Tesina sul lavoro maturità scienze umane PDF

Title Tesina sul lavoro maturità scienze umane
Course Scienze umane
Institution Università degli Studi di Torino
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Tesina sul lavoro esame di maturità liceo delle scienze umane...


Description

LICEO&SCIENTIFICO&“A.&GRAMSCI”-&IVREA& & Cognome'e'Nome:'GARIN&ALESSIA& Classe'5L& & & ESAME&DI&STATO&2020/2021& & ELABORATO&DI&SCIENZE&UMANE& & & Titolo:&Le&trasformazioni&del&lavoro&nella&società&moderna&e&contemporanea& & & L'Italia'è'una'Repubblica'democratica,'fondata'sul'lavoro.' & Costituzione&Italiana&(Articolo&1)& & Ogni'individuo'ha'diritto'al'lavoro,'alla'libera'scelta'dell'impiego,' a'giuste'e'soddisfacenti'condizioni'di'lavoro' ed'alla'protezione'contro'la'disoccupazione.' & Dichiarazione&Universale&dei&Diritti&Umani&(Articolo&23),&1948& & Il'lavoro'nobilita'l'uomo'e'lo'rende'libero.' ' Charles&Darwin& & Il lavoro, inteso come attività pratica tesa ad assicurare al singolo e alla collettività maggiore ricchezza, controllo sulla natura e migliori condizioni di vita, ha accompagnato l'uomo durante tutta la storia e nel corso di questa ha assunto diversa importanza e reputazione. Il lavoro è l'attività per eccellenza che rende l'uomo tale; ogni occupazione, dalla più semplice a quella più prestigiosa, ha la capacità di rendere nobile l'animo di qualsiasi persona e di renderla indipendente sotto ogni punto di vista. Spesso tendiamo a considerare questa attività come un insieme di gesti, talvolta monotoni, che siamo tenuti a svolgere per il nostro sostentamento ma il lavoro è in realtà qualcosa di molto più complesso e che va analizzato, soprattutto nei suoi aspetti positivi. Esso è la fonte di ogni ricchezza e di ogni progresso e, inoltre, è un importante momento della vita sociale di ogni individuo, in quanto, la maggior parte dei mestieri portano le persone a doversi relazionare tra di loro. La nostra Costituzione tiene conto di ciò e pone il lavoro tra i principi fondamentali della Repubblica, così che esso possa assumere una nuova importanza all'interno della società: non

dev'essere inteso solamente come uno strumento per procurarsi i beni di cui si necessita per vivere, ma anche come un mezzo per esprimere liberamente la propria personalità. Un individuo che coltiva le proprie aspirazioni e consegue, grazie alle sue attività lavorative, un risultato utile di qualsiasi tipo, trae da esso giovamento e gratitudine. Come possiamo apprendere dagli studi condotti da numerosi antropologi, il lavoro è sempre stato un concetto centrale fin dalle prime tipologie di società; le società più antiche di cui abbiamo notizia sono quelle acquisitive che basavano appunto il proprio sostentamento sull'acquisizione di tutte le risorse che erano presenti spontaneamente in natura, attraverso quindi la caccia e la raccolta. Il loro era un lavoro a rendimento immediato e a mio parere, seppur parlando di società primitive, ci sono aspetti della loro organizzazione dai quali le nostre attuali società potrebbero trarre insegnamento, come ad esempio l'assoluta parità tra gli individui, anche tra quelli che svolgevano attività diverse, perché tutte servivano al mantenimento della vita in egual misura. Nelle società moderne sicuramente c'è una maggiore pluralità di professioni, ma dovremmo riflettere più spesso sul fatto che ognuna di queste è ugualmente necessaria al giusto funzionamento della collettività in cui viviamo. Inoltre quei gruppi sociali riconoscevano l'importanza che la natura aveva per la loro sopravvivenza e per questo la rispettavano, servendosi solo di ciò che gli era veramente necessario; al contrario, l'uomo moderno, con l'avvento del capitalismo ha iniziato a produrre più di quanto gli servisse realmente, spesso senza tener conto dell'ambiente circostante e ad oggi i risultati di queste azioni iniziano ad essere evidenti. Con l'avvento delle prime popolazioni contadine si svilupparono concetti quali la divisione del lavoro, la proprietà privata, le disuguaglianze sociali e la schiavitù. Lo schiavo nell'antichità apparteneva a colui che lo acquistava e ne dipendeva sotto ogni aspetto; durante il medioevo, gli schiavi non ricevevano un compenso pecuniario per il lavoro svolto e la maggior parte dei prodotti della terra erano destinati al signore. Successivamente, si iniziò anche a parlare di schiavismo in quanto istituzione economica e sociale, e vennero stipulate delle leggi che disciplinavano il possesso degli schiavi, in quanto essi venivano considerati merci e non persone. Nel 1865 il Presidente Abraham Lincoln abolì definitivamente la schiavitù negli Stati Uniti, concetto che venne ripreso nel 1948 con la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo. Sebbene molte persone pensino che lo schiavismo sia una pratica strettamente legata alle popolazioni del passato, in realtà, seppur vietato legalmente in quasi tutti i Paesi del mondo, è ancora presente in molte forme diverse come il traffico di esseri umani, lo sfruttamento del lavoro per debiti, lo sfruttamento dei bambini e il lavoro domestico forzato.

