storia dell\'arte moderna UNITO PDF

Title storia dell\'arte moderna UNITO
Author Francesca Basso
Course Storia dell'arte moderna b
Institution Università degli Studi di Torino
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lezioni di storia dell'arte moderna professoressa Gauna UNITO...


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06.03.2017 I CAMBIAMENTI DEL RITRATTO NEL 1400/1500. L’arte del ritratto è molto antica, ha origine nel periodo del Medioevo e avanzando nel tempo viene utilizzato anche nel confronto tra poesia e pittura che inizia dal 1480. Il ritratto veniva utilizzato principalmente nelle corti, come oggetto di scambio o per celebrare le virtù, la potenza della casata. il ritratto doveva raffigurare una persona e le possibilità di rappresentazione potevano essere molte. Nel 400 il ritratto veniva utilizzato con un modello aulico, ovvero la rappresentazione di una persona di profilo. Ad esempio i ritratti di Lionello d’Este di Pisanello su varie monete, simili a quelle degli imperatori romani, oppure i ritratti dei duchi di Urbino di Piero della Francesca con l’ambientazione en plain aire e dettagli fiamminghi. “Ritratto di Giovanna Tornabuoni” (1488, museo Tissen, Madrid) viene fatto da Ghirlandaio. Il ritratto raffigura la dama di profilo con indosso abiti preziosi, rappresentati con molti dettagli. La luce illumina la dama frontalmente e sullo sfondo viene rappresentato uno scaffale con all’interno una collana di corallo rosso, delle perle e dei libri. L’opera è accompagnata da un cartiglio nella quale viene riportato un epigramma di Marziale con una leggera modifica. L’epigramma si rivolge all’arte affermando che se potesse rappresentare le sembianze e l’anima allora non ci sarebbe ritratto più bello. Nel cartiglio è anche riportata la data del 1488 possibile data di creazione del dipinto oppure data di morte della dama raffigurata.

Con l’utilizzo di quell’epigramma si riesce a definire il ruolo che il ritratto ha, ovvero quello di rappresentare sia l’esterno, la bellezza della persona sia l’interno, ovvero l’anima. I ritratti cominciano ad essere commissionati per poter rappresentare e quindi ricordare i morti. Alberti nel “De pictura” afferma che la pittura può raffigurare sia i vivi che i morti e, nel caso dei morti, la pittura può farli tornare in vita solamente raffigurandoli. LEONARDO DA VINCI ED IL RITRATTO Leonardo da Vinci alla fine del 400 si trova a Milano e, oltre a creare le sue opere, compone un trattato con il titolo di “trattato della pittura” in cui erano riportate le sue riflessioni sulle arti figurative. In questo

trattato il ritratto viene descritto attraverso un confronto serrato con la pittura. Leonardo chiarisce che il linguaggio utilizzato è più serrato anche se i due stili si basano su di una “lingua” che non sempre è uguale. Per Leonardo tra tutte le arti, la più utile è quella più comunicabile ovvero l’arte della pittura. La pittura diversamente dalla lettura e dall’udire, non ha barriere linguistiche e quindi ha un’immediatezza che porta lo spettatore vicino alla natura. Secondo Leonardo, il pittore doveva avere come fine quello di riuscire a rappresentare l’uomo e la sua mente. Il primo obbiettivo è facile ma il secondo è più impegnativo perché si devono esprimere il proprio pensiero attraverso il corpo e quindi, sempre secondo Leonardo, il pittore avrebbe dovuto osservare il comportamento dei muti ed il loro linguaggio espressivo porgendo attenzione alla loro gestualità. Leonardo alla questione su chi fosse più bravo, se i pittori o i poeti, risponde che tra una poesia ed un ritratto, il ritratto è capace di creare delle reazioni immediate nell’osservatore. Il poeta può suscitare delle emozioni e lo stesso può fare il pittore ma, a differenza del poeta, il pittore può anche raffigurare l’immagine che emoziona, suscitando amore. La tecnica del ritratto viene messa in atto anche da Leonardo. “Ritratto di Ginevra de Benci” (1480, National Gallery, Washington) viene accostato ad altre sue opere in cui la luce ed il panorama sono molto importanti. Dietro il ritratto è presente un panorama in cui sono presenti alcuni cespugli di ginepro, un richiamo allegorico al nome della dama rappresentata. La dama viene rappresentata di profilo con il busto di tre quarti. La luce è modulata in diverse tonalità e passa dai cespugli fino ad arrivare a lavorare sul volto, lo sguardo non è rivolto direttamente lo spettatore ma è leggermente ribassato. Il ritratto ha subito un taglio nella parte inferiore nella quale erano raffigurate le mani. Sulle mani vennero trovati alcuni disegni di studio molto dinamici, simili a quelle delle statue ma che non rappresentavano quelle della dama. Il ritratto della dama può essere messo in relazione con alcune sculture, ad esempio con “busto di dama con mazzolino” di Verrocchio (1475) nella quale è possibile notare delle somiglianze con il viso, l’abito, l’acconciatura dei capelli e persino la luce che rifletteva sul marmo.

