Teoria delle idee platone PDF

Title Teoria delle idee platone
Course Storia della filosofia
Institution Università degli Studi di Ferrara
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riassunti scritti al pc di filosofia...


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DOTTRINA DELLE IDEE Rappresenta l'elemento cardine della filosofia platonica; serve a Platone per superare quello che è il problema di Socrate e dei sofisti (da Eraclito prende l'idea che il mondo muti sempre; da Parmenide prende l'dea dell’ essere eterno e immutabile)egli, ifnatti, concretizza l'idea di Bene socratico, collocandolo in uno spazio preciso: il mondo delle idee. La dottrina Platonica rappresenta il cuore stesso del platonismo maturo Platone, come già detto, si proponeva di continuare il lavoro socratico, ma aveva riconosciuto in esso la mancanza di elementi indiscutibili che certificassero le sue idee. Platone trovò la soluzione nella sua teoria delle idee, che gli permetteva, da un lato, di controbattere in modo definitivo al relativismo dei sofisti e, da un altro lato, di trovare quei fondamenti di cui egli sentiva un assoluto bisogno per rigenerare la società e proseguire l’opera di Socrate. Secondo Platone ogni uomo ha in mente un ideale di un determinato valore (per esempio ognuno sa qual è la giustizia vera, l’amicizia vera, l’onestà vera,…) e giudica gli altri uomini secondo questi ideali. Il problema è che però in questo mondo i valori ideali non esistono (infatti non esiste la giustizia vera, l’amicizia vera, l’onestà vera,…). C’è quindi un evidente sfasamento tra gli ideali che ogni uomo ha in mente e la realtà e la stessa cosa vale anche per la conoscenza e la scienza (per esempio ognuno di noi ha in mente una sfera o una retta, ma nella realtà esse non esistono). Alla fine di questo ragionamento Platone arrivò a dichiarare che esistesse un’altra dimensione dominata dalla perfezione. Il mondo in cui si trovano gli uomini non è affatto perfetto, però noi abbiamo l’idea di perfezione che dobbiamo per forza aver visto in un altro mondo. Secondo Platone una parte di noi è stata in questa altra dimensione contraddistinta dalla perfezione e dalla presenza dei modelli e delle idee. Questa dimensione è chiamata iperuranio (che in greco significa “ciò che sta sopra il cielo”) e questa teoria di Platone è chiamata teoria delle idee. Il termine idea deriva dal greco e significa “modello”. A tutta questa situazione corrispondono anche diversi livelli di conoscenza. Esiste una conoscenza inadeguata che si basa sui sensi e sulle numerose imperfezioni di questo mondo e dà vita alla doxa. Esiste anche una conoscenza perfetta che è quella scientifica, l’epistéme. Le cose perfette vengono conosciute perché vengono ricordate dalla nostra anima che è stata nell’iperuranio. Per Platone conoscere è ricordare e la verità è dentro di noi. In questo senso viene scoperto il vero significato del motto di Socrate “conosci te stesso”. Il ricordo è detto anche anamnesi o reminescenza. In un solo colpo Platone superò sia Eraclito sia Parmenide perché vedeva due mondi, uno dominato dall’imperfezione, dal molteplice e dal divenire e l’altro contraddistinto dalla perfezione e dall’immutabile. Platone descrisse la conoscenza come un segmento di estremi A e B e distinse un punto C su questo segmento. Il segmento AC è la doxa, la conoscenza sensibile, mentre il segmento CB è l’epistéme, la conoscenza scientifica. Platone distinse però ulteriori tipi di conoscenza. Tra A e C inserì un punto D in cui AD corrispondeva all’eikasìa (immaginazione) e alla pìstis(credenza). L’eikasìa corrisponde alle impressioni passeggere, mentre la pìstis è la conoscenza reale fatta con i sensi. La pìstisè sempre inadatta e sbagliata, ma è sicuramente migliore dell’eikasìa. L’epistéme può essere suddiviso in altre due parti. Tracciando un punto E nel segmento CB, il segmento CE rappresenta la diànoia (pensiero discorsivo), mentre il segmento EB sta per la nòesis (intellezione). La diànoia è la conoscenza scientifica dimostrativa, mentre la nòesis è la conoscenza più alta, quella più perfetta, che è quella intellettiva. La differenza sostanziale tra le due è che la prima ha ancora dei rapporti con il mondo sensibile.

