Terapia sistemica individuale PDF

Title Terapia sistemica individuale
Author Letizia
Course Psicologia Clinica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
Pages 17
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Summary

TERAPIA SISTEMICA INDIVIDUALE Luigi Boscolo, Paolo Bertrando INTRODUZIONE La terapia sistemica odierna il frutto delle esperienze teoriche e cliniche degli anni passati, e consiste con il cliente in una complessa rete di idee, emozioni, persone significative, connesse ricorsivamente da due interlocu...


Description

TERAPIA SISTEMICA INDIVIDUALE Luigi Boscolo, Paolo Bertrando INTRODUZIONE La terapia sistemica odierna è il frutto delle esperienze teoriche e cliniche degli anni passati, e consiste nell’immergersi con il cliente in una complessa rete di idee, emozioni, persone significative, connesse ricorsivamente da due interlocutori per mezzo dello strumento linguistico. Quindi la terapia sistemica di oggi aiuta il cliente a sviluppare la capacità di connettere le cose e le persone, gli eventi e i significati, liberandosi così dalla rigida visione di sé e della realtà che lo circonda. (Il cliente si libera di una sua storia, divenuta ingombrante e fonte di sofferenza, per entrare in una nuova storia, che offre maggior libertà e autonomia).  Fondamenti della teoria sistemica sono: o La teoria generale dei sistemi; o La teoria della comunicazione; o La cibernetica; PARTE PRIMA CAPITOLO 1: UNA TEORIA IN EVOLUZIONE Il modello sistemico attuale si è sviluppato attraverso una serie di esperienze, di ricerca, di consulenza e terapia con famiglie e coppie, utilizzando dapprima l’approccio strategico-sistemico del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto (1971-1975), poi l’approccio sistemico di Milano degli anni 1975-1985. Quindi il modello ha ricevuto dei contributi da: - Costruttivismo; - Cibernetica (di secondo ordine); - Costruzionismo; - Narrativa ed ermeneutica; Questi contributi hanno permesso un ampliamento della definizione, perché oltre che “sistemico” è definito anche “epigenetico”= Termine ripreso da un articolo di Lyman C. Wyne, secondo il quale l’epigenesi “nel suo significato più generale si riferisce a eventi in divenire (genesi) che si costruiscono su (epi) eventi immediatamente precedenti”. Applicato a una visione dello sviluppo umano “gli interscambi e le transazioni di ogni fase di sviluppo sono costruiti sui risultati (outcome) di transazioni precedenti”. Luigi Boscolo  Agli inizi degli anni ’70 ha lavorato in due contesti importanti: uno studio privato di psicoanalisi individuale, e “nell’équipe di Milano” dove faceva ricerca e terapia di famiglia e di coppia. Dopo mesi di lavoro nei due diversi contesti, per Boscolo diventa molto difficile lavorare mantenendosi fedele alle rispettive premesse teoriche, perché i due contesti differivano per:  La durata e la frequenza delle sedute.  La concezione della persona umana.  La natura dei problemi presentati.  Gli obiettivi del cambiamento e le modalità per ottenerlo. 1

Un primo tentativo per ridurre questa disturbante scissione fu disastroso, perché cominciò ad introdurre nelle terapie individuali a orientamento psicodinamico alcune idee e tecniche dell’approccio strategico-sistemico (quali la prescrizione del sintomo, il paradosso, la riformulazione o ridefinizione). Differenze principali fra i due modelli Modello Psicodinamico 1. Sintomo

Il sintomo era considerato come un epifenomeno di un conflitto inconscio, e l’obiettivo primario era la risoluzione dei conflitti più che la scomparsa dei sintomi.

2. Strumenti terapeutic i

Si interessava degli aspetti semantici della comunicazione, del pensiero più che dell’azione. Quindi lo strumento terapeutico per eccellenza è la presa di coscienza (o insight).

