Todorov - La letteratura fantastica PDF

Title Todorov - La letteratura fantastica
Course Teoria della letteratura
Institution Università di Pisa
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Riassunto dettagliato de "La letteratura fantastica" di Todorov...


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La letteratura fantastica – Tzvetan Todorov 1 – I generi letterari “ Letteratura fantastica”: espressione che indica una varietà della letteratura, o meglio un genere letterario. E’ particolare esaminare le opere letterarie sulla base del genere: questo significa non scoprire ciò che c’è di specifico nel testo, ma trovare una regola che vada bene per diversi testi, applicando quindi la definizione di “opere fantastiche”. E’ fondamentale, quindi, definire il concetto di “genere”. GENERE: questo concetto pone una serie di interrogativi. 1 – Si può discutere un genere senza aver studiato/letto le opere che lo costituiscono? Rifacendosi all’indagine scientifica, si può notare che non è necessaria l’osservazione di tutte le istanze per descrivere un fenomeno. In generale, si prendono un certo numero di circostanze, se ne trae un’ipotesi e questa si verifica poi su altre ipotesi. Ad esempio, Karl Popper sostiene che “per quanto numerosi siano i casi di cigni bianchi, ciò non giustifica la conclusione che tutti i cigni siano bianchi”. 2 – C’è soltanto un genere o ve ne sono di più? I generi sono in numero finito o infinito? Secondo i formalisti russi ed in particolare Tomachevski “le opere si distinguono in vaste classi, che si differenziano poi in tipi e specie. 3 – Il terzo problema è tipico dell’estetica. E’ vano parlare di generi, perché l’opera è unica e singolare. Infatti l’opera vale per la sua inimitabilità, per quello che ha di diverso da tutte le altre. Un’opera, quindi, può piacere oppure no: non è questo che la definisce oggetto di studio. Il concetto di GENERE/SPECIE: derivato dalle scienze naturali. V.Propp: pionere di analisi strutturale del racconto, faceva spesso analogie con botanica e zoologia. Ora esiste differenza qualitativa tra”genere”e “esemplare”, se vengono applicati agli esseri naturali o a creazioni di spirito. Primo caso: comparsa di un nuovo tipo non modifica caratteristiche di specie (es: sapendo che è della specie tigre,si possono dedurre le proprietà di ogni tigre). Stessa cosa vale per gli enunciati di una lingua: una sola frase non modifica la grammatica e la grammatica permette perciò di dedurre le proprietà della frase. Questo accade anche nel campo dell’arte e della scienza. Non riconosciamo ad un testo il diritto di entrare nella storia della letteratura o della scienza a meno che non introduca un cambiamento nell’idea che prima ci facevamo. Testi che non soddisfano questa condizione passano ad altra categoria: Letteratura “popolare”, “di massa” (primo caso) e Esercizio scolastico(secondo caso). Di fronte a testo di “letteratura”, due esigenze: 1) non si deve ignorare che questo presenti proprietà comuni con altri testi letterari o con sottoinsiemi di letteratura; 2) il testo non è soltanto prodotto di procedimento combinatorio, ma una trasformazione di questo procedimento. Si ha duplice movimento: opera verso letteratura e letteratura verso opera. In questo caso, non si può “rigettare la nozione di genere”, come diceva Croce: il rigetto implicherebbe la rinuncia al linguaggio. Oggi, la letteratura sembra voler abbandonare la divisione in generi: un libro non appartiene più ad un genere, ma dipende da sola letteratura. La letteratura contemporanea, comunque, non è del tutto esente da distinzioni in generi: non corrispondono più a nozioni del passato, anzi si cerca di creare categorie astratte. Dire che non esistono più i generi equivale a sostenere che l’opera letteraria non mantiene più relazioni con opere precedenti: i generi infatti sono il tramite = l’opera si mette in relazione ad universo di letteratura.

