Svevo PDF

Title Svevo
Author Sara Milani
Course Letteratura Italiana quinto anno
Institution Liceo (Italia)
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Summary

ITALO SVEVOLA VITA:Aron Hector Schmitz ( ITALO SVEVO ) nacque nel 1861 a Trieste , da un’agiata famiglia borghese. Il padre, Francesco, è un commerciante di origine ebraica , come la madre Allegra Moravia. Gli studi del ragazzo furono indirizzati verso la carriera commerciale. Nel 1873 fu mandato in...


Description

ITALO SVEVO LA VITA: Aron Hector Schmitz (ITALO SVEVO) nacque nel 1861 a Trieste, da un’agiata famiglia borghese. Il padre, Francesco, è un commerciante di origine ebraica, come la madre Allegra Moravia. Gli studi del ragazzo furono indirizzati verso la carriera commerciale. Nel 1873 fu mandato in collegio in Germania. Nel 1878 torna poi a Trieste, e si iscrive all’istituto superiore per il commercio, la sua aspirazione era di divenire scrittore, cominciò cosi a scrivere testi drammatici e collaborò con il giornale triestino ‘l’indipendente’ di orientamento liberal nazionale e irredentista. Politicamente era vicino alle posizioni irredentistiche. Nel 1880 il padre falli, cosi Svevo passò dall’agio borghese ad una condizione di ristrettezza. Fu costretto a cercar lavoro e si impiegò presso la filiale triestina della Banca di Vienna. Il lavoro impiegatizio era per lui arido ed opprimente, per cui cercava un’ evasione nella letteratura, frequentando assiduamente la biblioteca civica, e scrivendo alcune novelle e progettando il suo primo romanzo, una vita ,che pubblicherà nel 1892. Nel 1895 morì la madre e al suo capezzale incontrò una cugina, Livia Veneziani e se ne innamorò, fidanzandosi con lei nel corso dello stesso anno. Le nozze furono celebrate nel 1896, e l’anno successivo nacque la figlia Letizia. Così Svevo, per uscire dalle ristrettezze in cui viveva, abbandonò l’impiego alla banca ed entrò nella ditta dei suoceri. Fu un salto di classe sociale: da una modesta e grigia condizione, si trovò proiettato nel mondo del alta borghesia; ma soprattutto da intellettuale si trasformò in dirigente d’industria. Per lavoro fece anche numerosi viaggi come in Francia e Inghilterra, venne cosi a contatto con un mondo tutto diverso da quello intellettuale in cui era vissuto fino ad ora: un solido mondo borghese, in cui tutto ciò che contava erano gli affari e il profitto. Divenuto anche lui uomo d’affari e dirigente industriale lasciò l’attività letteraria, guardandola con sospetto, che poteva addirittura compromettere la nuova vita attiva e produttiva, alla decisione contribuì anche l’insuccesso del secondo romanzo. Inoltre il senso di colpa dell’intellettuale è ricorrente in questa epoca. GLI INTERESSI CULTURALI Il proposito di abbandonare la scrittura fu da lui osservato con rigore, poiché il bisogno di scrivere riaffiora sotto il pretesto del fine pratico di capirsi meglio. Negli anni tra l’ingresso nell’attività industriale e lo scoppio della prima guerra mondiale si verificarono due eventi intellettuali per svevo: -il primo fu l’incontro con James Joyce, da cui Svevo prese lezioni di inglese,e fra i 2 nacque una stretta amicizia e ci furono molti scambi intellettuali, infatti Svevo fece leggere all’amico i due romanzi pubblicati e lui lo invitò a proseguire -il secondo fu l’incontro con la psicoanalisi, poiché svevo venne a conoscenza delle teorie psicoanalitiche ed erano in perfetta armonia con le sue esigenze profonde. RIPRESA DELLA SCRITTURA L’occasione per riemergere dagli interessi letterari fu offerta dalla guerra, poiché la fabbrica di vernici fu requisita per ordine delle autorità austriache e Svevo si trovò libero da ogni incombenza pratica. Sotto questa spinta pubblico la COSCIENZA DI ZENO ma non suscito alcuna risonanza. Esasperato per questo silenzio, decise di rivolgersi a Joyce e mando il romanzo a Parigi, dove arrivò a conquistare grande fama.