3. Compito del terapeuta

Sono principalmente 2: 1 Esplorare le modalità con cui il cliente si rapporta con sé stesso, con gli altri e col terapeuta (ossia il transfert), perché esse riflettono le modalità relazionali infantili del soggetto con le figure fondamentali (i genitori), che possono essere causa dei conflitti inconsci attuali. 2 Lavorare con molta attenzione alle resistenze dell’inconscio del cliente perché ostacolano il lavoro, attraverso la relazione terapeuta-cliente (in cui sono fondamentali ascolto, empatia, fiducia). Risolvere i conflitti inconsci del passato, connessi alle distorsioni delle relazioni

4. Obiettivi

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Approccio strategicosistemico Si basava su una visione di causalità circolare, in cui il sintomo e la sua persistenza erano da considerare all’interno di un contesto relazionale in cui i “tentativi di soluzione” diventavano il problema. L’obiettivo principale era di rompere i pattern rigidi ripetitivi cui il sintomo era connesso, così che emergessero nuovi pattern più “funzionali”. Si basava sugli aspetti pragmatici e comportamentali, sull’azione più che sul pensiero. Quindi lo strumento terapeutico per eccellenza riguarda le prescrizioni comportamentali per cambiare altri comportamenti indesiderati. Il compito del terapeuta consisteva nel chiedere al cliente di definire quali problemi volesse risolvere e di esplorare i tentativi infruttuosi di risolverli. Poi il terapeuta aiutava il cliente a risolvere tali problemi con interventi strategici, e il successo della terapia era verificato solo attraverso la scomparsa dei sintomi. In questo approccio i problemi del cliente sono “problemi del vivere”, e non erano attribuiti a essi altre cause se non i tentativi di soluzione che erano diventati parte del problema. Gli obiettivi di questa terapia erano uguali sia per il cliente che per il terapeuta: liberarsi

5. Tempo necessari o

6. Natura del problema

transferali del presente (fonte di angosce e sofferenze). Nelle terapie psicodinamiche aperte il numero di sedute, a frequenza settimanale, era fra 50- 100. Nelle terapie psicodinamiche brevi a numero definito, si può andare dalle 20 alle 40 sedute. Problema dovuto a cause interne al soggetto.

dei sintomi. Erano terapie brevi strategiche (max. 10 sedute), caratterizzate da: ottimismo terapeutico, visione positiva, puntare sulle risorse del cliente e soprattutto l’uso della posizione di “impotere”.

Problema dovuto a cause esterne al soggetto.

 La differenza del tempo necessario è dovuta al fatto che nel modello psicodinamico l’esplorazione fra passato e presente e la costruzione della relazione autentica necessitano di molto più tempo. Mutamento di prospettiva  Nel 1975 l’autore fu fortemente influenzato dallo studio del libro “Verso un’ecologia della mente” di Gregory Bateson (1972), perché lo spinse ad andare oltre l’aspetto strategico per sviluppare un modello sistemico “puro”, che cominciò ad essere chiamato “Il Modello o l’Approccio di Milano” , in cui cambiarono:  Gli obiettivi della terapia: l’interesse si spostò dai sintomi e dai pattern comportamentali alle premesse epistemologiche e ai sistemi di significato. Inoltre non si considerava più solo il tempo presente, ma si dava importanza alla cornice temporale che comprendeva passato, presente e futuro.  Il compito del terapeuta: creare un contesto di deutero-apprendimento in cui il cliente avrebbe potuto trovare le proprie soluzioni. UN NUOVO INTERESSE VERSO L’INDIVIDUO Dall’inizio degli anni ’80 si è assistito ad una convergenza di interessi tra gli orientamenti terapeutici diversi: la terapia individuale si è aperta alla terapia di famiglia e di coppia, e viceversa. Questa convergenza è avvenuta grazie a:  Sviluppi teorici: in quel periodo si assiste ad una rivoluzione epistemologica, dovuta all’avvento della cibernetica di secondo ordine e del pensiero costruttivista, e in seguito al pensiero costruzionista.  Sviluppi pratici: gli allievi raccontavano che spesso erano costretti a seguire i propri pazienti in terapia individuale, a causa di esigenze esterne (servizi pubblici, necessità finanziarie, ecc…). Davanti a queste nuove esigenze, Boscolo e Bertrando, hanno iniziato ad analizzare la vasta letteratura sulla terapia individuale, per ricercare le analogie e le differenze fra i vari modelli teorici: 3

