Dispensa Storia Economica PDF

Title Dispensa Storia Economica
Author Luca Manzo
Course Storia Economica / Economic History
Institution Università Commerciale Luigi Bocconi
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DISPENSA DI

STORIA ECONOM ICA EDIZIONE A.A. 2018 - 2019

A cura di Antonino di Lullo, Maria Falcone, Fabio Armenise Revisionata da: Antonino di Lullo

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! !!!! ! Questa dispensa è scritta da studenti senza alcuna intenzione di sostituire i materiali universitari. Essa costituisce uno strumento utile allo studio della materia ma non garantisce una preparazione altrettanto esaustiva e completa quanto il materiale consigliato dall’Università.

Capitolo 1 – Il lungo periodo !

1.1 Dalla rivoluzione del neolitico alla rivoluzione urbana dell’età del bronzo + 1.2 I caratteri strutturali di una economica agraria Fino a 10.000 anni fa vi erano solo società di cacciatori, per lo più nomadi. Col passare del tempo questi divennero stanziali ed iniziò così la rivolu zione agraria agraria. A seguito di questa il tasso di crescita della popolazione aumentò lievemente tuttavia le condizioni di vita subirono un effetto dubbio. In questo periodo gran parte della popolazione viveva nei villaggi e le condizioni di vita non eccessivamente comode si spiegano tramite una limitata divisione del lavoro, una limitata gamma di bisogni della popolazione e quindi una bassa produttività del lavoro. Le società di quest’epoca soffrivano di quello che è stato definito problema Malthusiano o vincolo delle risorse [vedi nota a fine pag. 6 e pag. 44-45 del libro di testo]. Condizioni come quelle appena descritte portarono alla creazione di una reta di sussistenza del villaggio a cui si affiancavano le strategie matrimoniali delle famiglie. Data la limitata produzione, il 90% di ciò che veniva prodotto era utilizzato per la propria sussistenza e solo il 9% veniva scambiato nel villaggio; si pensa che l’ultimo 1% fosse poi destinato a commerci su larga scala in altre città. Vi furono alcune eccezioni e fra queste rientravano città come Venezia, snodo del commercio nel mediterraneo. Va sottolineato che benché le trasformazioni fossero lentissime, esse non erano inesistenti; basti pensare ad invenzioni come l’aratro pesante ed il mulino ad acqua. La rivoluzione successiva si ebbe 3.000 anni fa con la rivoluzione u rbana dell’età de l bronzo bronzo, con la quale apparvero le prime città e le prime forme statuali con annesse stratificazioni sociali e semplici sistemi tributari. Questo fenomeno si distinse nella zona dell’Europa e dell’Asia attuando la così detta pro t o di vergenza dell’E urasi a rispetto al resto del mondo. Vi sono teorie sul perché ci sia stata questa divergenza: in una di queste Jared Diamond ha suggerito un’ipotesi ambientale dovuta alle specie asiatiche ed europee più facilmente addomesticabili di quelle americane e ad un orientamento est-ovest dello spazio euroasiatico lungo cui le fasce climatiche erano simili. Il continente africano invece risentì molto delle difficoltà climatiche. Per quanto riguarda le si mi li tudi ni nello spazio euroasiatico troviamo strutture statuali complesse, istituzioni economiche e familiari essenziali.

1.3 Le economie tardo-medioevali e lo shock della “peste nera” Il ritorno della pest e in Europa fu un fattore di svolta fondamentale. Essa va collegata all’espansione dell’impero mongolo il quale, oltre a riabilitare i commerci tramite la via della seta, attaccando un avamposto di Genova in medio oriente permise la diffusione del virus in Europa. Nel 1348 la peste fece il suo ingresso in Italia. Dal 1348 al 1353 si contarono 50 milioni di morti, tra il 30% e il 60% della popolazione europea. L’arrivo del virus non fu però un fattore solo negativo in quanto spronò gli Stati europei a migliorare le proprie condizioni sanitarie ed innovare in questo campo. Inoltre, date le numerose morti si ottenne una maggiore ricchezza pro-capite e un migliore stile di vita per tutti. Gli standard di vita più elevati permisero di ottenere un vantaggio tecnologico rispetto all’Asia, cosa che risulterà evidente nei secoli a venire.