Che cos'è la dottrina delle idee , alla quale Platone giunge con la Seconda navigazione ?La parola "idea",innanzitutto,deriva dalla radice greca "id-"che è a sua volta riconducibile al verbo "orao",vedere:è quindi qualcosa che si può vedere ma non con gli occhi,bensi' con l'intelletto;la percezione degli oggetti

sensibili risveglia il ricordo delle idee dell'iperuranio,le quali permettono di misurare l'inferiorità e la deficienza degli oggetti sensibili rispetto ad esse.Cosi' qualunque oggetto sensibile possa essere detto bello, non coincide mai con l'idea della bellezza nella sua perfezione ed immutabilità.L'idea di bellezza,per esempio, è il modello ed il criterio in base al quale possiamo denominare belli determinati oggetti:infatti è perchè già possediamo l'idea di bellezza che possiamo designare belli questi altri oggetti.Nei primi dialoghi Platone aveva presentato l'indagine di Socrate proiettata alla ricerca di definizioni,ossia di risposte corrette alla domanda :"Che cos'è x ?"(dove x sta per bello,giusto...).Per Platone la risposta a questa domanda consiste nel rintracciare l'idea in questione(per esempio l'idea di bellezza,di giustizia...).L'idea è dunque un "universale":ciò significa che i molteplici oggetti sensibili,dei quali l'idea si predica,dicendoli per esempio belli o giusti,sono casi o esempi particolari rispetto all'idea:una bella persona o una bella pentola sono casi particolari di bellezza,non sono la bellezza.Mentre gli oggetti sensibili sono caratterizzati dal divenire e dal mutamento,soltanto delle idee si può propriamente dire che sono stabilmente se stesse;proprio questa differenza di livelli ontologici,ossia di consistenza di essere,qualifica le idee come modelli rispetto agli oggetti sensibili corrispondenti.L'attività di un artigiano,per esempio di un costruttore di letti,è descrivibile da parte di Platone come un insieme di operazioni che mirano a foggiare un determinato materiale (in questo caso il legno) secondo il modello dell' idea del letto,alla quale egli si riferisce costantemente con il suo pensiero.L'idea è quindi dotata di esistenza autonoma,nè dipende per la sua esistenza dal fatto di poter essere pensata;essa è ciò di cui gli oggetti sensibili partecipano.La partecipazione all'idea,per esempio,di bellezza rende un determinato oggetto sensibile bello.Si usa solitamente dire che le idee abbiano una quadruple valenza:1)Ontologica (dal participio del verbo essere greco):due cavalli,per esempio,si assomigliano perchè compartecipano all'idea.L'idea rende conto di ciò che una cosa è.Le cose sono infatti quel che sono perchè imitano le idee.2)Gnosologica (dal verbo greco "gignosco",conoscere):noi conosciamo le cose perchè facciamo riferimento all'idea di uguaglianza:nella realtà empirica l'uguaglianza non esiste;essa esiste in un'altra dimensione.Due uomini si assomigliano perchè partecipano entrambe all'idea di uomo.3)Assiologica (da "axiologia",la scienza che studia i valori):l'idea è il modello (in Greco "paradigma") imitando il quale ogni cosa tende al bene,che è lo scopo di ogni cosa:per un cavallo il bene sarà correre veloce.Ovviamente le imitazioni non potranno mai essere uguali al modello;questo avviene per diversi motivi:uno che merita di essere ricordato è che le idee nell'iperuranio non avevano nè forma,nè colore,nè dimensioni...quindi se disegnamo un triangolo bianco è già diverso dal modello che non aveva alcun colore e che paradossalmente li aveva tutti.Platone sostiene quindi la causa finale:secondo lui la causa il motivo per cui avviene una cosa è il suo fine stesso;la causa finale di una casa è farvi abitare della gente:ci sono però anche delle "concause"(che noi definiremmo "la condizione senza la quale..."),in questo caso i mattoni,il cemento...la vera causa finale però è l'idea stessa,sul modello della quale la casa viene costruita:il fine della casa infatti è essere fatta sul modello dell'idea di casa,cioè nel migliore dei modi:il meglio di ogni categoria corrisponde infatti alla sua idea. 4) Unificazione della molteplicità : gli uomini sono tanti ma l'idea di uomo è una sola . Secondo periodo dell'indagine filosofica di Platone: la dottrina delle idee Nel secondo periodo, la dottrina delle idee è il cuore del platonismo maturo. In antitesi ai Sofisti, Platone ritiene che la scienza ha i caratteri della stabilità e dell’immutabilità e si chiede quale sia il suo oggetto proprio, di certo non le cose del mondo apprese dai sensi, mutevoli e imperfette. Secondo Platone, tale oggetto sono le idee. L’idea è un’entità immutabile e perfetta, che esiste per suo conto e che costituisce, con altre idee, una zona d’essere diversa dalla nostra, l’iperuranio. Il fatto che le idee presentino caratteristiche strutturali diverse dalle cose non esclude un loro stretto rapporto con gli oggetti. Per Platone le cose sono copie o imitazioni imperfette delle idee. L’idea platonica è dunque il modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette del mondo.

