tesina sul romanzo \"la promessa\" PDF

Title tesina sul romanzo \"la promessa\"
Author Chesia Flora
Course Didattica generale
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

esempio di tesina su un romanzo...


Description

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INDICE Introduzione

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Capitoli:

1.0 Il libro: il genere e il titolo

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1.1 La morte del romanzo giallo

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1.2 La promessa

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2.0 Rivisitazione di una favola

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2.1 Analogie e differenze con “Rotkäppchen”

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3.0 L’evoluzione del protagonista e il potere giudiziario

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3.1 Matthäi eroe o antieroe?

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3.2 Critica alla giustizia

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4.0 Critiche e commento del film

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Conclusioni

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Bibliografia

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TITOLO: "LA PROMESSA" di FRIEDRICH DÜRRENMATT INTRODUZIONE: CENNI SULL’AUTORE E BREVE TRAMA “La promessa, un requiem per il romanzo giallo”, è la traduzione di“Das Versprechen, Requiem auf den Kriminalroman”, romanzo poliziesco di Friedrich Dürrenmatt, pubblicato nel 1958, che inizialmente era stato scritto dall'autore come sceneggiatura per il film “Il mostro di Mägendorf” di Ladislao Vajda. Il tema era incentrato su delicato problema della violenza sui bambini. Successivamente, lo scrittore sviluppò il soggetto fino a farne un romanzo, mettendo da parte l’originaria intenzione pedagogica. Friedrich Dürrenmatt è nato a Konolfingen il 5 gennaio del 1921 ed è morto a Neuchâtel il 14 dicembre del 1990 in seguito ad un infarto. E’ stato uno scrittore, drammaturgo e pittore svizzero. Dopo un'infanzia problematica durante la quale ebbe problemi di alcol, si diplomò nel 1941 e studiò filosofia e lingue germaniche a Zurigo e a Berna. Dopo la Seconda guerra mondiale, ispirato dagli autori Lessing, Kafka e Brecht, iniziò a scrivere racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri e oscuri, trattano di omicidi, torture e morte. La produzione letteraria di Dürrenmatt è sempre stata caratterizzata da satira e criticità nei confronti della società. Oltre a numerosi racconti, fra cui spiccano” La morte della pizia”, “L'eclissi di luna”, “La panne”, “Il Minotauro”, “Natale”, sono di grande interesse i romanzi “Il sospetto”, “Il giudice e il suo boia”, e il romanzo in questione “La promessa”,dove applica trame investigative. Inoltre da quest’ultimo sono stati tratti i film “Szurkulet”del regista Gyorgy Feher del 1990, quello omonimo, diretto da Sean Penn del 2001 con Jack Nicholson e infine anche uno sceneggiato televisivo di Alberto Negrin del 1979. Tutto iniziò con una conferenza a Coira dove un letterato, la voce narrante,annoiato se ne andò in un bar e incontrò il dottor H, ex comandante della polizia di Zurigo che si offrì di accompagnarlo in questa città in mattinata. Durante il viaggio arrivarono in un distributore dove stava immobile, seduto su una panca, un uomo anziano che indossava una blusa sporca e puzzava di liquore. Dopo aver chiesto rifornimento il comandante entrò nel bar dove sarà servito da una ragazza di 16 anni sporca e spettinata, Annamaria. Ripartendo il comandante spiega al suo compagno che quel vecchio era Matthäi ed era stato il suo uomo più in gamba, un genio che si appassionò ad un caso fino ad impazzire ed arrivare a ridursi così. Gli fu proposto di partire per Berna e prestare servizio lì ma ricevette una telefonata da un venditore ambulante proprio mentre stava per partire e dovette rinviare la partenza. Così si diresse verso Mägendorf dalla quale aveva ricevuto la telefonata e iniziò ad interrogare l’ambulante, già pregiudicato per reato sessuale su minori. Von Guten gli indica un sentiero che portava al bosco dove giaceva a terra con delle ciambelle un piccolo cadavere, si trattava di Girtli Moser. Matthäi armandosi di coraggio andrà dai genitori della piccola a riferire l’accaduto e prometterà sulla sua stessa anima che avrebbe trovato l’assassino. Matthäi crede fin da subito nell’innocenza di Von Guten ma si trova a dover placare la folla imbestialita di contadini che vogliono farsi giustizia da soli perché ritengono che l’ambulante è l’assassino dal momento che era il terzo delitto; 2 anni prima una bambina uccisa con un rasoio (Von Guten vendeva rasoi ed ecco perché è incolpato da tutti) e 5 3

