Storia Della Calzatura PDF

Title Storia Della Calzatura
Course Scienze della moda e del costume
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 8
File Size 199.5 KB
File Type PDF
Total Downloads 71
Total Views 131

Summary

PREPARAZIONE ESAME Teorie Tecnica CALZATURE , LEZIONI E LIBRO...


Description

STORIA DELLA CALZATURA La scarpa di cuoio più antica risalente al 5500 a.C. circa è stata rinvenuta in una caverna, in Armenia, ricavata da un unico pezzo di cuoio trattato con tintura vegetale e allacciato con stringhe incrociate. Otzi, la mummia del Similaun qualche tempo dopo (5300 a.c.) indossava scarpe chiuse e rivestite Nella Mesopotamia dei SUMERI (3500-2000 a.C. ca) erano già diffuse tecniche di concia delle pelli con oli, allume e tannino che davano delle colorazioni nero, bianco e rosso. In Anatolia gli ITTITI (2000–1100 a.C.) effettuavano una concia delle pelli con tannino e producevano calzature particolarmente robuste con la punta all’insù. Gli ASSIRI (2000– 612 a.C.) affinarono le tecniche di concia e realizzarono stivali alti al ginocchio per uso militare. I BABILONESI (2.000–539 a.C.) indossavano in modo speciale i sandali che impreziosivano con ricami e decorazioni metalliche. I PERSIANI (700–330 a.C.) furono i primi ad impiegare delle scarpe con tacco per scopi militari. Il tacco venne introdotto nel II secolo d.C. per dare una migliore stabilità ai cavalieri sulle staffe durante le battaglie. Il tacco venne introdotto anche nelle macellerie sia persiane che egiziane per sollevare il piede dal contatto col sangue che finiva sul pavimento. EGITTO 3000 – 500 A.C. Il clima ha permesso la conservazione di oggetti realizzati con sostanze vegetali, tra i quali le scarpe, che però non venivano utilizzate da tutti gli egizi. Le calzature avevano per gli Egizi un significato speciale e il materiale di cui erano fatte le scarpe indicava la ricchezza del proprietario. I sandali usati dal sacerdote funerario dovevano essere bianchi, poiché erano simbolo di purezza. I sandali dei faraoni , ritrovati nelle tombe erano d'oro e probabilmente erano usati solo in occasioni rituali. Sulle suole dei sandali reali erano disegnati prigionieri, così, appoggiando i piedi, il faraone "calpestava" i propri nemici. I sandali erano conosciuti già dall'Antico Regno (2686-2173 a.C.), ma vennero usati soprattutto a partire dal Nuovo Regno (1552-1069 a.C.). Il disegno era semplice, con la pianta piana più una lista che usciva tra le dita e altre due collocate attorno alla caviglia. Soltanto i sandali del faraone avevano la punta della suola alzata e girata indietro. In genere la popolazione camminava scalza e portava i sandali in mano; i furti delle calzature erano talmente frequenti che al tempo del faraone Unas, della V dinastia (2494-2345 a.C.), la polizia tentava di prevenirli. Le rive del Nilo erano ricche di giunchi e piante che costituivano la base della fabbricazione dei mobili e delle calzature. La povera gente fabbricava i propri sandali con liste fatte di papiro e paglia. Partendo da strisce intrecciate e da giunchi realizzavano le calzature, che però di solito non utilizzavano poiché andavano a lavorare scalzi, come si vede nei rilievi delle tombe. La maggior parte degli egizi fabbricava da sé le proprie calzature e generalmente le donne si dedicavano a questo lavoro in casa. Però la fabbricazione dei sandali degli alti funzionari o del faraone avveniva nelle botteghe. TUTANKHAMON 1341-1323 A.C. il giovane faraone potrebbe aver indossato delle scarpe ortopediche disegnate appositamente per il suo piede equino. il giovane faraone potrebbe aver indossato delle scarpe ortopediche disegnate appositamente per il suo piede equino. Oltre 80 tipi di calzature di differenti misure erano sepolte col faraone. Si va da dei semplici sandali a delle scarpe dai colori vivaci, minuziosamente decorate e ornate con oro. Si crede che le scarpe più elaborate, difficilmente abbiano mai toccato il suolo GRECIA 700- 150 A.C Calzature greche: Le calzature erano costose, e in casa si girava scalzi, ma uscire senza calzari era considerato un gesto che offendeva il buon gusto e la morale pertanto andavano scalzi solo gli schiavi e quanti portavano il lutto. Principale, e diffusissimo, modello di calzature greche erano i pedῖlon, una primitiva forma di sandali, costituita da un plantare di cuoio, ritagliato sulla forma del piede, a cui era assicurato tramite una serie di fasce che arrivavano sino al collo del piede.

