Voltaire - Breve riassunto. PDF

Title Voltaire - Breve riassunto.
Author Gabriele Nicolosi
Course Storia della filosofia
Institution Università degli Studi di Catania
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Breve riassunto....


Description

VOLTAIRE 1. LA VITA E LE OPERE Francois-Marie Arouet, conosciuto come Voltaire, nasce a Parigi il 21 novembre del 1694. Venne educato fin da piccolo in un collegio gesuita, ed entrò giovanissimo nella vita aristocratica cortigiana francese. Dal 1726 al 28’ visse a Londra e assimilò la cultura inglese contemporanea. Nelle Lettere filosofiche illustra i vari aspetti di codesta cultura; si concentrò inizialmente alla difesa della religiosità dei Quaccheri; mise in luce la libertà politica ed economica inglese; analizzò la letteratura inglese e tradusse alcuni passi; esaltò la filosofia inglese di Bacone, Locke e Newton. Proprio con Newton fece un confronto con Cartesio, sottolineando, a parer suo, la superiorità della dottrina newtoniana. Morirà a 84, dopo essere ritorno in patria, il 30 maggio del 1778. Pubblicò diverse opere di letteratura, filosofia e fisica. Nel 1734 scrisse il Trattato di metafisica; nel 38’ vennero pubblicati gli Elementi della filosofia di Newton e nel 40’ la Metafisica di Newton. Grazie al suo instancabile operato, Voltaire divenne il punto di riferimento dell’illuminismo europeo e il difensore della tolleranza religiosa e dei diritti dell’uomo; a tal propositivo, significativo fu il Trattato sulla tolleranza del 63’, dove comunica un forte senso d’appello alla fratellanza tra tutti gli uomini, di ispirazione certa lockiana. Come opere da ricordare ci sono: il Dizionario filosofico del 64’, Il filosofo ignorante del 66’, il Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni del 56’ e la Filosofia della storia del 65’. Secondo Shaftesbury, il miglior rimedio contro le superstizioni e l’intolleranza era il buon umore. Voltaire utilizzerà proprio questo metodo, usando l’umorismo, il sarcasmo, l’ironia, ecc. rivolgendoli di volta in volta contro la metafisica scolastica e contro le credenze religiose tradizionali. Nel suo racconto, Micromega del 52’, deride delle credenza della vecchia metafisica che mette l’uomo al centro e come fine dell’universo. Nel Poema sul disastro di Lisbona del 56’ combatte l’ottimismo metafisico di matrice leibziniana che è racchiuso nella citazione “tutto è bene”, mostrando come esso sia in realtà un insulto ai dolori della vita. Voltaire a questa concezione illusoria contrappone una visione più amara e disincantata, animata però dalla speranza che arrivi un avvenire migliore dovuto all’opera dell’uomo. Un’altra critica a Leibniz la si può trovare nel romanzo Candido o dell’ottimismo. Voltaire è convinto che il male del mondo sia una realtà non meno credibile del bene, e che sia una realtà impossibile a spiegarsi con i lumi della ragione umana. Quindi, Bayle, aveva ragione quando affermava che il problema del male è inspiegabile e ne criticava fortemente tutti i possibili tentativi di spiegazione. Voltaire è anche convinto che l’uomo deve riconoscere i propri limiti della propria condizione nel mondo non per lamentarsene, ma per riuscire ad accettarla serenamente. Nella Lettera sui Pensieri di Pascal , trae un insegnamento dalla diagnosi di Pascal sulla condizione umana. Egli accetta l’imperfetta condizione dell’uomo come la sola possibile, a cui non si ci può sottrarre. Pascal e Voltaire riconosco entrambi che l’uomo, per sua naturale condizione, è legato al mondo; Pascal invita a liberarsene e a distaccarsene, Voltaire esorta invece di accettarlo e a “servirsene” per vivere il più serenamente possibile.