anni prima un’altra ancora. Poco dopo Von Guten rilasciò la sua deposizione raccontando come e quando aveva scoperto il cadavere. Matthäi andò poi verso la scuola di Girtli per parlare con la maestra e compagni per saperne di più e venne a sapere dai bambini che era una bambina molto fantasiosa e che prima di essere uccisa aveva raccontato alla sua migliore amica che aveva incontrato un uomo gigante e nero che aveva regalato lei dei porcospini( chiamato da Girtli il gigante dei porcospini).Nel frattempo durante il terzo grado a Von Guten egli si ritiene innocente ma dalla prova della benzidina sugli indumenti dell’ambulante era uscito fuori che c’erano tracce di sangue di Guten sulla maglia di Girtli, inoltre escono i risultati dell’autopsia:la bambina aveva del cioccolato nello stomaco. L’ambulante confessa dopo 20 ore di interrogatorio ma poi si impiccherà. Il dottor H riteneva il caso chiuso ma, mentre Matthäi si trovava sull’aereo e stava per partire per la Giordania, vide dei bambini dal finestrino e decise di non partire più perché secondo lui l’assassino era ancora in giro e deciderà di occuparsi del caso privatamente abbandonando il posto da commissariato, ma doveva e voleva restare perché tutti i bambini potevano essere ancora in pericolo. Da qui Matthäi impazzirà ed inizierà ad essere seguito da uno psichiatra. Decise che l’unico modo per prendere l’assassino era quello di fargli la posta così comprerà una pompa di benzina e andrà a vivere lì con una prostituta che ha una figlia simile alla vittima che userà come esca. Passano giorni ma questa strategia non funziona. La sua ostinazione era talmente tanta che continuava ad aspettare. Seguiva la ragazzina ovunque e aspettava che il malintenzionato facesse la sua comparsa in scena, ma niente. L’attesa lo logorava e allo stesso tempo la promessa non era stata mantenuta. A distanza di anni, per puro caso, il principale di Matthäi viene chiamato a raccogliere le confessioni di una anziana sul suo letto di morte che dirà tutta la verità. La donna rivelerà che suo marito, morto da tempo a seguito di un incidente, soffriva di alcuni disturbi psichici, ed era anche un bambino per certi versi piuttosto influenzabile, che lo portavano a commettere delitti contro innocenti bambine; lei sapeva di questa sua morbosità ma lo copriva e perdonava, nascondendo le prove. Il vecchio poliziotto si reca subito da Matthäi, gli racconterà tutto, ma ormai Matthäi è diventato apatico, non gli interessa più nulla tranne che della sua pompa di benzina. I IL LIBRO: IL GENERE E IL TITOLO 1.1 La morte del romanzo giallo. Se volessimo definire il classico genere giallo potremmo dire semplicemente che è un genere di successo nato verso la metà del XIX secolo e sviluppatosi nel Novecento. L'oggetto principale del genere giallo è la descrizione di un crimine e dei personaggi: vittime o carnefici. Si parla in modo più specifico di poliziesco quando, ha un ruolo centrale la narrazione delle indagini che portano alla luce tutti gli elementi della vicenda criminale. Essendo un argomento molto vasto il genere giallo si sovrappone con altri generi letterari, come la fantascienza e il romanzo storico. Il genere giallo è diviso generalmente in diversi sottogeneri: il poliziesco, la letteratura di spionaggio, il noir, il thriller (suddiviso in thriller legale e il thriller medico). Il libro in questione, però, è stato considerato un antiromanzo 'giallo', perché liquida, con crudeltà e finezza, 4

