Riassunto la condizione postmoderna lyotard PDF

Title Riassunto la condizione postmoderna lyotard
Author Gabriele De Carlo
Course Filosofia
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
Pages 15
File Size 180.5 KB
File Type PDF
Total Downloads 72
Total Views 137

Summary

riassunto La condizione postmoderna lyotard per esame filosofia pratica Paolo Amodio...


Description

J. F. LYOTARD – LA CONDIZIONE POSTMODERNA Introduzione L’oggetto di questo studio è la condizione del sapere nelle società più sviluppate, condizione chiamata “postmoderna”. Designa lo stato della cultura dopo e trasformazioni subite dalle regole dei giochi della scienza, della letteratura e delle arti a partire dalla fine del XIX secolo. Trasformazioni in relazione con la crisi delle narrazioni. La scienza, dato che non si limita ad enunciare regolarità utili ma ricerca il vero, si trova nella necessità di legittimare il proprio statuto, tramite la filosofia. Semplificando al massimo, possiamo considerare “postmoderna” l’incredulità delle metanarrazioni. SI tratta di un effetto del progresso scientifico. 1. Il campo: il sapere nelle società informatizzate Il sapere cambia di statuto nel momento in cui le società entrano nell’età detta postindustriale e le culture nell’età detta postmoderna. Questa evoluzione è iniziata almeno a partire dalla fine degli anni 50, che in Europa segnano la fine della ricostruzione. La sua rapidità varia di paese in paese e secondo i settori di attività. Il sapere scientifico è una specie di discorso. Da quarant’anni le scienze e le tecnologie di punta vertono sul linguaggio (fonologia, cibernetica, algebra, informatica). L’incidenza delle trasformazioni tecnologiche sul sapere sembra destinata ad essere considerevole. Il sapere verrà colpito nelle sue due principali funzioni: la ricerca e trasmissione delle conoscenze. È ragionevole pensare che la moltiplicazione delle macchine investirà la circolazione delle conoscenze così come è avvenuto con lo sviluppo dei mezzi di circolazione delle persone prima (trasporti), poi di quelli dei suoni e di immagini (media). Questa trasformazione non lascia intatta la natura del sapere. Può circolare nei nuovi canali e divenire operativo solo se tratta di conoscenza traducibile in quantità di informazione. Tutto ciò che non soddisfa tale condizione verrà abbandonato. L’antico principio secondo il quale l’acquisizione del sapere è inscindibile dalla formazione dello spirito cadrà in disuso. Il sapere verrà prodotto per essere venduto e verrà consumato per essere valorizzato in un nuovo tipo di produzione: cessa di essere fine a sé stesso. Negli ultimi decenni il sapere è divenuto la principale forza produttiva e costituisce una grande fonte per i paesi in via di sviluppo. Il sapere diviene una delle maggiori poste della competizione mondiale per il potere: come gli Stati si sono combattuti per dominare i territori, così faranno per dominare l’informazione. La mercificazione del sapere non lascerà intatto il privilegio che i moderni Stati detengono in materia di produzione e di diffusione delle conoscenze. Quest’ultime infatti non dipendono dallo Stato come “cervello”; anzi, la società può progredire solo tramite messaggi ricchi di informazione, dove lo Stato verrà individuato come fattore di “rumore” per la trasparenza e commercializzazione di questi. La trasformazione del sapere cambia il rapporto con i poteri pubblici. 2. Il problema: la legittimazione