TEORIA DEI GENERI di NORTHROP FRYE, formulata in “Anatomia della critica”. Frye occupa posto importante tra critici anglosassoni e la sua opera è una delle più rilevanti nella storia della critica: “Anatomia della critica”, infatti, è insieme una teoria della letteratura e teoria della critica. Nell’opera: illustrato il sistema dei generi, creato da Frye. Caratteristiche principali: 1 – Praticare gli studi letterari con stesso rigore e stessa serietà adottati per altre scienze 2 – Necessità di escludere da studi letterari ogni giudizio di valore su opere 3 – L’opera letteraria, come letteratura, forma un sistema: necessita di coerenza 4 – Distinzione sincronia – diacronia: l’analisi letteraria richiede l’utilizzo di spaccati sincronici ed è qui che si deve cominciare a cercare il sistema; “trattando di un’opera, il critico deve congelarla, ignorando il suo movimento nel tempo” 5 – Il testo letterario non entra in rapporto di riferimento con il “mondo”: il testo è rappresentativo solo di sé. Per questo aspetto, la letteratura è molto simile alla matematica: il discorso letterario non può essere vero o falso, ma solo valido sulla base delle proprie premesse. Testo letterario: natura tautologica = significa sé stesso. 6 - La letteratura si crea a partire da letteratura e non dalla realtà( poesie da poesie, romanzi da romanzi). Frye propone diverse categorie che permettono le suddivisioni in generi. 1 – La prima categoria definisce i “modi della finzione”. Sono 5 e si basano su relazione protagonista del libro – noi stessi (lettori): a) Protagonista ha superiorità(di natura) su lettore e su leggi di natura: MITO b)Protagonista ha superiorità(di grado) su lettore e su leggi di natura: LEGGENDA c)Protagonista ha superiorità (di grado) su lettore, ma non su leggi di natura: GENERE MIMETICO ALTO d) Protagonista è pari al lettore e a leggi di natura: GENERE MIMETICO BASSO e)Protagonista inferiore al lettore: GENERE DELL’IRONIA 2 – La seconda categoria è quella di verosimiglianza: letteratura composta da due poli, racconto verosimile e racconto dove tutto è permesso. 3 – La terza categoria incentrata su due tendenze letterarie: 1) il comico, concilia protagonista con società e 2) il tragico, lo isola. 4 – La quarta categoria definisce degli archetipi: sono 4, basati su opposizione REALTA’ – IDEA: a)ROMANCE (sfera idea); b)IRONIA (sfera di realtà); c)COMMEDIA (passaggio da realtà a idea); d)TRAGEDIA (passaggio da idea a realtà) 5 – La quinta categoria riguarda i generi propriamente detti, distinuguendo in base all’udienza delle opere: a)DRAMMA(opere rappresentate), b)POESIA LIRICA (opere cantate), c) POESIA EPICA (opere recitate), d) PROSA (opere lette). Poesia epica è episodica; la prosa è continua. 6 – L’ultima classificazione, basata su opposizione “intellettuale/personale”-“introverso/estroverso” Wimsatt notò però una serie di asimmetrie nell’analisi di Frye: l’impossibilità di coordinare le classificazioni di punti 1 e 4; il fatto che l’unità del protagonista viene confrontata con altre due unità: il lettore e le leggi di natura, con una relazione che può essere qualitativa o quantitativa. Si nota qui, come a tre categorie di superiorità del protagonista corrisponde una sola categoria di inferiorità; Frye enumera soltanto 5 generi su 13 perché questi 5 generi sono esistiti, mentre gli altri otto no. Questo porta ad una distinzione importante della parola “ genere”: si devono considerare i generi storici e i generi teorici; i primi derivano da osservazione di realtà letteraria, i secondi da deduzione di ordine teorico. In poetica antica si trovano esempi di generi teorici: IV secolo, Diomede divide opere in tre categorie: 1) dove parla solo il narratore, 2)dove parlano solo i personaggi e 3) dove parlano entrambi. Tutto si basa su un’ipotesi astratta, postulando che il soggetto dell’enunciazione sia