“Ritratto di musico” (1485, pinacoteca ambrosiana, Milano) viene realizzato quando Leonardo si trova già Milano. Il ritratto non è un’opera finita ed ora è in condizioni non ottimali per via della sua conservazione. Il giovane viene rappresentato in tre quarti, apparendo poco in posa e sovrappensiero. Nelle mani tiene uno spartito e da quel dettaglio si può dedurre la sua professione di musico. Lo sfondo è interamente nero e, con l’utilizzo della luce proveniente da una fonte esterna, si capisce che la scena si svolge in un luogo chiuso, all’interno perché la faccia del giovane è interamente illuminata anche se molto malinconica.

A Milano nello stesso periodo si trovava Antonello da Messina che dipinge “Ritratto Trivulzio” (1476, palazzo madama, Torino). In questo ritratto sono presenti delle caratteristiche con un’impostazione fiamminga, in cui è possibile vedere il naturalismo nell’impostazione fisiognomica che sottolinea ogni dettaglio del viso, dei capelli, dei peli e delle sopracciglia. Il ritratto ha un’impostazione prospettica molto forte, incorniciata da una cornice interna nella quale è presente un cartiglio con la firma del pittore, una caratteristica decisamente fiamminga. Un altro ritratto che Antonello crea mentre si trova a Milano è “Ritratto di giovane uomo” (1473, National Gallery, Londra). L’opera è molto simile alla precedente, con le stesse caratteristiche come lo sfondo scuro e l’illuminazione diretta che definisce la figura.

Con “ritratto di uomo” (condottiero) (Louvre) di Antonello è possibile notare il suo ruolo di mediatore tra cultura fiamminga ed italiana. L’attenzione per l’arte fiamminga si sviluppa in Antonello durante la sua formazione a Napoli che assimila lo stile, lo farà suo e gli troverà una collocazione specifica all’interno della sua produzione. Questa caratteristica di Antonello verrà poi diffusa al nord grazie ai suoi spostamenti a Venezia ed a Milano.

Gli elementi tipicamente fiamminghi utilizzati da Antonello vengono elaborati ed osservati da Leonardo che, in parte, li utilizza ma introduce anche altri elementi come l’allusione al lavoro, al ruolo che ha il soggetto del dipinto ed al suo stato d’animo, ai pensieri interni. Queste due allusioni che stanno care a Leonardo non erano rappresentate da Antonello perché erano elementi, concetti che non intendeva esprimere nei suoi ritratti. Lo stato d’animo che Leonardo vuole cercare di raffigurare si vedono molto bene ne “Ritratto di Cecilia Gallerani” (dama con l’ermellino) (1488, Cracovia). Il soggetto raffigura l’amante di Ludovico Sforza, che successivamente sposò Isabella d’Este, sua sorella. In questo ritratto è possibile notare una certa somiglianza con il musico per via dello sfondo scuro e della posizione a tre quarti del busto. La luce illumina il personaggio in maniera potente, tanto da suggerire una reazione psicologica nel soggetto. Il soggetto non viene rappresentato in modo statico ma in movimento, la dama non è ferma ma sta accarezzando l’ermellino, simbolo di purezza. Il movimento delle mani non è l’unico che viene rappresentato, la posizione del busto suggerisce che la dama è rivolta verso la fonte di luce, forse un’allusione alla figura di Ludovico ed al loro rapporto. Questa posizione non crea un vero e proprio rapporto con lo spettatore perché Leonardo decide di rappresentare la dama mentre reagisce a qualcosa, in un momento di reattività. Nel ritratto sono presenti moltissimi dettagli come il cordino sulla fronte, la doppia collana e la trama del tessuto del vestito molto sfarzoso. Questi dettagli rappresentano un’ambiente cortese e umanistico molto differente da quello di Firenze. Nel momento in cui Isabella vuole vedere, molto tempo dopo, il ritratto realizzato, Cecilia lo fa spedire accompagnato da una lettera. Nella lettera Cecilia afferma di non riconoscersi più in quel dipinto perché è cresciuta (aveva solamente 15 anni all’età del dipinto) ma anche perché non si trova più in quella situazione. Nonostante ciò Cecilia puntualizza che questo sentimento che lei prova non è dovuta dal lavoro del pittore, descritto da lei stessa uno dei migliori al tempo.

