Spinoza - Riassunti PDF

Title Spinoza - Riassunti
Author Selene Manca
Course Storia Della Filosofia
Institution Università degli Studi di Cagliari
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Riassunti dei capitoli e degli autori di interesse per l'esame di "storia della filosofia", dal libro "Il nuovo protagonisti e testi della filosofia" Abbagnano Fornero...


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Capitolo 2 – Spinoza Un'esistenza appartata e dedita al sapere Baruch Spinoza nacque ad Amsterdam nel 1632 da una famiglia ebraica che fu costretta ad abbandonare la Spagna per l'intolleranza religiosa di quel paese. Fu educato nella comunità israelitica di Amsterdam ma nel 1656 viene da essa scomunicato ed espulso per eresie e pratica insegnate. Si trasferì all'Aia dove trascorse il resto della sua vita e apprese l'arte di fabbricare e pulire lenti strumenti ottici. Condusse una vita modesta e tranquilla. Nel 1663 fu pubblicato il solo scritto al quale egli diede il suo nome “Principi di filosofia cartesiana. Pensieri metafisici”. Nel 1670 comparve anonimo il “Trattati teologico-politico” che voleva dimostrare che in una libera comunità dovrebbe essere lecito ad ognuno pensare quello che vuole e dire ciò che pensa. Ma il libro fu subito condannato sia dalla Chiesa protestante che da quella cattolica e Spinoza dovette impedire la pubblicazione di una traduzione olandese. Da anni inoltre, stava lavorando alla sua opera fondamentale “Ethica ordine geometrico demonstrata” (etica dimostrata secondo l'ordine geometrico” che nel 1674 era terminata ma egli dovette rinviarne la pubblicazione per evitare la condanna. L'opera fu stampata solo dopo la sua morte, insieme a un trattato politico, un trattato sull'emendazione dell'intelletto, e a un certo numero di Lettere. Spinoza morì a 44 anni nel febbraio del 1677.

La filosofia come catarsi esistenziale e intellettuale. Lo spinozismo nasce da una delusione di fondo nei confronti dei comuni valori della vita e si alimenta della ricerca di un bene vero, capace di dare un significato all'esistenza e di colmare la sete umana di felicità. Analizzando i beni universalmente agognati dagli uomini (ricchezze, onori e piacere dei sensi), Spinoza fa comprendere come essi siano vani perché: – non appagano davvero l'animo e i suoi bisogni profondi; – sono transeunti ed esteriori; – generano inquietudini e vari inconvenienti. Nonostante questa loro natura ingannevole essi hanno la forza di incatenare la mente, oscurandone la facoltà e ostacolando la sua ricerca di valori superiori. Libidine → l'anima è presa da essa come se si trattasse di qualche bene ed è impedita di pensare a qualche altro bene. Ma dopo la fruizione del piacere dei

sensi segue una somma tristezza, la quale perturba la mente e le rende ottusa. Onore → per ottenerlo si deve necessariamente condurre una vita secondo opinioni altrui. Ricchezza → ci sono molti esempi di coloro che per procacciarsi le ricchezze si esposero a tanti pericoli, da scontare la pensa della loro stoltezza con la vita. Spinoza comunque non intende colpire i beni comuni in quanto tali, ma solo in quanto scambiati per il sommo bene e perciò come impedimenti al raggiungimento di esso: il filosofo non condanna i beni finiti dell'esistenza ma la loro assolutizzazione e la loro quotidiana trasformazione da mezzi a fini. L'unico bene capace di curare in profondità l'inquietudine dell'animo è il metatemporale e il meta-infinito: “l'amore per la cosa eterna ed infinita riempie l'animo di pura letizia e lo rende immune da ogni tristezza” poiché rende la mente beata non di una gioia passeggera ma di una felicità stabile e ferma. Per Spinoza (a differenza del filosofo cristiano) l'infinito e l'eterno si identificano con il cosmo (panteismo) e la gioia suprema con l'unione della mente con la natura.