Tale calzatura si evolse nei sandάlia, più elaborati e resistenti, che nelle varianti femminili potevano persino essere colorati; erano costituiti da un pezzo di legno non lavorato, senza tacco, con legacci che passando intorno all’alluce arrivavano fino al collo del piede e venivano annodati alla caviglia o al polpaccio. Tipica scarpa femminile per le occasioni particolarmente formali, come cerimonie e matrimoni, era il diάbaqron, impreziosita da applicazioni in metalli. Le costosissime baucides erano invece le tipiche calzature delle cortigiane, la cui caratteristica era di aumentare notevolmente l’altezza dell’indossatore. Gli attori calzavano suole alte per elevare la statura: il coturno con calzare e suola alta (anche in sughero alte fino a 15 cm) e tomaia in pelle più morbida allacciata con stringhe rosse, per la Tragedia e il soccus, sandalo a suola bassa per la commedia. Crepida presso gli antichi greci e romani, scarpa con suola alta e strisce di cuoio intorno al collo del piede ENDROMIDE - Calzatura di cuoio o di feltro usata nell’antica Grecia, a forma di stivaletto aperto sul davanti, assicurato alla gamba con numerosi giri di stringhe, oppure allacciato a zig-zag attraverso appositi fori posti sui due orli dell’apertura. Le endromidi sono di cuoio o di feltro, l'uno e l'altro morbidi, così da adattarsi perfettamente alla forma della gamba. CARBATINA: La più semplice e comune tra le calzature antiche, formata da una suola in pelle risalente ai lati del piede e sui malleoli, stretta per mezzo di lacci sul dorso del piede e alla caviglia. MONOSANDALISMO « Il sandalo ha un significato simbolico, sia in riferimento alla dimensione umana, che a quella eroica o divina. Quando è associato ad un essere umano esso sembra indicare un cambiamento, inteso come fase preliminare di un rito di passaggio connesso con la morte, sia essa reale o semplicemente simbolica, e ad una nuova fase della vita; al contrario, nel caso di divinità, il sandalo appare come espressione dell’eternità legata al potere che gli dei rivestono, in qualità di esseri immortali, sul mondo celeste e su quello infero.» «(…) la scelta prevalente sembra essere quella di calzare il piede destro lasciando scalzo quello sinistro, fatto non trascurabile considerata la forte incidenza nel pensiero greco del dualismo destra/sinistra connesso alla duplicità bene/male lasciare scalzo il piede sinistro poteva indicare la necessità di instaurare un rapporto con la terra e quindi con le potenze infere.» Calzare un sandalo significa essere un iniziato che compie un viaggio che «da un lato rappresenta il momento liminare del passaggio tra la morte e il mondo ultraterreno e dall’altro esprime metaforicamente il percorso di prove e di crescita che un iniziato deve compiere, ETRURIA 1000-300 A.C. Le calzature (…) erano prevalentemente di cuoio e potevano essere sia sandali con la suola di legno e le stringhe di cuoio sia stivaletti alti con la parte posteriore leggermente rialzata e quella anteriore ricurva verso l’alto, chiamati calcei repandi si ispiravano a i modelli greco-orientali e furono ripresi, successivamente, dai Romani. ROMANI 750 A.C 476 DC I Romani conciavano le pelli con l’allume, con materie grasse e con prodotti vegetali contenenti tannino come il sommacco, le noci di galla, la corteccia di quercia, quella di pino e le scorze di melograno importate dall’Africa. CALCEI. - Il calceus romano era una foggia di calzatura alta e chiusa, simile ai nostri stivaletti o scarpe alte. Era questa la calzatura nazionale dei cittadini romani, e faceva parte dell'abbigliamento forense (vestis forensis); era quindi di prescrizione presentandosi in pubblico, tanto per gli uomini quanto per le donne; era invece interdetta agli schiavi. si distingueva dalla caliga per essere chiusa anziché aperta. La calzatura di casa era la semplice solea. Il calceus senatorio era una calzatura alta, che saliva fino a mezza gamba, di pelle sottile e pieghevole (aluta) tinta in nero. Distintivo speciale erano quattro corregge con le quali si allacciava. Il fusto del calceus aveva inoltre ai due lati un'apertura verticale, che si richiudeva da sé infilata la calzatura, e che era trattenuta da una parte eccedente in forma di linguetta (ligula); le due linguette servivano anche da presa nell'atto di mettersi la calzatura; il doppio paio di corregge teneva chiuse le due aperture laterali.