Il dipinto viene mandato ad Isabella per mostrarglielo e perché anch’essa voleva un suo ritratto. Leonardo realizzerà diversi disegni di Isabella ma non realizzerà mai un vero e proprio dipinto.

Una caratteristica che Leonardo mantiene per molti suoi dipinti è il fondo scuro, nero e questa scelta viene spiegata all’interno del suo trattato. Secondo Leonardo, per il pittore è particolarmente importante poter analizzare l’effetto del contro luce sulle figure rappresentate. Questa analisi è possibile se si fa una contrapposizione tra il fondo e la luce che illumina il soggetto, in modo tale da far acquisire al volto bellezza e tridimensionalità. “Ritratto di Isabella d’Aragona” (1490/94) Leonardo utilizza l’espediente di Antonello da Messina inserendo il parapetto, una cornice interna da cui si affaccia la dama. La dama ha il busto in rotazione ed il volto è rivolto verso lo spettatore. I dettagli del vestito sono molto precisi e definiti. Per via dell’utilizzo dello sfondo nero, il busto ed il viso vengono valorizzati.

Leonardo nel 1506 torna a Firenze e, una delle prime opere che realizza è il ritratto della moglie di un mercante di seta, la “Monna Lisa” (1506, Louvre). Lonardo dipinge un ritratto monumentale, all’aperto che ha come sfondo un paesaggio. La dama è seduta su una sedia ed ha di nuovo le mani incrociate. La luce inonda il viso, ruotato rispetto al busto. L’elemento che colpì maggiormente fu proprio la reazione psicologica della dama, il suo sorriso spensierato che sembra comunicare con lo spettatore. Vasari vede il ritratto quando si trovava ancora in Toscana e lo descrive nel suo libro. La dama viene rappresentata con estrema veridicità. Gli occhi sono lucidi, che riflettono le cose, come se fossero veri. Intorno agli occhi è presente la peluria delle sopracciglia rappresentata con estreme accuratezza che mostrava persino i pori della pelle e i punti in cui la peluria era più rada. La bocca non sembra dipinta ma vera e nel collo è possibile percepire il battito del cuore.

GLI INIZI DI RAFFAELLO Mentre Leonardo si trova a Firenze, Raffaello comincia a studiare ed a creare i suoi primi dipinti. Studia l’ultimo ritratto creato da Leonardo e realizza uno schizzo raffigurante sempre la Monna Lisa, ma con qualche nuova interpretazione. Questo disegno è il risultato di uno studio diretto del ritratto quando ancora si trovava in Toscana.

Raffaello comincia anche a realizzare i suoi primi dipinti. Ne “Ritratti di Agnolo e Maddalena Doni” (1508, palazzo pitti, Firenze) è possibile notare una tecnica molto simile a quella di Piero della Francesca nel dipinto dei duchi di Urbino. Raffaello raffigura marito e moglie in due tele distinte ma se messe vicino creano un effetto unitario per via del paesaggio raffigurato nello sfondo. Le due figure sono entrambe raffigurate sedute, con il busto di tre quarti e le mani incrociate. La rappresentazione dei volti, dei tessuti dei vestiti e del paesaggio richiama lo stile fiammingo per l’accuratezza dei dettagli. La luce chiara che inonda la scena richiama lo stile di Piero della Francesca. Il modello femminile utilizzato per rappresentare Maddalena Doni è molto probabilmente la Monna Lisa di Leonardo per via dello stesso punto di vista, per la rappresentazione delle braccia e delle mani ma non viene raffigurata l’intensità psicologica del personaggio. Raffaello da Firenze passa a Roma in cui realizza una serie di ritratti di letterati e lavora per la corte pontificia. “Ritratto di Giulio II” (1511, National Gallery, Londra) non viene raffigurata la solita immagine di papa guerriero ma, viene rappresentata un’immagine di un uomo vecchio, stanco, sconfitto politicamene. Il ritratto ha una visione dall’alto verso il basso, in posizione ribassata. La rappresentazione è molto realistica perché da l’impressione di essere al cospetto del papa, di essere nello stesso ambiente del soggetto. Nel dipinto viene descritto lo stato fisico del papa, ovvero l’essere concentrato. La fonte luminosa proviene da destra ed illumina tutta la scena ambientata su di uno sfonda verde. Il dipinto non venne realizzato per le stanze private del papa ma per una chiesa, la chiesa di Santa Maria del popolo. Il dipinto era esposta durante le rappresentazioni o le ricorrenze religiose e doveva dare l’impressione che il papa fosse li presente. Il ritratto viene successivamente definito ritratto di stato.

