Wilhelm Meister - Voto: 7,5 PDF

Title Wilhelm Meister - Voto: 7,5
Author Massimiliano Fischetti
Course Letteratura tedesca i lti
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Analisi Wilhelm Meister...


Description

WILHELM MEISTER Protagonista di questo mosaico narrativo e insieme didattico è un giovane onesto, intelligente e generoso, che affronta la vita con una disponibilità curiosa e altruista, ma con un fondo di ingenuità che lo rende debole e a volte malaccorto. Due motivi lo spingono a lasciare l’attività commerciale paterna in favore del teatro: il desiderio di vedere rappresentati alcuni testi, da lui scritti, e il legame con un’attrice, Mariane. Ma convinto che lei lo tradisca, l’abbandona e affronta, per distrarsi, un viaggio d’affari, dietro consiglio del socio Werner. Appena partito incontra una giovane copia, di cui condivide le vicende tormentate; ma soprattutto ha modo di conoscere Melina, direttore di una compagnia di teatro ambulante. Due personaggi esercitano un fascino su Wilhelm, tale da convincerlo a legarsi al gruppo: sono Mignon, una bambina delicata, graziosa e sensibilissima, e il suo inseparabile amico, un arpista, figura strana, malinconica e un po’ misteriosa. Il ricordo di Mariane, non spento del tutto, si sfuma grazie alle arti seduttrici, esercitate nella realtà quanto nella finzione teatrale, dalla maliziosa Philine. In un castello, dove la compagnia è invitata in occasioni di feste indette in onore del principe, Wilhelm viene a contato con una sfarzosa vita di corte; ma, episodio ben più importante, è l’incontro con un certo Jarno, il quale lo inizia alla lettura di Shakespeare, una specie di rivelazione illuminante. L’allestimento dell’Amleto sembra allora essere la vera missione teatrale di Meister. Congedata dal castello, la compagnia subisce l’assalto di un gruppo di banditi, nella foresta. Wilhelm, ferito, è soccorso da alcuni cavalieri, e tra questi una donna, l’Amazzone, breve, misteriosa apparizione che lascia nella sua fantasia un acuto, ignoto senso di rimpianto. Prendendo con sé Mignon e l’arpista, dopo lo scioglimento della compagnia Wilhelm si unisce a un altro direttore, di nome Serlo, e intreccia un legame amoroso con la sorella di questi, Aurelie, senza tuttavia riuscire a placarne la disperazione del recente abbandono dell’uomo amato, Lothario (sin qui è la parte comune con LA MISSIONE TEATRALE). Morta Aurelie, e colpito dai racconti che costei gli aveva confidato, Wilhelm parte alla ricerca di Lothario. Giunto al castello, s’imbatte in un ambiente inatteso: un gruppo di educatori (la società della torre), i quali hanno come metodo una specie di predestinazione con cui scelgono segretamente i loro soggetti. Così Wilhelm, segnato anch’egli da lontano, apprende da una lettera e rivive la storia delle sue lunghe peregrinazioni. Al castello ritrova anche la misteriosa Amazzone, che si scopre essere la sorella di Lothario, Natalie, donna ricca di umanità e pietà. Ma il cuore di Wilhelm si divide incerto, per poco, tra questa e l’amica Therese, attiva e forte, finché un duplice matrimonio finale, di Wilhelm con Natalie e di Lothario con Therese, riequilibra le parti. Mignon e l’arpista (quest’ultimo suicida), morendo, hanno per così dire sacrificato se stessi per il trionfo di questo amore più alto. Da un romanzo talmente complesso, è assai difficile estrarre brani che siano in sé conclusi. La storia della formazione di una personalità come quella di Wilhel Meister è anche la storia minuta di ciascuno di quei caratteri umani, a contatto dei quali il protagonista dimostra una capacità di coinvolgimento emotivo e di partecipazione che è quasi una completa assimilazione. Il mosaico dei personaggi, degli episodi è poi connesso a una trama più ampia (di cui la semplificazione che ho delineato è pallida eco), al punto da superare l’immediato contatto con la pagina o una scelta di pagine. Mi è rimasto impresso un frammento: l’episodio in cui Wilhelm, prendendo con sé Felix, il bimbo lasciatogli da Mariane, arriva nel cortile di un grande palazzo sconosciuto (il castello di Lothario). Con in braccio il figlio addormentato, egli entra nel luogo “più severo e più sacro” in cui mai avesse posto piede. L’apparizione di Nathalie (l’Amazzone) avviene in questo ambiente avvolto di stupore e di interrogativi ansiosi.

