Contro LA Letteratura - Rondoni PDF

Title Contro LA Letteratura - Rondoni
Author Martina Sgubin
Course didattica della letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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Riassunto libro per esame didattica della letteratura italiana...


Description

CONTRO LA LETTERATURA – RONDONI Confrontare Rondoni con Armellini sulla posizione presa vs Pennac. (pag. 12)

PRIMA PARTE - CONTRO LA MALORA RAGAZZI GIAGUARO Sarebbe bello che i nostri ragazzi fossero ragazzi-giaguaro, invece sembrano essere sempre più RAGAZZIPALUDE. Gli Italiani non hanno gusto per leggere nonostante l’acquisto di libri sia una delle voci che riguardano i beni culturali. Oltre a non leggere tanto, quello che preoccupa è anche la QUALITA’ di cosa leggiamo. LA LETTERATURA NON E’ UN’OCCUPAZIONE La poesia e la letteratura sono fatte per uomini che hanno altri mestieri. Uno degli errori d’impostazione dell’attuale generale modo di insegnare la letteratura è il tentativo di fare dei ragazzi degli esperti, invece che degli amanti  come se la scuola dovesse creare degli esperti invece che degli amanti. Il problema di fondo è che è cambiata l’idea di cultura. Non si tratta solo di una crisi della letteratura ma di tutte le arti. Chi detiene il sapere umanistico che dovrebbe essere trasmesso ai ragazzi, non si accorge del cambiamento che sta avvenendo all’interno della letteratura. Il primo problema che sovrasta e precede i difetti che possono avere gli insegnanti, è che ai vertici culturali ci sono persone che molto spesso non sanno neanche di cosa si stia parlando. Da questo problema dipende la difficoltà di affrontare due gravi errori di impostazione che sono a monte e non dipendono dalla capacità del singolo docente, anche se il docente potrebbe provare a correggerli e non a subirli. NON E’ STORIA, NON E’ SCIENZA… Un primo errore è stato quello di mischiare la letteratura con la storia della letteratura. Il motivo di questa mescolanza è che si è cercato di creare una COSCIENZA NAZIONALE dal momento in cui si era appena fatta l’Italia. Da qui sono nati i programmi di letteratura basati su una lista di nomi, opere e figure disposti in una storia più ideologica che reale. E’ possibile leggere Manzoni senza aver fatto Pascal? Proprio mentre ci si appella alla storia si rischia una storia fasulla, piena di censure e di buchi. L’altro errore sta nel pensare che studiando l’evoluzione storica di un fenomeno ci si possa appassionare ad esso. Sarebbe come se, per far appassionare i ragazzi al motociclismo, invece di far vedere loro Valentino Rossi, si insegnasse loro la storia del pistone per poi capire che no, non mostrano interesse. Ovviamente per chi è appassionato di biografie, sarà interessato alla vita dell’autore ma la letteratura non sta in questo. Troppi insegnanti affogano la lettura nello studio di cose che con la lettura c’entrano poco. IL CONTESTO LO DEVE AVER PRESENTE L’INSEGNANTE E LO SI SCOPRE PARTENDO DAL TESTO, ATTRAVERSO DOMANDE CHE SORGONO IN QUELLA LETTURA, ALLO STESSO MODO DI QUANDO NOI STIAMO CONOSCENDO UNA PERSONA. L’APPROFONDIRSI DEL RAPPORTO INDUCE A CURIOSITA’ CIRCA IL CONTESTO CHE QUELLA PERSONA VIVE. Invece si fa spesso il contrario: si parte dal contesto per poi tornare più o meno subito lì. Così l’opera viene ridotta ad un pretesto per conoscere la biografia dell’autore o gli usi e i costumi del tempo. L’altro grave errore è la pretesa di detenere una specie di scienza della lettura. Come se la capacità di leggere un testo raggiungesse il suo apice nel momento in cui si trasforma in una sorta di scienza esatta. L’accanirsi con esempi, specchietti di analisi del testo produce soltanto infinita noia e ancora una volta permette all’insegnante di nascondere la propria personalità di fronte ai ragazzi, magari mentre si desidera che facciano emergere la loro. Perché mai dovrebbero farlo se sono loro i primi a nascondersi?

