Tesina sul tempo PDF

Title Tesina sul tempo
Course Tesi di laurea
Institution Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
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L’ENIGMA DEL TEMPO Introduzione

Dato che nessuno è mai riuscito a dare una corretta definizione al concetto di tempo, diverse sono le teorie avanzate nel corso degli anni. Einstein è la figura che domina la concezione contemporanea di questo tema grazie alla sua teoria della relatività fisica Una delle più grandi intuizioni della fisica fu la formulazione della teoria della relatività del celebre fisico tedesco Albert Einstein il quale nel 1905 pubblicava la sua teoria demolendo tutti i concetti principali su cui si basava la concezione Newtoniana dell'Universo. Secondo tale teoria, lo Spazio non è tridimensionale ed il tempo non è un'entità a sé. Entrambi sono profondamente connessi e formano un continuum a quattro dimensioni: il cosiddetto “ Spazio/Tempo “. In questo senso non è possibile parlare di Spazio separatamente dal Tempo, e viceversa. Inoltre, si evidenzia la Non fluidità Universale del Tempo, vale a dire che il Tempo non è lineare ne assoluto, ma è relativo. Un esempio: Prendiamo due osservatori che si muovono a velocità diverse: ognuno di loro collocherà l'avvenimento osservato in maniera diversa dall'altro per via della diversa velocità. Quindi tutte le misurazioni che coinvolgono lo Spazio ed il Tempo, perdono il loro valore assoluto. Pertanto, sia il Tempo sia lo Spazio non sono che elementi che servono a spiegare i fenomeni. Secondo la teoria della Relatività di Einstein, in condizioni particolari, due osservatori possono cogliere due avvenimenti in ordine inverso: cioè, per l'osservatore 1 l'avvenimento A accade prima dell'avvenimento B, mentre per l'osservatore 2 l'avvenimento B accade prima dell'avvenimento A. Conosciamo tutti la sensazione del Tempo che accelera o che rallenta; ma se ci abituassimo a osservare i nostri umori, scopriremmo che il nostro Tempo personale varia a secondo del nostro stato d'animo e delle esperienze che stiamo vivendo. Come capita quando sta per verificarsi un evento particolare come un incidente, che indipendentemente dal fatto che poi si realizzi o meno, a chi vive questa esperienza,i pochi secondi che lo precedono sembrano un lasso di tempo lunghissimo, interminabile. L'orologio invece ci dice che sono trascorsi una manciata di secondi, poiché questo strumento è fatto per misurare il Tempo lineare definito dalla meccanica Newtoniana.

Nella cultura americana indigena, dove ovviamente l'orologio non esisteva, quindi privi di strumenti per misurare il tempo in modo lineare, esistevano due concetti temporali: l' “adesso” e ogni altro momento diverso dall'adesso. Anche per gli aborigeni Australiani il Tempo ha solo due aspetti: il Tempo che “scorre” ed il Grande Tempo; ciò che avviene nel Grande Tempo è in sequenza, ma non può essere datato. Negli anni 1960 e 1970 Il dottor Lawrence LeShan,psicologo, condusse esperimenti su alcuni sensitivi, definendo due tipi di Tempo: il Tempo lineare, ed il Tempo del “chiaroveggente”. Quest'ultimo appartiene all'esperienza del sensitivo mentre usa le sue capacità e non è differente al Grande Tempo degli aborigeni australiani: ciò che accade ha una sequenza, ma può essere visto soltanto dal punto di vista di chi sperimenta quel flusso sequenziale. Non appena il sensitivo tenta di interferire con la sequenza degli avvenimenti, ricade immediatamente nel Tempo lineare e non è più in grado di assistere ai fatti che eludono il normale “ qui e ora “. A quel punto deve nuovamente focalizzarsi sul “Tempo del chiaroveggente”. Secondo la concezione di Einstein del continuum Spazio-Temporale l'apparente linearità degli eventi dipende dall'osservatore.

