Tesina sul matrimonio e la condizione della donna PDF

Title Tesina sul matrimonio e la condizione della donna
Author Erika Cappelli
Course Storia delle donne in eta' contemporanea
Institution Università di Bologna
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Summary

Tesina di scuola superiore (liceo linguistico) in merito al ruolo giocato dal matrimonio nella storia dell'emancipazione femminile. ...


Description

Liceo Scientifico St. G. Ricci Curbastro con sez. annessa di Liceo Classico Trisi-Graziani

Candidata

Cappelli Erika 5AL

Classe Anno scolastico

2014-2015

Finché emancipazione non ci separi: la donna e la trappola del matrimonio

La realizzazione di questo fascicolo è stata accompagnata da momenti di ponderazione e svariate considerazioni personali. È sempre, però, stata chiara in me la volontà di dedicarlo alle donne. Leggere storie di donne che attraverso i secoli hanno trovato modo, tramite atti di coraggio e di orgoglioso anticonformismo, di esprimere le proprie idee, passioni o semplicemente il mondo celato dentro di esse, nonostante la società abbia cercato di rinchiuderle in gabbia, è per me fonte di grande ispirazione. Dopo una lunga riflessione ho scelto di trattare il tema del matrimonio perchè rappresenta il punto d'incontro di varie tematiche che mi stanno particolarmente a cuore. Il matrimonio non è solo un paradiso profumato di fiori d'arancio e può costituire una vera e propria prigione. Nel corso dei secoli ha subito varie evoluzioni, ma l'oppressione da esso esercitata sulla figura femminile ha costituito un punto fermo e difficile da sradicare. L'attualità dell'argomento ha contribuito in modo significativo nel compiere la scelta definitiva. Ancora oggi infatti, il matrimonio è uno strumento in grado di generare sopraffazione; che si tratti delle forme più evidenti e barbare, le spose bambine nel mondo risultano 700 milioni ogni anno, o che si parli dei pregiudizi, obblighi, condizionamenti da esso comportati. Ciò che dovrebbe essere il simbolo di un'unione desiderata e voluta è, invece

troppo spesso, espressione dei lati più oscuri e retrogradi della società.

Nel corso dei secoli esso ha da sempre presupposto la sottomissione della donna all'autorità di un uomo. Fin dall'antica Grecia la donna viveva tutta la vita sottoposta all'autorità di un padrone che normalmente era prima il padre e poi il marito e la donna libera non differiva dagli schiavi per quanto riguardava i diritti politici e giuridici. Nella Roma dell' età repubblicana la donna era letteralmente vittima di un accordo fra i capi famiglia in cui avveniva il passaggio della patria potestas dal padre della ragazza al marito, che poteva così esercitare sulla moglie un potere analogo a quello nei confronti di figli e schiavi. Stessa cosa accadeva in epoca medievale, in particolare per il matrimonio di stampo germanico, dove le famiglie stipulavano un contratto nel quale il potere sulla donna passava dal padre al marito. Erano diffusi quasi esclusivamente matrimoni combinati e solitamente era presente una significativa differenza di età fra i due coniugi, infatti già a dodici anni le spose venivano considerate in età da marito. l'infedeltà coniugale era inoltre accettata, ma solo se commessa dallo sposo. La donna difatti, se sopresa con un amante, poteva essere punita anche con la morte. Molte culture permettevano, e permettono tutt'ora, la poligamia, mentre la presenza della polindria era, ed è, un fattore assai raro. Nel Rinascimento la situazione non mostra cambiamenti significativi: era sempre l'uomo ad essere predominante e i matrimoni continuavano ad essere l'espediente per unire terreni e ricchezze. Le condizioni socio-economiche, le differenze sociali, religiose o politiche giocavano un ruolo determinante nella scelta del consorte. Spesso il padre della sposa metteva in atto una vera e propria selezione per giungere al pretendente migliore, un'eventuale unione della figlia con un uomo ricco e di prestigio avrebbe infatti accresciuto il prestigio della famiglia.

Proprio per questo motivo l'unico compito della donna era diventare la perfetta sposa, amante e madre. Nell' '800 la concezione del matrimonio si evolve e avvengono anche unioni dettate dall'amore, ciò non significa però che la donna acquisisca gli stessi diritti dell'uomo, sicuramenti essi erano inferiori al numero dei doveri. La massima realizzazione e il dovere principale era l'essere una moglie amorevole e fedele, crescere in modo consono i figli e occuparsi della dimora. Non sposarsi era ritenuta un'onta. Non erano considerate aspirazioni di altro genere, tanto che le donne venivano escluse anche dai più blandi discorsi sulla politica o sull'attualità perchè considerate frivole e inadatte al ragionamento. Chi decideva di realizzarsi al di fuori della famiglia, dedicandosi a un mestiere era guardata con sospetto. Solamente nelle classi più povere esse erano costrette a lavorare nei campi o fabbrica per mantenere la famiglia, venendo puntualmente sfruttate e sottopagate. le artiste erano viste con diffidenza, in particolar modo le scrittrici. Le loro opere erano considerate di poca importanza e di semplice intrattenimento e molte decisero di utilizzare pseudonimi maschili al momento della pubblicazione, per evitare pregiudizi di sorta. Nel '900 una concezione del matrimonio che consideri la moglie al pari del marito è ancora lontana. Troviamo in quest'epoca il matrimonio fascista, un vero e proprio mortificante strumento di condizionamento sociale.