Capitolo 2 - La “grande divergenza” Nelle società preindustriali i mutamenti erano lenti ma c’erano e il cambio di passo si pone convenzionalmente nella data della scoperta dell’America ad opera di Colombo, nel 1492. Da qui in poi vi saranno vinti e vincitori, in particolare all’interno del continente europeo.

2.1 L’apertura dei mondi chiusi La via della seta fu un fondamentale punto di connessione nella zona euroasiatica anche se erano in pochi a poterla percorrere. L’Europa però non fu mai un continente isolato grazie alla presenza del mediterraneo. In particolare, si usa definire come inizio delle esplorazioni tramite mare la data del 1434. In realtà, già prima le repubbliche marinare di Genova e Venezia avevano provato ad uscire dal Mediterraneo ma senza risultati a causa delle galere (imbarcazioni europee) non adatte alla navigazione oceanica. Neppure le cocche nordiche ebbero sorte migliore. Furono più fortunati invece i portoghesi che sfruttando l’ingegneria delle caravelle riuscirono a circumnavigare l’Africa e poi stabilire basi commerciali fisse nel continente africano. Da qui si spostarono verso le indie, loro principale obiettivo, arrivandovi nel 1498. Contemporaneamente Colombo, rifiutato dai portoghesi, fu accolto dalla corona spagnola e tentando di raggiungere le indie da occidente scoprì l’America nel 1492. Da questo momento iniziò una conquista sfrenata del nuovo continente ad opera dei conquistadores iberici. Di colpo lo spazio commerciale risultava ampliato ad una portata quasi mondiale, tanto che si parlò di una proto-globalizzazione.

2.2 La “grande divergenza”: cause, modalità e tempi Viene da chiedersi come mai l’Europa abbia avuto più fortuna dell’Asia in questo periodo storico nonostante le condizioni di partenza fossero simili. Questa domanda viene ad evidenziarsi come problema di Needham e vi sono varie possibili risposte.

Spiegazioni demografiche Alcuni hanno ipotizzato che la maggiore densità della popolazione europea possa essere indicata come causa del fenomeno, in quanto dovrebbe aver favorito una rapida trasmissione di idee e innovazioni. Gregory Clark suggerisce invece la peste nera come nodo di svolta dei continenti in quanto vide nella pandemia un miglioramento delle condizioni sociali oltre ad un immediato miglioramento delle condizioni sanitarie e tecnologiche e quindi un’uscita dalla trappola malthusiana.

Spiegazioni istituzionali Dal punto di vista istituzionale, l’Europa era più favorevole all’emergere di innovazioni all’interno di città spesso mercantili e dotate di una dottrina economica neoistituzionalista. Joseph Needham sottolineò l’importanza delle Università nel continente europeo come fattore di svolta accompagnate dalla rivoluzione scientifica.

Spiegazioni geografiche e geopolitiche Le tecnologie navali cinesi erano molto più avanzate di quelle europee tanto che nel 1413 arrivarono sulle coste dell’Africa orientale ma decisero di interrompere lì le loro esplorazioni a causa della già importante distanza da casa. Jared Diamond vide nelle barriere naturali la differenza fondamentale che portò l’Europa ad avere molti piccoli stati in competizione e sempre in continua ricerca di innovazioni, molto diversi quindi da quelli asiatici che tendevano a reprimere l’evoluzione tecnologica per preservare più facilmente il potere imperiale. Kennet Pomeranz pensò invece al vantaggio europeo della vicinanza maggiore con le Americhe, scoperta che permise di uscire molto prima dal vincolo malthusiano delle risorse.

2.3 Oltre l’Eurasia: America, Africa e Oceania L’Europa era più avanzata sotto tutti i punti di vista rispetto ad altre civiltà oltreoceano, motivo per il quale sarà semplice per gli spagnoli Cortés e Pizarro conquistare vaste aree con poco sforzo. Le armi più usate, oltre a cavalleria e polvere da sparo, furono le involontarie malattie portate nelle americhe e alle quali gli indios non erano abituati. Ciò portò ad una rapida catastrofe demografica nelle popolazioni del posto, costringendo gli europei ad iniziare un intenso traffico di schiavi dal continente africano a quello americano dove venivano adoperati in condizioni pietose nell’estrazione mineraria di metalli preziosi. Fu con i trattati di Tordesillas che spagnoli e portoghesi divisero (irrisoriamente) il mondo in due parti, dimenticandosi delle altre grandi potenze europee in ascesa: Francia, Olanda e Inghilterra. Furono infatti questi ultimi che per primi colonizzarono il continente oceanico.