l’elemento più importante dell’opera letteraria. Quindi si può dire che Diomede divide i generi in tre categorie in quanto postula una caratteristica: l’esistenza del soggetto dell’enunciazione. Allo stesso modo, Frye, basandosi su superiorità o inferiorità tra protagonista e lettore, considera questa relazione come elemento fondamentale di opera. Generi teorici: si possono suddividere in a) generi elementari e b) generi complessi. I primi definiti da presenza o assenza di sola caratteristica (come in Diomede); i secondi per coesistenza di diverse caratteristiche( es: il sonetto, genere con varie proprietà: prescrizioni su rime, metro e tema.) - Frye si dedica poco alla discussione teorica delle sue catagorie; se ne ricordano alcune: superioreinferiore, verosimile-inverosimile, conciliazione-esclusione, sfera di realtà-idea, introversoestroverso,intellettuale-personale. Un tratto comune a tutte è il carattere non letterario: sono derivate da filosofia, psicologia ed etica. Si può dire quindi che la letteratura altro non è che un mezzo per esprimere categorie filosofiche. Inoltre Frye si oppone ad atteggiamento strutturalista, sostenendo che” le strutture formate da fenomeni letterari si manifestano allo stesso livello di quest’ultimi”: significa che tali strutture sono osservabili. Si nota infatti come, per Frye ad esempio, la foresta o il mare siano una struttura elementare mentre per uno strutturalista sono due fenomeni di struttura astratta; si capisce che per lui sono molto importanti i quattro elementi, le quattro stagioni ecc = “ i quattro elementi sono esperienza dell’immaginario”.La foresta e il mare non devono trovarsi quindi in opposizione, formando una “struttura”. In generale, si può giungere ad alcune conclusioni precise: 1 – Ogni teoria dei generi si fonda su rappresentazione di opera letteraria. Distinguere tre aspetti dell’opera, aspetto verbale, sintattico e semantico. L’aspetto verbale si trova nelle frasi che costituiscono il testo, segnalando però due tipi di problemi: 19 legato a proprietà di enunciato e 2) legato all’enunciazione, a colui che emette il testo e a colui che lo riceve. L’aspetto sintattico, invece, spiega le relazioni tra le varie parti dell’opera, che possono essere logiche, temporali e spaziali. L’aspetto semantico è incentrato sui “temi”. 2 – Scelta preliminare si impone quanto al piano su cui collocare le strutture letterarie. 3 – Il concetto di genere deve essere specificato e qualificato: si ricordano generi storici ( osservazione di fatti letterari) e teorici ( dedotti da teoria di letteratura), che si distinguono ulteriormente in generi elementari ( con presenza o assenza di solo tratto strutturale) e complessi ( con presenza o assenza di congiunzione di tratti). Lo studio del genere deve quindi soddisfare esigenze pratiche e teoriche, empiriche ed astratte. Un’opera manifesta un dato genere, ma non vi è alcuna necessità che un’opera incarni fedelmente il proprio genere: vi sono solo probabilità. E’ comunque possibile che un’opera manifesti più di una categoria o più di un genere: si parla di IMPASSE METODOLOGICA. In conclusione, la letteratura esiste in quanto dice ciò che il linguaggio ordinario non è capace di dire: è per questo che la critica diventa a sua volta letteratura. Solo distinguendosi dal linguaggio comune la letteratura può costituirsi, enunciando ciò che essa sola può dire.

2 – Definizione del fantastico Alvaro, personaggio principale del libro “Il diavolo innamorato” di Cazotte, vive da qualche tempo con una donna, che egli pensa sia uno spirito maligno. All’apparenza sembra davvero una rappresentante dell’altro mondo, ma il suo comportamento è del tutto umano: si tratta di una donna che ama. La donna risponde in maniera particolare all’uomo, circa la sua provenienza( si definisce una Silfide) ed Alvaro inizia a domandarsi se vi sia del verosimile nella sua avventura: pensa che sia un sogno(“ Tutto questo mi ha l’aria di un sogno, ma che altro è la vita umana?”). Insieme al lettore,

