Sigmund Freud - la meraviglia delle idee 3 - riassunto PDF

Title Sigmund Freud - la meraviglia delle idee 3 - riassunto
Author Desiree Ascolese
Course Filosofia
Institution Liceo Classico e Liceo Linguistico Giosuè Carducci
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Summary

FREUDFreud è considerato il padre della psicoanalisi. Prima di Freud, i disturbi mentali erano considerate conseguenze di problemi celebrali (come lesioni ecc.). Freud si interessa di varie materie, come la filosofia o la zoologia, e si laurea in medicina. Inizia a lavorare in vari laboratori di ric...


Description

FREUD Freud è considerato il padre della psicoanalisi. Prima di Freud, i disturbi mentali erano considerate conseguenze di problemi celebrali (come lesioni ecc.). Freud si interessa di varie materie, come la filosofia o la zoologia, e si laurea in medicina. Inizia a lavorare in vari laboratori di ricerca, e arriva al reparto di malattie nervose dell’ospedale di Vienna. A causa della sua curiosità scientifica, prova la cocaina per studiarne gli effetti psicologici e scopre che ha qualità analgesiche e stimolanti. Dopo la morte di un amico, diventato cocainomane per colpa sua, si rende conto della pericolosità della sostanza. In questo reparto di malattie nervose Freud si interessa ai casi di isteria. Ai suoi tempi si pensava che fosse una malattia di tipo organico che riguardasse solo le donne. In realtà è uno stato patologico della psiche che si manifesta con fenomeni di somatizzazione (cioè si hanno sintomi fisici). Il massimo esperto di isteria del tempo era il dottor Charcot, il quale lavorava all’ospedale di Parigi e dove Freud si reca grazie a una borsa di studio (dopo aver conseguito il titolo di docente in neurologia) Grazie a Charcot, Freud approfondisce il metodo dell’ipnosi, che già conosceva grazie all’amico medico Breuer. Grazie a Breuer, Freud si avvicina al caso di Anna O., al quale Breuer non era molto interessato. Quando torna a Vienna, Freud riprende questo caso e involve anche Breuer. Insieme scrivono l’opera Studi sull’isteria. Anna O. è una donna affetta da una strana forma di isteria, che ha gravi sintomi: soffre di paralisi motorie, tosse, problemi di udito e vista, anoressia, afasia e idrofobia. Breuer l’aveva sottoposta alla tecnica dell’ipnosi (che consiste nell’indurre nel soggetto uno stato psicofisico simile al sonno, che diminuendo la capacità critica, permette di indagare sull’inconscio) e aveva scoperto che quando la donna era piccola, aveva visto bere da un bicchiere il cane della governante (che odiava) e ne era rimasta disgustata. Quest’episodio era stato dimenticato dalla paziente, ma è la causa della sua idrofobia. Attraverso la rievocazione del ricordo è riuscita a superare la sua paura. Questo perché grazie al fatto di aver esternato questi ricordi essi si “scaricavano”, cioè si sfogavano e perdevano il loro potere negativo. Questo metodo viene definito “catartico” proprio perché permette di liberarsi. Grazie a quest’esperienza, Freud capisce che c’è una correlazione tra sintomi e fatti dimenticati, e per questo poi parlerà del concetto dell’inconscio. Freud utilizza il metodo catartico non solo per curare i sintomi dell’isteria (come faceva Breuer), ma anche per scoprirne le motivazioni e il significato. Infatti, egli credeva che per curare davvero la malattia il paziente deve conoscerne le cause più profonde. L’ipotesi iniziale dei due era che gli eventi traumatici dei pazienti non abbiano avuto sfogo e ciò produce i sintomi anche se questi eventi vengono dimenticati. Quindi, per liberarsi dalla malattia bisogna ricordare tali eventi. A questo punto bisogna capire perché questi traumi vengono dimenticati. Breuer crede che questi eventi traumatici siano avvenuti in uno stato “ipnoide”, cioè uno stato al limite della coscienza, dovuto da forti emozioni negative. L’ipotesi a cui tende Freud è invece che l’evento traumatico stesso provoca una reazione di difesa, che elimina il ricordo spiacevole (teoria chiamata della rimozione). Quest’ipotesi dell’oblio da difesa viene applicato ad altre malattie oltre all’isteria, come le nevrosi ossessive, cioè la presenza ossessiva di un’immagine mentale o la ripetizione di