 Modelli terapeutici “strategici” (o “tecnologici”): Comprendono tutti quei modelli che non operano una distinzione fra “normalità” e “patologia”, ma si concentrano sul principio di causalità circolare, che connette il problema alla soluzione. L’obiettivo principale è la risoluzione del problema (che è dovuto a cause esterne al soggetto), attraverso terapie brevi in cui si interviene con tecniche di problem solving e strategie, al fine di ottenere una soluzione in tempo breve (cornice temporale su cui agiscono: presente e futuro).  Modelli terapeutici centrati sulla persona: La persona è l’elemento centrale del processo terapeutico e l’obiettivo principale non è la risoluzione del problema, bensì mira al cambiamento della visione del mondo del cliente e della storia disfunzionale in cui egli è immerso. La tecnica terapeutica riguarda fattori come l’esplorazione, l’empatia, l’ascolto, il calore umano e l’alleanza terapeutica. La cornice temporale su cui agisce riguarda la relazione passato-presente (e alle volte coinvolge anche il futuro). Le terapie individuali svolte dai due autori si posizionano più vicine ai modelli terapeutici centrati sulla persona, anche se capita di utilizzare degli approcci strategici. Questa apertura è fondamentale perché non esiste un modello “optimum” per tutti i casi: ci sono casi che rispondo meglio a terapie brevi basate sul problem solving, mentre altri casi richiedono un cambiamento della storia del cliente. MONDO INTERNO E MONDO ESTERNO Il crescente interesse verso l’individuo richiedeva un ripensamento della teoria e della prassi terapeutica, soprattutto per chi operava nel campo della terapia familiare, in quanto si riteneva che per cambiare un soggetto fosse sufficiente cambiare le relazioni familiari (problema attribuito a cause esterne). Boscolo e Bertrando individuano dei passaggi salienti che hanno portato a sviluppare sempre più connessioni importanti fra mondo interno e mondo esterno:  Gregory Bateson: un primo apporto deriva dal suo pensiero olistico, il quale parla della mente come un’unità immanente nell’ecosistema, e rifiuta tutte le dicotomie: “è mostruoso tentare di separare la mente esterna da quella interna, l’intelletto dall’emozione”. Da queste considerazioni si sviluppa maggior attenzione per il mondo interno del terapeuta (autoriflessività), per il mondo interno del cliente, e alla relazione fra i due mondi e i vari sistemi di riferimenti in cui sono inseriti.  Ronald Laing: famoso psicoanalista molto interessato alle teorie sistemiche, che alla fine degli anni ’60 pubblica “La politica della famiglia”, in cui distingue la famiglia reale dalla “famiglia” interiorizzata (ossia le simbolizzazioni delle relazioni familiari). Concetti fondamentali di Laing sono: - Interiorizzazione= consiste nell’assunzione dal mondo esterno al mondo interno di schemi di relazione. - Trasformazione ed esteriorizzazione= riguarda il rapporto fra l’Io dell’individuo e la famiglia interiorizzata, perché il soggetto tende a 4