Si tratta di un fenomeno che coinvolge tutti i Paesi e la maggior parte degli 'schiavi moderni' lavora in settori come l'agricoltura, la pesca, l'estrazione mineraria e la produzione industriale. In Paesi come l'Asia e l'Africa si stima che il 20% dei bambini siano ridotti in schiavitù, bambini che non hanno mai frequentato una scuola e che in molti casi sono costretti a lavorare più di 40 ore alla settimana, nei campi o nelle industrie, sottopagati e in pessime condizioni, spesso ad alto rischio di ammalarsi o di riportare gravi danni fisici. Al di là delle forme più estreme, nelle quali si assiste ad una sostanziale privazione della libertà attraverso metodi violenti, esistono numerosi casi di sfruttamento del lavoro molto più vicini a noi di quanto si possa pensare; queste situazioni sono altrettanto gravi e spesso tendono a svilupparsi in particolari settori che si prestano a pratiche abusive o irregolari, come ad esempio il lavoro in nero o il lavoro precario. Durante il periodo di pandemia, in risposta ai nuovi bisogni degli individui, dettati dall'impossibilità di recarsi personalmente ad acquistare cibo e prodotti di prima necessità, si è sviluppato un nuovo problema riguardante la categoria dei “riders” ovvero, i fattorini su due ruote assunti da società di food delivery per consegnare prodotti alimentari a domicilio. Essendo un lavoro molto richiesto e per il quale non servivano particolari requisiti molti di coloro che venivano assunti erano giovani e prevalentemente migranti richiedenti asilo, perlopiù dimorati presso centri di accoglienza, in situazioni di vulnerabilità e di isolamento sociale, in modo che i lavoratori si sentissero costretti ad accettare condizioni di lavoro sfavorevoli pur di non rinunciare al proprio sogno migratorio. Attraverso questo sistema la società è riuscita ad imporre ai “riders” un regime di sopraffazione retributiva basata su pagamenti inadeguati, sistematica sottrazione delle mance, punizioni sotto forma di mancato versamento del dovuto ed imposizione di un numero di corse non compatibili con la tutela delle condizioni fisiche del lavoratore. In Italia questa situazione è stata sottoposta a giudizio legale ma dovrebbe farci riflettere su quante persone si trovano in queste condizioni lavorative e pur di non perdere quel minimo stipendio che gli viene dato non denunciano l'accaduto e allo stesso tempo quanti datori di lavoro per avere un guadagno maggiore sono disposti ad ignorare completamente le leggi per la tutela della libertà, della sicurezza e della salute dei lavoratori. Uno dei sociologi più importanti ad aver affrontato il tema del lavoro e ad essersi interessato alle condizioni del lavoratore è Karl Marx, vissuto negli anni della rivoluzione industriale, anni in cui la società si è definitivamente trasformata da società prevalentemente agricola a società capitalistica. Marx fonda infatti il suo pensiero sulla situazione dell'uomo all'interno di una società completamente trasformata perché, con l'accrescersi delle industrie molte persone avevano