Solo in Italia rimase intorno a lui un’atmosfera di diffidenza e di sostanziale disinteresse. L’unica eccezione fu Eugenio Montale che gli dedico un saggio. Il riconoscimento avuto in Europa costituì per lui uno stimolo e stese una serie di racconti. Ma l’11 settembre mori in seguito ad un incidente. LA FISIONOMIA INTELLETTUALE DI SVEVO Trieste è una città di confine, in cui convergono 3 civiltà : quella italiana tedesca e slava, quindi appare come un vero e proprio mix di popoli e di culture diverse. Lo scrittore stesso adottando lo pseudonimo letterario di Italo Svevo vuole segnare come in lui vengano ad influire la cultura italiana e tedesca. Non va trascurato il fatto che Svevo pur non essendo religioso era di famiglia israeliana e che le radici ebraiche non sono indifferenti. L’ambente in cui si forma ed opera permette quindi a Svevo di assumere una prospettiva ben più ampia di quella di tanti scrittori italiani del suo tempo, ma soprattutto gli permette di assumere una prospettiva più ampia di quella di tanti scrittori italiani del suo tempo, ma soprattutto gli consente uno stretto rapporto con la cultura mitteleeuropea che fra 800 e 900 è la più viva del mondo. Trieste è anche una città fondamentalmente commerciale e nella borghesia imprenditoriale svevo ha le sue radici. Inoltre egli fu rima impiegato in banca e poi dirigente d’industria. Anche la formazione di Svevo non fu quella rigorosamente umanistica che era propria del letterato italiano, poiché i suoi studi furono commerciali. LA CULTURA DI SVEVO: SCHOPENHAUER , NIETZCHE E DARWIN Alla base dell’opera letteraria di Svevo vi è una robusta cultura filosofica arricchita da aperture verso le scienze. Il pensatore che ebbe un peso determinante nella sua formazione fu SCHOPENHAUER con cui si ha uno smascheramento degli auto inganni e che affermava un pessimismo radicale. Più tardi svevo conobbe anche NIETZCHE, da lui potè trarre l’idea del soggetto non come salda e coerente unità, ma come pluralità di stati in un fluido divenire. L’altro pensatore è DARWIN che fonda la sua teoria secondo il concetto della ‘lotta per la vita’ e fondata sulla nozione di selezione naturale. Svevo tendeva ad utilizzare questi pensatori in maniera critica, come strumenti conoscitivi che fornissero risposte alle sue personali esigenze. MARXISMO E PSICOANALISI Ad assumere questo atteggiamento critico Svevo fu aiutato anche dal Marxismo. Da quella corrente di pensiero egli trasse la chiara percezione dei conflitti di classe che percorrono la società moderna, soprattutto la consapevolezza del fatto che tutti i fenomeni sono condizionati dalla realtà delle classi. Del marxismo, non condivide però le concrete proposte politiche e preferì prospettive di tipo utopistico. Parimenti problematico fu il rapporto di Svevo con la psicoanalisi. Verso Freud lo spingeva l’interesse per le tortuosità e le ambivalenze della psiche profonda, prima ancora che uscissero le teorie psicoanalitiche, in una vita e senilità. Svevo però non apprezzo la psicoanalisi come terapia, bensì come puro strumento conoscitivo, capace di indagare più a fondo la realtà psichica.

MAESTRI LETTERARI Sul piano letterario gli autori che ebbero più peso nella formazione di Svevo furono i grandi romanzieri realisti francesi dell’800. Come Flaubert di Madame Bovary, dove il bovarismo è un tratto caratterizzante degli eroi dei suoi primi romanzi. Alfonso Nitti ed Emilio Brentani sono dei sognatori, filtrano tutta la loro esperienza attraverso stereotipi ricavati dai libri, sino a restarne vittime. Egli fu influenzato anche da: -Romanzieri naturalisti come Zola, rappresentazione precisa e dettagliata dell’ambiente della banca -Romanzieri Russi come Dostoyevsky da cui le profondità della psiche indagate ben prima della psicoanalisi -Grandi umoristi inglesi come Dickens -Senza dubbio poi anche l’amicizia con Joyce fu molto importante per Svevo, poiché con i suoi giudizi positivi aiutò Svevo a non abbandonare la scrittura. LA LINGUA Svevo nella sua vita quotidiana utilizza un dialetto triestino, e per questo trova difficolta a volte a trovare i termini adeguati italiani. Inoltre i suoi studi in Germania gli hanno permesso di sapere bene il tedesco, e a volte questo sfocia nella sua scrittura, e infatti alcuni critici affermano che Svevo scriva male e che questa sia la ragione del suo insuccesso. Anche se in realtà Il linguaggio di Zeno è quello tipico di un borghese triestino che usa l’italiano. Domina anche il discorso indiretto libero.

