LA Modificazione - Riassunto La Modification PDF

Title LA Modificazione - Riassunto La Modification
Author Nicholas Van Der Woodsen
Course Letteratura francese I
Institution Università degli Studi di Perugia
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Description

LA MODIFICAZIONE: MICHEL BUTOR TRAMA: Parte prima. Léon Delmont narra il viaggio in treno che intraprende da Parigi, dove dirige la filiale parigina di una casa produttrice di macchine da scrivere romana, verso Roma. Questo non è un viaggio d'affari come quelli che compie regolarmente. È partito per raggiungere l'amante, Cécilie, perché ha infine deciso di rompere con la moglie Henriette, farà venire Cécilie a Parigi, le troverà un lavoro e andranno a abitare in un piccolo appartamento. Egli è fermamente deciso a lasciare la moglie ma non può fare a meno di pensare alla sua famiglia e al passo che ha intenzione di fare. Il treno arriva a Digione. La trama è molto semplice: partendo da Parigi (la città in cui vive), Léon viaggia fino a Roma con un treno notturno. Grazie anche a questo dettaglio, il tempo è sospeso, irrilevante. Il viaggio diventa, quindi, un momento di riflessione: come le stazioni si susseguono senza lasciare traccia, i confini vengono attraversati senza difficoltà e i paesaggi si ripetono uguali a loro stessi; così il protagonista viaggia tra passato e futuro (entrambi irrilevanti), il sogno e la veglia si rincorrono senza soluzione di continuità e le persone abitano il nonluogo (treno e mente di Léon) senza davvero prenderne possesso. Roma diventa un sogno, così come Parigi. L’amante smette di essere idealizzata, così come la moglie. Sospeso tra due tempi che non esistono (passato e futuro), il protagonista non si accorge nemmeno di stare cambiando nel presente: la modificazione avviene, a discapito suo: “sapevi che un giorno o l’altro saresti dovuto arrivare a una decisione, ma non immaginavi ancora che il momento fosse così vicino; senza alcun desiderio di precipitare le cose, aspettavi che le cose si determinassero da sole, che si presentasse un’occasione che l’avventura prendesse da sola la sua nuova direzione”. Oltre al luogo fisico, il nonluogo è anche il tipo di rapporto che si viene a creare tra le persone e questi posti: se da una parte, i luoghi sono vuoti, di passaggio, dall’altra sono estremamente rassicuranti per le persone che li incrociano. Le persone smettono di essere tali — così come i luoghi — è si trovano ad essere simboli (consumatori, clienti, etc.) — così come i luoghi, la cui comunicazione è delegata a cartelli anonimi. La scrittura di Butor (con l’ottima traduzione del 1959 di Oreste del Buono) ci accompagna e ci descrive perfettamente il processo: Léon Delmont si immerge nella dimensione sospesa del viaggio in treno fino a ricavarne uno spazio di riflessione inaspettato. Léon diventa

anonimo a se stesso, approfittando dell’anonimato che lo circonda: nessuno sa chi lui sia, né lui sa nulla degli altri viaggiatori. Per loro inventa nomi e storie personali, come spaventato dall’anonimato stesso. Oppure, come se fosse un passatempo. Perché in un viaggio internazionale il tempo non passa mai, gli orologi mentono, così come le abitudini. Il protagonista sviluppa se stesso immergendosi nel passato e nell’illusione del futuro. I ricordi sono la comoda carrozza di Prima Classe su cui Léon ha fatto tutti i viaggi precedenti (Roma ospita la sede principale dell’azienda per cui lavora). I progetti futuri sono la carrozza di Terza Classe su cui lettore e protagonista viaggiano: scomoda, sconosciuta e straniante. Come già scritto, Butor elimina completamente il presente di Léon e, con esso, il presente del lettore: ogni scena è un sussulto, rende la lettura un po’ più scomoda (ma non smette di scorrere sui binari delle parole), il protagonista perde credibilità e motivazione ad ogni stazione e il lettore con lui. Fino all’arrivo nella periferia romana: la modificazione è completata, così come il giudizio del lettore su Léon. Lasciamo il treno prendendo atto delle scelte di Léon, ma non fino in fondo: vorremmo tornare a quel nonluogo, riscriverne le regole, ma non è quello che Butor vuole per i suoi lettori e per le sue lettrici.

Parte seconda. Nel corso del viaggio, via via che Roma si avvicina, si mescolano i quadri delle due città, Parigi che sente fredda e austera e Roma calda e assolata, la Parigi della moglie e Roma dell'amante. Pensa ai viaggi precedenti, pensa a Cécile, pensa a Henriette, pensa al passato che è a Parigi, pensa al futuro che si trova a Roma. Nella notte mentre il treno attraversa la frontiera tutto si confonde e si mescola.

Parte terza. Mentre Roma si avvicina l'intenzione iniziale di Léon si fa sempre più impalpabile. Giunge alla conclusione che quello che ama di Cécile è l'immagine di Roma e che farla venire a Parigi non sarebbe più la stessa cosa. Decide di modificare il suo progetto iniziale. Arrivato a Roma non andrà da Cécile e tornerà a Parigi da solo.

COMMENTO:

In questo romanzo è narrato il viaggio fisico da Parigi verso Roma e interiore di un uomo, Léon Delmont che ha preso la decisione di lasciare la moglie per l'amante che vive a Roma. La narrazione è in seconda persona plurale e al presente. Un "voi" che è la voce del narratore ma che parla in primo luogo a se stesso, che racconta ma quasi spiega a se la sua crisi interiore di fronte alla decisione iniziale che poi modifica nel corso del viaggio. È un monologo interiore che non trascura la minuziosa descrizione di quella realtà momentanea che Léon vive. Quella del viaggio, le stazioni di cui legge i nomi sui pannelli, i suoi compagni di viaggio che salgono, scendono dal treno, si muovono nella carrozza, escono entrano dallo scompartimento, passeggeri che sono attori della sua narrazione personale. Il viaggio che è anche una fuga dalla grigia quotidianità di Parigi, dalla moglie, al sogno e al desiderio, nella mediterranea Roma, dall'amante. Butor ci racconta con un monologo interiore, un flusso di coscienza, frammentato dagli avvenimenti del viaggio e dagli oggetti stessi, di un uomo che in fondo, quasi alla metà, si rende conto che l'amante rappresenta per lui l'immagine della città eterna e che non avrebbe nessun posto a Parigi. Il desiderio è nell'assolata Roma.

Quell'amore Cécilie-Roma esiste perché all'altra parte, all'inizio del viaggio, c'è una Henriette-Parigi. Che Cécilie a Parigi non sarebbe la stessa cosa. Ma questa consapevolezza è sofferta, esce fuori da una tormentata elaborazione di passato e presente durante tutto il viaggio. La dimensione degli oggetti e la loro descrizione precisa e minuziosa non è qui preponderante come nei romanzi di Robbe-Grillet ed è invece l'aspetto psicologico e la dimensione della coscienza che sono centrale. E il flusso dei suoi pensieri mostra questa coscienza, a noi ma anche al narratore stesso, questo viaggio nell'anima....


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