Si tende ad ammettere come evidente il carattere cumulativo del sapere tecnico e scientifico, si discute sulla forma di tale accumulazioni, che alcuni immaginano regolare, altri periodica. In primo luogo, il sapere scientifico non è tutto il sapere, è in competizione con un atro tipo di sapere, quello narrativo. Si fonda su un modello legato a idee di equilibrio intero e di convivialità. Importante è la legittimazione del sapere scientifico. La legittimazione è il processo in ragione del quale un legislatore si sente autorizzato a promulgare una legge come norma. Consideriamo un enunciato scientifico: un enunciato deve soddisfare un insieme di condizioni per essere recepito come scientifico. In questo caso, la legittimazione è il processo che autorizza un “legislatore” che interviene nel discorso scientifico a prescrivere le suddette condizioni che garantiscono che un enunciato appartenga al discorso scientifico, e possa essere preso in considerazione dalla comunità scientifica. L’accostamento non è forzato perché sin da Platone, la legittimazione della scienza è legata a quella del legislatore. Vi è un gemellaggio quindi tra scienza ed etica e politica. Ma chi decide che cos’è il sapere, e chi sa cosa conviene decidere? 3. Il metodo: i giochi linguistici Un enunciato può essere: - Denotativo: L’università è malata. Proferito nel quadro di una conversazione, conferisce al suo destinatore, al suo destinatario ed al suo referente (ciò di cui tratta l’enunciato) delle posizioni specifiche: il destinatore si espone in posizione di “sapiente”; il destinatore dà o rifiuta il proprio assenso; il referente viene scelto in modo conforme al gioco denotativi, in quanto cosa che esige di essere identificata ed espressa nell’enunciato che ad essa fa riferimento. - Performativo: L’università è aperta. Ha la particolarità di far coincidere la propria enunciazione col suo effetto sul referente: l’università è aperta per il fatto che viene dichiarata tale in questa circostanza. Non è soggetto a discussione o verificazione da parte del destinatario, mentre il destinatore deve essere dotato dell’autorità di proferirlo. - Prescrizioni: Date i mezzi all’università. Possono essere articolate in ordini, comandi, istruzioni, raccomandazioni, domande, preghiere. Il destinatore è situato in posizione di autorità: egli si aspetta dal destinatario la realizzazione del referente. Wittgenstein definisce giochi linguistici i diversi tipi di enunciati che viene individuando con questa analisi. Egli intende che queste categorie di enunciati devono poter essere individuate mediante regole che specificano le loro proprietà e l’uso ce se ne può fare. 1)Le regole dei giochi linguistici non contengono però la loro legittimazione, ma sono oggetti di un contratto più o meno esplicito fra i giocatori; 2)ogni enunciato viene considerato come una “mossa” all’interno di un gioco, una modificazione anche minima di una regola varia la natura del gioco ed un enunciato che non soddisffa le regole con appartiene al gioco da esse definito; infine parlare è combattere -nel senso di giocare- ma non si gioca necessariamente per vincere: si può fare una mossa per il piacere di inventarla,

come nel linugaggio popolare e nella letteratura. E questo provoca una sensazione di gioia e di successo. *collegarsi con Nietcsche e le meta-metafore* 4. La natura del legame sociale: l’alternativa moderna Volendo trattare del sapere nelle società contemporanea, esiste il problema di decidere il metodo di rappresentazione di queste società. Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, si è articolata secondo due modelli: - la società come insieme funzionale (funzionalismo). L’idea secondo cui la società forma un tutto organico, ché altrimenti essa cessa di essere tale deriva da Parsons, che assimila la società ad un sistema autoregolato. Il principio è ancora ottimista: corrisponde alla stabilizzazione delle economie in crescita. - la società divisa in due (marxismo). La vera finalità del sistema è l’ottimizzazione del rapporto globale fra inputs e outputs, cioè la sua performatività. Se la teoria “tradizionale” è continuamente esposta a pericolo di essere incorporata alla programmazione della totalità sociale come strumento di ottimizzazione delle sue prestazioni, ciò avviene percgè la sua aspirazione ad una verità unitaria e totalizzante si presta alla pratica unitaria e totalizzante dei gestori del sistema. La teoria “critica” fondandosi su un dualismo di principio dovrebbe essere in grado di sfuggire a tale destino. Il marxismo è guidato da un altro modello della società, che nasce nelle lotte che accompagnano l’investimento delle società civili tradizionali da parte del capitalismo. Essendo alla base del principio, non possiamo non dire che la lotta di classe si è trovata esposta al rischio di perdere la sua consistenza teorica e di ridursi ad una utopia, a una speranza, ad una protesta di principio agitata in nome dell’uomo, della ragione o della creatività. Tutto ciò serviva per precisare la problematica in cui intendiamo situare la questione del sapere nelle società industriali avanzate. Questo perché non si possono conoscere i destini del sapere, cioè i problemi che incontrano oggi il suo sviluppo e la sua diffusione, senza conoscere nulla della società in cui esso si colloca. Decidere che il ruolo principale del sapere è quello di ssere un elemento indispensabile del funzionamento della società ed agire di conseguenza nei suoi confronti è possibile solo se si è deciso ce la società è una grande macchina. Di fronte a queste due teorie, si è tentati di distinguere due tipi di sapere: positivista che trova la sua applicazione nelle tecniche relative agli uomini e ai materiali e che si presta a divenire una forza produttiva indispensabile al sistema; l’altro critico o riflessivo o ermeneutico che, interrogandosi sui valori o sui fini, si oppone a qualsiasi recupero. 5. La natura del legame sociale: la prospettiva postmoderna Disporre di informazioni è l’interesse degli esperti di ogni tipo. La classe dirigente sarà quella dei decisori, non più costituita dalla classe politica tradizionale, ma da uno strato formato da capi di impresa, alti funzionari, dirigenti di grandi organizzazioni professionali,