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Capitolo 3 – Nuovi Paradigmi, nuove istituzioni Il centro propulsore del cambiamento del XV secolo si colloca nell’Europa meridionale, in particolare in Spagna e Portogallo. Tuttavia, nel corso del XVII secolo l’Europa settentrionale iniziò a prevalere sull’Europa meridionale, in particolare sul piano dello sviluppo economico, sociale e istituzionale. Questo evento è noto come “piccola divergenza”.

3.1 Da sud a nord Il centro economico dell’Europa si era collocato a sud sin da tempi assai remoti e rimase tale per tutto il Medioevo, spostandosi, solo in alcune fasi, nelle città anseatiche delle aree costiere del Mar Baltico e delle Fiandre. Nel secolo e mezzo successivo alla “peste nera”, il centro economico dell’Europa si collocò a Venez i a a, fino a quando non furono aperte le grandi rotte atlantiche e non si arrestò la sua espansione territoriale. Sembrò allora che il centro dell’economia europea dovesse spostarsi ad ovest, verso i principali porti di Spagna e Portogallo: Siviglia e Lisbona. Tuttavia, la vigorosa espansone coloniale e commerciale attraversata da questi paesi fu temporalmente circoscritta. Infatti, il Portogallo fu frenato dalla limitatezza delle risorse demografiche ed economiche e dalla competizione con stati più forti, quali Olanda e Inghilterra, mentre la Spagna entrò in rotta di collisione con le principali potenze europee, in particolare Francia e Inghilterra, a causa dei suoi possedimenti in Europa centrale e settentrionale, nonché dell’egemonia su quasi tutta la penisola italiana. La situazione fu inoltre complicata dalle guerre di religione, collegate alla riforma protestante (iniziate nel 1517), dalle modalità di sfruttamento dell’impero coloniale americano, che secondo molti compromisero le opportunità di sviluppo delle aree colonizzate e dalla tipologia delle merci importate, di entità tale da creare importanti scompensi sui mercati da rallentare lo sviluppo delle produzioni locali. Le debolezze strutturali degli imperi spagnolo e portoghese, da un lato, e la considerevole forza ed intraprendenza delle aree più avanzate dell’Europa settentrionale, dall’altro, deviarono lo spostamento del centro economico verso nord, più precisamente verso Anversa Anversa, nelle Fiandre. L’area vantava un’antica tradizione mercantile e manifatturiera e si era sempre avvantaggiata della posizione favorevole che le consentiva di fungere da centro di collegamento nei traffici internazionali tra il Mediterraneo e il Baltico. Anversa fu, tra le grandi città fiamminghe, quella che maggiormente riuscì a sfruttare le nuove opportunità offerte dall’apertura dei commerci atlantici e fu anche considerevolmente avvantaggiata dalla sua incorporazione nei possedimenti spagnoli. Essa divenne inoltre un fondamentale centro finanziario, forte delle basi lì stabilite dai grandi banchieri di Augusta. Le fortune di Anversa si incrinarono tra il 1557, anno della prima banca rotta del re di Spagna, e il 1566, quando ebbe inizio la lunga serie di ribellioni dei Paesi Bassi contro il governo della penisola iberica. La città si ribellò, ma fu riconquistata dagli spagnoli nel 1558. Il suo porto fu sottoposto ad un blocco quasi ventennale dai ribelli, situazione di cui si avvantaggiarono città come Amsterdam. Le difficoltà dei Paesi Bassi fecero nuovamente pendere la bilancia a favore dell’Europa meridionale, in particolare di Geno va va, cuore della grande finanza europea. La città divenne finanziatore privilegiato della corona spagnola, ragion per cui, il declino della Spagna nel corso del XVII secolo, fu anche il declino di Genova. Il centro economico dell’Europa tornò a nord, più precisamente ad Amst er erdam dam dam. Dal 1585, i Paesi Bassi avevano goduto di un’indipendenza di fatto, ratificata un secolo dopo con la fine della guerra dei Trent’anni. La ribellione di questa regione aveva portato alla nascita delle Province Unite olandesi, con porto principale ad Amsterdam, che acquisì le rotte commerciali di Anversa e del Portogallo, nel momento in cui esso entrò a far parte di un’unione personale con la Spagna. Per condurre la guerra contro il Portogallo e gestire l’espansione e l’amministrazione di un impero coloniale che assunse presto portata globale, gli olandesi fecero ricorso alla “compagnia commerciale privilegiata” (diffuse in Inghilterra, Olanda e Francia; determinanti nel recuperare il ritardo cumulato rispetto ai first comers). Erano società di mercanti aventi lunga durata e dotate di speciali privilegi, quali l’esclusiva su determinate rotte o il monopolio nel commercio di alcune tipologie di beni. Ne sono un esempio la Compagnia olandese delle Indie orientali e quella delle Indie occidentali. Dall’inizio del XVIII secolo, il centro economico europeo iniziò a spostarsi verso Lo ndra.