IL SENSO DEL RISCHIO Insegnare letteratura significa essere sempre disposti a correre un rischio : nessun ragazzo seguirà l’insegnante che non sta correndo un’avventura al pari di quel che sente un adolescente. Se in una scuola, 200 ragazzi, a solo sentire nominare Manzoni sbuffano, il problema non è Manzoni, il problema non sono i ragazzi, il problema è chi insegna e chi, come la preside, non sa valutare. E’ evidente che gli insegnanti non riescono a cogliere qualcosa, e non perché sono scemi ma perché i ragazzi non si giocano il tutto per tutto a scuola, compreso il fatto che spesso vengono in classe lasciando fuori da lì i loro veri interessi, le vere ferite, le reali questioni che li amano ed è per questo che alle poesie che vengono assegnate in classe ne preferiscono altre. Il fatto è che c’è una grossa crisi che non riguarda solo la scuola ma in generale tutta la trasmissione del sapere e dell’arte che non viene accettato. Rimane l’idea fissa secondo la quale per essere acculturati bisogna possedere un’enciclopedia piccola o grande che sia e a questo feticcio si sacrifica qualsiasi cosa creando anche programmi scolastici ridicoli, piccole mostruose enciclopedie. Molti non vogliono affrontare il problema del “bisogna leggere” ripetuto ai ragazzi senza mai affrontare il problema fondamentale per cui un ragazzo legge o ha a che fare con qualche autore solo se questo autore ha qualcosa da dire rispetto al rischio della sua esistenza. Basta vedere le tracce d’esame per comprendere come ancora viva quest’idea secondo cui la letteratura serve a parlare delle stesse cose di cui parla la politica, l’economia e la sociologia. Questo è uno dei motivi per cui i ragazzi non leggono, perché se non incontrano una voce che non abbia a che fare in modo originale, col rischio di soffrire, dell’amare, del

Se la cultura non serve né a rischiare e neanche all’ascesa sociale (perché fare letteratura non rende ricchi), perché i ragazzi dovrebbero leggere? La letteratura e la cultura sono quindi ridotte ad un orpello per gente fissata o a una traduzione dolore, cosa se ne fanno?

di altre cose che sono politica, economia, sociologia. (esempio del gender pag. 30/31) Bisogna anche valutare la formazione degli insegnanti che sono molto bravi a difendersi ma sono succubi del tipo di formazione che viene loro imposta e che comunque li relega in un ambito accademico perché tra TFA e evoluzioni della specie, l’università continua ad essere l’unico punto in cui gli insegnanti si formano, molto spesso in maniera incongrua e impropria al di là delle buone o cattive intenzioni. L’università si candida ad essere l’unico punto di verifica e di formazioni per i professori e questo è sbagliato perché non premette afli insegnanti di avere delle formazioni professionali diverse e diversamente orientate. Questo rende l’insegnamento della letteratura omologato e omologante. MESTIERE DA MONACI E DA GUERRIERI LA SCUOLA non sopporta di essere messa in discussione. LA CLASSE DEGLI INSEGNANTI E’ SECONDO LE STATISTICHE LA PIU’ STRASSATA TRA QUELLE DEI LAVORATORI ITALIANI, Più DEGLI IMPIEGATI POSTALI O DEI TASSISTI. Incontrare venti, trenta ragazzi ogni mattina, in cambio di uno stipendio misero, in luoghi spesso di desolante bruttezza, è un mestiere da monaci o da guerrieri. NON CONSIDERARE QUESTA CONDIZIONE E’ LA PRIMA CAUSA DI OGNI PROBLEMA SUCCESSIVO. TUTTI POSSONO, DEVONO METTERE BECCO La scuola può diventare l’epicentro di un nuovo modo di incontrare la letteratura in età giovanile, mentre oggi è solo il luogo del fallito incontro. Molti insegnanti non capiscono la proposta di Rondoni, anzi pensano che lui voglia togliere la letteratura dalla scuola quando in realtà vuole proprio il contrario . Ci

sono degli insegnanti disposti a togliere Dante dal programma perché secondo loro troppo antiquato ma nello stesso tempo non sono disposti a cambiare il modo di insegnamento della letteratura che è stato deciso più di un secolo fa . Todorov diceva che quando si è accorto che nei programmi francesi facevano studiare Dostoevskij per imparare le strutture del romanzo, gli è venuto un colpo. Un ragazzo è bene che lo legga per imparare a fare i conti con i grandi della letteratura ma non per imparare le strutture del romanzo. Uno scrittore sudamericano, César Aira ha