il genere poliziesco colpendolo proprio alla radice, cioè nella sua razionalità. Gli elementi legati a questo genere ci sono tutti: c'è l'investigatore freddo e infallibile, il commissario Matthäi che decide di dedicare tutta la sua vita affinché venga fuori il colpevole; ci sono i colleghi ottusi che sembrano non approvare e contrastare quanto detto da Matthäi; c'è un delitto raccapricciante che costa la vita a una bambina di sette anni,Girtli, fino ad arrivare allo scioglimento del mistero e alla rivelazione dell'assassino. Ma tutti questi elementi sono distorti dall’autore, deformati attraverso una vicenda grottesca che porterà da una parte al fallimento dell’investigatore e dall’altra all’impunità dell’assassino che non pagherà mai per quello che ha fatto. L’autore infatti sostituisce alla morale di ogni poliziotto (il delitto non paga) una morale metafisica assurda: chi fa affidamento sulla razionalità finisce per essere la prima vittima . Il sottotitolo non è casuale e ci fornisce la chiave di lettura, con l’espressione ‘requiem’ (dal latino preghiera per i defunti) si vuole intendere un vero e proprio funerale del romanzo giallo che dopo una lunga vita piena di successi è destinato a morire, e questo testo ne segna la fine, ma non si tratta solo della fine di questo genere ma anche la fine della finzione e del sogno. Muoiono la razionalità, l’ordine, la legge e vince il caos che governa l’esistenza, l’irrazionale, il caso (che si impone come elemento dominante, non ci sono regole logiche che possono guidare l’uomo o in questo caso il detective). Allo stesso tempo muoiono anche l’indagine e la ricerca mentre a regnare è l’imprevisto, l’attesa. Il detective e il romanzo classico vengono letteralmente uccisi, eliminati, come se non fossero mai esistiti. Tutto sembra essere immerso nel disordine, nella confusione, nel caos e avvolto da oscurità, solo Matthäi sembra avere un’illuminazione ma che è destinata a spegnersi a causa dell’incomprensione dei suoi colleghi e tutto ciò lo fa impazzire perché sa di aver fatto una promessa che vuole rispettare, ma è anche consapevole del fatto che più passa il tempo e più sarà difficile trovare il colpevole. Tutto il racconto è dominato dall’impossibilità del protagonista di arrivare alla verità e alla giustizia attraverso il lavoro da commissario. Ma allora la domanda che sorge spontanea è: come mai è possibile un simile fallimento da parte di un commissario della polizia? L’autore risponde indirettamente a questa domanda spiegandoci che i romanzi a sfondo poliziesco fanno credere al lettore che è sempre possibile giungere a una soluzione, e quindi con la scoperta e l’arresto del colpevole destinato a scontare la pena in carcere, ma in realtà questo non accade sempre, basta pensare a tutto ciò che si sente in tv per quanto riguarda assassini, omicidi, violenze fisiche e psicologiche. Può capitare che il poliziotto o il commissario in questione non riescano a trovare un risvolto positivo e una soluzione alla vicenda, d’altronde la vita è dominata dal caso, ed errare o non riuscire in qualcosa è umano. Questo libro non rispecchia volontariamente le aspettative del lettore, che durante la lettura spera che prima o poi esca fuori l’assassino, e ci mette di fronte a un vero e proprio fallimento che può umanamente accadere, e l’unica soluzione è mettersi l’anima in pace. Invece qui Matthäi, a causa della smania di catturare il colpevole, impazzisce, pazzia che il protagonista non aveva nemmeno immaginato. Non accettando questa sconfitta scivola in un buco nero da cui non uscirà più e tutto ciò per puro e semplice caso.

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1.2 La promessa. A Matthäi viene dato il compito più crudele, quello di andare dai genitori della vittima a riferire quanto accaduto dal momento che nessun membro della polizia aveva il coraggio di farlo e una volta giunto a casa dei Moser trovò l’uomo a spaccare la legna e la donna sull’uscio della porta. Un volta terminato con le domande e con il racconto il commissario fissò la donna che cominciò a parlare:

“Chi è l’assassino?” chiese con una voce così calma e staccata che Matthäi ne ebbe un brivido. “Lo scoprirò, signora Moser.” La donna allora lo fissò, minacciosa, supplichevole. “Lo promette?” “Lo prometto, signora Moser,” disse il commissario, improvvisamente dominato solo dal desiderio di lasciare quel luogo. “Sull’anima sua?” Il commissario rimase sorpreso. “Sull’anima mia,” disse infine. Che altro poteva fare? “Adesso vada,” ordinò la donna. “Ha giurato sulla sua anima.”