sindacali, politiche. I partiti, le istituzioni e le tradizioni storiche perdono il loro potere di centralizzazione. L’uomo è situato in posizioni attraversato da messaggi di natura diversa. E non è mai privo di potere sui messaggi che lo attraversano definendone la posizione, sia che si trovi nella condizione di destinatore, o di destinatario, o di referente: fin dalla nascita il neonato è collocato come referente della storia narrata dal suo ambiente in rapporto alla quale dovrà poi dislocarsi. In una società in cui la componente comunicativa diviene ogni giorno più evidente come realtà e come problema, l’aspetto linguistico assume una nuova importanza, che sarebbe superficiale ridurre alla tradizionale alternativa fra parola manipolatrice o trasmissione unilaterale del massaggio da un lato, e libera espressione o dialogo dall’altro. Affrontando il problema nei termini della teoria della comunicazione, si dimenticherebbero due cose: i messaggi sono dotati di forme ed effetti diversi a seconda che siano denotativi, prescrittivi, etc. Inoltre, non agiscono esclusivamente perché comunicano delle informazioni. È la macchina cibernetica che tratta l’informazione, ma i fini che le vengono assegnati al momento della programmazione dipendono da enunciati prescrittivi, ad esempio, che essa non correggerà durante il suo funzionamento. Gli atomi sono piazzati agli incroci delle relazioni pragmatiche, ma vengono dislocati dai messaggi che li attraversano, secondo un movimento ininterrotto. Ciascun interlocutore linguistico subisce a partire dalle mosse che lo riguardano, uno spiazzamento, un’alterazione di qualche tipo, e non solo in qualità di destinatario ma anche di destinatore. Tali mosse suscitano contromosse: non basta una teoria della comunicazione, ci vuole una teoria dei giochi, che includa l’agonistica fra i suoi presupposti. Nell’uso corrente dei discorsi, in una discussione fra amici, gli interlocutori cambiano il gioco da un enunciato all’altro: asserzione, interrogazione preghiera, etc. Tutto ciò non è senza regola, a si tratta di una regola che autorizza ed incoraggia la grande flessibilità degli enunciati. Una istituzione differisce da una discussione per il fatto che richiede delle condizioni supplementari perché gli enunciati siano dichiarati ammissibili al proprio interno: ci sono cose che non si devono dire e modi per dirle. Il limite che viene posto dall’istituto però non è fisso, ed è provvisorio. 6. Pragmatica del sapere narrativo Il sapere non si identica con la scienza, soprattutto nella forma contemporanea: e la scienza è lontana dal poter nascondere il problema della sua legittimità. Il sapere generale non si riduce alla scienza, e nemmeno alla conoscenza. La conoscenza sarebbe l’insieme degli enunciati che denotano o descrivono degli oggetti, escludendo qualsiasi altro enunciato, e suscettibili di essere dichiarati veri o falsi. L scienza sarebbe un sottoinsieme della conoscenza. Costituita anch’essa di enunciati denotativi, ai quali si imporrebbero due ulteriori condizioni i di accettabilità: che le condizioni di accesso agli oggetti cui si riferiscono siano ricorrenti, cioè che siano esplicite le condizioni di osservazione; che sia possibile decidere se i singoli enunciati appartengano o men al linguaggio considerato pertinente dagli esperti.