‘UNA VITA’ 1892 LA VICENDA: È la storia di un giovane, Alfonso Nitti , che abbandona il paese per andare a lavorare a Trieste, dopo che la morte del padre ha lasciato la famiglia in crisi. Si impiega verso la Banca Miller, ma il lavoro gli appare arido e mortificante. Il giovane è imbevuto di letteratura ed evade cosi costruendosi sogni da megalomane. L’occasione per un riscatto della sua vita vuota gli è offerta da un invito a casa del padrone della banca Maller. Alfonso conosce cosi Macario, un giovane brillante e sicuro di se. La figlia di Maller Annetta ha ambizioni letterarie e sceglie Alfonso come collaboratore, lui la seduce e la possiede, ora avrebbe la possibilità di trasformare radicalmente la propria vita, sposando la ricca ereditiera. Alfonso invece preso da una paura fugge da Annetta e si rifugia dalla madre gravemente malata. Dopo la sua morte torna di nuovo a Trieste, deciso a rinunciare alla crudele lotta per la vita. Inoltre credeva di aver superato le passioni, invece all’apprendere che Annetta , sdegnata da lui, si è fidanzata con Macario, è invaso da una dolorosa gelosia. Affronta indignato il signor Maller, ma vengono presi come ricatti. Prova a scrivere ad Annetta per riparare ai suoi errori ma vengono nuovamente presi come gesti ricattatori. Alla fine Alfonso sentendosi incapace alla vita, decide di cercare nella morte una via di scampo, il mezzo per divenire superiore agli odi, distruggendo la sua fonte di infelicita. ANALISI: Alfonso è visto come un INETTO, ossia una debolezza psicologica che rende l’eroe incapace alla vita. Egli è un piccolo borghese declassato da una condizione originariamente più elevata ed è un intellettuale. Questi 2 elementi lo rendono diverso nella solida società borghese triestina. Dinanzi a lui ergono degli antagonisti, come Maller che incarna la figura del padre, creato dalle proiezioni dell’inconscio.Mentre il rivale in questo caso è Macario, che possiede tutte quelle doti che ad Alfonso fanno difetto.Questo antagonismo tra inetto contemplatore e lottatore ritorneranno anche nei 2 romanzi successivi.Il narratore è esterno, tende quasi all’impersonalità , talvolta interviene per smascherare le menzogne del protagonista.— atteggiamento critico verso il personaggio creato da lui stesso.

SENILITÀ 1898 LA VICENDA: Il protagonista Emilio Brentani vive di un modesto impiego presso una società di assicurazioni triestina. Egli ha attraversato la vita con prudenza, appoggiandosi alla sorella Amelia con cui vive e che lo accudisce, e con l’amico Stefano Balli, scultore , uomo dalla personalità forte che compensa i suoi insuccessi con la fortuna con le donne. L’insoddisfazione per la propria esistenza spinge Emilio a cercare il godimento nell’avventura, con una ragazza del popolo, Angiolina. Emilio voleva solo divertirsi ma alla fine si innamora, idealizzandola e trasformandola nella sua fantasia in una creatura angelica, —> DANTE La scoperta della vera natura di Angiolina che ha numerosi amanti e si rivela cinica e mentitrice e scatena la sua gelosia. Ma egli non riesce a staccarsi dalla ragazza. L’amico poi si interessa anche lui ad angiolina prendendola come modella per una sua statua, e la ragazza si innamora perdutamente di lui. La gelosia di Emilio si concentra ora tutta su Stefano. Nel frattempo la sorella si innamora anche lei di Stefano ed Emilio accorgendosene allontana l’amico da casa sua, distruggendo cosi la vita della sorella. Dopo la morte di Amalia Emilio torna a rinchiudersi nella sua senilità , guardando la sua avventura come un vecchio guarda la sua gioventù. ANALISI: Emilio Brentani è inetto come Alfonso Nitti, vive il suo stesso disagio, ma non giunge all’autodistruzione → sceglie un limbo, « senilità», dominato dalla figura «materna» della sorella Amalia (vedi Pascoli) Il contrasto con Angiolina, simbolo della «salute», fa emergere l’inettitudine di Emilio, la sua paura della donna e del sesso → trasfigurazione di Angiolina Se Emilio Brentani rappresenta il chiudersi vittimistico nell’impotenza, Stefano Balli il tentativo di rovesciare l’impotenza in onnipotenza. La realtà viene filtrata dalla letteratura, che contribuisce a costruire l’inettitudine Emilio in realtà è un romantico sentimentale, è il modello d’uomo proposto dalla società borghese ottocentesca, nella fase della sua pienezza, un valore che si è ormai tramutato in stereotipo culturale. Quella figura era entrata in crisi in quell’età di intense trasformazioni, col trionfo dell’assetto monopolistico e della società massificata , ed Emilio incarna a proprio questa figura: l’impotenza sociale del piccolo borghese declassato. I suoi principi filosofici sono maschere consolanti. Il Romanzo focalizzato sul protagonista, che si rivela inattendibile. Questa inattendibilità viene denunciata da Svevo che interviene con il narratore con: -giudizi taglienti smascherando il suo auto-inganno -minime sfumature ironiche (come un semplice avverbio) -ironia oggettiva: basta il contrasto tra le convinzioni del personaggio e la realtà a metterlo in ridicolo la registrazione del linguaggio di Emilio, nelle forme del discorso diretto e dell’indiretto libero: enfatico, melodrammatico e banale, tipico della letteratura romanzesca di second’ordine Insomma, attraverso Emilio Brentani, Svevo compie un’analisi critica della mentalità e della cultura della sua epoca —> MANZONI

