Storia Economica pdf PDF

Title Storia Economica pdf
Author Alex Ciobanu
Course Storia Economica
Institution Università degli Studi dell'Insubria
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Introduzione: cos’è la Storia Economica? La STORIA ECONOMICA è quella disciplina che studia le modalità attraverso le quali l’uomo, nel corso del tempo, ha generato ricchezza e ha prodotto beni che potessero soddisfare i propri bisogni, sfruttando le risorse messe a disposizione dalla natura. Siccome l’efficienza dell’utilizzo delle risorse deriva dalle competenze tecnologiche e dalle istituzioni che ne permettono l’accesso, è possibile affermare che la storia economica studi l’evoluzione dell’efficienza delle istituzioni e di tutti i soggetti economici coinvolti.

1 LA FORMAZIONE DELL’EUROPA I. LA CONTINUITÀ GEOECONOMICA DELL’EUROPA La formazione dell’Europa è stata un lungo processo che ha coinvolto numerose forze non soltanto politiche, ma anche socio-culturali ed economiche. Il primo nucleo europeo nasce con la formazione dell’Impero Romano e si sviluppa ulteriormente con l’Impero Carolingio guidato da Carlo Magno a partire dall’800. Il nuovo impero si estendeva dalla costa atlantica al Mar Nero, ma non comprendeva la Russia, i paesi scandinavi e l’Irlanda a causa dell’isolamento autoimposto di queste stesse regioni. La formazione dell’Impero Carolingio non ripristinò soltanto l’ordine politico che era venuto a mancare con la caduta dell’Impero Romano nel 476: essa coincide con l’arrivo delle popolazioni germaniche, che progressivamente innestarono la propria lingua e le proprie tradizioni all’interno della società latina. Più tardi, l’impero di Carlo Magno si sarebbe diviso, producendo una grande frammentazione regionale: nacquero in Italia le città-stato mercantili e la Francia divenne il primo stato-nazione. Sebbene i confini europei siano stati ridisegnati più volte a causa delle guerre, alcune mappe dimostrano come l’Europa abbia mantenuto, nel corso del tempo, la propria unità geoeconomica, per merito di alcune forze coesive. La forza coesiva più importante è stata certamente il commercio. II. L’EUROPA COMMERCIA, DUNQUE ESISTE Il commercio ha favorito, nel corso del tempo, la diffusione e la libera circolazione di idee, merci e persone. L’intensità degli scambi commerciali deriva soprattutto da due fattori: PROSSIMITÀ (vicinanza geografica) e SOMIGLIANZA. - la prossimità garantisce un numero maggiore di scambi commerciali perché, all’aumentare della distanza geografica tra due paesi, aumentano i costi di trasporto (es. gli scambi commerciali tra Danimarca e Germania sono molto più intensi degli scambi tra Italia e Spagna). - la somiglianza garantisce livelli di reddito molto simili, l’utilizzo di una lingua comune, delle stesse istituzioni giuridiche e commerciali. Infatti, economie grandi esercitano sulle economie vicine più piccole una sorta di forza di gravità che produce, soprattutto, la condivisione delle stesse tecnologie e, dunque, scambi

