Breve storia dell\'africa riassunto PDF

Title Breve storia dell\'africa riassunto
Author Flavia Migliaccio
Course antropologia culturale
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
Pages 2
File Size 57 KB
File Type PDF
Total Downloads 24
Total Views 161

Summary

riassunto...


Description

BREVE STORIA DELL’AFRICA Quando si parla dell’Africa è importante evitare termini come Africa nera o precoloniale, in quanto errati e razzisti: con il termine Africa nera, involontariamente si definiscono gli abitanti in base al loro colore della pelle, mentre l’Africa precoloniale riduce la storia del continente ad un qualcosa che è avvenuto molto tardi rispetto alla sua storia, e inoltre tranne alcune nazioni, la maggior parte del continente è rimasto indipendente fino alla fine dell’800. L’Africa così designata risale ad una circumnavigazione portoghese alla fine del 400: da allora i testi europei la descrissero secondo il loro punto di vista, un punto di vista di mercanti, missionari, esploratori e trafficanti di schiavi. Il tentativo primario di quest’opera è quello di cancellare il pregiudizio che si ha nei confronti dell’Africa, considerandolo un continente senza storia. Uno dei motivi per cui la ricostruzione della storia africana risulta spesso difficile è dovuto alle poche fonti scritte presenti, in quanto per moltissimo tempo il racconto di storie, miti e riti è avvenuto solo per via orale, portando così il popolo africano ad essere definito “civiltà della parola”. I primi scritti in molte parti dell’Africa appariranno solo con l’avvento degli arabi, soprattutto nella l’area dell’Africa nera a sud del Sahara, e successivamente durante il colonialismo europeo. In particolare proprio gli studi successivi alla colonizzazioni europee porteranno alla luce quella che è la storia africana, una storia molto più lunga di tutte le altre, ricca e avvincente. L’origine del disprezzo nei confronti della storia dell’Africa si ritiene risalga al 700, periodo in cui si ebbe la iniziò la tratta degli schiavi e si ebbe la tratta negriera, organizzata da arabo-musulmani. La tratta degli schiavi venne regolarizzata tramite la tratta atlantica, in cui si affermava che ogni schiavo atlantico doveva necessariamente essere nero: di conseguenza ogni nero per sua natura era destinata a diventare schiavo, ed è da qui che la parola negro diventò sinonimo di schiavo. Fu quindi durante l’età dei numi che ebbe origine questa visione negativa dell’Africa, un periodo in cui si andava affermando la supremazia europea e dove la visione europea era una verità universale. Il primo a distinguere l’esistenza di 3 razze fu Buffon alla fine del 700: da allora, medici, biologi e scienziati lavorarono per dimostrare scientificamente questa distinzione e la supremazia dei bianchi. Tutto ciò fu definito razzialismo, ovvero il voler dimostrare scientificamente fatti razzisti. La tratta atlantica scomparì ufficialmente a fine 800, ma ormai era già ben diffusa e consolidata in occidente una visione negativa e razziale dell’Africa. È infatti agli inizi del 900 che si sviluppò il razzismo, nonostante la scienza dell’epoca avesse dimostrato l’esistenza di un’unica razza umana, ma ormai la visione occidentale era convinta di un’inferiorità dei neri. L’accanimento razzista lo si nota anche nei racconti, che diventavano sempre più critici e invitavano ad una conquista coloniale, in quanto si trattava di barbari in attesa di essere civilizzati. Tutto ciò portò l’Africa ad essere oggetto di pregiudizi e accanimenti. L’Africa è un continente immenso, considerata la culla dell’umanità in quanto abitata già millenni prima di Cristo, presenta una varietà di climi, ambienti, società e culture diverse. Non è quindi una realtà omogenea né un paese. La storia africana è davvero ricca e varia: reperti archeologici e alcune fonti scritte hanno permesso di individuare un periodo greco-romano, nubiano e arabo, mentre pochi dati non permettono invece di studiare al meglio il periodo bantu. Le storie più antiche si conoscono invece tramite delle fonti orali, che sono state trascritte dai primi viaggiatori arabi e occidentali. Nonostante la sua ricca storia, l’Africa si è sviluppata molto più tardi rispetto agli altri: ciò dipende sia da fattori interni che esterni. Tra i fattori interni c’è in primis un ambiente ostile allo sviluppo, soprattutto dell’agricoltura, in quanto i terreni spesso hanno bassa resa e alcune zone molto aride. A causa di queste zone ostili le popolazioni erano costrette a continue migrazioni per poter sopravvivere e non morire di carestia, rendendo cosi impossibile lo sviluppo e il progresso di una certa area. Inoltre per moltissimi secoli non è esistito il concetto di proprietà privata, in quanto la natura, la terra, erano un dono dal cielo che assicurava la sopravvivenza del popolo e per questo non poteva diventare proprietà di nessuno: di conseguenza era inconcepibile impadronirsene e venderne i beni. Molte malattie, anche una semplice febbre, persistevano per secoli senza trovare una cura, provocando moltissime morti. Inoltre proprio per la grande vastità del continente, le migrazioni per la sopravvivenza erano molto dure e i mezzi di trasporto arretrati. I fattori esterni che hanno contribuito, nonostante la presenza nel territorio di materie prime ricchissime che potevano permettere un enorme sviluppo, sono state la tratta degli schiavi e le frequenti colonizzazioni. Le colonizzazioni ebbero conseguenze negative sia sulla popolazione che sul territorio: gli uomini venivano prelevati dai loro ambienti, dal loro sistema sociale e famiglia per essere poi rivenduti come schiavi a potenze europee e americane. Tutto ciò provocò disordini e tensioni interne, in cui i popoli africani si scontravano tra di loro, tribù più deboli venivano assoggettate da quelle più grandi e poi rivendute, uno schiavismo interno per sopravvivere. Le tratte degli schiavi si svilupparono in 3 direzioni: verso l’oceano indiano, verso il Mediterraneo attraverso il Sahara e verso le Americhe attraverso l’Atlantico. Dal 10imo secolo milioni di neri furono deportati verso l’oceano indiano, acquistati inizialmente dagli arabi: quest’ultimi li consideravano non solo pagani in quanto non musulmani e per questo da ridurre in schiavitù, ma anche una razza inferiore, in quanto associavano il colore della loro pelle a caratteristiche negative. Inoltre, mentre gli uomini venivano usati per lavori di terra o in miniera, le donne invece diventavano serve o concubine. In seguito alle scoperte geografiche del 15esimo secolo, la tratta degli schiavi si aprì anche all’occidente, in particolare venivano acquistati per poi essere spediti nelle colonie del