E’ proprio con questo dialogo che capiamo la scelta del titolo. Questa promessa, fatta ai genitori della bimba,si trasformerà in una vera e propria ossessione per Matthäi, e diventerà il suo unico scopo di vita. Dopo che un ambulante, ritenuto colpevole, si suicida, il commissario si dimette per potersi dedicare completamente al caso. Matthäi strada facendo si rende conto di non avere nessuna prova, a quel punto, decide che l’unico modo per poter catturare l’assassino è attirarlo in trappola. Matthäi arriva così ad usare una bambina, che assomiglia molto alle vittime, per catturare la sua preda che secondo lui si sarebbe prima o poi avvicinato anche alla sua bella e dolce Annamaria. Questa attesa logorante e questa voglia di mantenere la promessa condurrà l’ex-commissario sull’orlo della pazzia. "Promisi sulla mia coscienza di trovare l'assassino, solo per non essere costretto a vedere ancora il dolore di quei genitori... e ora devo mantenere la mia promessa." Di fatti l’investigatore è vincolato dall'impegno preso con la mamma della giovane Girtli e obbligato dalla propria anima, sulla quale aveva giurato, a risolvere il caso della bambina, promettendo solennemente di trovare l’assassino per non vedere più il dolore negli occhi di quei genitori. Aveva perso il lavoro, era stato catturato da questo ciclone di emozioni che l’aveva portato quasi a perdere la conoscenza di quello che è la vita reale, era impazzito ed in cura da uno psichiatra, aveva perso la credibilità, la stima e la fiducia in tutti i suoi colleghi che lo ignoravano perché considerato un folle, l’unica cosa che gli era rimasta e anche l’unica alla quale doveva e voleva dedicarsi era quella promessa da mantenere. 6

II RIVISITAZIONE DI UNA FAVOLA 2.1 Analogie e differenze con “Rotkäppchen”. Questa storia potrebbe essere considerata una favola moderna di “Cappuccetto rosso” perché c’è una bambina di 7 anni che ogni mercoledì e sabato pomeriggio parte dal suo paesino per andare a trovare sua nonna a Fehren, un villaggio vicino, e con se ha un cestino con delle ciambelle. Purtroppo e inaspettatamente la bambina incontra lungo il percorso il terribile “lupo” cattivo, che in questo caso è definito dalla bambina stessa il gigante dei porcospini, che avrà la meglio perché la ucciderà e la lascerà lì in quel bosco. Ci sono analogie con questo racconto ma c’è anche una dissociazione della fiaba e nei rapporti familiari. Svaniscono quelle certezze, sicurezze che anche la fiaba racconta. Nella favola il lupo viene punito e ucciso dal cacciatore dopo aver mangiato la piccola e sua nonna, cappuccetto torna a casa da sua mamma appena estratta dalla pancia del lupo, e tutti vissero per sempre felici e contenti. Svanisce anche la certezza del rimorso della condanna perché qui il colpevole, a differenza del lupo, non è catturato, nonostante Matthäi l’avesse individuato non come persona ma come tipo, e a posto suo muore un innocente creduto colpevole da tutti tranne che dal commissario. Tutto ciò per colpa del procedere della giustizia. Da una parte abbiamo un risvolto positivo con una happy end in cui regna la morale del “il bene vince sempre sul male” dall’altra parte c’è una conclusione inaspettata dal lettore, che fa rimanere tutti un po’ stupiti, perché non era così che ci aspettavamo finisse, in cui la morale è: “la giustizia non ha sempre la meglio, tutto dipende dal caso”. C’è una vittima che ha dovuto scontare la pazzia di un uomo succube di una malattia mentale che non pagherà mai per il suo crimine. Sarà questo che condurrà Matthäi sull’urlo della follia. E’ una cappuccetto un po’ moderna, rivisitata ma che rispecchia la volontà dell’autore, cioè quella di porre fine ai delitti sessuali e di mettere in guardia la gente, soprattutto i genitori di ragazzine, contro un pericolo che si presenta sempre più spesso. Lo fa descrivendo le tre piccole vittime con elementi che meglio rispecchiano la figura di cappuccetto rosso con treccioline bionde e abitini rossi. III L’EVOLUZIONE DEL PROTAGONISTA E IL POTERE GIUDIZIARIO 3.1 Matthäi eroe o antieroe? La figura centrale qui non è l’assassino, non è la vittima Girtli ma è il commissario Matthäi. All’inizio del libro viene descritto dal dottor H come il suo uomo più in gamba, come un genio. Era uno dei suoi commissari migliori, il più professionale ed era dottore in legge. Viveva a Basilea ed era un tipo solitario formale, colto, non fumava, non beveva e non era sposato, totalmente privo di sense of humor . Era un uomo molto intelligente ma duro e spietato, non parlava mai della sua vita privata ma pensava solo alla sua professione. Il dottor H dirà che disponeva di“un' intelligenza eccezionale”, di “un cervello d'organizzatore 7