Un ornamento particolare aggiunto al calceus senatorio era la lunula, spettante soltanto a coloro che appartenevano alla nobiltà di razza, per distinguerli dai senatori di nobiltà recente. Era cucita al cuoio dello stivaletto sul collo del piede. Il calceus mulleus, distinto per il colore rosso, era riservato alle alte dignità dello stato. La tradizione lo faceva derivare dai re di Alba e dai re di Roma, che già l'avrebbero usato, per divenire poi un distintivo delle magistrature curuli. Aveva la stessa forma del calceus senatorius, era cioè formato da un'alta suola, a guisa di coturno, con gambaletto adorno (…) di gancetti di osso o di bronzo, per tener le corregge. Nei bassi tempi dell'Impero furono in uso in Oriente le scarpe bianche dei consoli, quali si vedono nei dittici d'avorio, aventi la stessa forma dei calcei senatorii, e che erano chiamate, per estensione, mullei. Il calceus senatorius nell'Impero di Bisanzio si trasforma, divenendo una calzatura bassa (campagus ), con gli stessi distintivi e lo stesso colore nero. Va da ultimo ricordato il sottile calceolus muliebris, usato dalle donne romane, di vario colore, e cioè rosso, verde, giallo e bianco – I Calcei, portati dai senatori, erano di colore nero, quelli delle più alte cariche civili erano rossi. In occasioni di cerimonie i patrizi indossavano i Mullei; si tratta di Calcei di colore rosso dalla suola molto spessa in modo da innalzare la statura di chi lo calzava. Gli schiavi ed i proletari usavano zoccoli di legno detti Sculponeae e i campagnoli gli Udones costruiti con suole rettangolari munite di lunghe cinghie di cuoio che le assicuravano al polpaccio protetti da pezze di lana e/o pelli d’ovino. sòcco – Calzatura leggera e bassa, forse sul tipo delle pantofole, usata dai Greci antichi, di cui si ignora il nome greco. CARBATINA La più semplice e comune tra le calzature antiche, formata da una suola in pelle risalente ai lati del piede e sui malleoli, stretta per mezzo di lacci sul dorso del piede e alla caviglia. CALIGA era calzatura dei Romani portata dai militi e dagli ufficiali inferiori, fino al centurione incluso (calceamentum militare). Questa calzatura era così caratteristica che tutti quei militari che la portavano si dicevano caligati milites. Era formata da una forte suola, ferrata con chiodi spessi e puntuti ( clavi caligares), alla quale era cucito un cuoio tagliato in strisce: queste formavano una specie di rete attorno al piede ed al tallone, lasciavano scoperte le dita, e si allacciavano al di sopra della caviglia. BISANZIO 300 -1453 Gli operai avevano dei sandali o erano scalzi, i sandali seguivano il modello romano con le cinghie sopra una suola spessa. I pastori e i contadini utilizzavano alcuni tipi di sandali militari romani. I sandali color porpora erano usati solamente dall'Imperatore, per far riconoscere il suo rango(…). In Epoca bizantina le scarpe più raffinate e comode in colore rosso e giallo erano calzate dai ceti più elevati e le nere riservate al popolo. Le calzature usate erano i calcei, sandali in pelle con cinghie e i campagi (in morbida pelle, Calzature simili alle babbucce, in morbida seta. L’imperatore le portava rosse o gialle ricamate in oro e con fibbia adorna di pietre. I dignitari di palazzo le indossavano nere.) La porpora, che poteva essere indossata solo dall’imperatore era un colorante ottenuto da un mollusco gasteropode, che secerneva un liquido vischioso di colore violaceo, ma che poteva digradare dall’azzurro al rosso. La quantità di prodotto era minima e ci volevano migliaia di molluschi per tingere una veste: per questo motivo era rarissimo e molto costoso, e quindi adatto agli abiti di una divinità in terra. Medioevo 800-1480 Vari tipi di scarpe vennero usate durante i differenti periodi dell'epoca medievale. Ad esempio, durante l'alto medioevo, le scarpe che venivano utilizzate maggiormente erano un semplice pezzo di pelle arrotolato intorno al piede e legato con dei lacci. Similmente, durante il periodo basso medievale, iniziò ad essere usato il cuoio o pelle più robusta; il materiale e lo stile ebbero il compito di riflettere lo status sociale di chi le indossava. Le scarpe medievali erano varie sia per stile che per il materiale utilizzato, ad esempio in Francia, Spagna e Italia venivano usati una specie di sandali chiamati Alpargata molto famosi durante l'epoca medievale. Tra il clero, veniva usata una scarpa chiamata Caligae, che era molto simile al modello del sandalo romano.