commerciali più intensi (es. la Danimarca commercia molto più con gli altri paesi scandinavi, piuttosto che con economie più grandi come la Francia). La prossimità non determina in modo assoluto il commercio perché nazioni al margine sono pur sempre adiacenti a qualche nazione vicina, per cui si tenderebbe ad estendere ancora i confini. La mancanza di somiglianza, di contro, genera i cosiddetti EFFETTI FRONTIERA, ovvero dei costi di transazione molto elevati che si aggiungono al commercio assieme ai costi di trasporto e ai dazi doganali, per la presenza di un confine o di una frontiera: essi aumentano le differenze tra regioni prive di somiglianze ed ostacolano gli scambi (es. il fiume Reno ha impedito la diffusione delle stoviglie romane nel Nord Europa). Gli effetti frontiera determinano, quindi, lo spostamento in alto della curva dei costi e lo spostamento verso il basso della curva del volume degli scambi all’aumentare della distanza da una certa economia. Henri Pirenne studiò gli effetti frontiera associati alla conquista araba dell’ottavo secolo. Le diversità culturali, linguistiche, religiose e la generale mancanza di fiducia verso i mercanti europei che caratterizzavano il popolo musulmano diminuirono il volume degli scambi. Tuttavia, il volume degli scambi non diminuì quanto aveva ipotizzato Pirenne, ma è possibile affermare che il mondo arabo, più ricco e all’avanguardia, non vedeva nella civiltà europea un partner commerciale attraente, dati i livelli di reddito comparativamente molto più bassi. III. DALLA GEOECONOMIA ALLA GEOPOLITICA: L’U.E. La formazione dell’Unione Europea, avvenuta nella seconda metà del ventesimo secolo, rappresenta un’esperienza totalmente inedita rispetto ai semplici legami commerciali che sino ad allora avevano legato le nazioni del vecchio continente. Durante gli anni ’50 il progetto UE fu dominato prevalentemente da preoccupazioni di tipo economico. In quel periodo gli interessi nazionali erano ancora fortemente divergenti, e finirono col dividere l’Europa stessa in due organizzazioni commerciali: • la CEE (Comunità Economica Europea), creata dal trattato di Roma del 1958; • l’EFTA (Associazione Europea del Libero Scambio), fondata dal Regno Unito -che si ritrovò escluso dal trattato di Roma- e dal resto dei paesi dell’Europa occidentale. Buona parte dei paesi dell’EFTA, tuttavia, manteneva stretti rapporti commerciali con la CEE; dal momento che non si verificava il contrario, l’EFTA era destinata a fallire in partenza. Nel 1973 l’adesione del Regno Unito alla Comunità Economica Europea – resa possibile grazie all’attenuarsi delle tensioni anglo-francesi- ha reso possibile la creazione di un mercato unico che eliminasse le barriere non tariffarie. Da lì a poco tempo dopo la CEE avrebbe ufficialmente assunto il nome di UE (Unione Europea), appellativo che rappresentava un obiettivo di coordinamento politico e sociale molto più ambizioso. Nel passato il commercio rappresentava l’unica forza coesiva in un

continente fortemente diviso dai conflitti politici e militari; l’avvento dell’Unione Europea ha consentito di elevare questo legame eliminando tale tipo di rivalità: la geopolitica è finalmente in sintonia con la geoeconomia.

2 L’EUROPA: DAL DECLINO ALLA RIPRESA I. SPRAZZI DI LUCE NEI SECOLI BUI Sebbene non furono caratterizzati dallo stesso splendore culturale ed economico del mondo arabo, i cosiddetti SECOLI BUI, ossia i secoli che seguono la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, non furono tanto oscuri come si era soliti pensare. Ovviamente, il declino c’è stato: - gli individui abbandonarono le città perché malsane e soggette agli attacchi dei nemici, per insediarsi nelle campagne; - l’unità politica si sfaldò, determinando la caduta dei commerci e dei redditi - la popolazione fu decimata da guerre, carestie ed epidemie; - le competenze tecniche e costruttive furono dimenticate - i mercati furono trascurati, mentre decadde l’unitarietà del sistema di coniazione. Sembrerebbe legittimo, pertanto, parlare di ECONOMIA DEL DECLINO, anche se in realtà i Secoli bui furono anche caratterizzati anche da veri e propri sprazzi di luce che saranno poi la base per la costituzione di una nuova Europa, quella rinascimentale, il cui bacino di interesse si spostava dal Mediterraneo all’area nord-occidentale. Ovviamente, gli storici non dispongono di informazioni certe su questi secoli, siccome la maggior parte dei reperti, scritti e non, è andata perduta per sempre. II. BENEFICI NELLA DIVISIONE DEL LAVORO: ADAM SMITH Il reddito aumenta attraverso la specializzazione (DIVISIONE DEL LAVORO), l’apprendimento attraverso l’esperienza (LEARNING BY DOING) e l’intensità degli scambi commerciali. Alla base degli scambi commerciali vi sono i COSTI OPPORTUNITÀ, ossia il valore dell’alternativa migliore cui si rinuncia operando una scelta diversa. Adam Smith notò che scomponendo il lavoro in tante piccole operazioni da svolgere in modo ripetuto e favorendo la specializzazione dei lavoratori nello svolgimento delle stesse, aumenta l’efficienza complessiva. La specializzazione favorisce le economie di scala e, conseguentemente, le diminuzioni dei costi medi all’aumentare dell’output prodotto. Inoltre, essa produce le economie di pratica (o apprendimento), ovvero la maggior capacità del lavoratore che deriva dalla pratica e dalla ripetizione: attraverso le economie di pratica aumenta la produttività degli input. Le economie di pratica, ossia la perfezione acquisita attraverso la pratica, sono congelate nell’individuo, mentre il “learning by doing” è trasmissibile.