comportamenti o rituali. A questo punto Freud sintetizza le tappe delle patologie da lui osservate: - Evento traumatico – reazione di difesa che fa dimenticare l’evento – la normale espressione della persona viene bloccata – l’energia inespressa causa sintomi: organici nell’isteria e psichici nella nevrosi ossessiva Dai suoi studi Freud arriva alla conclusione che esistono dei processi psichici non consapevoli: come il fatto di dimenticare inconsapevolmente i ricordi traumatici che hanno comunque conseguenze. Questo fa avvicinare Freud ad un’analisi più profonda della coscienza, che fino ad ora ha avuto un ruolo marginale nelle ricerche scientifiche. Per confermare le sue teorie, Freud si sottopone ad un’autoanalisi per 4 anni. Inizia ad interessarsi alle cause della nevrosi, e alle sue origini. Indica il ruolo essenziale della sessualità nell’insorgenza della patologia. Breuer non condivide questa sua ipotesi e quindi l’amicizia tra i due si rompe. Freud arriva a questa conclusione perché in tutti i casi da lui trattati con il metodo catartico sono tutti legati alla sessualità. Infatti, all’inizio egli crede che l’evento traumatico abbia sempre origine da un’aggressione sessuale subita in infanzia. Poi invece osserva che anche in età infantile la sessualità esiste ed è molto complessa. La sua autoanalisi e le osservazioni dei pazienti vengono raccolte nell’opera L’interpretazione dei sogni, che è il capolavoro di Freud ed è uno dei libri fondamentali del Novecento. Grazie alla sua autoanalisi Freud capisce che grazie all’analisi dei sogni si può arrivare ai comportamenti inconsapevoli della persona (che egli indica con la dimensione dell’inconscio). I sogni sono sintomi del passato (e non del futuro come pensavano gli antichi). In particolare, è l’espressione di un desiderio, cioè il modo in cui il soggetto manifesta

una tendenza, un impulso, un bisogno, perlopiù rimossi e quindi rifiutati a livello cosciente. Ma i sogni non hanno un’interpretazione semplice, perché il vero significato di essi viene camuffato. Freud paragona il sognare all’attività di un’artista: creiamo una serie di immagini, a volte pauroso a volte seducente, proprio come un’artista. E proprio come un’opera d’arte, i sogni hanno bisogno di un’interpretazione, perché hanno dei significati nascosti. Freud trova due significati nei sogni: il primo è più immediato, cioè il significato è quello che il sogno ci sta mostrando, ed è definito “contenuto manifesto”; il secondo, nascosto, è l’insieme di desideri, tendenze e idee, che si esprimono nel sogno in forma travestita, ed è definito come “contenuto latente”. Il contenuto manifesto trae le immagini da avvenimenti recenti, mentre il contenuto latente si può riferire ad avvenimenti passati, come la prima infanzia. Freud chiama l’attività che nasconde i contenuti “censura”. Il sogno è il risultato del compromesso tra censura e la rivelazione. La difficoltà nell’interpretare i sogni sta proprio nel superare le barriere degli elementi rivelati, perciò c’è bisogno di un’analista. Nei sogni i desideri non vengono espressi direttamente, ma in una forma allusiva e simbolica, quest’attività viene chiamata da Freud “lavoro onirico”. Il sogno utilizza, ad esempio, la tecnica della drammaticità, cioè la concretizzazione di pensieri, che non hanno nessi logici. Altre tecniche sono tipiche del sogno: i procedimenti di condensazione, cioè un elemento assume diversi significati; di sovradeterminazione, un elemento corrisponde a più elementi del contenuto latente; di dispersione, un elemento del contenuto latente viene ripetuto in forme diverse nella scena manifesta; di spostamento, cioè l’attenzione viene spostata dall’elemento centrale per depistare la coscienza. Freud approfondisce i meccanismi della memoria e scopre che le forze operanti durante i sogni caratterizzano anche altri aspetti della vita psichica: i lapsus, cioè errori nel parlare, che dipendono dall’alterazione che viene operata su un’intenzione consapevole da una pulsione rimossa, che tentava di manifestarsi; gli atti mancati, cioè errori durante azioni quotidiane (dimenticanze, disattenzioni, falsi ricordi), derivano da un’alterazione di un’attività consapevole da parte di una