Le scarpe maschili erano varie e di diversi stili: nei villaggi era comune indossare scarpe che erano lunghe fino sopra il ginocchio, erano legate da lacci frontalmente. Le scarpe per i nobili e cavalieri venivano fatte con materiale di ottima qualità e costruite con tacchi bassi. Le più note scarpe medievali femminili erano le Turnshoes (Rovesciate). Queste scarpe erano costruire con uno spessore maggiore (nella suola) e di pelle leggera. Mentre per le popolane, erano costruite con una pelle di bassa qualità o comunque di lana o pelliccia a seconda dei periodi. Per concludere, i nobili durante l'alto medioevo usarono scarpe molto semplici e poco elaborate, a differenza del basso medioevo, dove lo stile e l'eleganza ebbero notevole importanza con tessuti pregiati: le scarpe erano costruite con materiali differenti di altissima qualità e con uno spessore maggiore.

Poulaine Durante i Franchi (III sec. d.C. – IX sec. d.C.), antico popolo germanico, iniziò la moda della calzatura à la “Poulaine”, con una forma la cui punta era lunga, inizialmente, pari alla metà del piede ed in seguito sviluppata con una lunghezza maggiore. Le “Poulaines” dapprima erano indossate solamente dai nobili, e quando la lunghezza crebbe furono emanate leggi che ne fissavano le lunghezze per nobili, borghesi e popolani.

Le calzature venivano prodotte per resistere nel tempo, pertanto le cuciture erano nascoste e rivolte all’interno per preservarle meglio, la cucitura tra suola e tomaia veniva realizzata al rovescio e rigirata allo scopo. Questo avvenne fino la fine del XV secolo data a partire dalla quale la cucitura venne mostrata all’esterno per fini estetici. All’inizio del XVI secolo venne iniziata una lavorazione della cucitura a guardolo che impresse ulteriore resistenza della calzatura. Anche la forma cambiò e si diffusero le calzature a piede d’orso, basse e con punta larghissima. Calzolai e ciabattini, come qualsiasi struttura socio economica dell’artigianato, venivano regolamentati secondo “Confraternite di mestiere”.

La prima Schola artigiana è di Bologna, nel1144, dove tutti i lavoratori delle calzature producevano insieme in un’unica sede le scarpe. A partire dalla seconda metà del XIII secolo, l’attività dei callegari si distingue da quella dei calzolari de vacca, che lavoravano la pelle ma anche i tessuti, riccamente decorati e usati per le calzature eleganti. « le tecniche di lavorazione in uso fra Medioevo e prima Età moderna cinque fasi: assemblaggio della tomaia, montatura della tomaia, cucitura del sottopiede, inserimento dell’intersuola e cucitura della suola. Il filo impiegato per le cuciture, a più capi e ritorto, era quasi certamente di canapa.» A Venezia i lavoratori erano solitamente organizzati in Confraternite, chiamate Scuole, che avevano funzione religiosa e sociale, perché servivano anche da sindacato per i lavoratori. La Scuola dei Calegheri, termine veneziano per ‘calzolai', fondata nel 1278, ebbe sede in Campo San Tomà a San Polo dal 1446.

