Teologia 1 - Questioni ermeneutiche PDF

Title Teologia 1 - Questioni ermeneutiche
Course Teologia Sacra scrittura
Institution Libera Università Maria Santissima Assunta
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Questioni ermeneutiche...


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PARTE 1: LE QUESTIONI ERMENEUTICHE L’ ISPIRAZIONE DELLA SCRITTURA La prima problematica sorta è stata: la Bibbia è Parola di Dio o parola umana? O entrambe le cose? La teologia e il Magistero della Chiesa hanno dato risposta a tale questione ricorrendo al concetto di ispirazione dei testi biblici. È evidente che la stesura dei testi sacri è avvenuta tramite un’operazione letteraria di alcuni uomini definiti agiografi (scrivere sacro) ispirati dallo Spirito Santo. Essendo ispirata dallo Spirito Santo, la Scrittura non è lettera morta, ma Parola viva ed efficace. Ispirazione non significa dettatura. L’ispirazione è un fenomeno completamente differente dalla dettatura perché implica la partecipazione attiva dell’agiografo nella composizione del testo sacro. Si è arrivati alla conclusione che ispirando gli agiografi con il suo Spirito, Dio agisce sulle facoltà umane senza annullare la sua umanità. Attraverso l’ispirazione dello Spirito comunica le verità salvifiche che vuole rivelare. Infine si può quindi affermare che la Scrittura è Parola di Dio e parola umana allo stesso tempo.

LA VERITÀ DELLA SCRITTURA (problema ermeneutico fondamentale) Alla base della dottrina della verità biblica vi è un semplice sillogismo: 1- Dio è autore della Scrittura; 2- Dio si è servito degli agiografi come strumento, rendendoli affidabili mediante l’ispirazione dello Spirito; 3- La Bibbia non può contenere errori. La dottrina affermata dal Magistero è che la Bibbia non può contenere errori in quanto scritta da Dio. Il problema della verità della Scrittura emerge in età moderna, quando nascono le scienze. Una prima scienza che provocò la verità del testo biblico fu indubbiamente l’astronomia, con il sistema geocentrico-tolemaico in contrasto con il libro di Giosuè dove egli chiede a Dio di fermare il sole come se fosse lui a girare intorno alla terra. Anche le moderne scoperte archeologiche hanno talora messo in dubbio alcuni dati storici contenuti nella Scrittura. Il Concilio Vaticano II, sempre nella costituzione del Dei Verbum, chiarisce la questione della verità biblica affermando che la verità della Scrittura non entra nelle scienze naturali, la verità della Bibbia è una verità salvifica, non scientifica o storica. La verità della Scrittura ci indica la via da seguire per ottenere la salvezza.

L’UNITÀ DELLA SCRITTURA Un altro principio ermeneutico importante per una corretta comprensione della Scrittura è quello della sua unità interna. Fin dalle origini del cristianesimo l’unità della Scrittura è stata posta in questione. Già l’eretico Marcione, alla metà del II sec., proponeva un dualismo fra il Dio della

giustizia dei testi veterotestamentari e il Dio dell’amore rivelato da Gesù Cristo, e dunque dualismo fra AT e NT. Da sempre la dottrina della Chiesa parla di unità della Sacra Scrittura. Poiché le due componenti dell’intera Bibbia sono egualmente ispirate da Dio, sia l’AT che il NT contengono entrambi la rivelazione di Dio per l’uomo. Nel Dei Verbum si afferma che Dio ha voluto che il NT fosse nascosto nell’AT e che nell’AT fosse svelato nel NT. L’AT prepara e preannuncia la rivelazione definitiva di Dio che si avrà poi nel NT con la venuta di Gesù Cristo. Tanti cristiani tendono a scartare AT ritenendo NT il solo degno di fede.