tendenza inconscia che si vuole manifestare. La maggior parte delle persone le reputa insignificanti, ma sono segnali di conflitti interiori, dovuto alla rimozione di traumi. Capirne le cause significa avvicinarsi all’inconscio. Per Freud, la psiche è un’unità che comprende zone distinte al proprio interno. La coscienza costituisce solo una piccola parte, rappresenta la parte consapevole della nostra personalità, la sua funzione essenziale è di metterci in contatto con il mondo esterno attraverso le percezioni. Sotto la coscienza, si trova l’inconscio, il quale contiene i desideri, ricordi e impulsi (prevalentemente sessuali) che sono stati rimossi dal soggetto, perché ritenuti inaccettabili o malvagi, ma che comunque rimangono operativi e che si possono manifestare camuffati nei sogni, nelle dimenticanze quotidiane e nei sintomi delle malattie nervose. Diverso dall’inconscio è il preconscio, perché è costituito da contenuti e processi psichici latenti, cioè momentaneamente non presenti alla coscienza, ma che possono diventare consapevoli in qualsiasi momento. Queste tre zone sono note agli studiosi come “prima topica”. Nell’opera l’Io e l’Es Freud introduce la seconda topica, cioè un diverso modello di descrizione della psiche, che secondo Freud è più adeguato. Essa individua istanze e funzioni, invece di zone, e tiene conto delle relazioni tra il livello psichico e il livello somatico. La psiche viene divisa in Es, Io e Super-Io. L’Es rappresenta la vita pulsionale, che Freud definisce come “un calderone di impulsi ribollenti”. È a carattere inconscio e quindi risulta “impersonale” o estraneo all’Io, pur influenzandolo. Per questa sua caratteristica impersonale, Freud lo nomina es, come il pronome impersonale tedesco. Per capire meglio questa istanza basta pensare ai neonati: essi vivono senza censura, senza alcun freno inibitore (ad esempio, se devono fare i bisogni, li fanno senza problemi). L’Es asseconda la tendenza a soddisfare immediatamente i propri desideri. È quindi l’inconscio. Il Super-Io è la coscienza morale, cioè l’insieme dei divieti che ci sono stati imposti fin da bambini e che noi abbiamo interiorizzato come modelli di comportamento. Continuando con l’esempio del neonato, quando cresce impara a fare i bisogni mentre è da solo. Questa istanza è in parte cosciente perché è un modello, e in parte incosciente, perché deriva da processi di cui noi non siamo consapevoli. L’ Io rappresenta la parte organizzata della psiche, essa consente la mediazione e sintesi tra le istanze contrapposte dell’Es e del Super-Io. Dall’Io dipendono le azioni, cioè gli impulsi dell’Es per trovare soddisfazione devono sottoporsi ad un filtro. Quindi esso presenta comunque degli elementi inconsci. L’Io deve fare i conti con i “tre severi padroni”, perché oltre all’Es e al Super-Io si aggiunge il mondo esterno. Freud afferma che il poveretto si sente accerchiato dai tre e per questo reagisce in casi estremi con angoscia. L’Io non riesce a impedire l’emergere delle tendenze rimosse, semplicemente le devia o le camuffa. Freud afferma che l’Io pressato dai tre padroni non riesce sempre a mantenere l’equilibrio, e questo causa la nevrosi, che è appunto uno dei principali squilibri della psiche (non è quindi una malattia organica). Freud mostra l’esempio di una sua paziente, la quale era segretamente innamorata del cognato. Quando la sorella muore, oltre al dolore prova

anche felicità, in quanto adesso le è permesso sposare l’uomo. Questo pensiero, però, si scontra con la sua coscienza, cioè il Super-Io. Ciò la porta ad ammalarsi, mostrando gravi sintomi. Durante la terapia, la paziente ricorda il suo innamoramento e riuscì a guarire. C’è da dire che secondo Freud anche nell’individuo normale avviene lo scontro tra le tre istanze. Il confine tra normalità e patologia è sottile. Quindi, l’individuo per poter essere considerato normale deve riuscire a trovare un compromesso tra le istanze. Il matrimonio è un esempio di compromesso, in quanto si riesce a soddisfare i bisogni sessuali senza compiere azioni immorali. Quando l’Es vince si sviluppano comportamenti immorali, mentre quando vince il Super-Io i desideri repressi portano a sintomi nevrotici. I sintomi