Slide educazione all\'immagine e al disegno infantile, prime 6 settimane di lezione PDF

Title Slide educazione all\'immagine e al disegno infantile, prime 6 settimane di lezione
Course Letteratura per l'infanzia
Institution Università di Bologna
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- EDUCAZIONE ALL'IMMAGINE E AL DISEGNO INFANTILE Marco Dallari–UNIBO -2021 CAPITOLO 1 - PRINCIPIO DI PIACERE E PRINCIPIO DI REALTÀ Per Umberto Galimberti piacere è un’esperienza di benessere puntuale e transitoria che prende avvio dalla soppressione del dolore o dispiacere. Piacere e dispiacere costituiscono i principi regolatori di base della vita psichica. A questo proposito i contributi più significativi sono stati offerti dalla psicoanalisi. Secondo Sigmund Freud il principio di piacere è il primo principio regolatore della psiche. Nei bambini piccolissimi è il solo principio regolatore: i bambini tendono a scaricare immediatamente nella quotidianità la tensione pulsionale, la cui crescita è fonte di dispiacere. Per pulsione si intende la costituente psichica che produce uno stato di eccitazione determinata geneticamente ma suscettibile ad essere modificata dall’esperienza. La pulsione, secondo la definizione freudiana, si differenzia dallo stimolo, che proviene dall’ambiente…per il fatto che trae origine da fonti di stimolazione interne al corpo, agisce come una forza costante e la persona non le si può sottrarre, come può fare di fronte allo stimolo esterno. […] Noi ce la rappresentiamo come un certo ammontare di energia che preme verso una determinata direzione. Chi si prende cura di lui si adatterà alle sue esigenze, la madre svilupperà una particolare capacità di cogliere segnali di richiamo anche deboli e assecondare le necessità -pulsioni della creatura. Tuttavia ciò non eviterà al neonato di piangere per la fame, per la tensione addominale e per tutto ciò che altera il suo equilibrio omeostatico. Sigmund Freud definisce il bambino come "perverso polimorfo" in quanto ricerca il piacere senza alcuna finalità che non sia il piacere stesso (è importante notare come il concetto di "perversione", per Freud, non abbia alcuna valenza negativa). Polimorfo, poiché ricerca il piacere attraverso vari organi e tramite diverse zone erogene, e riceve gratificazione sia dal contatto col padre, con la madre e con chiunque sia disposto o capace di dargli questo tipo di gratificazione. Freud suddivise lo sviluppo psicosessuale del bambino in cinque fasi successive: Fase orale: prevalenza della suzione. - Fase anale: 2 anni. - Fase fallica: 3 anni. - Fase di latenza: dai 6 anni. - Fase genitale: dall’adolescenza alla maturità. Tale modello è divenuto oggetto, nel corso dell'evoluzione del pensiero psicodinamico, di varie integrazioni, modifiche e critiche. Il periodo di latenza, per Freud, è la quarta fase delle cinque tappe della sessualità infantile, succede alla fase fallica e precede la fase genitale, e Freud la colloca nel periodo compreso dai 6 anni alla pubertà. Nella latenza la pulsione libidinale è "dormiente" e le istanze pulsionali vengono "sublimate" verso altri scopi. Secondo Freud, questa fase serve al bambino per incrementare la socializzazione e sviluppare rapporti amichevoli e collaborativi, focalizzando la sua attenzione sulle attività che caratterizzeranno le sue conquiste evolutive. Possiamo però vedere, osservando cosa succede all’asilo nido, che il piacere che i bambini ancora molto piccoli provano nella scoperta e nella conquista delle competenze simboliche 1