proiettare all’esterno gli schemi relazionali derivanti dalla famiglia interiorizzata.  Schwartz: propone il modello IFS (Internal Family System), in cui la mente è vista come un insieme di “sotto-menti” o “sotto-personalità” connesse fra loro ma in relativa autonomia. Inoltre la persona ha un Sé, un’entità che ha il compito di dirigere le sottomenti. La terapia ha il compito di aiutare il cliente a riorganizzare i loro sistemi interni, così che il Sé riesca a guidarli.  Karl Tomm: propone un modello che presenta alcuni punti di contatto con Laing, ma calato in una diversa cornice, il costruzionismo sociale. Secondo Tomm, il Sé è una comunità di altri internalizzati (quindi è pluralistico e molteplice). Mentre l’identità del singolo è diffusa nella comunità, per mezzo delle interiorizzazioni di quell’individuo presenti nelle persone che lo circondano. Secondo Boscolo e Bertrando, nel dialogo terapeutico è importante la metafora delle “voci interne” che ciascuno ha dentro di sé, e che derivano dall’interiorizzazione delle relazioni con le persone più significative. Quindi il terapeuta può ipotizzare le voci interne del paziente e le loro caratteristiche (positive o negative). Questa prospettiva permette di creare una dialettica a tre: terapeuta, cliente e voci interne. EVOLUZIONE DELLA TEORIA E DELLA PRASSI SISTEMICA  Negli anni ’60 e ’70: Il modello sistemico-cibernetico di Gregory Bateson era il più diffuso e utilizzato. Infatti il nucleo centrale della terapia sistemica, in quegli anni, era proprio la cibernetica di primo ordine. Cibernetica di primo ordine= si basa sull’assunto secondo il quale sia possibile separare il sistema osservato dal sistema osservante. Studia come i sistemi mantengono la loro stabilità, compensando con meccanismi retroattivi le deviazioni (omeostasi o morfostasi).  Negli anni ’80: Si verificano una serie di cambiamenti nelle terapie sistemiche che riportano l’attenzione sull’individuo nella sua interezza (inclusione di processi esterni ed interni). I cambiamenti principali sono dovuti a:  La messa in crisi della teoria “Black Box”= Secondo la quale un osservatore poteva rilevare soltanto gli input e output, cioè le relazioni che connettono le persone.  Passaggio dalla cibernetica di primo ordine alla cibernetica di secondo ordine: Heinz von Foerster introduce questo concetto, definito anche “Cibernetica dei sistemi osservanti” o “Cibernetica della cibernetica”, in cui il fulcro dell’interesse è proprio l’osservatore stesso, che con i suoi pregiudizi e le sue teorie costruisce e descrive la “realtà” osservata. Quindi aspetti fondamentali sono l’autoriflessività e la soggettività.  Sviluppo del pensiero costruttivista: pensiero secondo il quale la “realtà” viene co-costruita nel linguaggio attraverso il consenso. Maturana: “Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore”. 5

Cambiamenti epistemologici e teorici fondamentali Quindi grazie all’introduzione della seconda cibernetica e del pensiero costruttivista, si verificano i cambiamenti epistemologici fondamentali per lo sviluppo della terapia sistemica:  Cambia il concetto di “sistema significativo”= in origine si riferiva all’individuo e ai sistemi a cui è connesso, mentre ora nel sistema significativo viene incluso anche l’osservatore (le cui descrizioni sono soggettive).  Scompare il concetto di conoscenza oggettiva= la conoscenza è costruita attraverso l’autoriflessività dell’osservatore (perché non è possibile distinguere le illusioni dalle percezioni).  Centralità del concetto di autoriflessività= il dialogo interno dell’individuo con sé stesso e la presa di coscienza dei propri pregiudizi e delle proprie teorie, dimostra che il soggetto vede il mondo e gli altri attraverso “lenti” soggettive.  L’uomo visto come un sistema autopoietico= ossia autogenerantesi, un sistema autonomo e autorganizzato (che si allontana dalla concezione olistica batesoniana secondo cui un cambiamento nelle relazioni familiari provochi necessariamente un cambiamento del soggetto).  Viene introdotto il concetto di “interazione non istruttiva”= concetto secondo il quale le interazioni tra sistemi viventi non possono condurre al cambiamento diretto dei sistemi interagenti, ma possono creare delle perturbazioni cui ciascun sistema risponde secondo la propria struttura e la propria storia (determinismo strutturale). Quindi l’individuo risponde alle perturbazioni indotte dal terapeuta in modo coerente alla propria struttura e non alle intenzioni del terapeuta stesso. L’unica possibilità che il terapeuta ha per stabilire quale significato dà il cliente alle sue parole e ai suoi gesti è l’osservazione attenta dei feedback (soprattutto non verbali).  Acquistano importanza le emozioni= grazie all’interesse per l’autoriflessività e per il mondo interno, si riscopre una nuova attenzione alle emozioni del singolo, che permettono di andare oltre la dicotomia individuosistema. Questi cambiamenti hanno risvolti positivi, perché hanno aperto l’orizzonte a molteplici punti di vista, ma hanno anche aspetti negativi perché hanno introdotto un certo relativismo. Questi cambiamenti quindi non sono esenti da critiche:  Elsa Jones: sostiene che sia stata svolta una trasposizione troppo frettolosa e acritica dal mondo delle macchine a quello degli esseri umani con le loro complesse reti relazionali.  Altri autori favorevoli al costruttivismo rifiutano il relativismo emerso. LA VISIONE POSTMODERNA I cambiamenti finora descritti si collocano nella più ampia cornice culturale della postmodernità, caratterizzata da assenza di fondamenti e totale relativismo, perché il pensiero postmoderno si adatta alla “modernità liquida” (Bauman) caratterizzante quel periodo storico. Caratteristiche del pensiero postmoderno: 6

