Compito Filosofia spinoza PDF

Title Compito Filosofia spinoza
Author Asia Palermo
Course ANTROPOLOGIA FILOSOFICA
Institution Università della Calabria
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Summary

in questo documento trovate alcuni appunti del filosofo spinoza sottoforma di compito scritto che ho fatto eseguire ai miei alunni...


Description

“Bar Spo”

Breve biografia: Baruch Spinoza, italianizzato in Benedetto Spinoza, nacque ad Amsterdam il 24 novembre 1632 da una famiglia ebraica, che fu costretta a scappare dalla Spagna a causa delle intolleranze nei confronti degli ebrei che erano già presenti alla sua epoca. Crebbe e si istruì presso la comunità israelitica di Amsterdam ma ad un certo punto, esattamente nel 1656 venne scomunicato ed espulso dalla comunità per quelle che furono definite "eresie pratiche ed insegnate". La comunità scrisse addirittura una maledizione contro di lui con delle parole veramente molto forti. Dopo qualche anno, Spinoza si trasferisce dapprima a Lleida e successivamente all'Aia dove visse il resto della sua vita. Prima di diventare filosofo, Spinoza fu un bravissimo ottico, anche perché secondo la religione ebraica, ogni uomo doveva imparare un mestiere manuale e lui decise proprio di fabbricare strumenti ottici. Dove viveva fu un ottico abbastanza conosciuto e questa popolarità gli diede la possibilità di vivere una modesta vita è molto umile, tanto che quando un amico gli offrì una pensione generosa di 500 Fiorini egli rifiutò accettandone soltanto 300, perché disse che 500 erano troppi. La prima opera che scrisse Spinoza fu un trattato su Dio l'uomo e la sua felicità, anche chiamato semplicemente breve trattato. Quest'opera inizialmente venne perduta ma fu ritrovata e, pubblicata soltanto nell'Ottocento. Poi abbiamo principi di filosofia cartesiana, pensieri metafisici che fu la prima opera in cui compare il suo nome. Nel 1670 uscì il trattato teologico politico in cui spinazza sottolinea l'importanza che in "una libera comunità dovrebbe essere lecito ad ognuno pensare quello che vuole e dire ciò che pensa". Il trattato fu pubblicato in forma anonima e fece molto scalpore sia tra la comunità cattolica che in quella protestante. Nel 1674 Spinoza terminò quella che doveva essere la sua opera principale intitolata ethica ordine geometrico demonstrata (etica dimostrata secondo l'ordine geometrico), che però fu costretto a non pubblicare per paura della forte condanna della chiesa. Fu pubblicata soltanto dopo la morte del poeta, che avvenne il 21 febbraio del 1677 quando il povero filosofo, che aveva da sempre avuto problemi di salute, morì a soli 44 anni.

Insomma, Spinoza fu molto criticato sia dalla chiesa cattolica che da quella protestante; questo perché il filosofo identificava Dio con la natura, cosa inaccettabile da parte della chiesa. Nel pensiero di Spinoza si sono fusi insieme temi e temi appartenenti alle più diverse tradizioni culturali: • Razionalismo cartesiano; • Teologia giudaico-cristiana (discorso su Dio, sul mondo) • Filosofia neoplatonica-naturalistica del Rinascimento (Giordano Bruno) • Filosofia scolastica A questa serie di influenze bisogna poi alleare la rivoluzione scientifica che rappresenta il retroterra mentale e culturale senza di cui non si comprenderebbe il concetto spinoziano del Dio-Natura. Infatti la caratteristica di base del pensiero spinoziano è la sintesi, da esso realizzata, fra la tradizionale visione metafisico - teologica del mondo e gli esiti della nuova scienza. Spinoza è influenzato inoltre dalla matematica, che lo impressiona per la rigorosità delle sue dimostrazioni. Così, influenzato da fonti filosofiche, religiose e scientifiche, Spinoza giunge ad una nuova idea di Dio e del mondo: Dio come ordine geometrico del mondo. Concezione di filosofia: L'opera in cui emerge la sua concezione di filosofia è il trattato sull'emendazione dell'intelletto, completato da Spinoza nel 1661. In questo scritto, e soprattutto nell'introduzione, che rappresenta la parte più bella, Spinoza ritiene che la filosofia sia la strada per poter salvare la propria esistenza; la filosofia è quindi la via per la salvezza esistenziale. Questa concezione nasce da una forte delusione di fondo nei confronti dei comuni valori della vita e che lo spingono a ricercare il bene con la b maiuscola, il bene supremo che possiamo trovarlo percorrendo la via della filosofia. Il bene vero quindi non è quello che troviamo nella vita quotidiana, perché i beni che vengono costantemente ricercati dall'essere umano, quali per esempio la ricchezze, gli onori e i piaceri dei sensi, sono vari e futili per 3 motivi: ● non portano ad un a pagamento vero e completo, i bisogni dell'uomo rimangono inascoltati; ● Sono di passaggio ed esteriori; ● Generano per lo più inquietudini. Ma c'è da dire che Spinoza non condanna i beni terreni, ma condanna il fatto che noi esseri umani li scambiamo spesso per il sommo bene quando in realtà non lo sono. Non possiamo far dipendere la nostra vita da ciò. Anzi, l'uomo deve seguire la ricerca del vero bene, che per Spinoza è l'identificazione dell'infinito con l'eterno e con il Cosmo, per dare alla mente una gioia suprema. In questo modo Spinoza unisce mente e natura; percepire la grandezza del cosmo ci arricchisce. L’unico bene che cura in profondità la sua inquietudine è appunto questo amore per la cosa eterna e infinita. Noi siamo parte della natura e possiamo identificarci in essa, far parte di essa e quindi di Dio. Il capolavoro di Spinoza, l’Ethica ordine geometrico demonstrata, è una sorta di enciclopedia delle scienze filosofiche, che tratta dei vari problemi metafisici, psicologici, morali, con particolare attenzione all’etica.