La metafisica: il panteismo Il metodo geometrico. Il capolavoro di Spinoza (Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico), è una sorta di enciclopedia delle scienze filosofiche che tratta di vari problemi: metafisici, gnoseologici, antropologici, morali, con particolare attenzione all'etica. Il metodo che il filosofo segue è di tipo geometrico in quanto, ispirandosi agli “Elementi” di Euclide, si serve di un procedimento espositivo che si scandisce secondo definizioni, assiomi, proposizioni (=teoremi), dimostrazioni, corollari, scolii (=delucidazioni). Spinoza ha scelto questo metodo perché: – è influenzato dalla moda matematizzante dell'epoca, che persegue l'ideale di un sapere rigoroso e universalmente valido; – è un ammiratore delle matematiche e vede nella trattazione geometrica una garanzia di precisione e di sinteticità espositiva, nonché di distacco emotivo nei confronti dell'argomento trattato; – è convinto che il reale costituisce una struttura necessaria, di tipo geometrico, in cui tutte le cose sono concatenate logicamente tra loro e quindi deducibili sistematicamente l'una dall'altra. Il concetto di sostanza. Il concetto fondamentale da cui Spinoza parte parte per dedurre tutto il sistema del sapere metafisico è quello di SOSTANZA. SOSTANZA = “ciò che è in sé e per sé si concepisce, vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un'altra cosa da cui debba essere formato”

La prima parte della formula significa che la sostanza, essendo da sé, in quanto deve unicamente a sé stessa la propria esistenza, rappresenta una realtà autosussistente e autosufficiente, che per esistere non ha bisogno di altri esseri. La seconda parte della formula significa che la nozione di sostanza, essendo concepibile soltanto per mezzo di sé medesima, rappresenta un concetto che per essere pensato non ha bisogno di altri concetti. → la sostanza gode di una totale autonomia organica e concettuale, poiché si identifica con una realtà che non presuppone, ma eventualmente è presupposta, da ogni altra possibile realtà, e con un concetto che non presuppone, ma eventualmente è presupposto, da ogni altro possibile concetto. Le proprietà della sostanza e l'identificazione di Dio con la Natura. Spinoza deriva una serie di proprietà che caratterizzano la sostanza: – increata in quanto per esistere non ha bisogno altro, essendo, per natura, causa di sé; – eterna perché possiede come sua nota costitutiva, l'esistenza, che non riceve da altro; – infinita perché se fosse finita dipenderebbe da qualcos'altro (contraddicendo il primo punto), e perché la sua essenza non ha limiti; – unica poiché nella natura non s possono dare due o più sostanze della medesima natura. Spinoza dimostra soltanto che non esistono sostanze dello stesso attributo e non che non possano esistere sostanze di attributi diversi. La sostanza increata, eterna, infinita e unica è Dio o l'Assoluto. Pensare a Dio significa pensare ad una realtà che avendo in sé la propria ragion d'essere, non può non esistere → prova ontologica o a priori. Le cose o esistono per virtù propria o per mezzo di un ente necessario che avendo in sé la causa del proprio esistere, è pure la causa degli esseri contingenti → prova a posteriori. In realtà Spinoza si stacca nettamente da gran parte della metafisica occidentale (in particolare dal filone ebraico-cristiano), in quanto ritiene che Dio e mondo non costituiscano due enti separati ma uno stesso ente = Dio non è fuori dal mondo, ma nel mondo e costituisce con esso l'unica realtà globale che è la Natura. Spinoza raggiunge questo principio chiave del suo pensiero partendo dall'unicità della Sostanza. Se la sostanza è unica, essa sarà come una circonferenza infinita che ha tutto dentro di sé, per cui le cose del mondo saranno per forza la Sostanza o la manifestazione in atto di tale Sostanza. Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita. In questo modo egli perviene a una forma di panteismo che giunge a identificare Dio o la Sostanza con la Natura = sostanza infinita, increata, unica ed eterna, da cui derivano e in cui sono tutte le cose del mondo.