Raffaello realizza anche “ritratto di Leone X” (1518) mentre sta realizzando le stanze vaticane. Il ritratto rappresenta Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi raffigurati come allusione alla provenienza del papa. Nel dipinto domina il colore rosso, presente soprattutto negli abiti. Gli oggetti del tavolo sono molto accurati, accurati come la rappresentazione della campanella, della lente da leggere e del codice miniato. L’opera viene descritta da Vasari che sottolinea la grande rappresentazione dei tessuti degli abiti che hanno una capacità di resa molto alta. I dettagli sono molto accurati come il pomo dorato della sedia in cui riflette la luce ed il resto della stanza.

Alla collezione di ritratti di Raffaello si aggiungono anche i ritratti richiesti dai poeti e dai letterari per autocelebrarsi o per le loro collezioni private. “Ritratto di Baldassarre Castiglione” (1516, Louvre) viene creato per l’omonimo poeta. Per la realizzazione del ritratto tra Raffaello e Castiglione avviene un intenso scambio di lettere in cui definisce il vestiario da indossare durante la realizzazione del ritratto. Castiglione chiede come, cosa e di che colore deve indossare gli abiti scelti. Il ritratto è realizzato con una gamma cromatica semplice ma studiata, il fondo neutro è in contrasto con il pellicciotto grigio, il cappello e gli abiti neri. Gli occhi di un intenso azzurro mostrano il poeta in uno stato ironico ma allo stesso tempo concentrato. Il punto di vista in cui viene rappresentato il dipinto è frontale, seduto come se tra lo spettatore ed il soggetto si stesso svolgendo un dialogo. Il quadro è accompagnato da una breve annotazione scritta dietro al ritratto dallo stesso Castiglione. Nel 1519, lo scrittore si trova a Roma ed il ritratto viene lasciato alla moglie. Il poeta, nelle vesti di sua moglie immagina e riporta gli effetti che il dipinto aveva su di lei e su suo figlio. Viene annotato che la sua rappresentazione annulla la sua lontananza da casa perché è come se lui si trovasse veramente lì con lei, che a volte parla con il ritratto e che il loro figlioletto riconosce nel dipinto la figura del padre. Castiglione imitando il pensiero di sua moglie sottolinea la capacità emotiva e la potenza che il suo ritratto suscitava, complimentandosi con il pittore.

Raffaello realizza anche “Ritratto di Andrea Navagero e Agostino Beazzano” (1516, palazzo doria, Roma), commissionato da Pietro Bembo per la sua collezione privata. Navagero e Beazzano si dovevano trasferire a Venezia e, per ricordarli Bembo decide di farli raffigurare da Raffaello, amico di tutti e tre i personaggi. Con questo dipinto non si vuole solo ricordare la partenza dei due soggetti ma si vuole anche sottolineare il legame d’amicizia che univa pittore, committente ed i due soggetti creando in qualche modo un ritratto di gruppo.

All’inizio del 1500 si realizzarono molti ritratti di e per letterati. un altro pittore che in questo periodo realizza molti dipinti di questo genere è Tiziano che realizza: “Ritratto di Ariosto” (1509, National Gallery, Londra) in cui l’Ariosto viene rappresentato che si appoggia su di una balaustra con il braccio potente che fuoriesce, come se si stesse affacciando da una finestra. “La schiavona” (1512, National Gallery, Londra) rappresentata di tre quarti vicino ad un parapetto all’antica, con le mani conserte ed uno sguardo intenso e potente. In questi due ritratti è possibile notare una rappresentazione potente, un’accuratezza nei dettagli ed una potenza visiva molto potente....


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