Presumibilmente, ogni lavoratore affina le proprie capacità nel tempo ad un tasso decrescente: se la divisione del lavoro aumenta, l’economia registrerà un incremento di efficienza crescente, per poi assestarsi ad un livello di efficienza più elevato e stabile. III. DIVISIONE DEL LAVORO LIMITATA DALLA DOMANDA La divisione del lavoro è limitata dalla conoscenza delle possibilità tecnologiche e da alcuni fattori economici e sociali. Nello specifico, Adam Smith sosteneva che la specializzazione trovasse un limite nell’estensione del mercato: il limite della divisione del lavoro è il livello di domanda aggregata, ovvero la somma di consumi privati, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni al netto delle importazioni. La domanda aggregata aumenta all’aumentare delle dimensioni del mercato e stimola l’evoluzione degli strumenti di pagamento. IV. LA DIVISIONE DEL LAVORO FAVORISCE L’INNOVAZIONE Le nuove conoscenze acquisite ampliano la base delle conoscenze tecnologiche e generano un incremento della produzione e/o un miglioramento della qualità degli output a parità di input utilizzati. Il trasferimento di queste conoscenze, tuttavia, presume continuità nella produzione e della divisione del lavoro: una variazione negativa, ad esempio, sfalderebbe parte della conoscenza accumulata. Ecco perché, accanto al progresso tecnologico, vi è il REGRESSO TECNOLOGICO. La storia del progresso tecnologico evidenzia come, in presenza di una bassa domanda aggregata, si adottino tecnologie dai bassi costi fissi e dagli alti costi variabili. I costi fissi alti, invece, fanno cadere bruscamente il costo medio all’aumentare del prodotto. V. DOPO LA CRISI: IL RINASCIMENTO ECONOMICO Condizioni che potessero garantire una rinascita si verificarono a partire dal IX secolo: in Europa le città si ripopolarono, il volume demografico aumentò e furono definite le prime norme legali e commerciali. Si può parlare, a maggior ragione, di RINASCIMENTO ECONOMICO, anche se, in realtà, l’Europa arrancava ancora dietro al mondo musulmano e alle civiltà cinese e bizantina. Presumibilmente, l’Europa non agiva ancora sfruttando a pieno le proprie possibilità. VI. LA POPOLAZIONE Dal sesto all’ottavo secolo si ebbe una riduzione demografica senza precedenti, dovuta sostanzialmente alle carestie e, soprattutto, a malattie e conflitti bellici, che contribuirono ulteriormente alla loro diffusione. A conseguenza di ciò, la domanda aggregata diminuì. Fu soltanto a partire dal IX secolo, con il rinascimento economico che la popolazione aumentò sensibilmente, fino al XIV secolo: la Peste Nera del 1348 fu un gravissimo shock esogeno che riportò i livelli demografici ai minimi storici.