o Rifiuta le metanarrazioni: ossia rifiuta i sistemi globali che si pongono come veri ed assoluti, mentre riconosce maggiore importanza alle narrazioni locali e tradizionali, perché sono micronarrative senza pretese di universalità (sono vere in base al sistema e alla teoria a cui si riferiscono). o Abbandona il concetto moderno di “verità”: non esiste una verità che abbia valore assoluto, ma esistono verità che hanno un valore e una validità locale, all’interno del proprio paradigma. o Cambia la visione del soggetto: l’individuo postmoderno è sottoposto ad un enorme flusso di informazioni derivanti dai modelli di vita e dai totalizzanti mass media, che portano alla formazione di molteplicità di Sé (causando una carenza di identità e solidità nel soggetto).  Boscolo e Bertrando: riconoscono che il loro modello sistemico possiede alcune analogie col pensiero postmoderno, ma la differenza sostanziale sta nel fatto che il loro modello non rifiuta, ma accetta, aprendosi ad una prospettiva epigenetica, in cui sono fondamentali due orientamenti sviluppatisi negli anni ’90: il costruzionismo sociale e la narrativa.  Costruzionismo sociale: Questo orientamento può essere considerato come lo sviluppo del Costruttivismo, in quanto quest’ultimo poneva l’accento sull’osservatore, lasciando aperta la dicotomia osservatoreosservato. Mentre il costruzionismo sociale supera tale dicotomia, mettendo in primo piano le relazioni, intese come interscambio sociale mediato dal linguaggio. I teorici costruzionisti vedono le idee, i pensieri e i concetti come emergenti dallo scambio conversazionale fra gli individui (che co-costruiscono). 

La narrativa: L’interesse per questa tecnica è nato dall’apertura della cornice temporale di interesse (passato, presente e futuro), perché incuriosisce come i clienti connettano eventi e significati del loro passato per spiegare in modo deterministico il loro presente e vincolare il futuro. La tecnica della narrativa può essere molto utile nel processo terapeutico perché le persone, nel corso della loro vita, costruiscono delle storie (o autonarrazioni), per dare un senso di continuità e significato alla loro vita, ma spesso queste storie conducono ingabbiano il soggetto in uno stato di sofferenza. Il processo terapeutico diventa allora un mezzo di ri-narrazione delle storie, in cui i clienti recuperano la possibilità e la capacità di essere autori di storie positive per sé.

IL DETTO E IL NON DETTO  Il non detto: Ogni terapeuta di grande esperienza vede e fa molte più cose di quelle contemplate dalla sua teoria di riferimento, perché ciò che guida le sue percezioni non è solo il precetto teorico, bensì l’intuizione, la cognizione e l’esperienza personale (il non detto).

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Quindi ogni terapeuta, indipendentemente dal proprio approccio teorico, opera secondo un principio epigenetico che lo porta ad integrare le più svariate esperienze e teorie.  Purismo teorico: Stabilito ciò, si comprende l’inesistenza del purismo teorico, perché nessuno è in grado di scindere le proprie conoscenze ed utilizzare esclusivamente la teoria di riferimento.  Conversazionalismo puro: Negli ultimi anni, alcuni autori stanno tentando di operare su una base ateorica, utilizzando una “tecnica senza teoria”, in cui il terapeuta deve tenere la “conversazione aperta” e di “non conoscenza” (ossia deve dimenticare tutte le teorie e le conoscenze psicologiche apprese).  La posizione dei due autori: si discosta da conversazionalismo puro, ritenendo che le teorie e le ipotesi siano utili, a condizione che non diventino “verità assolute”. Secondo gli autori è corretto accettare che ogni terapia sia il risultato dell’interazioni della personalità del terapeuta con le proprie esperienze, con le influenze e le teorie a cui è stato esposto, perché un terapeuta esperto è in grado di trascendere la teoria, per uti...


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