sono, quindi, segnali della presenza di questo conflitto, che esprimono in modo velato le pulsioni vietate. Freud abbandona la tecnica dell’ipnosi, e inizia a utilizzare il procedimento delle libere associazioni per poter decodificare il significato nascosto dei sogni, dei lapsus e degli atti mancati. Il paziente viene spinto a raccontare tutto ciò che gli viene in mente in relazione a ogni singolo elemento del sogno, mentre è in una condizione ti rilassatezza e abbandono. Il terapeuta deve solo innescare questo procedimento e offrire spunti dai quali partire. In questo modo, si raggirano le barriere dell’Io per arrivare all’inconscio. La difficoltà principale è che il paziente inconsciamente resiste a tale metodo, in quanto vuole conservare nell’oblio questi desideri perché essi sono pericolosi. Il terapeuta deve quindi forzare questa resistenza, così facendo il paziente si libera e può curarsi. Oltre alle informazioni ricevute da questo metodo, il terapeuta deve anche basarsi su ciò che il paziente gli racconta, ma soprattutto su ciò che il paziente non dice, cioè tutto ciò che rivelano le interferenze. È quindi un lavoro prettamente linguistico, ma lo psicologo deve anche notare i comportamenti del paziente. Si tratta, quindi, di un’attività che richiede tempo, ma soprattutto onestà da parte del paziente. Freud definisce trasfert la positiva interazione che si instaura tra il paziente e il terapeuta. Consiste nel fatto che il paziente, acquisendo progressivamente fiducia nel terapeuta, sviluppa nei suoi confronti un trasporto che riproduce quello provato, nell’infanzia, per le figure genitoriali. Questo è positivo al fine dell’analisi, in quanto il soggetto “innamorato” cerca di compiacere il terapeuta collaborando con lui. Lo psicoanalista non deve farsi coinvolgere personalmente dai sentimenti del paziente, ma semplicemente di usarli per curarlo. Alla base della nevrosi e del conflitto psichico Freud individua le pulsioni che hanno un carattere erotico. Questa teoria rivoluzionaria venne generalmente rifiutata dai contemporanei di Freud. La novità principale consisteva nel fatto che la sessualità venne estesa oltre all’età adulta (cioè con il fine di procreare), fino all’età infantile finora considerata innocente. Per spiegare i comportamenti anomali, cioè le deviazioni dal fine della procreazione e quindi dell’attrazione per il sesso opposto, Freud afferma che l’istinto sessuale è un insieme di pulsioni che presenta caratteri specifici e che tende al piacere e alla soddisfazione indipendentemente dall’oggetto e dalla finalità. È il primo a affermare che le pulsioni abbiano una forza autonoma che si sviluppa fino a fissarsi con la pubertà su oggetti e finalità “normali”. Qualsiasi variazione rispetto alla norma è dovuta al suo sviluppo. La concezione dell’istinto sessuale come forza indipendente dall’oggetto e dalla finalità, permette a Freud di collegare gli ambiti della sessualità “normale”, della perversione e della nevrosi. In relazione alle pulsazioni sessuali, Freud parla di libido, cioè un’energia specifica che può subire variazioni nei diversi momenti dello sviluppo, che può indirizzarsi a oggetti o a finalità molteplici e differenti. Essa presenta quindi i caratteri della plasticità, cioè può indirizzarsi su mete differenti, e del polimorfismo, cioè si presenta in diverse forme. Freud ritiene che anche nell’infanzia le pulsioni erotiche siano attive. Egli definisce il bambino come “perverso polimorfo”. È perverso, in quanto la sua pulsione sessuale non tende alla procreazione o nel soddisfacimento della genitalità. (il neonato prova piacere erotico nella suzione della mammella o al contatto con il corpo materno). Con polimorfismo intende che il bambino prova piacere in diverse zone del corpo nel corso degli anni. Freud parla di tre fasi: - fase orale (0-1) – fase anale (1-3) – fase genitale (3-5) Nella fase orale il piacere è rappresentato dalla suzione e la zona erogena è la bocca; in quell’anale la zona erogena è l’ano, con le connesse funzioni corporali; nella fase genitale, la zona erogena è negli organi sessuali. Quest’ultima si divide a sua volta in zona fallica e in una genitale a senso stretto. Nella zona fallica il bambino