IL CANONE DELLA SCRITTURA Il termine “canone” deriva dal greco kanon, che significa “misura, norma, regola”. Il canone biblico comprende un numero preciso di testi che la Chiesa ha considerato fondamentali per la sua stessa vita e identità. A canonico si oppone l’aggettivo apocrifo. Lungo la storia della Chiesa questo aggettivo è divenuto sinonimo di “falso”. I libri ritenuti apocrifi sono quei libri che la Chiesa non ha mai riconosciuto come ispirati e dunque come normativi per la sua fede. Discussione della canonicità dei libri della Scrittura avvenne durante: - Concilio di Ippona nel 393 - Nei 2 concili di Cartagine Però la definizione definitiva del canone, valida per tutta la Chiesa cattolica, si dovette giungere al Concilio di Trento (1545-1563). Nella sessione dell’8 aprile 1546, il Concilio di Trento definì “una volta per tutte” il canone sei libri sacri. La raccolta dei libri sacri incomincio alla fine del 1 secolo. Antico Testamento Alla fine del I secolo, i rabbini ebrei sottomisero i libri ricevuti a uno scrupoloso esame, secondo 3 criteri fondamentali:  antichità del libro  uso della lingua sacra (aramaico o ebraico)  conformità con i principi del fariseismo (gruppo politico-religioso più importante della giudea al tempo dei maccabei e la prima guerra giudaica). Il canone ebraico delle Scritture conteneva soltanto 39 dei 46 libri che oggi accettiamo come canonici nell’AT. Gli altri 7 libri sono confluiti nel canone cristiano della Bibbia della comunità giudaica di Alessandria D’Egitto aggiungendovi anche altri testi appartenenti alla tradizione religiosa ebraica. Nuovo Testamento Tutti testi scritti tra il 50-100 d.C. È il celebre Canone Muratoriano il documento più antico che fornisce l’elenco di quasi tutti i libri che in seguito sarebbero confluiti nel NT. I criteri che ha utilizzato la Chiesa per stabilire la canonicità dei testi sono:

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Criterio INTERNO (criterio fondamentale basato sull’esperienza interna, personale e spirituale relazionata ai testi sacri) Criteri ESTERNI (autorevolezza dell’ispirazione di chi ha scritto il testo, appartenenza al tempo dell’antichità, al tempo delle origini, che è svelata dalla tradizione ecclesiale presente nel testo, ortodossia dello scritto, concordanza e unità con il resto della Scrittura per essere considerati canonici, l’utilizzo che ne fanno le comunità cristiane e quanto nutriva le loro vite).

CENNI DI STORIA NEL TESTO BIBLICO La chiesa ha incluso nel canone 73 libri divisi in 2 grandi raggruppamenti: - 46 AT (scritti quasi tutti in ebraico poiché di quella tradizione condivisi con i cristiani) - 27 NT (in greco; alcuni testi riconosciuti solo dai cristiani; Gesù come il Messia promesso da Dio) Non essendoci in antichità la possibilità di stampare i testi, la trasmissione dei testi avveniva mediante la loro costante copiatura, la quale esponeva il testo ad eventuali errori da parte dei copisti. Le più antiche testimonianze manoscritte giunte a noi, che contengono frammenti di testo dell'AT, sono il piccolo papiro di Nash e i testi ritrovati di Qumran. Un'opera straordinaria fu svolta da un particolare gruppo di rabbini, chiamati masoreti, che condussero un gran lavoro sul testo ebraico per evitare errori che potessero danneggiare sia il testo scritto, sia la sua pronuncia. Per questo motivo, il testo della Bibbia ebraica è chiamato anche testo masoretico. Per il testo ebraico, le moderne versioni dell'AT ebraico riportano il testo contenuto nel cosiddetto Codice di Leningrado (il più antico codice che attesta per intero il testo della Bibbia ebraica) un manoscritto su pergamena datato al 1008 d.C. Un'opera a stampa fondamentale fu la celebre Bibbia Rabbinica, stampata a Venezia nel 1525. Versioni greche: il primo tentativo di traduzione della bibbia ebraica fu la Bibbia dei 70, dove 72 autori ebrei, che abitavano ad Alessandria d’Egitto, tradussero i testi in lingua greca perché non sapevano più la loro lingua madre. Alla fine emerse che tutte le traduzioni coincidevano. Versioni latine: la prima versione latina è chiamata Vetus Latina e fu redatta probabilmente a Roma o in Africa occidentale tra il II o il III sec. d.C. La traduzione latina più importante fu senza dubbio la celebre Vulgata (divulgata, accessibile a tutti). Fu opera di uno dei più grandi intellettuali e padri della Chiesa, San Girolamo. Egli fu incaricato di tale lavoro dal Papa Damaso, il quale desiderava che tutte le comunità cristiane in Occidente disponessero di un unico e comune testo latino della Bibbia. I criteri che mossero Girolamo nella traduzione furono essenzialmente due: - La fedeltà dei testi originari - L'eleganza e la chiarezza della forma e dell'intelligibilità del testo. Negli anni successivi venne poi redatta la cosiddetta Neo-Vulgata: promulgata da Giovanni Paolo II nel 1979. Versioni nelle lingue moderne: nel documento del Dei Verbum il Concilio Vaticano II ha ribadito l'importanza delle traduzioni nelle lingue moderne, poiché la parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo. Per quanto riguarda l'italiano si sono avute, dopo il Concilio,

due importanti revisioni, la prima nel 1974 e la seconda nel 2008. Quest'ultima è quella in uso nelle Bibbie che troviamo in vendita in Italia....


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