In genere siamo troppo inclini a considerare le nostre vite precedenti letteralmente come vite fisiche che si sono svolte nel passato in un ambiente fisico come quello in cui ci troviamo oggi. Invece le nostre vite passate potrebbero aver luogo esattamente ora, in un diverso continuum Spazio-Temporale. Dal momento che viviamo la nostra vita ORA, ecco che è probabile che stiamo riscrivendo la nostra storia personale sia passata che futura. Molti di noi hanno esperienza di “vite passate” e ne avvertono l'influenza come se queste si fossero svolte poco tempo prima, ma raramente parliamo di come le nostre “vite future” influiscano su quella che stiamo vivendo “QUI ed ORA”.

Un'altra importante conseguenza della teoria della relatività di Einstein, è il concetto che la materia e l'energia sono intercambiabili. La massa non è altro che una forma di energia e la materia non è che energia rallentata o cristallizzata. I nostri corpi quindi, sono energia.

Matematica In matematica, la derivata è la misura di quanto la crescita di una funzione cambi al variare del suo argomento. La derivata di una funzione è una grandezza puntuale, cioè si calcola punto per punto. Nel caso di funzioni a una variabile nel campo reale, essa è la pendenza della tangente al grafico della funzione in quel punto e ne rappresenta la migliore approssimazione lineare. Nel caso in cui la derivata esista (cioè la funzione sia derivabile) in ogni punto del dominio, la si può vedere a sua volta come una funzione che associa a ogni punto proprio la derivata in quel punto. Il concetto di derivata è, insieme a quello di integrale, uno dei cardini dell'analisi matematica e del calcolo infinitesimale. Il significato pratico di derivata è il tasso di variazione di una certa grandezza presa in considerazione. Un esempio molto noto di derivata è la variazione della posizione di un oggetto rispetto al tempo, chiamata velocità istantanea.

Inglese Perception of time: J.’s novels and stories open in medias res with the analysis of a particular moment. The facts are always explored from different points of view simultaneously. Joyce cares a lot for the details and the inner world of the character. The portrait of the character is based on introspection rather than on description. Time is not perceived as objective but as subjective. Thus the accurate description of Dublin is not strictly derived from external reality, but from the characters’ mind. Joyce wanted to give a realistic portrait of the life of ordinary people in fact he was able to represent the whole of man's mental, emotional and biological reality of the time. The plots in the novels are confused and they are not introduced by an omniscent narrator but they are explored from different points of view. Joyce's novels open with the analysis of a particular moment and the portrait of the character is based on introspection rather than a description. Time is not perceived as objective but as subjective leading to psychological change. The description of Dublin derived from the characters thoughts and mind floating.

Filosofia Nella prima parte della Critica della ragion pura, detta Estetica Trascendentale Kant studia i princìpi a priori della sensibilità cioè lo spazio e il tempo. Lo spazio è la forma del senso esterno, questa non può essere ricavata dall’esperienza perché la possibilità di cogliere la distanza tra due oggetti e la loro posizione reciproca ne presuppone la loro collocazione spaziale ; il tempo è la forma del senso interno, cioè la forma in cui il soggetto intuisce le proprie modificazioni interne. Nel caso del tempo ogni modificazione, ogni intuizione costituisce una modificazione interna del soggetto e risulta quindi temporalmente ordinata, il tempo è quindi una rappresentazione necessaria che si trova a fondamento di tutte le intuizioni. Tuttavia poiché i dati del senso esterno giungono a noi solo attraverso quello interno, possiamo affermare che il tempo si configura con lo spazio.