Con il termine sapere non si intende solo un insieme di enunciati denotativi: in esso convergono le idee di saper fare, vivere, ecc. Il sapere è ciò che rende capaci di produrre buoni enunciati denotativi, buono enunciati prescrittivi, etc. Non consiste in una competenza fondata su un solo tpo di enunciati: coincide con una formazione estesa di competenze. Altra caratteristica da sottolineare è l’affinità del sapere con il costume. Cosa è infatti un buon enunciato prescrittivo o valutativo, una buona prestazione denotativa? Tutti sono giudicati buoni perché conformi ai criteri accettati nell’ambiente formato dagli interlocutori del sapiente. Il consenso che permette di circoscrivere un tale spere e di distinguere chi sa da chi non sa è ciò che costituisce la cultura di un popolo. Nella formazione del sapere tradizionale vi è la preminenza della forma narrativa: - Queste storie popolari raccontano ciò che potremmo chiamare delle formazioni positive o negative, cioè successi o sconfitte in cui si risolvono i tentativi degli eroi, oppure rappresentano modelli positivi o negativi (eroi felici o infelici) di integrazione nelle istituzioni consolidate (leggende, favole). - La forma narrativa accoglie una pluralità di giochi linguistici: enunciati denotativi, fondati sugli eventi del cielo, delle stagioni, etc. Il racconto applico criteri di competenze che appaiono intrecciate a formare il proprio tessuto. - La proprietà relativa alla trasmissione dei racconti: il narratore si dichiara competente a raccontare la storia solo per averla egli stesso ascoltata. Il destinatario acquista la medesima autorità. Le posizioni narrative sono distribuite in modo che il diritto di occuparne una, quella del destinatore, si fonda sulla duplice condizione di aver occupato l’altra, quella del destinatario, e di essere già stato raccontato in un racconto, vale a dire di essere situato in posizione di referente diegetico. - Un quarto aspetto è il ritmo: il tempo che scandisce in periodi regolari e modifica la lunghezza o l’ampiezza dei periodi del racconto. In un certo senso il popolo non è che l’insieme di coloro che attualizzano i racconti, e che non lo fanno solo raccontandoli, ma anche ascoltandoli e facendosi raccontare da essi, vale a dire “rappresentandoli” nelle istituzioni. Piazzandosi, quindi, nelle posizioni del destinatario e della diegesi oltre che in quella di narratore. Quindi i racconti determinano i criteri di competenza e/o ne illustrano l’applicazione. In tal modo definiscono ciò che può essere detto e fatto nella cultura, e dal momento che ne sono anche parte integrante, ne vengono per ciò stesso legittimati.

7. Pragmatica del sapere scientifico Copernico dichiara che la traiettoria dei pianeti è circolare. Vera o falsa, la proposizione comporta un insieme di tensioni ognuna delle quali si esercita sulle singole posizioni pragmatiche che essa pone in gioco: destinatario, destinatore, referente.