cominciato a dire che sarebbe meglio dare da leggere nelle scuole una decina di libri l’anno piuttosto che fare strani percorsi di storia della letteratura p analisi aride. In Italia, Mastrocola o Massimo Recalcati hanno iniziato a ragionare e scrivere di queste cose. LEOPARDI E’ MEGLIO DI UN TALENT Vedere pag. 38 per esempio su Leopardi e sulla televisione. 3 motivi per cui non accetta le invettive contro la televisione: 1. Dire che la televisione fa schifo è troppo facile  non ci sono state da parte di professori proposte o proteste di programmi culturali! Se si vuole rialzare il livello della televisione bisogna che la classe degli insegnanti inveisca contro chi fa la televisione 2. Ormai i quindicenni di oggi vivono una abilità multimediale che ha tolto la centralità alla televisione e allargato infinitamente la frequentazione di contenuti diversi, anche interessanti se li si cerca e li si propone 3. Se gli insegnanti pensano di insegnare qualcosa di mento interessante e accattivante di un talent show è meglio che cambino mestiere. Le poesie e la letteratura bisogna saperla insegnare e i ragazzi, se colpiti, stanno ad ascoltare anche ore. Basta solo saperla insegnare. (Leopardi vs talent) IL BULLISMO (O L’APATIA) DEGLI INTELLETTUALI Rondoni si chiede se gli scrittori italiani stiano facendo lavorare il loro cervello. Si è trovato con alcuni scrittori e insegnanti per ragionare sul fatto che si potrebbe fare “qualcosa” e qualche idea è saltata fuori. Anche Baricco si è destato prendendosela con i troppi finanziamenti pubblici che vengono ingoiati dalle Fondazioni Liriche e ha proposto che questi fondi venissero destinati a programmi educational; sarebbe una buona idea ma non ha parlato di scuola, non si è azzardato. Qualche tempo fa un critico letterario e scrittore, Walter Siti, su La Stampa affermava che l’unica vera scuola che funziona è quella di Amici DOVE SI INCENTIVANO I RAGAZZI A SEGUIRE IL TALENTO E I PROFESSORI SONO COMPRENSIVI. Sono queste le affermazioni che danno l’idea di uno sbandamento di molta cultura italiana. Uno SCHIAFFO SPREZZZANTE E PRESUNTUOSO AGLI INSEGNANTI, A COLORO CHE PORTANO AVANTI UN LAVORO DURO. Un’ingiuria data in nome di un modello televisivo che è il contrario dello scopo e del metodo della scuola, dove si studia per diventare famosi (ricchi). E’ un atto di bullismo intellettuale! NOTA BENE. SULLA DIFFERENZA TRA PASSIONE E LIBERTA’ Il fatto che il docente sia un professionista e che quindi non sia giudicabile non è giusto. Il docente è un funzionario che può e deve essere valutato da un funzionario di grado più alto. Se tutto ciò non gli garba può cambiare mestiere. La passione è una cosa diversa dalla libertà : la relazione tra una persona e un’opera d’altra parte si fonda radicalmente su una serie di atti che riguardano la sfera della libertà. L’opera d’arte non si lascia scoprire se non attraverso un atto di libertà di chi lo accoglie. Se si possono imparare le tabelline a forza o una formula della fisica, il quid dell’esperienza artistica è refrattario a qualsiasi obbligo. Ma il rapporto con l’opera d’arte non coincide con il possesso di tali notizie e nozioni. Può anche accadere che una passione sorga dietro un obbligo ed è quello che sperano molti insegnanti. LA LIBERTA’ E’ DIVERSA DALLA PASSIONE. La passione vera è una conseguenza della libertà in gioco. E nessuna espressione è falsa come quella che afferma che basta che ci sia la passione. LA PASSIONE DA SOLA NON BASTA PERCHE’ IN OGNI VERO AMORE OCCORRONO ANCHE PAZIENZA E CONOSCENZA. Fondare un metodo sulla libertà si tratta di questo. Vediamo tante persone intorno a noi che quando hanno una gran libertà di scelta a riguardo di tantissime cose paiono per nulla libere. La libertà è quell’energia che si mobilita in noi e ci fa aderire alla vita nei suoi tanti possibili aspetti. C’è un obbligo iniziale nel fatto che incontri cose, persone, situazioni che non scegli. E anche l’opera d’arte appartiene alla serie di cose che puoi incontrare come dono/obbligo. Ma essa chiede che la si sperimenti più liberamente. Se dopo il primo momento di obbligo, non accade lo “starci”, non si ha più la possibilità dell’esperienza estetica. E prolungare il momento dell’obbligo è inutile, anzi, controproducente. Perché si passa alla sofferenza alla sopportazione che possono

essere elementi di una esperienza ugualmente di libertà ma in altri ambiti. Per questo non si può obbligare nessuno a fare esperienza autentica del leggere cose artistiche quando si è già grandicelli. L’obbligo non funziona nel caso delle esperienze artistiche.