Italiano Joyce amico di svevo diversa concezione 1 È stato detto che, nella dimensione della modernità, la non coincidenza tra l'ambito dell'esperienza e l'orizzonte delle aspettative mette in crisi definitivamente l'idea di tempo come continuità e svolgimento. All'incertezza di un futuro che pesa sul presente come responsabilità e rischio, si sovrappone il senso della fine, l'attesa di un arresto traumatico, di una catastrofe segnata dai connotati ambigui di una temporalità che ritorna tautologicamente su se stessa. Non è un caso che il protagonista eponimo della Coscienza di Zeno dichiari di non sapersi «muovere» a proprio agio nel tempo, essendo consapevole che il «destino» dell'uomo è un «tempo misto», in cui il «presente imperioso» risorge «offuscando» il passato, mentre il futuro «esiste in germe, mai in azione». Il lettore è chiamato a muoversi, insieme al personaggio, nel tempo-spazio di una coscienza che, tra memoria e dimenticanza, lascia intravedere i segnali minacciosi dell'Unheimlich e si presenta come un luogo funebre, disseminato di rovine, il «cimitero» dei «buoni propositi». La ricerca del senso può tradursi allora nella registrazione del non-senso, del vuoto, del disordine metafisico. È probabilmente questo uno dei significati della famosa «pagina delle date», là dove Zeno intraprende un'«analisi storica» della propria «propensione al fumo»: se l'anniversario è l'istituto del sentimento del tempo, gli anniversari dell'«ultima sigaretta» appaiono come registrazione di un evento mai accaduto, sanzione dello scorrere ateleologico di una temporalità assurda. Il caleidoscopio delle date si avvolge su se stesso nella ricerca di una «concordanza» delle cifre che segue la logica paradossale della bizzarria, non dell'«armonia» bensì della «deformità». Una stravagante combinatoria numerologica che, secondo il procedimento tipico, a doppio fondo, della scrittura sveviana, si traduce in parodia di quella mistica dei numeri, fondamentale nella cultura antica e in modo singolare nel mondo ebraico, che ha rappresentato per secoli la certezza di un rapporto tra uomo e mondo solidamente fondato su un ordine metafisico. Il tempo trascorso sanziona uno svolgimento mancato: la «nuova vita» che Zeno prospetta a se stesso non prevede palingenesi, né può condurre ad un progetto coerente di «vita nuova» poiché il caso, l'azzardo ne determinano la logica, come nel gioco dei dadi dove può accadere che ogni «cifra» raddoppi la «posta». Il tempo, conclude Zeno, «non è quella cosa impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me ritorna».

2 “La coscienza di Zeno” appare 25 anni dopo “Senilità” e differisce totalmente dai precedenti due romanzi di Svevo (“Una vita” e appunto “Senilità”). Il quadro storico in cui matura l'opera, infatti, risulta particolarmente mutato dal cataclisma della guerra mondiale che chiude effettivamente un'epoca aprendo le porte a nuove concezioni filosofiche che superano definitivamente il Positivismo sostituito dall'esplosione delle avanguardie e dall'affacciarsi della teoria della relatività. Appare evidente, dunque, che il romanzo di Svevo non potesse non risentire di questa diversa atmosfera, cambiando, per questo, prospettive e soluzioni narrative ed arricchendosi di nuovi temi e risonanze. L'autore abbandona il modulo ottocentesco di matrice naturalistica del romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda e adotta l'espediente del memoriale. Svevo, infatti, finge che il manoscritto prodotto da Zeno su invito del suo psicanalista, venga pubblicato dallo stesso dottor S per vendicarsi del paziente che si è sottratto alla sua cura frodandolo del frutto dell'analisi. Al memoriale si aggiunge, poi, una sorta di diario di Zeno in cui questi spiega il suo abbandono della terapia e si dichiara guarito. L'opera, pertanto, risulta avere un impianto autodiegetico in cui assume notevole importanza il trattamento del tempo che lo scrittore chiama "tempo misto" proprio per la caratteristica del racconto che non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze, un tempo in cui il passato riaffiora continuamente e si intreccia con infiniti fili al presente in un movimento incessante, in quanto resta presente nella coscienza del personaggio narrante. All'interno del memoriale, del resto, l'autobiografia appare un gigantesco tentativo di autogiustificazione da parte dell'inetto Zeno che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con il padre, con la moglie, con l'amante e con il rivale Guido, anche se comunque traspaiono ad ogni pagina i suoi impulsi reali che sono regolarmente ostili ed aggressivi, alle volte addirittura omicidi. Per tutto il romanzo, infatti, ogni suo gesto, ogni sua affermazione rivela un groviglio complesso di motivazioni ambigue, sempre diverse, spesso finanche opposte rispetto a quelle dichiarate consapevolmente. Motivo, quest'ultimo, che avvalora la tesi secondo la quale, nel gioco ambiguo tra conscio ed inconscio, la "coscienza" di Zeno appare in primo luogo come una cattiva coscienza, una coscienza falsa, tanto da rendere plausibile un'accezione antifrastica del titolo del romanzo stesso, che può venir letto come "L'incoscienza di Zeno". L'opera di Svevo, tuttavia, non è soltanto un'implacabile operazione di smascheramento di una falsa coscienza e dei suoi autoinganni. Zeno non è solo oggetto, ma anche soggetto di critiche, non vi è solo l'ironia oggettiva che pesa sul narratore protagonista, il romanzo risulta anche