In primo luogo si suppone che il destinatore affermi il vero a proposito del referente, la traiettoria. Lo si suppone quindi capace di addurre delle prove di ciò che afferma e di confutare qualsiasi enunciato contrario o contraddittorio sullo stesso referente. Successivamente, quando il destinatario formulerà il suo assenso o dissenso, sarà sottoposto al medesimo vincolo della prova e della confutazione come il destinatore attuale. Inoltre, si suppone che il referente sia espresso dall’enunciato in modo conforme alla propria natura. Ciò che dico è vero perché lo provo; ma chi prova che la mia prova è vera? La soluzione scientifica della difficoltà consiste nell’osservanza di due regole: - dialettica o retorica di tipo giudiziario: referente è ciò che può costituire oggetto di prova, supporto di convinzione nel dibattito; - metafisica: lo stesso referente non può fornire una pluralità di prove contraddittorie o inconsistenti. Su questa duplice regola si fonda ciò che la scienza del XIX secolo chiama verificazione e quella del XX falsificazione. Consente di offrire al dibattito degli interlocutori, destinatore e destinatario, l’orizzonte del consenso che, però, non è necessariamente indice di verità, ma si suppone che la verità di un enunciato non possa mancare di suscitare consenso. Non è solo la verità dell’enunciato in gioco nel dibattito, ma anche la competenza: questa non può essere mai data per acquisita. Essa dipende dal fatto che l’enunciato proposto sia considerato come discutibile in una sequenza di argomentazioni e di confutazioni fra pari. Verità dell’enunciato e competenza dell’enunciato sono sottomessi al consenso della collettività dei pari in grado di competenza. È necessario formare degli eguali. La didattica garantisce questa riproduzione. Il suo primo presupposto è che il destinatario, lo studente, non sappia ciò che sa il destinatore. Il secondo presupposto è che l’allievo possa imparare e divere un esperto della stessa competenza del suo maestro. Un terzo sottinteso è che si ritengano sufficienti gli scambi di argomenti e l’amministrazione delle prove e che quindi possano essere trasmessi nell’insegnamento. Cioè, si insegna ciò che si sa. Nella misura in cui lo studente migliora la sua competenza, l’esperto può farlo partecipe di ciò che non sa e che cerca di sapere, o meglio la ricerca, il gioco della formazione del sapere scientifico. - Il sapere scientifico esige l’isolamento di un gioco linguistico, il denotativo, e l’esclusione di tutti gli altri. Si è sapienti se si può proferire un enunciato vero in relazione ad un referente; e si è scienziati se si possono proferire degli enunciati verificabili o falsificabili in relazione a referenti accessibili agli esperti. - Questo sapere, divenendo professione, dà origine a delle istituzioni. Nasce un nuovo problema: il rapporto tra istituzione scientifica e società. - La competenza richiesta si fonda solo sulla posizione del destinatore. Al destinatario non si richiedono competenze particolari. - Un enunciato scientifico non trae alcuna validità dal fatto di essere riferito. Nulla è al riparo da falsificazioni. Ogni nuovo enunciato potrà essere accettato come valido solo se confuta l’enunciato precedente attraverso argomentazioni e prove.

-

Il gioco scientifico implica una diacronia, una memoria e un progetto. Il destinatore attuale di un enunciato dovrebbe essere a conoscenza degli enunciati precedenti sul medesimo referente. Deve inoltre proporre un enunciato diverso dai precedenti. Presupponendo la memoria e la ricerca del nuovo, questa diacronia delinea un processo cumulativo. Sia la scienza che il sapere non scientifico sono formati da enunciati: sono mosse fatte dai giocatori nell’ambito di regole generali. Non è possibile esprimere giudizi sul valore del narrativo e dello scientifico e nemmeno sostenere che il sapere scientifico derivi da quello narrativo. Il sapere narrativo non dà importanza al problema della propria legittimazione. Lo scienziato si interroga sulla validità degli enunciati narrativi e constata che non sono mai sottoposti all’argomentazione alla prova: i racconti sono favole, miti e leggende. 8. La funzione narrativa e la legittimazione del sapere Come si comportano gli scienziati chiamati alla televisione? Narrano l’epopea di un sapere che di suo non ha nulla di epico. In tal modo soddisfano le regole del gioco narrativo. Si tratta di qualcosa che concerne il rapporto del sapere scientifico col sapere “popolare”. Lo Stato è disposto a spendere affinché la scienza possa rappresentarsi come epopea, così da creare consenso pubblico. Non è escluso che il ricorso al narrativo sia inevitabile: almeno fino a quando il gioco linguistico della scienza esiga la verità dei propri enunciati e non sia in grado di le...


Similar Free PDFs