e maneggiava l'apparato di polizia come fosse un suo giocattolo”. Risolveva i casi che gli venivano assegnati con una passione tale fino a renderli ragione dei suoi giorni, tanto che rinuncerà al posto di lavoro in Giordania per continuare a seguire un caso piuttosto complesso dove sembrano non esserci ne prove, ne tracce dell’assassino, ma soprattutto non c’è collaborazione e complicità con i suoi colleghi, elementi che stanno alla base del lavoro di un detective per ricostruire la scena di un crimine nel migliore dei modi assemblando tutti i tasselli che si hanno a disposizione. Isolato e allontanato da tutti prende a cuore il caso di Girtli ed è disposto a tutto persino di seguirlo in privato, ed arrivare così al criminale. Infatti Matthai è l’unico vicino alla verità, ed è l’unico che ragiona in questa situazione, ma tutto ciò non è sufficiente in un universo dominato dal caso e dal caos che hanno la meglio sulla razionalità di un mondo che non è pensabile solo dal punto di vista razionale. Sì è vero, è un genio, come lo definisce il superiore, ma è un genio che inciampa in qualcosa di idiota, in qualcosa più grande di lui, in un vortice che lo risucchierà e non lo lascerà più libero. E’ l’unico che non si accontenta e va avanti ma questa testardaggine, questa ossessione lo porteranno sull’orlo della pazzia e lo costringeranno a rivolgersi ad uno psichiatra perché le parole dette alla giovane donna, mamma di Girtli, lo perseguitano e gli rimbombano continuamente nella mente, ogni singolo momento della sua vita fino ad arrivare a compiere lui stesso una trappola, usando come esca la figlia della prostituta con la quale viveva presso la pompa di benzina. Verso la fine si percepirà un cambiamento netto nel suo carattere, sinonimo di una malattia in arrivo, conseguentemente inizierà a fumare a bere, viene descritto con abiti sudici e maleodorante di alcol. Il dramma ha inizio con una semplice e inaspettata telefonata, e prosegue con: un corpicino ammutinato nel bosco, una promessa di giustizia ad una madre disperata, una schiera di bimbi all’aeroporto, il commissario al culmine della carriera e in procinto di trasferirsi all’estero che rifiuta di partire per seguire il caso di persona e poi infine l’ossessione, la follia, la testardaggine,e il precipitare degli eventi. Riassumendo in queste poche scene il racconto possiamo notare già da subito l’evoluzione e il cambiamento in negativo del personaggio, da bravo e serio poliziotto , a un pazzo ossessionato dall’assassino e di come egli si è lasciato trascinare dal flusso degli eventi perdendo totalmente il pieno controllo di se. Quindi possiamo rispondere all’interrogativo, Matthai è un bravo investigatore ma è pur sempre un uomo e mai un eroe, piuttosto incarna la figura dell’antieroe, riuscendo comunque ad essere un eroe di tutti i giorni ma che manca nelle promesse fatte, non per incapacità ma per mancanza di prove e per puro caso. Insomma non è il classico poliziotto dei libri gialli che tutti i lettori si aspettano.

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3.2 Critica alla giustizia. Non è data giustizia umana se il mondo è governato dal caso. Tra queste pagine è racchiusa una forte critica sul modo di concepire la giustizia, come processo razionale, fatto di indizi che poi vanno assemblati per raggiungere la conclusione. In un mondo caotico, confusionario è impossibile arrivare alla verità e soprattutto ...


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