VII. LA REINTRODUZIONE DI UN SISTEMA MONETARIO Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente venne a mancare un’istituzione unitaria che si occupasse di coniare moneta. Una volta incoronato imperatore, Carlo Magno cercò di riproporre un organismo simile, stabilendo il conio di un’unica moneta riconoscibile, il DENARO D’ARGENTO, al cui fianco circolavano monete di taglio più piccolo provenienti da altre città. Successivamente, il trasporto di monete divenne superfluo attraverso la LETTERA DI CAMBIO, un atto notarile attraverso il quale un banchiere che aveva ricevuto un versamento da un cliente ordinava a un altro banchiere operante su un’altra piazza di pagare un beneficiario. Nel complesso, la maggior domanda di moneta ridusse il contenuto di metalli preziosi contenuti in essa. Distinguiamo tra: - MONETA MERCE: moneta dal valore intrinseco definito dal suo prezioso contenuto metallico; il sistema monetario rimase a lungo basato sulla moneta merce; - MONETA SEGNO: moneta meno preziosa ma dall’altissimo valore nominale. VIII. I TRASPORTI E LE ROTTE COMMERCIALI Alla sua caduta, l’Impero Romano lasciò in eredità una fittissima rete di vie di comunicazione che si diramavano in tutto il territorio. Con la rinascita, anche i trasporti si specializzarono: merci molto ingombranti e di poco valore venivano trasportate via mare all’interno di grosse chiatte, mentre beni di lusso molto preziosi venivano trasportati via terra, lungo le strade. Le strade principali erano esenti da pedaggi, mentre quelle secondarie, spesso gestite dai signorotti locali, no. Stesso dicasi per i ponti e il passaggio delle Alpi. IX. L’URBANIZZAZIONE Gli insediamenti urbani si caratterizzavano per l’alto numero di professionisti ed artigiani specializzati nei servizi e nei settori più svariati. Si giustifica, pertanto, la LEGGE DI ENGEL. Essa stabilisce che: l’elasticità al reddito dei beni alimentari è minore dell’elasticità al reddito dei beni secondari; all’aumentare del reddito, diminuisce la quota di reddito da destinare all’acquisto di beni alimentari. Con la caduta dell’Impero Romano, si verificarono una forte deurbanizzazione e despecializzazione delle città. Segnali di ripresa furono registrati soltanto a partire dall’VIII secolo, quando furono fondate alcune città in corrispondenza degli antichi centri romani o nelle vicinanze di cinta murarie che garantissero una protezione maggiore. In particolare, si ricordi la nascita degli EMPORIA, delle piccole cittadelle di interesse economico, caratterizzate da un numero di professioni piuttosto basso.

X. LA PRODUZIONE E LA TECNOLOGIA Il progresso discontinuo delle conoscenze tecnologiche produsse delle conseguenze rilevanti. Tra le maggiori conquiste, alcune utilizzate ancora oggi, ricordiamo: - furono ottimizzati e fu introdotto l’utilizzo dei ferri di cavallo e di finimenti che trasferissero il peso del carico dal collo alle spalle dell’animale; - grazie alla disponibilità di ferro, fu migliorato l’utilizzo dell’aratro, facilitando il rilascio delle sostanze nutritive nel terreno; - furono ridotti i periodi di riposo del terreno, cioé, il maggese e fu favorita una rotazione che prevedesse colture invernali e primaverili e, in particolare, le leguminose, poiché favoriscono il rilascio di azoto; - aumentò la capacità di selezione delle piante e delle risorse; - si diffuse il mulino ad acqua, il cui utilizzo fu versatile; - iniziò ad essere prodotta la carta su larga scala attraverso l’uso dei mulini, anticipando la nuova tecnologia di stampa a caratteri mobili di circa due secoli.

3 POPOLAZIONE, CRESCITA, RISORSE I. LE TENDENZE DEMOGRAFICHE DELLA STORIA Il primo economista ad aver sviluppato una teoria coerente sull’impossibilità della crescita economica in un contesto caratterizzato dalla limitatezza delle risorse fu THOMAS MALTHUS. Malthus, autore del Saggio sul principio di popolazione (1798), riteneva che la crescente offerta di alimenti avrebbe posto, data la terra come risorsa limitata, un vincolo al reddito e alla crescita della popolazione. L’epoca in cui Malthus scrive, inoltre, è significativa: è il periodo della Rivoluzione Industriale in Inghilterra; la popolazione cresceva considerevolmente e con essa i redditi pro capite. A questo punto, è opportuno operare una periodizzazione: - Fase preindustriale (1750): il tasso di mortalità ha sempre eguagliato il tasso di natalità e viceversa, tanto che la crescita della popolazione è stata relativamente bassa. La fecondità era alta, le aspettative di vita erano basse, la mortalità era alta. ▼ - transizione demografica(1750-XIX secolo): la crescita demografica fu rapida e legata principalmente alla diminuzione della mortalità infantile e ad un aumento delle aspettative di vita. Probabilmente, si verificò una nuova distribuzione delle risorse alimentari a vantaggio delle donne, sicché è noto che un’alimentazione adeguata durante la gravidanza aumenti le aspettative di vita del nascituro. Si tratta, tuttavia, di un’ipotesi non avvalorata. La natalità rimase molto alta, forse perché le scelte delle famiglia erano ancora influenzate dall’ottica di un alta mortalità infantile. ▼ - XX secolo ad oggi: la natalità è diminuita progressivamente, ma anche la mortalità è diminuita a causa delle migliori aspettative di vita.