abbandonato le campagne per andare a vivere in città: il lavoro in fabbrica era infatti per molti l'unica prospettiva di mantenimento e nacque così la classe operaia. Sin dai primi anni la classe operaia fu sottoposta a discriminazione da parte della borghesia, il lavoro in fabbrica non era disciplinato da alcuna legge dello Stato e di fatto, a decidere le condizioni lavorative erano i singoli capitalisti, i quali imponevano orari massacranti, un salario minimo e nessuna forma di garanzia per il lavoratore né a livello economico né tantomeno sul piano sanitario o assicurativo. Uno dei primi problemi che Marx affronta è l'alienazione dell'uomo ovvero la situazione dell'operaio all'interno della società capitalistica. Il lavoratore era alienato nei confronti di ciò che produceva poiché quei prodotti non appartenevano a lui ma bensì al capitalista; era alienato nei confronti della sua attività perché era consapevole che la sua forza lavoro veniva sfruttata per far ottenere un profitto al capitalista e il suo lavoro era completamente privo di ogni forma di creatività; era alienato nei confronti della sua essenza poiché lavorare avrebbe dovuto costituire la realizzazione della sua stessa natura ma nella società capitalistica divenne un metodo di sfruttamento; era alienato anche nei confronti degli altri operai perché gli unici rapporti che aveva con essi risultavano conflittuali. Con il Manifesto del Partito Comunista Marx fece delle proposte concrete per poter cambiare la società. L'esigenza principale era quella di eliminare le classi sociali e la proprietà privata dei mezzi di produzione; si aspirava ad un'organizzazione sociale fondata sull'uguaglianza degli individui in base al merito e al bisogno. A mio parere le teorie di Marx sono tutt'ora estremamente attuali, in quanto trovo che nella sua opera sia riuscito a predire ed anticipare

con accuratezza gli sviluppi e le disuguaglianze

economiche a cui la società capitalistica negli anni è andata inesorabilmente incontro. Penso che le interpretazioni delle ideologie marxiste a livello politico, come lo è stata quella Stalinista, non siano assolutamente da rivalutare ma le riflessioni del filosofo tedesco sui meccanismi economici capitalisti e sulle condizioni dell'uomo all'interno di essi siano ancora fondamentali per comprendere a fondo la società moderna. Grazie al pensiero di Marx in quegli anni si vennero a creare i primi Movimenti operai, il cui scopo principale era quello di proteggere e rafforzare gli interessi del lavoro all'interno della società capitalistica. Inoltre nacquero le Trade Unions ovvero, dei sindacati nazionali di mestiere il cui scopo era quello di rendere più sopportabili le condizioni dei lavoratori; da lì a poco queste forme associative vennero legalizzate e si diffusero in quasi tutti i Paesi Europei.