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Nei primi due secoli dell’età moderna, gli inglesi avevano rivolto la loro espansione coloniale e commerciale più verso Occidente, in particolare verso l’America settentrionale. Nel 1651 furono introdotti in Navigation Acts, in base ai quali tutte le merci in arrivo nei porti dell’Inghilterra e delle sue colonie dovessero essere trasportate da un naviglio inglese (politica in linea con i principi del mercantilismo). In seguito furono condotte 3 guerre contro le Province Unite (1752-1674), da cui l’Inghilterra uscì completamente rafforzata. La flotta inglese acquisì in questi anni le enormi dimensioni che le consentiranno di dominare i mari di tutto il mondo. Nel processo di progressivo spostamento del centro economico europeo, da Venezia ad Anversa, poi a Genova, Amsterdam e infine a Londra, l’orientamento generale del percorso punta chiaramente da sud a nord, e si accompagna al progressivo radicarsi di un differenziale di sviluppo economico tra le estremità del continente: la “piccola divergenza”. Nel corso del XVIII secolo, un relativo sottosviluppo dell’Europa meridionale si radicò e divenne evidente.

3.2 Le origini della “piccola divergenza” La “piccola divergenza” è oggetto di discussioni in relazione alle cause e ai tempi di inizio e di sviluppo.

Spiegazioni geografiche, geopolitiche e demografiche Il vantaggio relativo di collocarsi al centro del Mediterraneo, tra Medioevo ed età moderna, si tramutò in uno svantaggio: Venezia si trovò intrappolata nel Mediterraneo, impossibilitata a svolgere un ruolo di primo piano nel nascente commercio atlantico e al tempo stesso ostacolata, nei suoi traffici tradizionali con l’Asia attraverso gli scali del Levante, dall’inarrestabile crescita dell’Impero ottomano. Tesi avanzata dal demografo Hajnal: alcune istituzioni sociali tipiche dell’Europa occidentale, e in particolare l’età al matrimonio relativamente elevata, avrebbero consentito una più efficacie regolazione della fertilità e per tale via, un progressivo miglioramento delle condizioni di vita, nonché un più rapido accumulo di capitale umano. Inoltre l’Europa nord-occidentale si sarebbe distinta da quella meridionale per la molto più ampia diffusione dell’usanza secondo cui i giovani di entrambi i sessi trascorrevano la prima parte della loro vita lavorativa a servizio presso altre famiglie (life-cycle service). Questo, nel tempo, sarebbe risultato in una forza lavoro più mobile e più indipendente sia sul piano economico sia su quello psicologico. G. Clark ha integrato la sua interpretazione della “grande divergenza” suggerendo che l’emergere dell’Inghilterra entro l’Europa sia spiegabile con la fertilità eccezionalmente elevata delle sue élite e con la mobilità sociale discendente di molti giovani provenienti dalle sue élite medesime. Questo avrebbe diffuso negli strati più bassi della società le buone pratiche tipiche della componente della popolazione più dinamica e capace sotto il profilo economico. Guido Alfani ha sottolineato il ruolo svolto dalle terribili epidemie di peste del XVII secolo che colpirono la parte più economicamente sviluppata dell’Italia proprio nel momento in cui la concorrenza commerciale e manifatturiera dell’Europa settentrionale si stava facendo più intensa. Questo avrebbe causato uno shock di tale portata alle strutture economiche e sociali, da rallentare la crescita dei principali stati italiani.