4 LA CRESCITA ECONOMICA IN EPOCA PREINDUSTRIALE I. I MECCANISMI DI CRESCITA IN EPOCA PREINDUSTRIALE Gli andamenti nella crescita demografica in epoca preindustriale sono dati dalla combinazione di teorie MALTHUSIANE e SMITHIANE: 1) Thomas Malthus affermava che, al crescere della popolazione, si verificassero rendimenti decrescenti del lavoro. In altre parole, al crescere geometrico della popolazione, si verifica un aumento aritmetico delle risorse che porta, in ultima istanza, ad un impoverimento della popolazione. 2) Adam Smith, di contro, credeva che all’aumentare della popolazione si verificasse una maggiore divisione del lavoro, che avrebbe comportato un maggiore progresso tecnico e dunque un aumento di reddito pro capite. Da una parte, dunque, l’aumento della popolazione crea rendimenti decrescenti del lavoro (meno terra per singolo coltivatore), dall’altra però consente una maggiore divisione del lavoro e una maggiore possibilità di effettuare innovazioni tecnologiche (anche perché aumentando la popolazione aumentano le possibilità che vi siano persone capaci di avere delle idee/intuizioni rivoluzionarie). Vi sono quindi due effetti

sul reddito pro capite: uno negativo (esplicato dalle teorie Malthusiane) e uno positivo (esplicato dalle teorie Smithiane). Almeno in linea teorica, non possiamo affermare l’assoluta prevalenza dell’effetto positivo Smithiano su quello negativo definito da Malthus. Tuttavia, analizzando i dati riguardanti la crescita Europea tra 1000 e 1800d.C. si evince come sia stato l’effetto Smithiano a prevalere. Le recessioni in questo periodo, infatti, furono principalmente dovute a shock esogeni che andarono ad aumentare il tasso di mortalità, bloccando l’espansione demografica e interrompendo dunque i processi di crescita. II. AUMENTI DI PRODUTTIVITÀ IN EPOCA PREINDUSTRIALE La crescita del reddito pro capite può essere dovuta o all’utilizzo di maggiori quantità di risorse (capitale, terra, lavoro) o ad un migliore sfruttamento delle stesse. Nel periodo preindustriale il rapporto CAPITALE/LAVORO restò invariato come il rapporto TERRA/LAVORO; la crescita del reddito misurata deve dunque essere derivante da una maggiore efficienza nello sfruttamento di tali risorse, ottenibile tramite mezzi quali commercio, divisione del lavoro e innovazione tecnologica. L’unità di misura per tale tipo di crescita è il TFP (Total Factor Productivity), usata normalmente per stimare il reddito nazionale, in cui l’incremento dei fattori è ponderato per tenere conto del diverso contributo apportato alla produzione dai diversi fattori: TFP=Incremento Prodotto – Incremento Ponderato dei Fattori Produttivi. Se TFP>0, allora il prodotto sta crescendo più che proporzionalmente rispetto alla quantità di fattori utilizzati nella produzione e dunque è in atto un miglioramento dell’efficienza di utilizzo degli stessi. Non disponendo dei dati necessari al calcolo della TFP per le economie preindustriali ci si basa sull’APPROCCIO DUALE, che misura due variabili: 1) crescita dei prezzi; 2) crescita dei redditi dei fattori produttivi. Per le economie basate sull’agricoltura questi risultano essere: 1) salari dei braccianti; 2) rendita dei proprietari, che nel loro complesso determinano il REDDITO COMPLESSIVO DEL SETTORE (per definizione uguale al valore aggiunto o alla produzione totale del settore). Se da un anno all’altro la somma dei due fattori aumenta, allora o il lavoro o la terra sono stati utilizzati in modo più efficiente. Questo accade in quanto all’aumentare della produttività dei fattori di produzione (e, conseguentemente, del loro reddito) si verifica

un aumento del prodotto. Le misure effettuate seguendo questi due indicatori mostrano come la produttività dell’agricoltura risulti, durante il periodo preindustriale, in aumento nelle zone urbane soggette a scambi commerciali. In particolare le zone del sud-est Inglese e del bacino di Parigi tendono a mostrare un tasso di crescita della produzione agricola c...


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