il protagonista non capisce se è vero ciò che gli sta accadendo o se se tratti di un sogno, di un’illusione. Questa ambiguità durerà fino alla fine dell’avventura. Ci troviamo in un mondo che è appunto il nostro, ma dove si verifica un avvenimento che non si può spiegare con le regole a noi familiari In questo caso, due sono le soluzioni possibili per il personaggio: 1)l’evento è prodotto dall’illusione dei sensi, dalla sua immaginazione oppure 2)è un evento realmente accaduto, parte integrante di realtà: una realtà però governata da regole a noi ignote. Il fantastico occupa lasso di tempo di incertezza: scegliendo una risposta o l’altra, si abbandona la dimensione del fantastico per quella dello strano e del meraviglioso. FANTASTICO: definito in relazione a concetti di reale e di immaginario. In generale, e’ l’esitazione di un essere, che conosce solo le leggi naturali, di fronte ad evento soprannaturale. Definizioni di “fantastico”, si trovano a partire dal XIX secolo. Dapprima il filosofo e mistico russo V. Soloviov: “nel fantasticosi conserva una possibilità esteriore di una spiegazione semplice dei fenomeni, ma è priva di probabilità”. C’è poi l’autore inglese M. James : usa termini molto simili; altro esempio viene dalla Germania, “il protagonista sente la contraddizione tra i due mondi, reale e fantastico e si stupisce di fronte alle cose straordinarie che accadono”. Non sono proprio simili le definizioni fornite da recenti studi francesi: per Castex, il fantastico è “ un’intrusione del mistero nella vita reale”; per Vax, “il racconto fantastico presenta uomini che vivono come noi, ma che si trovano all’improvviso di fronte all’inesplicabile”; Caillois, “il fantastico è una rottura dell’ordine riconosciuto”. Tutto è giocato su “innammissibile” che penetra nel reale. Però, in tutte queste definizioni, non viene detto chi si trova ad esitare, se il personaggio o il lettore. “Manoscritto trovato a Saragozza” di Jan Potocki: libro che inaugura epoca di racconto fantastico. Si presentano, all’inizio, una serie di eventi che non contravvengono alle leggi naturali, ma, accumulandosi, creano problemi. Si descrivono le vicende di Alfonso Van Worden che, dopo aver perso alcuni suoi compagni, giunge in un paese della Sierra Morena, che gli abitanti ritengono infestato dagli spiriti di due impiccati. Si sistema in una locanda e qui, a mezzanotte, gli fa vsita una donna che lo conduce in un sotterraneo dove Alfonso incontra due sorelle che dicono di essere sue cugine. Il protagonista inizia a provare sensazioni strane, ma al canto del gallo queste figure scompaiono. In seguito si ha un vero e proprio evento soprannaturale: Alfonso va a letto, viene raggiunto dalle due sorelle, ma quando si risveglia è in una stanza sotterranea e le donne si sono trasformate in cadaveri. Incontra poi Pacheco, che gli racconta la propria storia: questa è molto simile a quella di Alfonso; serie di dubbi che tormentano il protagonista. Di notte ricompaiono le due donne: dormono con lui e gli tolgono la reliquia che portava al collo; il mattino dopo si trova accanto ai cadaveri e una corda da impiccato attorno al collo: comincia a pensare che tutti i personaggi incontrati siano fantasmi prodotti da incantesimi; per questo vuole trovare una spiegazione “realista” a tutto. Arriva alla conclusione che tutti i personaggi si siano messi d’accordo per mettere alla prova il suo coraggio, ma altri eventi lo sospingono verso soluzione soprannaturale: “Arrivai quasi a credere che i demoni avessero animato per ingannarmi corpi di impiccati”. “Arrivai quasi a credere..”= formula che riassume spirito di fantastico. In questo caso, ad esitare, è Alfonso, ma la situazione sarebbe diversa se il lettore fosse informato della “verità”: il fantastico implica perciò l’integrazione del lettore nel mondo della storia e la percezione del lettore è inscritta nel testo. Esitazione del lettore= prima condizione di fantastico. Ma è davvero necessario che il lettore si identifichi con un personaggio o che l’esitazione venga rappresentata nel testo? In generale, le opere soddisfano entrambe le condizioni, ma ci sono