Spiegazioni istituzionali Mercato del lavoro - Per gli storici T. de Moor e J.L. van Zanden la “peste nera” avrebbe contribuito anche a: consolidare ed estendere il mercato del lavoro, rafforzare la partecipazione delle donne in tale mercato e ridurre la diseguaglianza tra i sessi. Questi autori hanno anche suggerito che la cosiddetta “rivoluzione industriosa” fosse la prosecuzione e l’intensificazione di questo processo, all’origine della quale ci sarebbe una rivoluzione dei consumi, che avrebbe portato le famiglie a domandare beni voluttuari che non potevano produrre direttamente, come i beni coloniali. Secondo lo storico olandese J. de Vries la “rivoluzione industriosa”, che coinvolse anche donne ed adolescenti, avrebbe investito principalmente Fiandre e Inghilterra, dove era molto diffuso il sistema di lavoro a domicilio, il putting-out system: sistema produttivo flessibile, in cui un mercante-imprenditore residente in città organizza il lavoro di operai residenti nelle campagne, affidando solo le fasi finali del processo produttivo ad artigiani urbani specializzati. Istituzioni economiche (corporazioni, borse valori, compagnie privilegiate) – Nel medioevo la gran parte delle attività manifatturiere era regolata dalle corporazioni. Questo modello produttivo entrò in crisi a partire dal XVII secolo a causa della concorrenza di prodotti a basso costo provenienti principalmente da Paesi Bassi e Inghilterra. L’indebolimento del sistema corporativo a nord, sostituito da nuove istituzioni, quali le compagnie privilegiate e le borse valori, e il suo parallelo irrigidimento “difensivo” al sud avrebbero

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progressivamente determinato un differenziale di efficienza nel settore manifatturiero. Nel 1602, nacque la prima borsa della storia, ad Amsterdam. Diritti (proprietà privata, cittadinanza) e istituzioni politiche – L’economista D. C. North ha posto l’attenzione sull’emergere di diritti di proprietà privata “pieni” e “sicuri”, capaci di ridurre l’incertezza nelle attività economiche e di conseguenza i costi di transazione, di promuovere la cooperazione tra gli attori economici e di ridurre i conflitti. Questo avvenne in Europa, in particolare in Inghilterra. M. Prak e J. Van Zanden hanno sottolineato l’importanza del consolidarsi e ampliarsi dei diritti di cittadinanza. In alcune aree europee, e in particolare in Inghilterra, questo avrebbe favorito la riduzione dei costi di transazione tra individui e stato, l’incremento della capacità fiscale dello stato medesimo e l’espressione della gamma e della qualità di beni pubblici da esso forniti. Questo processo si collega anche all’emergere di nuove istituzioni politiche e all’avvio di un progressivo percorso di democratizzazione. In particolare il Bill of Rights, promulgato nel 1689, stabiliva alcuni diritti fondamentali. Inoltre, esso imponeva alla corona di richiedere il consenso del Parlamento sia per l’imposizione di nuovi tributi, sia per l’abrogazione di leggi preesistenti. La costituzione e il Parlamento resero lo stato più affidabile agli occhi dei cittadini.

Spiegazioni geografiche e istituzionali Gli economisti Acemoglu, Johnson e Robinson hanno proposto un’altra teoria: dopo il 1500, la gran parte della crescita occorsa in Europa occidentale ebbe luogo in stati aventi facile accesso all’oceano e che scelsero di impegnarsi nel commercio atlantico, inoltre, il maggior successo lo hanno avuto nazioni dotate delle istituzioni statali meno assolutiste, ossia Inghilterra e Province Unite. Max Weber v...


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