Ogni dubbio tuttavia scompare quando Wilhelm riconosce alcune opere d’arte appartenute un tempo alla collezione del nonno, e, primo fra tutte, un quadro che aveva affascinato la sua infanzia (il ritratto di una principessa somigliante a Nathalie). E’ il segno di un ritorno alle origini quale culmine perfetto e circolare della strada percorsa alla ricerca del proprio io.

Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister (titolo originale Wilhelm Meisters Lehrjahre) è un romanzo di Wolfgang Goethe pubblicato per la prima volta fra il 1795 e il 1796. La data della sua pubblicazione coincide con l'inizio della Weimarer Klassik. Il romanzo è suddiviso in otto libri, a loro volta suddivisi in capitoli. Goethe iniziò a lavorare a questo romanzo dopo essere ritornato dal viaggio in Italia. Prima di questo viaggio aveva realizzato La missione teatrale di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters teatralische Sendung): i primi libri degli Anni di apprendistato riprendono la trama della Missione, ma lo stile e le concezioni di fondo sono totalmente diverse. Goethe, di ritorno dal Grand Tour che avrebbe dato spunto a Viaggio in Italia, è giunto ad una maturazione estetica e intellettuale che si riflette nel romanzo. Goethe ritornerà sul personaggio Meister in un altro romanzo, Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister(Wilhelm Meisters Wanderjahre), che vedrà il protagonista diventare medico, professione filantropica per eccellenza.

Trama Wilhelm Meister è un giovane amante del teatro e della drammaturgia e la sua vocazione è quella di diventare attore e direttore di spettacoli. Così, con l'aiuto dei familiari, acquista un teatro dove espone al pubblico spettacoli di burattini, diventando presto famosissimo. Tutto ciò Wilhelm lo fa per raggiungere alla perfezione l'essenza della verità e della finzione e cercare di farle unire tra loro.

Analisi Il tema del romanzo è il superamento di un soggettivismo esasperato della vita e dell'arte. Viene spesso considerato il capostipite del genere del Bildungsroman (romanzo di formazione) . Molti dissentono su questo fatto, in quanto la Bildung di Wilhelm si rivelerà essere guidata dalla società In più massonica della torre e Wilhelm scoprirà di non essere stato responsabile delle sue scelte. sono significative le ultime righe del romanzo: Wilhelm dice di aver raggiunto una felicità esasperata che non merita: il finale non indica il compimento di una Bildung ma piuttosto sembra presupporre una felicità che deriva dal caso. [1]

[senza fonte]