Attributi e metodi. Per spiegare meglio il rapporto tra Dio e il mondo, Spinoza usa i concetti di attributo e di modo. ATTRIBUTI → qualità essenziali o strutturali della Sostanza. Essendo quest'ultima infinita, infiniti saranno i suoi attributi. Di conseguenza, in virtù dell'equazione Sostanza = Natura, quest'ultima risulterà costituita da un'infinità di dimensioni. Tuttavia noi conosciamo solamente due infiniti: l'estensione (la materia), e il pensiero (la coscienza). A questo punto Spinoza deve interrompere la deduzione logica e servirsi dell'esperienza: egli non perviene alla dualità degli attributi partendo dalla sostanza, a priori. Gli accoglie semplicemente a posteriori dall'esperienza, perché è costretto a riconoscere che il mondo non è solo spirito o pensiero, ma in parte anche materia o estensione. MODI → manifestazioni o concretizzazioni particolari degli attributi, e si identificano con i singoli corpi o con le singole idee, che non hanno sostanzialità, in quanto possono essere pensati soltanto in virtù della Sostanza e dei suoi attributi. Vengono distinti due tipi di modi: infiniti → seguono direttamente o indirettamente da qualche attributo, di cui sono proprietà strutturali (esempio: dato l'infinito attributo dell'estensione, ne seguono il movimento o la quiete). Un modo infinito è anche l'universo come totalità. Finti → sono gli esseri particolari, questo corpo o quella idea, che derivano gli uni dagli altri secondo una catena infinita. La Sostanza di Spinoza è la Natura come realtà infinita ed eterna, che si manifesta in un'infinità di dimensioni (gli attributi) e che si concretizza in un'infinità di maniere d'essere (i modi). Quando Spinoza distingue tra la Natura naturante (Dio e gli attributi, considerati come causa) e la Natura naturata (l'insieme dei modi, considerati come effetto), ribadisce che la Natura p madre e figlia di sé medesima, in quanto è un'attività produttrice il cui prodotto non esiste fuori di essa (causalità transitiva), ma in essa stessa (causalità immanente). Nel Dio-Natura coincidono libertà e necessità → Dio è libero perché agisce senza alcun condizionamento esterno, ma è necessitato perché agisce in virtù delle leggi immanenti del suo essere. La critica alla visione finalistica del mondo e al Dio biblico La concezione di Dio come ordine geometrico dell'universo, mette Spinoza in antitesi ad ogni forma di finalismo: egli ritiene che tutte le cause finali non sono altro che finzioni umane, nate dal fatto che gli uomini hanno moltissimi mezzi per raggiungere il loro utile (per esempio gli occhi per vedere, i denti per masticare, gli animali e le erbe per alimentarsi..). Tuttavia la dottrina finalistica

sovverte la natura perché considera come effetto ciò che in realtà è causa e viceversa, facendo posteriore ciò che in natura è anteriore. Per esempio, non è il calore trasmesso agli esseri viventi che è la causa del sole, ma è il sole la causa del calore trasmesso = non è l'ambiente che si conforma all'uomo ma viceversa. Il parallelismo tra pensiero ed estensione. Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realtà qualitativamente eterogenee, in quanto lo spirito non può essere mai materia e la materia non può essere mai spirituale → per questo esse non possono influenzarsi a vicenda. La causa di un'idea è sempre un'altra idea e la causa di un corpo è sempre un altro corpo. Come si spiega la connessione tra pensiero ed estensione (tra mente e corpo)? Pur non influenzandosi a vicenda, la serie dei corpi e delle idee convergano necessariamente tra loro, quasi come una corrispondenza biunivoca, nella quale ogni moto corporeo corrisponde ad un'idea e viceversa, perché non può accadere nulla al corpo che non sia percepito dalla mente. Questo avviene perché → il corpo è l'aspetto esteriore della mente, così come la mente è l'aspetto interiore del corpo. Ciò che garantisce e fonda la correlazione necessaria tra mente e corpo è l'ordine unitario dell'essere, la SOSTANZA (Dio, la Natura = struttura matematica del cosmo). Di conseguenza, il parallelismo psico-fisico di Spinoza sottintende un monismo metafisico: il pensiero e l'estensione non sono due sostanze ma due attributi diversi di una medesima Sostanza. In questo modo il problema del rapporto tra le idee e la realtà non esiste, perché “se l'ordine e la connessione delle idee si identificano con l'ordine e la connessione delle cose, resta garantita la validità della nostra conoscenza.