COSCIENZA DI ZENO 1923 NOVITÀ NARRATIVE: Cambiamenti intervenuti dal 1898 al 1923: -Prima guerra mondiale -Superamento del Positivismo Avanguardie letterarie e artistiche Psicoanalisi -Teoria della relatività: il saggio incompiuto su questo tema che disegna l’inetto come un essere aperto all’evoluzione ↓ Abbandono dello schema del romanzo ottocentesco con narratore anonimo ed esterno Adozione del memoriale o confessione autobiografica di Zeno Cosini, su richiesta del dottor S. , suo psicoanalista. Lo scopo doveva essere terapeutico, ma Zeno si dichiara guarito (la prova è il suo successo negli affari), abbandona la terapia e il dottor S., per vendicarsi, pubblica il manoscritto ↓ Impianto autodiegetico del romanzo, ossia narrato dal protagonista stesso Il tempo è soggettivo e mescola continuamente passato e presente Struttura spezzata della narrazione, che si condensa su alcuni temi fondamentali a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo: -MORTE DEL PADRE -VIZIO DEL FUMO -RAPPORTO CON LA MOGLIE E L’AMANTE -ASSOCIAZIONE COMMERCIALE CON IL COGNATO -PSICOANALISI LE VICENDE Zeno Cosini, un maturo e ricco commerciante di Trieste, quasi intossicato dal fumo, è stato indotto dal suo psicoanalista a scrivere un'autobiografia, nella speranza che ciò lo aiuti a guarire dal pericoloso vizio. Interrotta dal paziente la terapia, il medico Dottor S., per vendetta, ne pubblica le memorie. Zeno nel racconto ripercorre sei significativi episodi della sua vita, legati da una radice comune, l'incapacità di vivere, l'inettitudine che è la sua vera malattia. Ricorda come cominciò a fumare e come non sia mai riuscito ad accendere "l'ultima sigaretta". Il susseguirsi di pentimenti, buoni propositi e fallimenti che si realizza rispetto al fumo si estende anche alle circostanze più importanti della vita: al difficile rapporto col padre, fatto, fino alla sua morte, di diffidenza e incomprensione, che addirittura sul letto prima di morire gli da uno schiaffo sulla guancia; Al matrimonio con Augusta, accettato sotto la spinta del caso e poi rivelatesi felice; Alla relazione con la giovane amante Carla, voluta per sconfiggere la paura d'invecchiare e di cui non si assume alcuna responsabilità morale; Al rapporto di amore e odio col cognato Guido, colpevole di aver sposato Ada, di cui Zeno era innamorato; all'associazione commerciale che ha costituito con lui. Nell'ultimo episodio la guerra sorprende Zeno ed egli ne rimane sconvolto. Ancora una volta la sorte lo aiuta e gli consente di arricchirsi con un fortunato commercio. Ciò lo fa sentire forte e sano e lo spinge ad abbandonare la cura psicoanalitica. Chiude il romanzo l'apocalittica previsione di una catastrofe, prodotta dagli ordigni di guerra e che travolgerà la terra.