può essere considerata l’accesso a un’idea di latenza che più che una fase dovrebbe forse essere considerata un processo che accompagna l’evoluzione infantile fin dai primissimi anni di vita. Quando parliamo di latenza e sublimazione siamo comunque all’interno di una visione olistica che unisce psiche e corpo: un approccio opposto a una concezione dello sviluppo delle potenzialità cognitive separate dallo sviluppo dell’espressività corporea. I bambini fanno esperienza del mondo sempre attraverso il corpo: un universo fatto di emozioni, sensazioni, idee, relazioni. Mentre il principio di piacere comincia a occupare lo spazio delle dimensioni simboliche non si allontana dal corpo ma ne scopre altre possibilità e funzioni, conquista l’integrazione del movimento con l’espressività, valorizza gli aspetti del progettare insieme, del relazionarsi, del compartecipare, di produrre testimonianze del proprio pensiero e della propria identità. L'olismo (dal greco ὅλοςhòlos, cioè «totale», «globale») è la consapevolezza (in ambito filosofico e scientifico contrapposta al riduzionismo) secondo la quale le proprietà di un sistema non possono essere spiegate tramite le sue singole componenti, poiché la somma delle parti è sempre differente, delle medesime parti prese singolarmente. Un tipico esempio di struttura olistica è l'organismo biologico: un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come una complessa unità-totalità, non riducibile ad un semplice assemblaggio delle sue parti. E risulta quindi scorretta qualsiasi distinzione e separabilità (di derivazione platonica) fra corpo e spirito (corpo-psiche, corpoanima…). La pulsione non comporta un desiderio, ma consiste nel disagio determinato da una mancanza, anche se il soggetto non sa di cosa. Chi si prende cura di un neonato si adatta alle sue esigenze e sviluppa la capacità di cogliere segnali anche deboli e assecondare le necessità-pulsioni della creatura. L’esperienza ripetuta del soddisfacimento si sedimenta nella mente infantile e tracce di memoria, dapprima indistinta poi sempre più capace di rappresentare sensazioni ed immagini legate al soddisfacimento, lo mettono in grado di imparare ad attendere, ad avere pazienza. Nell’attesa si può magari utilizzare un surrogato: il pollice da succhiare. Partendo da questa premessa Freud definisce PIACERE la riduzione della quantità di eccitazione e DISPIACERE l’aumento di tale quantità. Il principio di piacere è dunque un principio economico volto alla riduzione della tensione. Il principio di piacere trova soddisfazione quando la gratificazione e il vissuto di benessere si associano con l’annullamento della dimensione ansiosa. Evolvendosi, i moti pulsionali si trasformano in desideri. Ma questo presuppone la progressiva strutturazione del principio di realtà, evoluzione dialettica del principio di piacere. Mentre la dimensione pulsionale è naturale e universale, la capacità di accogliere stimoli e provare desideri ha una importante componente culturale, così che stimoli e desideri sono differenti in differenti contesti e ambienti sociali. Keith Haring, artista graffitista, protagonista della Street art newyorchese, è nato nel 1958 e morto il 16 febbraio 1990, all'età di 32 anni. Ha dipinto sui muri e sulle metropolitane cuori e bambini energetici, in cui il principio di piacere nelle sue manifestazioni più corporee, semplici e originarie. PRINCIPIO DI REALTÀ  Corrisponde allo sviluppo delle funzioni coscienti: attenzione, giudizio, memoria, pensiero.