Il metodo che segue Spinoza è di tipo geometrico in quanto egli si serve di un procedimento secondo definizioni, proposizioni e dimostrazioni. Mentre il concetto fondamentale da cui parte Spinoza, per dedurre tutto il sistema del sapere metafisico, è quello di sostanza. Nella tradizione greco-medievale, Aristotele intendeva per sostanza l’unione di materia e forma, il cosiddetto sinolo. Nel definire la sostanza, Spinoza si rifà a Cartesio. Quest’ultimo, insistendo sull’autonomia della sostanza, aveva finito per riferire la sostanza a Dio, inteso come realtà originaria e autosufficiente per eccellenza, che essendo causa di sé non riceve l’esistenza da qualcos’altro. Tuttavia Cartesio non era stato completamente fedele a se stesso, poiché accanto a Dio aveva ammesso, come sostanze seconde, la res extensa e la res cogitans, intese come due realtà che per esistere hanno bisogno unicamente di Dio. Ma Spinoza, andando oltre Cartesio, intende «ciò che è in sé e per sé si concepisce, vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa da cui debba essere formato». In pratica, un concetto che per essere pensato non ha bisogno di altri concetti. La principale differenza tra la sostanza di Aristotele e quella di Cartesio e Spinoza è che, mentre per Aristotele la sostanza è il tode tì, ovvero l’individuo concreto per cui nel mondo le sostanze sono molteplici e gerarchicamente ordinate, per Cartesio e Spinoza la sostanza è unica. Da questa definizione di sostanza Spinoza ricava con logica rigorosa una serie di proprietà di base che la caratterizzano: 1. la sostanza è INCREATA, in quanto per esistere non ha bisogno di altro; 2. la sostanza è ETERNA, perché possiede l’esistenza, che non riceve da altro; 3. la sostanza è INFINITA perché se fosse finita dipenderebbe da qualcos'altro; 4. la sostanza è UNICA poiché «nella sua natura non si possono dare due o più sostanze della medesima natura ossia del medesimo attributo». Questa sostanza increata, eterna, infinita e unica non può che essere Dio, ovvero quell Assoluto di cui hanno sempre parlato le filosofie e le religioni, e della cui esistenza Spinoza è più che certo di quanto lo sia di ogni altra realtà. Per esemplificare meglio il rapporto tra Dio e il mondo, Spinoza usa i concetti di “attributo” e “modo”. Gli attributi sono le qualità strutturali o essenziali della Sostanza, ed essendo quest’ultima infinita, infiniti saranno anche i suoi attributi. Degli infiniti attributi della sostanza e quindi degli infiniti volti della Natura, noi ne conosciamo soltanto due: l’estensione e il pensiero, ovvero la materia e la coscienza. I modi sono «ciò che è in altro per cui mezzo è pure concepito», ovvero sono i modi di essere, cioè le manifestazioni o le concretizzazioni particolari degli attributi. Spinoza distingue due tipi di modi: • i modi infiniti, che sono le proprietà permanenti degli attributi; • i modi finiti, che sono le determinazioni particolari degli attributi, vale a dire i singoli corpi e le singole menti. Quindi la Sostanza di Spinoza è la Natura come realtà infinita ed eterna, che si manifesta in un’infinità di dimensioni (= gli attributi) e che si concretizza in un'infinità di maniere di essere (= i modi). Per cui quando Spinoza distingue tra la Natura naturante (Dio e gli attributi,

considerati come causa) e la Natura naturata (l’insieme dei modi, considerati come effetto) non fa che ribadire panteisticamente che la Natura è madre e figlia di se medesima, in quanto è un’attività produttrice il cui prodotto non esiste fuori di essa, secondo lo schema di ciò che Spinoza chiama causalità transitiva, bensì in essa stessa, secondo lo schema di ciò che Spinoza definisce causalità immanente....


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