Donna e matrimonio in epoca fascista

" La donna è colei che si dedica interamente agli altri sino a giungere al sacrificio e all'abnegazione di sé; la donna è soprattutto idealmente madre, prima di essere tale naturalmente […] Madre per i suoi figli, per gli infermi, per i piccoli affidati alla sua educazione:

in ogni caso, per tutti coloro che possono beneficiare del suo amore e attingere a quella sua innata, originaria, essenziale maternità"

(Gentile)

La concezione della figura femminile sostenuta dalla politica fascista si basava sulla tesi dell’inferiorità biologica della donna rispetto all’uomo. Per costruire la propria ideologia politica e sociale della donna, il fascismo italiano si rifà alla lunga tradizione misognia presente saldamente nel corso dei secoli. La donna è intellettualmente inferiore all'uomo ed è spinta alla maternità da leggi puramente naturali. Il suo predeterminato destino è occuparsi essenzialmente della cura degli uomini e dell’infanzia, in casa e nella società, e procreare. “La donna deve obbedire ... Nel nostro stato essa non deve contare” “La guerra sta all’uomo come la maternità sta alla donna” Mussolini con la sua politica mirata al femminile, può essere considerato lo stratega del legame donna-fascismo. Il suo progetto politico mirò alla formazione di una "nuova italiana", la donna fascista, attraverso un cambiamento coatto della sua dimensione quotidiana che coinvolse ogni aspetto della vita della donna. Si chiese alla donna italiana di essere una madre prolifera ed una sposa consenziente, l'angelo del focolare e un'attenta domestica, ruoli da sempre considerati come prerogative naturali della donna. Successivamente il regime la chiamò alla partecipazione attiva, alle adunate e alle marce, le chiese di lavorare per la costruzione della Grande Nazione.

Il governo allora costituì

i Fasci Femminili, il dopolavoro e le organizzazioni sportive, dove le donne, sotto lo stretto controllo della gerarchia maschile svolgevano compiti che puntavano alla costruzione di una nuova nazione.

Una Donna-Sibilla Aleramo "Una Donna", romanzo scritto da Sibilla Aleramo e pubblicato nel 1906, offre una significativa testimonianza della condizione femminile nella prima metà del XX secolo nell’Italia del Sud.

Il titolo è molto indicativo. Da un lato evidenzia l'intenzione dell'autrice di voler raccontare una vicenda che potrebbe riguardare potenzialmente tutte le donne (anche il fatto che i personaggi, inclusa la protagonista, non abbiano nome proprio aiuta a indentificarsi con le varie figure presenti nel racconto); Dall' altro si configura come la perfetta sintesi del messaggio che l'autrice vuole trasmettere, infatti la dignità assunta dalla protagonista e la sua finale presa di coscienza la portano a diventare un essere umano completo, Una Donna, appunto. Il romanzo, infatti, vuole essere la testimonianza di una presa di coscienza: la protagonista capisce di non poter vivere senza realizzare se stessa come persona integrale e non solo come moglie e madre, come voleva la cultura del tempo. L'autrice tratta difatti le vicende di una giovane donna che ripercorre la sua vita dall'infanzia, fino al raggiungimento della piena consapevolezza di se stessa e la difficile decisione di abbandonare la famiglia per potersi realizzare.

La prima parte del romanzo tratta dell'infanzia della protagonista che ci viene presentata come una bambina tenace e predisposta al comando "...ero la figlia maggiore, esercitavo senza timori la mia prepotenza sulle due sorelline e sul fratello" . Ella stessa si descive come libera e forte. La figura del padre emerge con prepotenza dalle pagine in accordo con il suo carattere duro e autoritario. Esso ha per la figlia maggiore una grande preferenza e le trasmette gli ideali di forza e indipendenza che giocheranno un ruolo determinante nella crescita della protagonista. E' il padre a occuparsi della formazione culturale della figlia che si mostra da subito entusiasta per lo studio, la lettura e l'apprendimento, nondimeno l'appassionano le avventure giovanili della figura paterna che diventa per lei una sorta di eroe idealizzato. La figura della madre invece non risalta, apparendo come sbiadita e sullo sfondo. La figlia infatti non si sente compresa da lei e la vede come distaccata e sottomessa, tanto da giudicarne con fermezza il carattere debole. La protagonista la vede succube del padre che prorompe spesso in crisi di collera che facevan tremar tutti, mentre la madre cerca di trattenere la lagrime senza però riuscire a nascondere una espressione umiliata e sbigottita. Ella non racconta mai della sua vita prima del matrimonio e la figlia ammette apertamente di ritenerla assai meno interessante delle vicende avventurose del padre. La figura materna ci appare quindi malinconica e nostalgica e restia a esprimere pensieri propri, tanto che la figlia afferma di essere sempre disposta a credere che mio padre avesse ragione più di lei. Quando la protagonista ha circa otto anni, la famiglia si trasferisce nel meridione dove il padre gestisce una importante fabbrica. Ella abbandona gli studi, perché il padre le offre un posto