L'etica L'analisi “geometrica” dell'uomo. L'amore della ricerca filosofica nasce dal desiderio di trovare la serenità e la beatitudine dell'animo che le ricchezze, gli onori e i piaceri non sono in grado di assicurare. La metafisica risulta così finalizzata all'etica. Il presupposto di base del discorso morale di Spinoza è la tesi della naturalità dell'uomo → la nostra specie costituisce una formazione naturale come tutte le altre, sottoposta alle leggi comuni dell'universo. L'uomo viene tolto dal suo presunto stato di creatura privilegiata, partendo dal principio che la “Natura è sempre la medesima” e le regole sono ovunque sempre le stesse. Le azioni umane obbediscono a regole fisse e necessarie, che possono essere studiate con obiettività. L'unico atteggiamento conveniente di fronte alle passioni non è quello di deriderle, compiangerle o condannarle, ma di

comprenderle: bisogna trattarle non come vizi della natura umana ma come proprietà che le appartengono necessariamente. Sulla base di questi presupposti viene costruita la geometria delle emozioni, in cui si propone di: – individuare le leggi e le forze basilari che reggono la condotta pratica degli individui; – studiare la schiavitù e la libertà umana (si considera la potenza delle passioni sull'uomo e la potenza dell'uomo sulle passioni). Gli affetti “primari”. Ogni cosa tende a perseverare nel proprio essere, e questo sforzo di autoconservazione costituisce l'essenza della cosa stessa. Quando lo sforzo si riferisce alla mente si chiama Volontà; quando si riferisce alla mente insieme al corpo si chiama Appetito. Quando l'Appetito è cosciente di sé si chiama Cupidità. Dallo sforzo di autoconservazione seguono: – Letizia = è l'affetto, o l'emozione connessa al passaggio da una perfezione minore ad una maggiore; – Tristezza = è l'emozione connessa al passaggio da una perfezione maggiore ad una minore. Da questi affetti “primari” derivano tutti gli altri affetti “secondari”, e quindi tutte le passioni. Dagli affetti primari derivano anche il bene e il male, concepiti da Spinoza come qualità relative: il bene è ciò che giova allo sforzo di autoconservazione (è fonte di Letizia), il male è ciò che nuoce ad esso (è fonte di Tristezza). Gli affetti “secondari”. Dagli effetti primari Spinoza ricava quelli secondari, le passioni, deducendole con geometrica necessità e mostrandone i meccanismi profondi tanto che in lui si è visto un precursore della psicologia scientifica. Quando Letizia e Tristezza sono accompagnate dall'idea di una causa esterna, danno origine ai due basilari affetti secondari, che sono l'Amore e l'Odio. Al termine del terzo libro dell'Etica viene riportato un quadro completo delle passioni derivate. Schiavitù e libertà dell'uomo: il vangelo naturalistico e razionalistico di Spinoza. Spinoza crede che lo sforzo di autoconservazione, da cui deriva tutto il meccanismo degli affetti, rappresenti la comune legge di comportamento degli esseri viventi, e si identifichi con la ricerca del proprio utile da parte di un individuo. Il libero arbitrio è solo un'illusione: gli uomini si credono liberi perché sono