percorso dal distacco ironico con cui Zeno guarda il mondo che lo circonda e che sottopone a critica presentandone alcuni limiti. La sua diversità funziona, dunque, da strumento straniante nei confronti dell'universo di cui egli stesso fa parte, ma soprattutto nei confronti dei cosiddetti "sani, "normali". In quest'ottica la malattia che impedisce a Zeno di coincidere interamente con la sua parte di borghese porta alla luce l'inconsistenza della pretesa "sanità" degli altri che in quella parte vivono perfettamente soddisfatti, incrollabili nelle loro certezze. Mentre i sani, infatti, sono cristallizzati in una forma rigida, immutabile, Zeno nella sua imperfezione di inetto è aperto alla trasformazione, disponibile a sperimentare la più varie forme dell'esistenza e ad esplorarne l'affascinante originalità ponendo, quindi, questa sua mobilità come unico antidoto a quella malattia che è la vita in quanto tale. In altre parole Zeno è un personaggio a più facce, fortemente problematico, negativo per un verso, in quanto perfetto campione di falsa coscienza borghese, ma anche positivo come strumento di straniamento e di coscienza. Ne deriva, pertanto, un'accezione del tutto nuova del concetto di inettitudine, essa infatti non viene più considerata un marchio di inferiorità che condanni ad un'irrimediabile inadattabilità al mondo e ad un'inevitabile sconfitta esistenziale, ma una condizione aperta, disponibile ad ogni forma di sviluppo, che si può considerare anche positivamente come lo stesso Svevo asserisce nel saggio incompiuto dal titolo "L'uomo e la teoria darwiniana". Risulta evidente, quindi, il totale distacco dell'autore dai suoi due romanzi precedenti, sia per quanto concerne il piano della visione del mondo, sia per quello della tecnica narrativa, duplice e profonda trasformazione, quest'ultima, che fa apparire completamente privo di fondamento il luogo comune secondo cui Svevo con "Una vita", "Senilità" e “La coscienza di Zeno" avesse scritto un'unica opera. Abbastanza infondate si dimostrano, poi, anche le teorie tendenti ad assimilare “La coscienza di Zeno” con l'Ulisse di Joyce. Le due opere, infatti, sono profondamente diverse, incomparabili non solo negli aspetti contenutistici, ma proprio nelle strutture e nelle tecniche narrative. Il monologo interiore Joyciano non ha nulla a che vedere, nel suo impianto, col monologo di Zeno. Nell'Ulisse, del resto, troviamo la registrazione diretta dei contenuti della mente di un personaggio, al presente. Si tratta, in effetti, di un vero e proprio flusso di coscienza, i pensieri sono colti nel loro farsi immediato attraverso associazioni libere, casuali e disordinate che si determinano per passivi automatismi e da cui restano escluse la coscienza e la volontà. In pratica nel capolavoro dell'autore irlandese non vi è alcun intervento di una voce narrante che selezioni i materiali e dia loro un ordine. Nella coscienza di Zeno, invece, il protagonista attraverso il suo monologo ricostruisce aspetti della sua esistenza passata, racconta fatti, dà vita a sequenze narrative ordinate e consequenziali introducendo pure analisi psicologiche e commenti. Quelle di Bloom nell'Ulisse, dunque, sono associazioni libere, non sottoposte ad alcun controllo e ad alcuna censura, Zeno, invece, anche perché spinto dall'esigenza di dover mettere per