DIO, L’UOMO E IL MONDO

Voltaire prende spunto per la propria concezione di Dio, dell’uomo e del mondo dagli empiristi e dai deisti inglesi. Entro la prospettiva deistica la religione non contiene nulla di irrazionale, dal momento che non si fonda su una rivelazione storica della divinità all’uomo, ma su una manifestazione alla ragione umana; esiste, dunque, un Dio creatore e reggitore del mondo che esige il bene e dissuade dal male. Rimanendo in tema deistico, anche Voltaire è convinto che Dio esista e che sia la ragione ad affermarlo. A tal proposito, il filosofo francese si rifà alle argomentazioni di Locke e dei deisti. Voltaire rifiuta però la possibilità per l’uomo di determinare in modo qualsiasi gli attributi divini, ritengo strano lo stesso concetto di “perfezione”, visto che è pensato dalla mente umana e non potrà essere lo stesso per la divinità. Voltaire nega con decisione l’idea che Dio intervenga nelle vicende degli uomini. Per tal motivo gli uomini si gestiscono da sé le loro vite, scegliendo il bene anziché il male non per obbedire a un comando divino, ma perché è la scelta più per vivere insieme. Dall’ammissione di un Dio universale che si rivela alla ragione umana e dalla conseguente critica delle religione storiche, Voltaire fa partire il principio della tolleranza. Soltanto abbandonando qualunque pretesa di verità assoluta e solo comprendendo che Dio è ciò che si cela dietro le “maschere” delle religioni rivelate sarà possibile costruire un mondo basato sulla tolleranza e la comprensione reciproche. Secondo egli, la tolleranza è il frutto di un’incessante lotta della ragione contro l’oscurantismo e il fanatismo, e può scaturire soltanto dalla fede purificata da dogmi e riti particolari, e poi ricondotta ad alcuni principi semplice e universalmente condivisibili, che sono il nucleo razionale comune di tutte le religioni. Inoltre, spoglia la visione di Dio da ogni forma di antropomorfismo, e per tal motivo è garanzia di tolleranza e civiltà, e non pretesto di odio e conflitto. Voltaire critica, anche, le violente dispute teologiche nelle quali gli uomini “usano” le presente verità di Dio contro altri uomini e svela la superbia e il narcisismo delle religioni storiche, che induco all’uomo a credere di essere il centro del mondo e il destinatario ultimo/unico del progetto divino. Solo accettando la parzialità del nostro sguardo e il carattere relativo delle nostre convinzioni è possibile apprendere la difficile pratica della tolleranza e comprendere il valore positivo della diversità. Per questo, un punto di vista “esterno” può aiutare a guardare alle assurdità, ai fanatismi e alle ossessioni degli uomini con un sentimento di tollerante compassione e di commiserazione per la fragilità della natura umana. La fede deista del filosofo francese diventa così un invito alla fratellanza, all’accettazione della diversità, alla lotta contro l’odio teologico e contro il fanatismo delle chiese, alla pratica di una religione concepita come esercizio di moralità e civiltà e come impegno per l’altro. Come conoscenza del mondo da parte dell’uomo, Voltaire riprende le tematiche lockiane, cioè che essa cominci dalle sensazioni e che si sviluppi mediante la loro conservazione e composizione. Difatti, ripete gli argomenti di Locke sull’esistenza degli oggetti esterni, anzi ne aggiunge uno suo : l’uomo è essenzialmente socievole e non potrebbe esserlo se non ci fosse una società e, di conseguenza, se non ci fossero altri uomini nel mondo. L’attività spirituale che si riscontrano nell’uomo non permettono, però, di concludere che esista una sostanza immateriale chiamata “anima”. Nessuno può dire infatti che cosa sia l’anima; e legata a questa questione è quella della libertà dell’uomo; Voltaire la intende come capacità della ragione di governare le emozioni e orientare i desideri. In tal modo egli ritiene che l’uomo si libero, ma in limiti molto ristretti.

LA STORIA E IL PROGRESSO Intento di Voltaire è trattare la storia da filosofo, cioè cogliere al di là dell’ammasso dei fatti un ordine progressivo che ne riveli il significato permanente. Prima esigenza è quella di liberare i fatti stessi da tutte le sovrastrutture fantastiche di cui i fanatismo, lo spirito romanzesco e la credulità li hanno rivestiti. In tal modo, per Voltaire, la filosofia è lo spirito critico che si oppone alla tradizione e distingue il vero dal falso.

Alla prima esigenza se ne aggiunge una seconda: quella di scegliere, tra i fatti stessi, i più importanti e significativi per delineare la “storia dello spirito umano”. Quindi bisogna, intanto, individuare ciò che occorre per costruire tale “edificio”. Questo ideale è ritrovabile soprattutto nel Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni, nel quale il massimo rilevo è dato appunto al nascere e al perire delle istituzioni e delle credenze fondamentali dei popoli. Ciò che risalta più di tutto nella sua opera storiografica, è lo stesso che importa a Voltaire, è metter in luce la rinascita e il progresso dello spirito umano, cioè i tentavi della ragione umana di liberarsi dai pregiudizio e di porsi come guida della vita associata dell’uomo. Il progresso della storia consiste appunto e soltanto nella sempre migliore riuscita di questi tentativi. La storia si presenta così a Voltaire come la storia dell’illuminismo, del rischiarimento progressivo che l’uomo fa di se stesso, della progressiva scoperta del suo principio razionale; e implica una vicenda incessante di oscuramenti e di rinascite....


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