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Del principio di realtà fanno parte sia ingredienti “oggettivi” (le leggi della fisica, i limiti del mio corpo) sia elementi “culturali” (le regole, le abitudini e i valori condivisi con il gruppo di appartenenza). I bambini che gattonano stanno strutturando il principio di realtà. La fase del gattonamento è fondamentale anche per scoprire le «regole» delle relazioni con gli oggetti con le persone, con gli animali. La strutturazione progressiva del principio di realtà sostituisce la tendenza a pretendere di scaricare immediatamente le tensioni pulsionali con la tendenza a trasformare la realtà per renderla appropriata a una soddisfazione rinviata nel tempo e legata a capacità adattive del desiderio. Il Principio Di Realtà non annulla dunque il principio di piacere ma lo riorganizza. Ad esempio in Pinocchio di Carlo Collodi illustrato da Carlo Chiostri  Senza esserne (probabilmente) consapevole Collodi ha messo in scena una metafora della progressiva strutturazione del principio di realtà passando attraverso la resistenza del principio di piacere a ceder il primato sulla psiche del burattino che diventa umano. Insieme a molti personaggi fiabeschi, anche Pollicino, fiaba scritta da Charles Perrault nel 1697, rappresenta la resistenza ad accettare la responsabilità della crescita e la conquista dell’autonomia che presuppone la strutturazione del principio di realtà. Gli stivali delle sette leghe che Pollicino ruba all’orco e gli permetteranno dapprima di salvare se stesso e i fratelli, poi a ottenere diversi incarichi dal re, per i quali riceve grandi compensi economici che permetteranno a lui e alla famiglia di vivere «felici e contenti», rappresentano la strutturazione del principio di realtà e la possibilità di cavarsela nella vita e assecondare il principio di piacere. La bambina disegnata da Mary Cassatfa è un’esperienza di piacevole allentamento della tensione pulsionale. Quella dipinta da Dunlop Leslie vive l’importante esperienza della GIOIA. L’esperienza della GIOIA è fondamentale dal punto di vista educativo e nel processo di strutturazione dell’identità personale. Un esempio pittorico di esperienza infantile di gioia è dipinta da Raffaello Sanzio con gli allievi della sua bottega Giulio Romano e GiovanFrancesco Penni (Raffaello Sanzio Madonna della Rosa 1518). Per il filosofo Emanuele Severino la gioia «…è l’inconscio più profondo del mortale» Per Gilles Deleuze: la teorizzazione etica deve stare nella pratica, dalla gioia, la morale ha bisogno di una pratica gioiosa per tradursi in creatività e attività. Il “buono”, per affermarsi, ha bisogno della conferma e del rinforzo della gioia. Deleuze scrive: «Il sentimento della gioia è il sentimento propriamente etico: sta alla pratica come l’affermazione sta alla speculazione […] L’Etica, filosofia dell’affermazione pura, è anche filosofia della gioia che corrisponde a quest’affermazione» (Deleuze1999 p. 213). Il neuropsichiatra e filosofo Eugenio Borgna definisce così l’esperienza della gioia: La gioia è l’emozione fragilissima e impalpabile, vive del presente, non del passato e nemmeno del futuro, ed è radicalmente diversa dalla felicità. La felicità ha il suo contrario nell’infelicità. La gioia non ha contrario, per questo è il più puro dei sentimenti […]. Borgna cita Etty Illesum che, internata in un campo di concentramento olandese dal 1941 al 1243 prima di essere mandata a morire ad Auschwitz scrive: “ma cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda il dominio della morte, sì, ma vedo anche uno spicchio di cielo, 3

e questo spicchio di cielo l’ho nel cuore, e in questo spicchio di cielo che ho nel cuore io vedo libertà e bellezza. Non ci credete? Invece è così”. (Borgna e La fragilità che è in noi, Torino, Einaudi 2014 p.27) L’esperienza della gioia legata alle scoperte e alle conquiste fatte nella scuola dell’infanzia e nel nido rinforza la convinzione di star bene nell’ambiente educativo e la familiarità con il luogo e le persone che lo abitano, come ben sapeva Maria Montessori per la quale la Casa dei bambini doveva essere bella e accogliente (Casa dei bambini S. Lorenzo 1907). “Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?” cit. Gianni Rodari. Strutturando il principio di realtà il soggetto prende coscienza delle caratteristiche del mondo circostante insieme alla coscienza del proprio corpo, delle sue possibilità di azione, della sua capacità di cercare stimoli capaci di portare effetti gratificanti e evitare situazioni sgradevoli. Crescendo aggiungerà alle scoperte relative al “mondo della fisica” quelle dell’universo relazionale, simbolico e culturale e interiorizzerà giudizi e rappresentazioni su ciò che provoca effetti gradevoli o sgradevoli, ciò che è bello-buono o brutto-cattivo. Oltre ad avere una importante funzione espressiva e relazionale le attività graficopittoriche permettono di fare scoperte di carattere fisico e chimico. Mentre scoprono le caratteristiche dei materiali, i bambini affinano le loro modalità di uso (motricità fine) e scoprono sensazioni percettive legate alla vista, al tatto, all’olfatto. È dunque importante variare i materiali offertine far fare loro differenti esperienze percettive e scoperte «scientifiche». All’aperto espressività, esplorazione e scoperta d’ambiente diventano esperienze uniche e preziose e occasioni di Outdoor education. La strutturazione progressiva del principio di realtà fa sì che la pretesa di scaricare le tensioni pulsionali per un’immediata soddisfazione, sia gradualmente sostituita con la tendenza a trasformare la realtà per renderla appropriata a un piacere rinviato nel tempo. La strutturazione del Principio Di Realtà libera il principio di piacere dalla sua dimensione allucinatoria e di fantasticheria e lo ancora alla sua realizzabilità attiva e responsabile. La strutturazione del principio di realtà avviene soprattutto attraverso la progressiva conquista di due fondamentali categorie metacognitive: il principio di non contraddizione e il principio di causa-effetto. L’interiorizzazione di queste due categorie organizzative della conoscenza permettono di conquistare una rappresentazione realistica e «scientifica» del mondo ma addestrano anche la competenza emozionale perché associano ai fenomeni emozioni e sentimenti sensati e differenziati (desiderio, paura, piacere, avversione…) uscendo dalla dimensione indifferenziata dell’angoscia e del «panico». Disegnare esperienze e scoperte significative favorisce la strutturazione del principio di realtà e l’elaborazione degli aspetti emozionali collegabili all’esperienza stessa (passaggio dalla dimensione dell’emozione a quella del sentimento). 2 - LA CURA E IL PIACERE DELLA CONQUISTA SIMBOLICA Favorire la conquista di competenza simbolica è un’evoluzione delle normali pratiche di cura. CURA (latino Cura ae): Interessamento premuroso per qualcosa che impegna il nostro animo e la nostra operatività: dedicarsi con cura a qualcuno, a qualche cosa, provvedere alle sue necessità, alla sua conservazione; avere cura del bestiame, dei fiori, dell’orto; non 4