SECONDA PARTE ALCUNI MODESTI APPUNTI SULL’INSEGNAMENTO NON E’ PER ANIME BELL’E FATTE Rondoni dice che la letteratura non è per anime bell’e fatte. Dice che chi vuole avere a che fare con la poesia deve essere disposto a rischiare tutto. Se hai paura di qualcosa rendila obbligatoria a scuola, finirà per parcheggiarsi tra le parti più noiose della vita, nei vecchi posteggi abbandonati delle cose apparentemente inutili dove solo qualche tizio strano va a frugare. Questo non è un problema per Leopardi o Manzoni ma per i ragazzi che, privati del confronto con questi autori, si troveranno a misurarsi sull’esperienza della morte, dell’amore, della giustizia con i personaggi famosi dei talk show televisivi. Un tempo si credeva che l’uomo colto e ben informato fosse il migliore degli uomini possibili. Col passare del tempo questa idea è andata in crisi SENZA PERO’ CHE MOLTI DEGLI STATUTI SCOLASTICI MODELLATI SU QUELL’IDEA SIANO STATI RIMESSI IN DISCUSSIONE. La crisi è dovuta a molti fattori, tra cui quello che gli uomini colti e ben informai sono stati quelli che hanno compiuto il maggior numero di nefandezze . La maggior parte delle volte, gli uomini di successo sono quelli che con la cultura non c’entrano nulla. Quindi,

SE LO SCOPO DELLA VITA E’ CERCARE DI ARRIVARE AL SUCCESSO PERCHE’ BISOGNA CONTINUARE A STUDIARE TUTTI QUESTI LIBRI? A questo modello in crisi non se ne è ancora sostituito uno. E la letteratura doveva essere parte della cultura posseduta dall’uomo reso migliore… MA DAL MOMENTO IN CUI LA FORMAZIONE DEI CITTADINI CON IL PASSARE DEL TEMPO HA ABBANDONATO LA CENTRALITA’ DELLA LETTERATURA A FAVORE DELLE SCIENZE E DELLE TECNICHE SEGUENDO L’IDEA CHE NON LA CULTURA MA SOLO UNA PARTE DI ESSA, OVVERO LE SCIENZE, GARANTIRA’ LA LIBERAZIONE DELL’UOMO, ECCO CHE LA LETTERATURA SI E’ TROVATA ANCORA PIU’ MUTILATA E INSENSATA. Troppo spesso i docenti di letteratura non sanno opporre ai colleghi di scienze il fatto che non esista solo un metodo per conoscere la vita e si accontentano di sottostare al diktat secondo cui certe materie insegnano a conoscere, altre semmai ad esprimersi. Come se Dante avesse scritto la Commedia solo per esprimersi e non per conoscere il segreto del mondo, cosa che vale per ogni autore. così la LETTERATURA VIENE RIDOTTA AD UN CAMPO COLTIVATO DI ANIME BELLE, UN BIZZARRO INTERESSE, UNO SVAGO DI LUSSO O UNA DISCIPLINA CHE INVECE DI ESSERE VISSUTA COME VERTICALITA’ E SFARZO UMILE DEL SENTIRE E DELL’ANIMO PER CONOSCERE IL MONDO E LA VITA, CERCA DISPERATAMENTE DI TRAVESTIRSI DA SCIENZA. Un’anima bell’e fatta è quella che pensa di non dover più correre rischi. Di non dover più scoprire niente di importante. Di avere il culo parato. Il culo dell’anima seduto comodo. Un’anima morta. La poesia è la voce delle anime che si stanno facendo che non sanno come fare, delle anime con i lavori in corso. La poesia ha sempre vissuto nei riti popolari. Ma noi, generazione post-novecentesca, a quali riturali popolari partecipiamo? Noi a volte abbiamo partite, concerti e maga raduni. Gli antichi ci hanno lasciato teatri, templi e cattedrali; noi lasceremo stadi e antenne televisive. OCCORRE QUALCOSA IN PIU’,

QUALCOSA CHE CI FACCIA RISCOPRIRE IL DOPPIO MERAVIGLIOSO SENSO DEL TERMINE ITALIANO “RITUALE”: QUALCOSA IN CUI AVVIENE UN CHE DI ECCEZIONALE MA ANCHE QUALCOSA CHE PUO’ ESSERE QUOTIDIANO, RICORRENTE, LUMINOSAMENTE SOLITO. OCCORRE ACCOSTARSI UMILMENTE AL BELLO che non chiede il biglietto di ingresso, non chiede soldi e non è in cerca di visibilità.