consci dei loro voleri e dei loro desideri, ma ignorano le cause per cui sono condotti a desiderare e a bramare. L'uomo viene paragonato ad una pietra che, una volta messa in movimento da una forza esterna, crede di essere lei a dirigere la sua traiettoria di scegliere il luogo e il momento della sua caduta. Spinoza definisce la schiavitù come “l'impotenza dell'uomo a moderare e a reprimere gli affetti”, poiché l'uomo sottoposto agli affetti non è padrone di sé ma della fortuna. L'uomo, pur senza evadere dal determinismo naturale, può raggiungere, in virtù della ragione, una qualche forma di autodominio e libertà? Se l'uomo fosse solo passione non sarebbe mai libero, poiché sarebbe sempre dominato da forze esterne che lo tiranneggiano. Ma l'uomo è anche ragione, cioè conoscenza: come tale, anziché subire lo sforzo di autoconservazione, può manovrarlo consapevolmente e intelligentemente. Mentre il comportamento passionale è sempre dettato da idee oscure e confuse, nei cui confronti si è passivi, il comportamento razionale è dettato da idee chiare e distinte, in virtù delle quali si è attivi e causa di atti consapevoli. Noi agiamo sempre in vista dell'utile e in questo senso non siamo liberi ma determinati. L'alternativa che si apre davanti all'uomo è tra agire per l'utile in modo istintivo ed emozionale (schiavitù delle passioni), o agire per l'utile in modo intelligente e lungimirante (libertà dalle passioni). → l'unica forma di libertà possibile per l'uomo, è quella di porsi come soggetto attivo e non puramente passivo davanti alla propria tendenza di autoconservazione. VIRTÚ = sforzo di autoconservazione divenuto cosciente di sé e saggiamente diretto. La virtù è quindi una tecnica razionale del ben vivere, che si concretizza in un calcolo intelligente di ciò che si deve fare o meno in vista della migliore sopravvivenza possibile. Sulla base di questi principi Spinoza analizza i singoli affetti, scorgendo quelli conformi all'intelletto e che possono essere accettati e quelli difformi alla ragione, che devono essere respinti. L'intelletto ha un valore pratico di criterio di scelta, che permette di discriminare le emozioni a seconda che promuovano l'intensità e la perfezione della vita o la ostacolino e la deprimano. Vi sono affetti sempre buoni come la Letizia o la Gaiezza, e affetti sempre cattivi come la Tristezza, l'Odio e la Malinconia. Altri sono buoni o cattivi in base alla loro misura, come l'Amore e il Desiderio. – compassione: intesa come il facile commuoversi di fronte alle lacrime altrui; – umiltà: forma di errore e di impotenza perché consiste nel “sentire di sé meno del giusto”; – superbia: consiste nel valutare sé stessi più del dovuto;

– pentimento: considerato un inutile indugiare su uno sbaglio commesso, che rende l'uomo doppiamente misero e impotente, una volta perché ha errato e un'altra volta perché se ne duole vanamente; – paura e timore: in particolare il timore della morte. La sapienza dell'uomo è una meditazione non della morte ma della vita. Spinoza concepisce la virtù e la ricerca dell'utile in chiave sociale → l'uomo morale è un uomo sociale, in quanto la ragione spinge l'individuo ad unirsi ai suoi simili per meglio conseguire un utile che, in tal modo, diviene un utile collettivo.

I generi della conoscenza La liberazione etica dalle passioni e l'intelligente e moderato godere della vita, non è ancora l'ultimo gradino dell'elevazione mentale ed esistenziale dell'uomo, che si raggiunge soltanto con “l'amore intellettuale di Dio”. Questo risulta evidente nella teoria dei tre generi della conoscenza. I primi due generi. La conoscenza di primo genere = è la percezione sensibile o l'immaginazione, tramite cui la mente coglie la realtà in modo slegato e parziale, mediante idee oscure e confuse. Si identifica con la conoscenza prescientifica del mondo, la quale non connette causalmente tra loro le varie realtà ma si si limita a percepirle isolatamente oppure ad unirle con nomi comuni (es.: uomo, cavallo..). L'errore in questo tipo di conoscenza sta nella sua inadeguatezza di rappresentare le cose in modo parziale e confuso. Il corrispondente etico di questo momento della conoscenza è la schiavitù delle passioni (l'uomo si lascia tiranneggiare e sballottare dalle emozioni). La conoscenza di secondo genere = scaturisce dalla ragione e si fonda sulle “idee comuni”. Con questa definizione si intendono quelle idee adeguate, chiare e distinte che sono proprie della ragione e che riproducono le caratteristiche strutturali delle cose, come ad esempio l'estensione, la figura, il movimento (= concetti della moderna scienza meccanicistica). La conoscenza di secondo genere si identifica con la visione razionale del mondo che trova nella scienza la sua tipica espressione. Diversamente dal primo genere, essa connette le cose tra loro, considerandole nel loro rapporto di causa-effetto e nel loro ordine necessario. La condizione etica corrispondente a questa fase è la vita secondo ragione o virtù (l'uomo padroneggia il proprio sforzo di autoconservazione e dirige intelligentemente la propria condotta). Il terzo genere e “l'amore intellettuale” di Dio. Il terzo genere di conoscenza, che si basa sull'...


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