darsi cura di nulla. Impegno, zelo, diligenza: lavoro fatto con molta cura. Riguardo, attenzione. [vedi quadro Gustav Klimt, Madre con bambino 1905 (Le tre età della donna)] Il termine cura, nella lingua italiana, viene usato perlopiù in ambito sanitario, nel significato di guarire, sanare. La concezione di cura in ambito educativo diviene ‘prendersi cura’, l’anglofono to care. Le cure materne sono un modello di riferimento fondativo di questa idea di cura. Per la pedagogista Luigina Mortari: la cura è una pratica di emancipazione (non di semplice protezione e accudimento, come è spesso male intesa). Mortari ci invita a notare come chi riceve cura si scopre capace di prendersi cura a sua volta (dell’ambiente, dei simili, di sé). La cura è un aspetto universale della vita umana. Le pratiche di cura devono dunque evolversi in direzione dell’autonomia. La prima madre (Mosè Bianchi, Madre che allatta 1875)sta assecondando l’esigenza pulsionale del figlio, la seconda (George Dunlop Leslie, Alice in wonderland, 1879) sta leggendo alla figlia un libro, le sta offrendole il dono di una storia che comporterà l’incremento della sua competenza identitaria, affettiva, simbolica ed estetica. Questo momento e questo libro resteranno nel cuore e nella memoria di quella bimba come un’esperienza di piacere e di bellezza. Il comportamento della seconda madre dovrebbe essere considerato paradigmatico per qualunque esperienza educativa. Occorre cioè che l’offerta formativa e cognitiva non perda il tono estetico-emozionale e il vissuto di conquista gioiosa che caratterizza le scoperte e le conquiste infantili. Perché questo accada occorre però che l’educatore viva a sua volta come «risorsa di gioia» l’uso dei repertori simbolici che offre e possieda la competenza emozionale necessaria a «contagiare» gli allievi. La progressiva strutturazione del principio di realtà comporta anche la costruzione della rappresentazione di sé. Inizia dunque il processo che viene definito strutturazione dell’identità personale, ovvero il RICONOSCERSI e l’ ESSERE RICONOSCIUTI. 3 - DISEGNO E STRUTTURAZIONE DELL’IDENTITÀ PERSONALE Identità personale è riconoscersi e essere riconosciuti. Ciascun bambino, fin dai primi mesi di vita, costruisce una «rappresentazione di sé sperimentandosi nella relazione con il mondo oggettuale e con chi lo accudisce. A partire dal 6°mesei bambini cominciano ad avere COSCIENZA DI SÉ e COMPETENZA SIMBOLICA. Un sintomo importante di questa conquista evolutiva è il fatto che riconoscano la loro immagine allo specchio. Jacques Lacan nel 1949 introduce la locuzione di fase dello specchio. In questa i bambini, ancora in uno stato di assoluta dipendenza e di relativa immaturità della coordinazione motoria, comincia a costituire il nucleo dell’Io. (Lacan J. (1949) Lo stadio dello specchio come formatore delle funzioni dell’Io in: Scritti, Torino, Einaudi, 1972 vol1).