Nell’ambito di una più ampia e generale crisi della conoscenza, che appare come la caratteristica fondamentale del tardo Settecento europeo, emerge l’attenzione che i più grandi narratori dell’epoca dedicano alla rappresentazione del corpo umano, nella quale sembrano raccogliersi soprattutto gli esiti degli studi antropologici settecenteschi e della discussione sulla separazione cartesiana di spirito e corpo, osservati ora come premessa di una palese crisi culturale e come condizione di un passaggio epocale e di un nuovo orientamento esistenziale1. La fortuna che l’antropologia, come scienza dell’uomo intero, integro, premessa per la fondazione della bella umanità, ha goduto nel Settecento si incrina alla fine del secolo, quando all’impostazione prevalentemente medico-fisiologica della disciplina si accosta un orientamento di carattere normativo, o più specificamente filosofico-culturale. Lo studio dell’uomo come autentico scopo dell’esercizio intellettuale umano, premessa fondamentale dell’antropologia illuministica, resta centrale, ma si complica fino a rivelarsi come compito inesauribile e forse impossibile. La letteratura tedesca offre numerosi esempi in cui è possibile osservare l’importanza della riflessione su questo passaggio cruciale della cultura occidentale moderna, esposta attraverso i diversi esperimenti e le diverse avventure di personaggi in cerca di se stessi e del proprio ruolo nel mondo, come pure attraverso lo sgomento di personaggi posti improvvisamente di fronte all’estraneità della propria immagine. La faticosa ricerca del proprio fondamento individuale si scontra con la scissura fondamentale che separa il soggetto da se stesso e dal mondo e sul bordo di questa scissura agisce e riflette il protagonista delle diverse storie di sosia, automi, ermafroditi, di voci extracorporee e creature antropomorfiche che popolano l’immaginario della letteratura dell’epoca romantica. Nella rappresentazione del corpo umano si rendono visibili i segni di una crisi spirituale dell’individuo e della storia: il problema della conoscenza al centro della discussione filosofica post-kantiana 2prende la forma di un corpo fragile, sempre in procinto di svanire, di cedere all’irruzione di forze sconosciute. 

3 Della imponente letteratura critica dedicata a Mignon, uno dei personaggi più studiati della letter (...)

2All’interno dei Wilhelm Meisters Lehrjahre (Wilhelm Meister. Gli anni dell’apprendistato), il romanzo goethiano che inaugura il genere del Bildungsroman, compare come figura emblematica di questo complesso di argomenti il personaggio di Mignon, la giovane acrobata dalle origini misteriose che Wilhelm incontra per caso all’inizio del suo viaggio. Già il nome Mignon3, un nome maschile per un personaggio femminile indicato nel romanzo prevalentemente con il pronome neutro o con sostantivi di genere neutro come “Kind”, fanciullo, o “Wesen”, creatura, sta a significare la contraddizione interna di questo personaggio, e più in generale la contraddizione interna alla figura “poetica”, o potremmo dire “mitica”, del fanciullo, così come si presenta anche nell’opera di Goethe: un’infanzia immobile, eterna, di cui Mignon è la rappresentante, che appare a tratti nello sviluppo necessariamente progressivo del romanzo di formazione. 3Il linguaggio di Mignon, un tedesco stentato, è pronunciato con una singolare solennità e accompagnato da gesti tanto eloquenti quanto misteriosamente simbolici. L’abitudine di scendere precipitosamente le scale, di salire sui tetti, di dormire a diretto contatto del suolo, sono tutti indizi di un’esistenza vissuta sulla soglia, al confine tra le dimensioni della superficie e della profondità, del cielo e della terra, in una sospensione temporale che esalta la precarietà di ogni gesto, in cui sembra di riconoscere sempre un cenno di commiato. Come la figura mitica dell’Hermes psychopompos, il fanciullo divino 4, di cui presenta tutti i tratti, la figura di Mignon è infatti inseparabile dal contesto simbolico che lega la morte a questa sospensione eterna dell’infanzia. Fin dalle sue prime apparizioni nel romanzo, con i suoi improvvisi allontanamenti, con il suo linguaggio frammentario, allusivo, oscuro, ha lasciato intuire la sua prossima scomparsa definitiva. Il suo sguardo, alcuni suoi gesti, come quello di accompagnare, simile al genio con la fiaccola, Wilhelm con il lume su per le scale prima di eseguire la sua celebre danza; la sua stessa danza, emblema – come si può dire in generale dei gesti degli acrobati, o dei saltimbanchi – del carattere effimero della condizione umana; e poi i suoi canti, soprattutto il celebre Kennst du das Land, tradotto da un linguaggio sconosciuto, e pieno di allusioni a luoghi seducenti

e terribili a un tempo: tutti questi elementi mostrano nell’infanzia archetipica di Mignon una pericolosa nostalgia del tempo eterno dell’infanzia, la sua fascinazione letale. La lingua speciale della danza e del canto – verbum infans, parola ineffabile e tuttavia luogo di conciliazione di silenzio e linguaggio5 – come ricerca impossibile e tuttavia imprescindibile della parola assoluta, spiega la predilezione di Mignon per queste forme di espressione e dunque la sua appartenenza al territorio silenzioso, insieme chiaro e arcano, di ogni simbolo. 4Il primo e l’ultimo ritratto di Mignon nel romanzo descrivono il compimento di una straordinaria metamorfosi: la prima volta che compare di fronte a Wilhelm, che è intento in quel momento a riflettere sui possibili sviluppi dell’interesse che la bella Philine gli ha manifestato, Mignon scende di corsa le scale: 