In Platone esistono due grandi fondamentali di conoscenza, che sono l’opinione e la scienza (dualismo gnoseologico) cui fanno riscontro due tipi di essere distinti, che sono le cose e le idee (dualismo ontologico). Da Eraclito Platone accetta la teoria secondo cui il nostro mondo è il regno della mutevolezza, mentre da Parmenide il concetto secondo cui l’Essere autentico è immutabile. Dopo aver spiegato cosa sono le idee, vediamo quali sono. Distinguiamo le idee valori, corrispon-denti ai supremi principi etici, estetici e politici (il Bene, la Bellezza, la Giustizia), e le idee matema-tiche, corrispondenti alle entità dell’aritmetica e della geometria. Platone parla talora idee di cose naturali e artificiali. Solo negli ultimi dialoghi, Platone lasciare cadere la nozione matematico-etica di idea, finendo per configurarsi come la forma unica e perfetta di qualsiasi classe di cose. Le cose partecipano alle idee, e le idee partecipano a loro volta del bene, che è l’idea delle idee. Tale idea è stata talora assimilata a Dio: questa lettera non trova tuttavia verifica nei testi, dove risulta tra l’altro assente l’idea di un Dio creatore. Pur affermando la distinzione idee-cose, egli ne sostiene pure il legame. Le idee sono infatti criteri di giudizio delle cose (diciamo che due cose sono uguali sulla base dell’idea di Uguaglianza) e causa delle cose (le realtà dette belle sono tali in quanto partecipano alla Bellezza). Tuttavia, il rapporto idee-cose non è stato ben definito dal Platone della maturità, in quanto egli, pur parlando di mimesi (le cose imitano le idee), di metessi (partecipano alle idee), di parusìa (presenza delle idee alle cose), è rimasto sulla questione piuttosto incerto. Ci domandiamo come e dove esistano le idee. La tradizione, prendendo alla lettera l’espressione platonica di iperuranio ha considerato il mondo platonico delle idee come qualcosa di analogo all’Empireo dantesco e al Paradiso cristiano; altri le hanno considerate come modelli di classificazione delle cose, dei criteri mentali attraverso cui pensiamo gli oggetti. Se la prima interpretazione è stata considerata troppo legata al mito, la seconda è stata invece ritenuta un’eccessiva modernizzazione di Platone. In realtà, il modello platonico deve essere interpretato come un ordine eterno di forme e valori ideali. Un esempio ci è offerto dagli enti matematici; infatti le idee di Triangolo o Numero, pur esistendo al di fuori dello spazio e del tempo e indipendentemente dagli intelletti umani, non si trovano in un ipotetico mondo dell’aldilà. Platone si domanda come l’uomo possa accedere alle idee e ricorre alla dottrina-mito della reminiscenza affermando che la nostra anima, prima di calarsi nel corpo, è vissuta nel mondo delle idee, di cui conserva un sopito ricordo. Grazie all’esperienza delle cose, che fanno da pungolo per la memoria, l’anima ricorda ciò che ha visto nell’Iperuranio. Platone dirà: “Conoscere è ricordare”. La gnoseologia di Platone rappresenta quindi una forma di innatismo, in quanto ritiene che la conoscenza non derivi dall’esperienza sensibile (che funge solo da meccanismo sollecitare del ricordo) bensì da metri di giudizi preesistenti e connaturati con il nostro intelletto. Noi non partiamo dunque né dalla verità dispiegata ne dall’ignoranza, bensì da una sorta di pre-conoscenza da cui dobbiamo socraticamente tirar fuori la conoscenza vera e propria. La reminiscenza postula di per sé l’immortalità dell’anima. Nel Fedone, Platone elenca delle prove dell’immortalità dell’anima. Una prima detta dei contrari: la morte si genera dalla vita, e la vita si genera dalla morte, nel senso che l’anima rivive dopo la morte del corpo. Una seconda, della somiglianza, sostiene che l’anima, essendo simile alle idee, eterne, sarà anch’essa tale. Una terza, della vitalità, afferma che l’anima, in quanto soffio vitale, è vita e partecipa dell’idea di vita....


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