LA FUNZIONE CRITICA DI ZENO: A differenza di Emilio, Zeno non è solo oggetto di critica, ma anche soggetto. La diversità di Zeno, la sua malattia funziona da strumento straniante nei confronti dei cosiddetti sani e normali. Zeno nella sua imperfezione di INETTO, è inquieto e disponibile alle trasformazioni, a sperimentare le varie forme dell’esistenza, mentre i sani sono cristallizzati da una forma rigida, immutabile. In Zeno vi è un disperato bisogno di salute, di normalità , di integrazione nel contesto borghese: vorrebbe essere un buon padre di famiglia e un uomo d’affari , ma non riesce ai veramente a coincidere con quella forma compiuta e definita di uomo. Zeno finisce per scoprire che LA SALUTE ATROCE DEGLI ALTRI È ESSA STESSA LA VERA MALATTIA. La vera «guarigione» è saper accettare la propria malattia e riconoscerne le virtù. Zeno è dunque un personaggio a più facce , fortemente problematico, negativo per un verso come campione di falsa coscienza borghese, ma anche positivo come strumento di straniamento e di conoscenza L’INETTITUDINE IN ZENO Le basi teoriche di questo mutamento dell’inetto sono da ricercare nella teoria Darwiniana. L’inetto appare come un abbozzo, un essere in divenire che può ancor evolversi grazie alla sua mancanza assoluta di uno sviluppo, mentre i sani sono già in per se perfetti e quindi incapaci di evolversi ulteriormente. L’INETTITUDINE NON È PIÙ CONSIDERATA SIMBOLO DI INFERIORITÀ, poiché Zeno è un essere mobile e disponibile in opposizione ad un mondo immobile ed irrigidito.

TESTI LA PROFEZIA DI UN’APOCALISSE COSMICA —> inquinamento “L’uomo con l’espansione delle città ha occupato gli spazi che erano della natura, degli animali e delle piante e ha inquinato l’aria con i suoi fumi.” Attraverso la tesi di Malthus, Zeno prospetta un futuro in cui la crescita del genere umano arriverà ad occupare tutto lo spazio disponibile. “La vita è come una malattia: a volte migliora a volte peggiora. Ma a differenza delle altre malattie è sempre mortale, quindi opporsi sarebbe come tappare buchi che abbiamo nel corpo, moriremmo.” Questa parte conclusiva contiene quindi una riflessione di Zeno sia su se stesso che sulla condizione dell’intera umanità.

IL FUMO Zeno , inetto alla vita, è sotto la tutela del dottor S. Egli è consapevole di essere un inetto ma deve trovare un alibi che lo giustifichi, alla fine lo trova nella malattia che, secondo lui deriva dal fumo che avvelena il suo organismo. Infatti vuole smettere di fumare: -per essere un uomo forte ed equilibrato, però è dubbioso per il fatto di non voler scoprire la verità dietro al fumo. Le cause del suo vizio sono nell’infanzia, ovvero nel come ha iniziato a fumare: Iniziò rubando al padre, questo gesto indica la volontà del ragazzo di appropriarsi della forza virile del padre. Fumare è un rituale che conferma ed esalta la sua dignità di uomo schiacciato dalla figura paterna. L’amico con cui Zeno parla gli dice che in lui sono presenti 2 persone in lotta fra loro: - La prima che comanda (super io) è il padre e per questo trova piacere nello sfidarlo; - L’altra che è schiava della prima

Quindi la questione di “Zeno che vuole smettere di fumare ma non riesce” è soltanto il conflitto fra queste 2 persone—> OGNI TENTATIVO DI SMETTERE INCREMENTA IL SUO DESIDERIO. La malattia del fumo nasconde un’altra malattia, LA MALATTIA DELL’UOMO , quella di essere incapaci a proseguire un fine.

LA MORTE DEL PADRE Nel primo passo descritto dal testo viene presentato un ritratto del padre e viene offerta una ricostruzione del conflitto del figlio con lui. È un ritratto che appare corrosivo, cattivo e rivela tutti gli impulsi aggressivi. Si può cogliere di qui la radice del l’inettitudine particolare di Zeno, egli vuole inconsciamente essere inetto per contrapporsi al padre borghese e alle sue incertezze. Gli impulsi aggressivi si scatenano in occasione della malattia del padre, che lo priva della sua forza e del suo potere simbolico. Zeno rifiuta di ammettere alla coscienza questi impulsi, li rimuove, cerca disperatamente di affermare ai propri stessi occhi la sua innocenza. La sequenza più famosa è quella dello schiaffo paterno, dove nella confusione mentale il padre ha la sensazione che il figlio gli voglia togliere l’aria: quindi tira uno schiaffo al figlio mentre è...


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