiore sarà il tempo necessario per l’elaborazione. Le prime ricerche effettuate per verificare questa situazione sembrano dimostrare che le frasi attive erano le più semplici da elaborare e ne seguivano, in ordine di difficoltà, le passive, le negative, e le passive negative. ! Slobin, tuttavia, dimostrò l’importanza del significato: mostrava ai partecipanti un disegno che descriveva il significato di una frase e loro dovevano giudicarla il più velocemente possibile premendo un tasto (vero o falso) per dire se corrispondeva o meno. I risultati hanno dimostrato che per elaborare frase passiva ci si impiega più tempo rispetto alla frase attiva. ! Generalmente si assume che il significato veicolato dalla farsi attive e passive (vere) sia lo stesso, tanto che vengono considerate parafrasi. Nel caso di una frase negativa il significato cambia totalmente. ! Wegner fece un’interessante ricerca dove studiò gli effetti delle insinuazioni indotte dai mezzi di comunicazione di massa. Ai partecipanti veniva chiesto di esprimere il proprio giudizio relativamente ad alcuni candidati che si erano presentati alle elezioni comunali tramite dei titoli di giornale. I titoli potevano appartenere a quattro diverse categorie e cioè essere espressi in forma affermativa, interrogativa, negativa e neutra. Il disegno sperimentale prevedeva che gli enunciati relativi allo stesso candidato fossero distribuiti a quattro gruppi diversi di partecipanti. Per ciascuno dei candidati politici sono state ricavate le medie provenienti dai giudizi espressi dai partecipanti attraverso una serie di scale a 7 punti dove il valore 1 era positivo e 7 negativo (intelligente-stupido; buono-cattivo ecc). I risultati mostrarono che i titoli formulati in forma affermativa producevano i giudizi più negativi e che i titoli neutri generavano i giudizi meno negativi. Le frasi interrogative e neutre hanno messo in evidenza che i candidati politici oggetto di insinuazione erano percepiti tanto negativamente quanto lo erano coloro che erano oggetto di un’accusa certa. Una delle ipotesi che cerca di spiegare il giudizio negativo generato dall’insinuazione si rifà ai principi di cooperazione della teoria sulla comunicazione. Secondo questa ipotesi le persone che ricevono un messaggio assumono che le informazioni in esso contenute siano ragionevoli e plausibili. Da questo punto di vista l’effetto negativo delle insinuazioni può derivare dalla tendenza ad accettare come vera un’asserzione per il semplice fatto che essa è stata fatta. Nel terzo esperimento gli autori dimostrarono che l’effetto negativo indotto dalle insinuazioni si riduce di poco. ! La teoria chomskiana parla anche della distinzione tra la nozione di competenza linguistica, riconducibile alla conoscenza implicita nelle regole che governano la lingua, e il concetto di esecuzione, che si riferisce ai comportamenti linguistici realmente osservati. ! La distinzione tra questi due ha permesso ai linguistici di spiegare il motivo per cui il prodotto della frase di esecuzione non sempre corrisponde a quello previsto dal livello di competenza. ! La prospettiva della ricerca psicolinguistica attuale è invece quella di fornire dei modelli funzionalmente adeguati in grado di descrivere i meccanismi sottostanti ai processi di comprensione e produzione del linguaggio. Le frasi con doppia negazione richiedono maggior carico cognitivo così come le frasi subordinate. ! Un modello adeguato deve tener conto della molteplicità dei fattori che modulano la comprensione e la produzione del linguaggio: aspetti fonologici, sintattici, semantici e pregmatici. ! Capitolo 2: Comprensione e produzione di messaggi! Linguaggio verbale; ambiguità presente nei messaggi; verranno analizzati le principali unità linguistiche da quelle più semplici, i fenomeni, a quelle più complesse, le frasi, passando attraverso i morfemi e le parole; un confronto tra i modelli interattivi e i modelli seriali consentirà di

5 illustrare le diverse elaborazioni necessarie per comprendere una frase e permetterà di vedere le differenti strategie di analisi sintattica; descrizione del modello di produzione di frasi formulato da Garrett. ! 1. Le ambiguità del linguaggio ! Ci sono ambiguità nel linguaggio e gli equivoci che si possono creare sono molti solo che spesso non ce e rendiamo conto. vi sono diversi meccanismi coinvolti nei processi di comprensione e produzione dei messaggi linguistici. ! 2. Facoltà linguistica ! Il linguaggio è una delle facoltà cognitive, insieme alla percezione, all’attenzione, alla memoria e al pensiero, di cui è dotato il sistema cognitivo umano. ! Quello che è sorprendente è la velocità con cui i bambini, nel giro di poco tempo, raggiungono la padronanza di uno strumento così complesso. Riescono a pronunciare correttamente le parole, a comprenderne il significato e, successivamente, a leggerle e a scriverle. Sono in grado di pronunciare correttamente delle frasi grammaticalmente corrette e dobbiamo tenere conto che solitamente gli adulti correggono i bambini dal punto di vista dei contenuti, non dal punto di vista grammaticale. La possibilità di creare un numero infinito di frasi, a partire da un numero finito di parole...


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