iscritto il suo monologo, opera una vera e propria selezione, distorce secondo i suoi fini, erige solide barriere che filtrano l'affiorare spontaneo dei contenuti della psiche. Risulta, quindi, evidente la profonda distanza tra le due opere accomunate unicamente dalla tecnica del monologo interiore. In definitiva, pertanto, si può constatare la completa "autonomia" de “La coscienza di Zeno”, romanzo cardine della narrativa del Novecento, benché riconosciuto tale soltanto dopo l'iniziale disinteresse della critica che però non ha potuto poi in seguito evitare di rilevare l'assoluto valore di quest'opera alla quale va sicuramente attribuito il grande merito di aver detto una parola nuova sull'oscuro male del secolo collocandosi in una dimensione culturale decisamente europea.

Scienze Gli enzimi sono sostanze che fungono da catalizzatori biologici; sono cioè sostanze che consentono di incrementare la velocità delle reazioni biologiche senza influenzare la termodinamica di tali reazioni. Ricordiamo che una caratteristica di tutti i catalizzatori è quella di rimanere inalterati al termine della reazione stessa. Grazie agli enzimi, determinate reazioni avvengono in tempi brevissimi, molto più brevi di quelli relativi a reazioni non catalizzate; siamo infatti nell’ordine dei millisecondi. Come nel caso di tutti i catalizzatori, l’accelerazione della velocità di reazione avviene grazie al fatto che l’enzima consente un decremento dell’energia di attivazione. Ruolo fondamentale dell’enzima è quello di semplificare le reazioni formando un complesso; ciò avviene attraverso l’interazione fra il cosiddetto substrato e il sito attivo. Il substrato è rappresentato dalle molecole che partecipano alla reazione, mentre con la locuzione sito attivo ci si riferisce a quella parte dell’enzima in cui le reazioni avvengono. Terminata la reazione, il prodotto si dissocia dall’enzima che può dare inizio a una nuova reazione dal momento che esso non viene consumato dalla reazione stessa. Altra caratteristica degli enzimi è che essi non provocano alterazioni di tipo chimico nella reazione che catalizzano.

Storia

La guerra lampo (Blitzkrieg) era una strategia militare elaborata dallo Stato Maggiore tedesco, al fine di vincere il conflitto in tempi brevi. Fu adottata per la prima volta nel settembre 1939, contro la Polonia, e permise di sconfiggere il nemico nel giro di un mese. Si trattava, in pratica, dell'utilizzo combinato delle due nuove armi che resero la seconda guerra mondiale un conflitto radicalmente diverso da quello del 1914-18: l'aviazione e il carro armato. In un settore del fronte, veniva scatenata una massiccia azione di bombardamento aereo. Subito dopo, approfittando del disorientamento provocato dall'aviazione, quel medesimo settore era investito da un violento attacco delle forze corazzate.

Arte

La persistenza della memoria, dipinta da Dalì nel 1931, è tutt’oggi esposta nel Museum of modern art di New York. Particolare oltre all’opera stessa fu anche il modo in cui l’artista ottenne l’ispirazione, per realizzare questo dipinto infatti, Dalì trasse ispirazione da una forma di formaggio francese il quale riscaldandosi aveva iniziato ad allungarsi e ad ammorbidirsi nel suo piatto. L’opera decretò il successo e la fortuna economica di Dalì negli Stati Uniti. Quest’opera rappresenta un paesaggio di Port Lligat con gli scogli aguzzi della Costa Brava e un ulivo secco in primo piano. La composizione è asimmetrica e si concentra prevalentemente sul lato sinistro del dipinto. La luce è frontale e crea delle ombre sulla superficie degli oggetti presenti. Due orologi molli e viscidi penzolano dall’albero e da un cubo mentre il terzo si appoggia su un’inquietante sagoma biomorfa, simbolico autoritratto dell’artista. Un quarto orologio ...


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