diventa consapevole della possessione del pene (e la bambina della sua esistenza) e diviene oggetto di attrazione ma provoca la paura di perderlo (complesso di castrazione). Anche la bambina subisce il complesso di castrazione perché prova invidia per il pene e ne vive la mancanza come una colpa. Dopo la fase fallica, c’è il periodo di latenza, che va fino alla pubertà, dove la sessualità si interrompe. Con la pubertà la sessualità ritorna, e la zona erogena continua a essere la sfera genitale. Alla teoria dello sviluppo della sessualità infantile, Freud associa il complesso di Edipo, cioè l’insieme di sentimenti che caratterizzano il rapporto del bambino con i genitori, e che si manifestano tra i 3 e 5 anni. Esso è caratterizzato

dall’attaccamento erotico del bambino nei confronti della madre e della bambina nei confronti del padre. Il maschio sviluppa sentimenti ostili verso il padre, che viene considerato un rivale per l’attenzione della madre. Pretende di dormire nel suo stesso letto e promette di sposarla e di non abbandonarla mai. La femmina si sente attratta dal padre e tende a escludere la madre. Freud afferma che molto spesso sono i genitori stessi che assecondano questi comportamenti. Freud ricava il nome di questo complesso da una tragedia di Sofocle, Edipo Re, dove l’eroe a causa di situazioni fuori dal suo controllo uccide il padre e sposa la madre inconsapevolmente. Secondo Freud, l’orrore che proviamo nel leggere quest’opera è perché anche noi proviamo un desiderio analogo nella fase infantile. Il complesso di Edipo ha una funzione molto importante, in quanto ogni uomo per maturare deve superare. Coloro che non ci riescono proveranno sempre un senso di colpa e di nostalgia, che gli impediranno di vivere una sessualità matura e soddisfacente. Nelle ultime opere (l’avvenire di un’illusione e il disagio della civiltà) Freud si concentra sullo studio della società, dell’antropologia e della morale. In realtà, già ne aveva discusso nell’opera Totem e tabù. Si concentra in particolare sull’istituto del totemismo, che si ritrova in popolazioni primitive anche molto distanti tra loro. Esso presenta caratteristiche variabili e caratteristiche costanti. In questa forma di organizzazione sociale i componenti di una comunità sono divisi in tante unità caratterizzate da un totem, cioè un segno distintivo che rappresenta l’autorità e il culto, nella maggior parte dei casi rappresentato da un animale. Si tramanda per via materna ed è un legame più forte di quello familiare. L’animale simbolico non viene cacciato, in modo che in cambio esso dia protezione e aiuto. Il legame totemico ha il fine di non far sposare consanguinei, e quindi impedisce gli incesti. Secondo Freud questa proibizione non può venire da valutazioni mediche, considerando il livello primitivo di queste società. Al totem è legato il concetto di tabù, cioè tutti quegli aspetti che sono ritenuti sacri e quindi proibiti. Freud considera il totem e il tabù come l’origine delle norme sociale, religiose e morali create dagli uomini per proteggersi da quegli istinti immorali. Freud parla anche del fine della società, che lui ritrova nella felicità, intesa come assenza di dolore e soddisfacimento dei bisogni. L’agire individuale è mosso dal principio di piacere, cioè la tendenza a realizzare immediatamente i propri bisogni e desideri, anche tralasciando i vincoli imposti dal mondo esterno. È la condizione che domina l’infanzia, in cui il bambino è portato a integrare i dati percettivi con la fantasia per renderli conformi alla realtà: ad esempio, in assenza del latte materno, egli si succhia il dito, cioè appaga un desiderio grazie all’immaginazione. Questo principio si scontra con il principio di realtà, cioè la presa di coscienza dei limiti che la realtà pone e quindi spesso occorre non soddisfare l’appagamento o selezionare tra i bisogni per rispettare le regole sociali. Esso implica un esame della realtà, che spesso può essere causa di sforzo, di sacrificio e quindi infelicità. Secondo Freud, più la società progredisce, più siamo destinati all’infelicità, in quanto le forze repressive diventano maggiori. Perciò, l’uomo p...


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