nuovo mondo per lavorare in miniera e nei campi di tabacco, cotone, canna da zucchero e caffè: questo soprattutto perché le tribù locali, gli indos, erano fisicamente più deboli per riuscire a svolgere quei lavori. Iniziò cosi nel 500 il traffico degli schiavi, che continuò fino alla fine dell’800: si venne inizialmente a creare un commercio triangolare, in cui dall’Europa arrivavano in Africa navi cariche di alcool, armi e tessuti che venivano lì scambiati con schiavi, i quali partivano poi per le Americhe dove venivano venduti; infine le navi tornavano in Europa con i prodotti del nuovo continente, come la melassa, che veniva trasformata in zucchero e alcool da usare nelle distillerie. La tratta degli schiavi permise quindi all’Europa di accumulare capitale che permise a molte persone di elevarsi socialmente. Nel 18esimo secolo si ebbe un forte incremento della vendita di schiavi, tanto da aver raggiunto nelle americhe i 3 milioni di schiavi, senza contare coloro che erano morti nei campi o nel viaggio. Essi non venivano considerate persone, non avevano diritti e da molti venivano visti come sub-umani, senza un’anima e destinati a servire l’uomo europeo civilizzato. Le argomentazioni utilizzate per sostenere queste tesi erano le stesse usate in passato per giustificare lo sfruttamento e lo sterminio degli indios. I primi cambiamenti si ebbero con l’illuminismo, durante cui si iniziarono a diffondere ideali di fratellanza e solidarietà umana che spinsero a mettere in discussione la tratta degli schiavi. Inizialmente ci furono in Europa i primi movimenti abolizionalisti, in seguito questi movimenti si spostarono anche in America, fino a giungere alla diminuzione e poi scomparsa del fenomeno nel 1800. Tuttavia non si placò lo sfruttamento nei confronti del continente africano, in quanto ebbe inizio un “commercio lecito” in cui si esportavano dall’Africa materie prime, tra cui soprattutto prodotti agricoli e di produzione forestale. Inoltre la tratta degli schiavi continuò all’interno del continente, in quanto il movimento abolizionalista non venne accettato in molti stati africani: tutto questo fu una delle motivazioni utilizzate a favore del colonialismo, ovvero il fatto che questo fosse un popolo incline alla schiavitù che attende di essere colonizzato. Il colonialismo consiste nella sistematica occupazione del continente africano, spinti dal capitalismo e nazionalismo, con l’obiettivo di civilizzare il territorio, ovvero convertire le popolazioni ai modi di vita occidentali e sfruttare poi i loro territori. Prima dell’800, periodo in cui iniziò ufficialmente la colonizzazione europea, erano state già costruiti diversi insediamenti commerciali con il semplice scopo di evidenziare ai concorrenti stranieri il potere dell’Europa. Con la scusa di voler cristianizzare l’Africa, l’occidente iniziò a penetrare sempre di più nel continente, generando però non pochi conflitti. Per contenere la resistenza degli africani, venne indetta la Conferenza di Berlino, nel 1884, nel quale di affermava che l’Africa era legittimamente occupabile dalle potenze europee, in quanto queste volevano civilizzare il territorio, il loro obiettivo era infatti sviluppare il commercio, diffondere il cristianesimo e civilizzare la società. Durante la conferenza di Berlino, inoltre, le potenze europee, per evitare ulteriori conflitti, si divisero le rispettive zone d’influenza sul continente. Il periodo del colonialismo si compone di 2 fasi: una dal 1885 al 1930, in cui c’era uno sfruttamento minerario e un’economia basata sulla tratta di prodotti agricoli; una seconda fase dopo la II guerra mondiale, in cui emersero 2 elementi che portarono alla fine del fenomeno. In questa fase infatti, l’Europa iniziò a rivalutare il colonialismo e quanto fosse realmente conveniente, mentre in Africa nacquero le prime resistenze sindacali che portarono poi a delle lotte d’indipendenza. Con la fine del colonialismo iniziò poi un processo di decolonizzazione diviso in 3 periodi: un periodo neocoloniale, in cui c’era una forte instabilità politica e sociale a causa di una classe politica che era incapace di controllare la nuova situazione in cui si trovavano, e dove il popolo, pur di ottenere velocemente una stabilità economica, accettavano il dominio dittatoriale che prometteva false speranze. Un secondo periodo va dal 1968 al 1980 in cui i giovani africani si imposero per i loro diritti e ci fu una maggiore africanizzazione nelle amministrazioni e politiche locali. Un ultimo periodo parte dal 1989, quando con la fine della guerra fredda ci si liberò in parte di molte forze sociali e politiche interne fino ad allora represse....


Similar Free PDFs