eccezioni, come “Vera” di Villiers de l’Isle-Adam. Si pone però un altro problema quando il lettore esce dal personaggio e torna ad essere semplicemente lettore: l’interpretazione del testo. Ci sono, ad esempio, racconti con elementi soprannaturali senza che il lettore si interroghi sulla loro natura; situazione opposta riguarda la poesia: testo che potrebbe essere giudicato fantastico; necessità di andare oltre le parole. Quindi il fantastico implica modo di leggere né “poetico”, né “allegorico”. Frase di Roger Caillois:”Questa serie di immaginisi colloca nel cuore del fantastico, a metà tra immagini infinite ed immagini ostacolate..”. Tre condizioni necessarie per completare definizione di fantastico: 1 – il testo deve obbligare il lettore a considerare mondo di racconto come mondo di persone viventi, esitando tra spiegazione naturale e spiegazione soprannaturale. 2 – un personaggio può provare stessa esitazione: la parte del lettore è quindi affidata ad un personaggio; esitazione: tema dell’opera. 3 – il lettore deve adottare particolare atteggiamento verso il testo, rifiutando interpretazione allegorica e poetica. Queste tre condizioni rimandano ai tre aspetti precedentemente descritti: 1 – la prima condizione:legata ad aspetto verbale, più precisamente alle “visioni”. 2 – la seconda condizione: legata sia ad aspetto sintattico (“reazioni”), sia ad aspetto semantico. 3 – la terza condizione: trascende divisione in aspetti. Tutto ciò si può confrontare con i diversi “ sensi” che la parola fantastico assume: 1 – in questi testi, l’autore descrive eventi che è difficile possano accadere in vita, su base di conoscenze comuni(es:”La petit Larousse”). Inoltre non si può concepire un genere che raggruppi tutte le opere dove compare il soprannaturale: la sua estensione infatti è troppo vasta. 2 – ci si può mettere in panni di lettore, nel lettore reale, tendenza rappresentata da H.P Lovecraft: per lui il fantastico si basa, non tanto sul testo, quanto invece sull’esperienza del lettore= la paura. Tutto è giocato sull’atmosfera e sull’impressione:“ Un racconto è fantastico se il lettore avverte senso di paura e di terrore”. La paura però non è condizione necessaria. Penzoldt: “Eccetto i racconti di fate, tutte le storie soprannaturali sono storie di paura”. Non consente di dare una miglior definizione del fantastico il cercare il senso di paura nei personaggi. Inoltre anche le storie di fate possono essere paurose (es: racconti di Perrault), in altri invece la paura è totalmente assente (es. “La principessa” di Hoffmann “Vera” di de Isle-Adam). Il “Manoscritto trovato a Saragoza”: esempio di esitazione tra reale ed illusorio; tutto ruotava intorno al fatto che non si sapeva se gli eventi descritti fossero un inganno o un errore di percezione, dubitando quindi della nostra comprensione. Questo “errore”si può verificare per varie ragioni, come la follia nel caso de “La principessa Brambila” di Hoffmann, dove l’attore Giglio Fava crede di diventare principe, sposare principessa e vivere grandi avventure, ma tutti gli assicurano che non è vero e che è diventato pazzo. Spesso anche il protagonista dubita della propria ragione, sprofondando, con il lettore, nel dubbio. Altro esempio è “Aurelia” di Nerval: racconto su visioni di protagonista in preda a follia. E’ un testo in prima persona, ma l’io include altre due persone: 1)personaggio che vede mondi sconosciuti e 2)narratore che trascrive impressioni di personaggio. Anche il personaggio, delle volte, crede alla propria follia, ma non arriva mai alla certezza, mentre il narratore non è sicuro che tutto quello che il personaggio ha vissuto sia un’illusione. L’opera è caratterizzata da due procedimenti di scrittura: 1) l’imperfetto e 2) la modalizzazione. Questa utilizza delle locuzioni che, senza cambiare senso di frase, modificano relazione tra soggetto di enunciazione ed enunciato (es: “fuori piove” e “forse fuori piove”: hanno lo stesso significato,

ma la seconda indica l’incertezza del soggetto). Molto simile è l’imperfetto (es:”amavo Aurelia”: non dice di preciso se la sta amando ancora, la continuità è possibile, ma poco probabile). Nell’opera, quindi, tutto verte sul linguaggio. Il narratore scrive:”le mie azioni..obbedivano a quello che secondo la ragione umana si chiama illusione”: l’utilizzo dell’imperfetto mostra che non è il narratore a parlare, ma il personaggio di un tempo, prendendo le distanze dall’uomo normale. “Aurelia”: esempio di ambiguità fantastica: tutto è giocato sulla follia. Mentre in Hoffmann infatti ci si domandava se il personaggio fosse pazzo o no, qui si sa chiaramente che è follia. Ora l’esitazione riguarda il linguaggio, non più la percezione.

3 – Lo strano e il meraviglioso Come si è visto, il fan...


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