come segretaria proprio nell'industria. Questa decisione suscita inevitabilmente molte critiche da parte della gente che non approva l’atteggiamento della giovane donna, che si mostra anticonvenzionale e sprezzante tra gli operai, rimanendo fedele al bruciante desiderio di indipendenza che anima il suo carattere. Una tragedia però irrompe nella tranquilla e stabile vita della ragazza: la madre tenta il suicidio, sopravvive ma rimane vittima di una progressiva demenza. Prende vita così una sorta di disfacimento progressivo della famiglia, il padre dopo un periodo di dolori e pianti per la moglie si allontana sempre di più da essa e i figli mostrando insensibilità, e della madre, che sprofonda sempre di più nell'oblio della ragione . La figlia nota ogni giorno la decadenza della madre, ma abbandona la severa critica che le riservava nei primi anni della sua giovinezza, anzi comincia a comprenderla e prova per lei un senso di compassione. Contemporaneamente la scoperta di una relazione extraconiugale tra il padre e un’ex operaia conduce la protagonista ad assumere verso di lui una posizione aperta e giudicante che causerà la rottura del rapporto affettivo con lui. Nello stesso periodo conosce un operaio della fabbrica. Inizialmente la ragazza vede in lui un divertente intrattenimento: talvolta mi compiacevo a cambiare improvvisamente il discorso, a trascinare il giovine sprovvisto di cultura e con opinioni abbastanza grette o convenzionali, in discussioni nelle quali egli ben presto restava battuto; Anche se spesso nota in lui atteggiamenti che le risultano difficili da sopportare ( molte cose in lui mi urtano, quotidianamente) e la disturba la sua concezione della donna che mal si accosta ai desideri di autonomia di lei (stupito, soltanto, abituato com'era a considerar la donna un essere naturalmente sottomesso e servile, della mia indipendenza). Ben presto pero le vicende precipitano e il compagno d'ufficio diventa l'artefice della seconda tragedia che stravolge la vita della ragazza, forse la più tremenda: l'uomo abusa di lei, costringendola poi a un matrimonio obbligato. La protagonista vede così sfuggirle repentinamente di mano la sua libertà: è costretta a rinunciare ai suoi progetti, obbligata a un matrimonio che si rivela una prigione fisica e mentale e privata della propria dignità. Da questo matrimonio, subito rivelatosi tragicamente sbagliato (marito si dimostra ben presto una persona meschina e molto lontana dai suoi interessi), nasce il figlio, Walter che per dieci anni sarà, a suo dire, l’unico vincolo che la tiene legata alla vita. Ma il suo attaccamento per il figlio non basta a reprimere la sua depressione e la solitudine L'avvio di una collaborazione giornalistica con una rivista femminile rende maggiormente cosciente la protagonista che una donna deve poter esprimere anche al di fuori della famiglia la

sua identità e conquistarsi una vita indipendente. Per aver risposto alle attenzioni di un uomo, il marito la maltratta brutalmente e la chiude in casa per un certo periodo, ciò che la trattiene dal lasciare il tetto coniugale è il timore di non riuscire a portare con sé il bambino. Sola e in preda alla disperazione tenta il suicidio, qui parte il suo cammino di rigenerazione. Capisce che la sua più grande paura si è avverata: sta condividendo lo stesso destino della madre. Quando capisce che il marito è innamorato di una sua collega prende la decisione definitiva. Lascia la casa e dedica il libro al bambino, nella speranza che lui un giorno possa capire la sua scelta. Il romanzo rappresenta molto fedelmente la vita dell'autrice, che si firma per la prima volta con il nome di Sibilla Aleramo.