UN FENOMENO ANTROPOLOGICO LA LETTERATURA NON E’ UNA METERIA DA IMPARARE A SCUOLA MA UN’ATTITUDINE DA NON PERDERE PER CONOSCERE IL MONDO E SE STESSI. Le parole che sono lo strumento più vero e potente che abbiamo in dotazione per metterci in rapporto con le cose e con tutto il reale, sono sempre state usate dagli uomini anche in modo poetico. La letteratura serve per mettere a fuoco con le parole qualcosa che ci colpisce  quando un uomo o una donna ci colpiscono e si inizia un rapporto con lui o con lei, iniziamo a dare soprannomi. Accade con la persona di cui ci innamoriamo e anche con i figli, con gli amici, non ci basta il nome all’anagrafe. Perché? Perché cerchiamo parole per mettere a fuoco quella presenza la cui tenerezza ci parla. In quella messa a fuoco si sono spinte oltre la riva delle solite parole. Dare un soprannome è certo anche decorare, fare un omaggio. Tutto questo accade davanti a cose che ci provocano un movimento d’amore o di stupore o di fronte a cose che muovono in noi il dolore e la commozione. Dante ha scritto la Commedia per mettere a fuoco Beatrice, per vedere cosa gli era successo incontrandola. Lo dice lui, al termine della Vita Nova. Se non si racconta questo ad un ragazzo che si vuole introdurre a Dante, rimarrà oscuro e distante il motivo, il motore di quella straordinaria invenzione poetica. Ha soprannominato lei e per vedere bene cosa gli era successo ha dovuto soprannominare tutto quello che conosceva e sapeva, i fatti, le opere della cultura, le storie che gli avevano raccontato come quella di Paolo e Francesca e rivedere, riconoscere mettendo a fuoco con le parole tutta la sua esistenza. Per Dante poetare e conoscere sono lo stesso movimento. Dante scrive la Commedia per mettere a fuoco il significato dell’incontro con lei per la sua vita. Per poter strappare se stesso dalla grande infelicità di aver visto lei e poi di averla vista andare via verso la morte. Molti insegnano Dante senza credere a Dante. Eppure se non si mette in luce questo nucleo generativo questo motore primario dell’opera, come si può far interessare un ragazzo? Dante risulterà una palla. (vedi libro di Rondoni  Per lei e per tutti. appunti su Dante. E sull’amore). Quello che risulta debole anche perché lo si da’ per scontato è il NESSO ANTROPOLOGICO, ovvero la motivazione dell’insorgere del fatto letterario che poi si declina in motivazioni e genesi differenti per ogni singola opera . Era proprio Dante che diceva che in POESIA SI USANO PAROLE PER DIRE QUELLO CHE NON SI SA. Cioè si parla per mettersi in relazione con qualcosa di sconosciuto che ci ha colpito (il segreto per Ungaretti). Per questo la letteratura ha sempre a che fare con il misterioso e con la libertà. SENZA DOMANDA NON C’E’ LETTERATURA Per suscitare interesse nella letteratura bisogna suscitare interesse nella domanda. Se la domanda non è già viva nell’insegnante, essa non saprà eccitarsi e approfondirsi nell’incontro con le pagine che la portano a galla. La letteratura non si rivolge ad un lettore tipo, non bisogna cambiare per leggere la letteratura. Occorre essere se stessi. La poesia è come prendere un ascensore che non sai dove ti porta, a che piano. E che cosa vedrai quando si aprono le porte. UN PICCOLO RACCONTO PERSONALE Vedere testo pag. 59-60. LA LETTERATURA NON LA FANNO I CARCIOFI. E INTERPRETARE NON E’ DEFINIRE Interpretare un testo è come un’amicizia. E’ analogo, non identico. Frequentare un testo significa essere colpiti innanzitutto da certi particolari. Così come, incontrando qualcuno, ciascuno di noi è colpito da particolari diversi. E poi frequentandolo, facendo domande si possono scoprire tante cose. Un’interpretazione però che pretenda di essere una definizione, di limitare l’altro a quel senso che so di lui o di lei è la causa della morte del rapporto. Come in amore: quando l’altro non è più un segreto per me, l’amore finisce. QUANDO PRESUMO DI SAPERE DEFINIRE L’ALTRO CESSO DI ASCOLTARLO VERAMENTE. I testi continuano a parlarci non tanto perché non sappiamo ancora tutto intorno ad essi ma poiché vi si testimonia lo stesso segreto inesauribile che c’è negli uomini. NON SI TRATTA DI DEFINIRE UN AUTORE O UN TESTO, DI FARE MANZONI O LEOPARDI O TASSO, DI FISSARE QUATTRO FACILI CONFINI IN CUI

CONTENDERLO ma si tratta di comprenderlo, di inizia...


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