Nel XII secolo, i calzolai Veneziani, riuniti in corporazioni chiamate dei “Caleghéri e Zavateri” (calzolai e ciabattini), comprendenti categorie speciali di calzolai come quella dei “Solarii” che producevano esclusivamente suole per scarpe e calze solate (sorta di calza maglia alla quale veniva applicata una suola in cuoio) e quella del “Patitari” che producevano zoccoli chiamati “Patitos”, calzatura con tomaia in montone e suola alta. Tra le calzature femminili spiccavano gli zoccoli denominati “ Socchi” e “Zanghe”, con suola in legno e sughero.

Sempre nel Quattrocento si diffuse ampiamente lo stivale come calzatura militare, dapprima alto e stretto, poi sempre più morbido e comodo fino ad assumere, nel secolo successivo, la classica forma ad imbuto, piegato nella parte superiore con un risvolto; guarnito di lacci e fibbie, sarebbe diventato in seguito una calzatura indossata anche dai gentiluomini del diciassettesimo secolo. «(…) i calçarios pare fossero dei gambali di cuoio che potevano avere anche il piede ed essere fatti di stoffa mentre gli stivalli erano scarpe alte fino circa al polpaccio. Stivali come questi erano indossati sia dagli uomini sia dalle donne.» A Venezia, nel XVI secolo, un modello di calzatura chiamata “ CHOPINA” costringeva le donne ad arrampicarsi su zatteroni che giungevano in alcuni casi a sfiorare il mezzo metro di altezza. Tali piattaforme, in sughero o legno, erano rivestite di cuoio o di velluto tempestato di gioielli secondo il tipo di scarpa cui dovevano abbinarsi. La chopina veneziana derivata da un modello spagnolo, ebbe una tale diffusione nel XV secolo da giungere quasi a esaurire la produzione nazionale di sughero e divenne uno dei più evidenti indici di ricchezza. Ci volevano due aiutanti per montare su queste esagerate e poco pratiche calzature, eppure le donne le ostentavano con orgoglio, a dispetto dei risolini dei forestieri che venivano in città talvolta soltanto per ammirare queste torreggianti statue viventi. Si ritiene che i mariti veneziani avessero favorito l’introduzione delle chopine perché limitava il rischio che le mogli andassero troppo in giro. «Le scarpe più eleganti erano di tessuto, di velluto, di raso ma quelle portate fuori casa erano di pelle. Le pelli più frequentemente usate per confezionare le pianelle erano, oltre al manzo e al vitello, la capra e il capretto oppure il montone. Di minor pregio erano la pelle di bufalo e di vacca. Le scarpe più pregiate erano fatte di cavallino e di cordovano, morbida pelle conciata di Cordova.» Le autorità ecclesiastiche, solitamente poco inclini ad approvare gli ultimi ritrovati della moda, furono da subito favorevoli alle chopine, perché limitavano i movimenti e scoraggiava attività peccaminose quali la danza. Le chopine vennero vietate dopo che un gran numero di donne incinte avevano abortito in seguito a cadute. La moda delle chopine si estese in Francia e all’Inghilterra, dove le donne vacillavano su zatteroni così alti da impedire qualsiasi movimento in assenza di aiutanti. RINASCIMENTO 1480-1600 le dame Indossavano pianelle o pantofole di pelle molto sottile, raso o velluto, ornate da pietre preziose, perle, intagli e ricami, montate su di un'altissima suola in legno o sughero rivestita di tessuto o di cuoio e decorata. Venivano chiamate a Venezia Zoppieggi o Sopei, Calcagnini o Tappini in alcune regioni Italiane e Chopines in Francia. Furono usate all'inizio dalle cortigiane veneziane e poi da tutte le dame alla moda del tempo. Erano un vero status symbol per dimostrare ricchezza e prestigio, inoltre permettevano alla dama di avere vesti e strascichi più lunghe e mostrare così una quantità maggiore di stoffe preziose. Le suole raggiungevano i 60 centimetri di altezza costringendo la dama a camminare appollaiata su veri trampoli instabili, appoggiata e sorretta da due domestici che l'aiutavano a camminare. Le pianelle arrivavano anche ad essere alte 28 cm. Le donne giganteggiavano letteralmente, si imponevano visivamente nello spazio urbano, da cui erano per lo più escluse socialmente, di fatto femminilizzandolo. A Firenze, le zeppe alte non erano considerate per donne rispettabili. Se erano alte una spanna (circa 23 cm) allora chi le indossava era considerata raffinata, nella sua moderazione. La pianella bassa era quindi sinonimo di modest...


Similar Free PDFs