Riconoscere sé stesso nell’immagine riflessa nello specchio dà ai bambini un senso di giubilo e di allegria, come testimoniato dalla mimica e dai gesti dei piccoli quando avviene questa scoperta. Tale intuizione si accorda con le esperienze condotte dalla psicologia sperimentale sugli umani e sui primati, che confermano l’importanza, per la costituzione del senso di identità individuale, di comprendere che la figura nello specchio è il riflesso di sé: un’esperienza che da forma alla propria unità psicofisica.

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Nel1967 il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott ha sviluppato il tema della fase dello specchio, osservando la costruzione della coscienza di sé che avviene quando il bambino, in quella fascia di età, scopre la propria immagine nello specchio. Ma ciascun bambino non può fare questa conquista da solo. Per dare senso all’esperienza è necessario che la madre, o un’altra persona che abbia con lui un rapporto privilegiato, lo ponga di fronte alla superficie riflettente che rimanda l’immagine di entrambi, e lo incoraggi a guardare e a festeggiare la scoperta di sé. IDENTITÀ PERSONALE  Con questo termine si intende definire l'autorappresentazione e la percezione di sé come un soggetto unitario, con caratteristiche e qualità stabili, permanenti e diverse da quelle altrui. Il senso di identità (personale, culturale, etnica, sessuale…) presuppone la relazione sociale: esso nasce e si rinforza sia tramite la relazione con l'altro percepito come simile, sia attraverso la relazione con l'altro percepito come diverso. Il senso dell’identità personale si costruisce attraverso la relazione con gli altri e col mondo, attraverso processi intersoggettivi. INTERSOGGETTIVITÀ  Le pratiche narrative, e espressive il condividere gli ingredienti simbolici, sono elementi che rinforzano la qualità della relazione e favoriscono la costruzione dell’identità. (Edmund Husserl(1912-1928, p.126) ) Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica,Torino, Einaudi, 1965).

Lo sviluppo, la crescita fisica e intellettuale infantile ha nelle testimonianze simboliche di bambini e bambine non solo un’importante testimonianza che permette di monitorarne l’evoluzione e comprenderne pensieri e vissuti, ma anche ciò che permette ai bambini stessi di costruire identità e autocoscienza. I linguaggi non servono solo a comunicare, ma anche a pensare e a costruire rappresentazioni del mondo e di sé. Il linguaggio delle parole, quello delle immagini e tutti i linguaggi che gli essere umani hanno a disposizione sono ingredienti fondamentali per la costruzione dell’autonomia e dell’identità. La costruzione dell’identità è anche nella valorizzazione della dimensione affettiva e SENTIMENTALE, nella consapevolezza del proprio patrimonio emozionale e desiderante inconsapevole e consapevole. Identità è anche capacità di accettarlo, sentirlo, dirlo, compararlo con i modelli culturali condivisi. Il pedagogista Giovanni Maria Bertin: suggerisce che le produzioni "belle" dell'umanità (arte, poesia, letteratura, musica, architettura…) non devono essere considerate fini dell'educazione ma piuttosto strumenti, pretesti per conseguire l’obiettivo di una educazione estetica. L’educazione estetica, per Bertin, è, soprattutto, affinamento di sensibilità, creatività, esercizio dell’immaginazione, costruzione della competenza emozionale. Una competenza che si può e si deve educare, ma deve essere necessariamente un requisito indispensabile per ogni educatore. (BertinG.M.(1974)L’idealeestetico,LaNuovaItalia,Firenze1974,p.199-211). Nel ‘700 Alexander Gottlieb Baumgarten, fondatore dell’Estetica da lui stes...


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