Ad oggi l'articolo 39 della Costituzione sancisce l'assoluta libertà sindacale e infatti attualmente i sindacati sono presenti per quasi ogni categoria di lavoratori e si occupano appunto di salvaguardare i loro diritti, dei quali si fanno portavoce non soltanto con i vertici aziendali ma anche con il Governo e tutte le altre istituzioni locali e nazionali. Un altro autore fondamentale all'interno del contesto storico tedesco di fine '800 che, come Marx, sostenne l'importanza del lavoro all'interno del processo educativo è stato Kershensteiner il quale, sul piano pedagogico, sviluppò il suo metodo educativo basato sull'idea del lavoro come legge del processo culturale. Entrambi erano convinti della necessità di integrare, attraverso il sistema scolastico, lo sviluppo delle abilità manuali e delle facoltà intellettuali ma, se per Marx ciò era necessario al fine di abolire la divisione sociale del lavoro e lo sfruttamento capitalistico, per Kershensteiner, che non aveva ideologie socialiste, lo era per la democratizzazione della società. Sotto questo punto di vista sono d'accordo con le ideologie di Kershensteiner perché ritengo che il lavoro non abbia solo un'importanza pratica e manuale ma anche e soprattutto, un aspetto etico e morale e in quest’ottica risulta fondamentale svolgere attività simili a quelle lavorative anche in giovane età, all'interno del contesto scolastico per assicurare agli individui una giusta integrazione all’interno della società. Durante il periodo di pandemia, a causa delle chiusure, si è sviluppata e largamente diffusa una nuova modalità di lavoro a distanza attraverso l'ausilio della strumentazione digitale ovvero, lo smartworking. Questa nuova esperienza ha portato notevoli vantaggi alle attività lavorative che non necessitano di un contatto fisico tra il lavoratore ed il cliente le quali, hanno assistito ad un netto miglioramento della produttività e ad una riduzione dell'assenteismo e dei costi per gli spazi fisici. Sicuramente per ogni lavoratore l'esperienza dello smartworking è stata soggettiva e da essa ne sono indubbiamente derivati sia lati positivi che lati negativi; tra i primi a mio parere ci sono il risparmio di tempo e denaro dovuti alla mancanza di spostamenti per raggiungere il proprio posto di lavoro e l'opportunità di conciliare le attività lavorative con quelle familiari sulla base di un'organizzazione del proprio tempo più libera e meno legata a degli orari prestabiliti. Tra i lati negativi invece, questa modalità di lavoro telematico ha innegabilmente portato ad un aumento della sedentarietà e dell'isolamento sociale; condizioni che sono senza dubbio fonte di forte stress e nei casi peggiori possono sfociare in disturbi veri e propri come il workaholism ovvero, la dipendenza da lavoro.

Tuttavia, a mio parere, lo smartworking nell'ultimo periodo ha costituito un'esperienza preziosa che ha permesso di portare avanti in poco tempo un percorso di apprendimento e crescita di consapevolezza dei lavoratori che in condizioni normali avrebbe richiesto anni. Ritengo che sarebbe necessario mantenere certi aspetti di questa organizzazione, regolamentandoli all’interno dei rispettivi contratti, anche dopo che la situazione pandemica sarà giunta a termine; aspetti come l'importanza della tecnologia per svolgere certe attività e una maggiore flessibilità del lavoratore nei confronti delle attività che deve svolgere. Per concludere vorrei riprendere la citazione di Darwin fatta all'inizio per domandarci se anche nella società moderna il lavoro riesce veramente a nobilitare l'animo dell'uomo. Spesso siamo soliti pensare che un lavoro, per essere considerato appagante debba rispettare dei canoni come ad esempio una buona retribuzione, una discreta autonomia, un ruolo di prestigio e un contratto stabile ma a mio parere ogni lavoro, a prescindere dalle sue caratteristiche e dal tempo impiegato per svolgerlo, è capace di rendere l'uomo migliore e di elevare la sua dignità, perché ogni lavoratore fa parte di un complesso ingranaggio che contribuisce al benessere di ogni individuo della società. All'epoca di Darwin, coloro che non lavoravano, lo facevano quasi sempre per scelta personale e si ritrovavano quindi in preda all’ozio e ai vizi. Oggi, purtroppo, anche a causa della situazione difficile che stiamo vivendo, molte persone sebbene motivate da buoni propositi, non hanno l'opportunità di lavorare, oppure sono costrette a farlo in condizioni pessime sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista della sicurezza. Per questo motivo nella società moderna non sempre avere un impiego corrisponde al sentirsi umanamente rispettati o sollevati nella propria dignità e allo stesso tempo, non averlo non sempre è sinonimo di una mancanza di nobiltà....


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