Jane Austen Pride and prejudice and sense and sensibility Jane Austen wrote as women about women: she represented an antithetical figure respect to the female model of the time. She was an unmarried, middle-class woman, who had decided to become a writer and who was not afraid to show her ideas and intelligence. She lived in a period in wich social roles of men and women were defined by untouchable, rigid and comparmentalized patterns. In the early nineteenth century (and in most parts of most centuries in most parts of the world), marriage was the only option for respectable young women: marriage was literally the most important decision a woman could make. In fact a woman had to become a devoted and perfect wife and mother. In each of her six novels the theme of courtship and marriage plays the central role, in fact love and marriage are the basic themes of her novels. She is the only writer to have taken a totally realistic view of love because she considers love and marriage to be fundamental problems of the human life, but her vision is also ironical and satirical. Jane Austen’s plots through fundamentally comic, highlight the dependence of women on marriage to secure social standing and economic security. Jane Austen’s most beloved novels Sense and Sensibility (1811) and Pride and Prejudice (1813) have many things in common: the moral of both stories is that the happy marriage is the one

based on mutual affection and respect, not the one based on the passionate love at first sight or on material gain. She promotes a type of love based on friendship and compatibility. In her novels she describes different types of marriage with various conclusions: marriage could ruin you (Lydia, Mrs. Bennet); set you up for life (Jane, Lizzy); or condemn you to a mediocre but independent existence (Charlotte). For Jane Austen love was absolutely necessary for a good marriage. However, in English society at the time, which is depicted in her novels, love is not the greatest consideration for marriage. The ideal goal for marriage is to marry someone financially capable of supporting you. Love is secondary. Austen mocks this practice in the book. Marriage is considered an arrangement between parties who occupy the same social level. Love is certainly a necessary consideration, but not required for a good match. Jane Austen’s novel Pride and Prejudice is set in the early 19th. Marriage to women gave status and independence as women could not acquire money on their own without inheriting or marrying into good fortune, so many girls at that time did not marry for affection or love. Jane Austen uses the Bennet family to illustrate different types of marriage and to reveal her own view. An example of marriage can be found between Charlotte Lucas and Mr Collins. Charlotte married for economic reasons and Mr Collin on the other hand married to “set a good example”. His choice of wife changed early from Jane to Elizabeth and then to Charlotte after Elizabeth’s rejection in just a few days. This shows clearly that he did not choose his partner for love Charlotte who is Elizabeth’s closest friend married Mr. Collins despite how little she loved him, just to gain financial security and “an establishment. She knew that she mustn’t waste an opportunity like Mr Collins or she might never get another chance, beacuse she is 27 years old. Lydia Bennet and Wickham’s marriage is based on the attraction of good looks and youth vivacity rather than love. It is clear that Jane Austen disapproved of this kind of marriage. Although the novel does not tell much about how Mr and Mrs Bennet got together, it is clear from their conversations that their marriage was unsatisfactory. Mr Bennet married Mrs Bennet for her attractions without realizing that she was unintelligent. The result of this marriage is that Mr Bennet isolates himself from his family and enjoys his quiet study in his library, or makes fun of his wife who still doesn’t understand when he is being sarcastic. The

lack of attention he paid towards the family made his younger daughters run wild. This not only embarrassed the family, but also was criticised by others. Through Mr and Mrs Bennet, Jane Austen has shown that this kind of marriage will make two people lose respect for each other. The most successful marriage with also the longest courtship in the novel is based on love between Elizabeth Bennet who is the heroine of the novel and Mr Darcy. Elizabeth and Darcy’s strong feelings for each other were not based on appearance, money or status, but by the mutual understanding developed between them as they got to know each other better. The other successful marriage is between Jane Bennet and Mr Bingley who also married for love.In conclusion, I believe Jane Austen doesn’t agree with marriage based on superficial qualities such as money or mere physical attraction which won’t last for ever, or marriage that acts on haste and impulse. Her view is that a happy and strong marriage would be based on love and understanding, which takes time to build up to reach mutual respect for each other. The plot of Sense and Sensibility revolves around marriage. The novel begins with Elinor and Marianne as unmarried but eligible young women and only concludes when both of them settle into marriages. Love is a central element of the novel because Marrianne and Elinor fall in love and seek to marry the men they love.

Thérèse Desqueyroux Mauriac Thérèse Desqueyroux est un des livres les plus célèbres de François Mauriac. Récit d’une tentative d’empoisonnement d’une femme sur son mari, l’auteur explore les tréfonds de l’âme de son héroïne, prisonnière d’un mariage décevant et d’une famille dans laquelle elle étouffe. Son roman dénonce une certaine réalité de la bourgeoisie française de province, qui annihile l’individu au profit des conventions sociales. Thérèse Larroque est une jeune fille bien née, de la bourgeoisie bordelaise. Son père est influent mais absent dans sa vie, sa mère est morte à sa naissance. Elle a été élevée en partie par tante Clara, une vieille fille sourde. Elle est promise à Bernard Desqueyroux, le demi-frère aîné de son amie d'enfance Anne de la Trave. Mais Thérèse n'est pas une jeune femme comme le...


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