6 W. Goethe, Wilhelm Meister. Gli anni dell’apprendistato, trad. it. di A. Rho - E. Castellani, Milan (...)

un corto giubbetto di seta, con maniche a spacchi secondo la moda spagnola, calzoni lunghi e aderenti con sbuffi, vestivano deliziosamente la giovane creatura. Lunghi capelli neri erano raccolti intorno al capo in trecce e boccoli. Egli la guardò con stupore e sulle prime non capì se si trattasse di un ragazzo o di una ragazza. Ma si decise presto per la seconda ipotesi, e quando lei gli passò accanto la trattenne, le augurò una buona giornata e le chiese con chi si trovava lì, benché gli fosse facile intuire che faceva parte della compagnia di acrobati e saltimbanchi. Ella gli lanciò uno sguardo in tralice, nero e penetrante, si liberò da lui e corse nella cucina senza rispondere6.

Nell’ultimo libro del romanzo, prima che il suo corpo scenda nel marmo dello splendido sarcofago che lo racchiude, sollevato il velo che la ricopre, Mignon appare «come addormentata nella sua veste d’angelo in dolcissimo atteggiamento» 7. Nella sua trasfigurazione, il corpo imbalsamato di Mignon risulta come la consolidata e definitiva dimostrazione della supremazia della scienza applicata alla vita e, reciprocamente, della necessaria rinuncia alla vita da parte di creature troppo immediatamente e pericolosamente vicine alla natura. Nella trasformazione della figura corporea di Mignon, Goethe descrive il processo inverso rispetto al mito di Pigmalione 8: la creatura più vitale del romanzo, assimilabile per conformazione a una creatura elementare, inafferrabile nella sua polivalenza simbolica, si irrigidisce alla fine in un corpo statuario, sepolto nel marmo. Tuttavia neppure il passaggio estremo della sepoltura corrisponde al definitivo compimento, alla risoluzione dell’enigma9Mignon, che, dopo aver progressivamente conquistato nello svolgimento del romanzo un’identità femminile, riprende infine il tratto androgino del suo primo incontro con Wilhelm. Durante le sue esequie viene infatti ricordata alternativamente come figura maschile e femminile, come «einen müden Gespielen»10, uno stanco compagno di giochi in cui si riconosce una fanciulla alata dalla veste lieve. Il grande talento acrobatico di Mignon, la straordinaria, disumana, precisione con cui esegue i difficili numeri per cui è famosa, corrisponde al suo istintivo senso di estraneità rispetto al mondo e per converso alla chiusura in uno stato di paralizzante incapacità di evoluzione, descritto col proprio linguaggio spezzato, dolorosamente incapace di rispondere al trascorrere del tempo e alla necessità di riconoscersi e di farsi riconoscere. La qualità narcisistica dell’esercizio acrobatico 11 è sottolineata da Goethe in diverse occasioni nel romanzo12 e rientra evidentemente all’interno del problema fondamentale intorno al quale si costruisce il Bildungsroman, il problema cioè della ricerca da parte del protagonista della propria identità, del proprio ruolo nel mondo. Il Bildungsroman è infatti essenzialmente il romanzo del divenire dell’individuo, la storia di un individuo che è in quanto diviene, in uno spazio continuamente sospeso tra la realtà e l’illusione, rivestendo ruoli sempre diversi, nel tentativo di trovare all’interno di queste trasformazioni il carattere a lui congeniale, la coincidenza di essere e voler essere. Il mondo del teatro, nei suoi diversi aspetti, con il suo apparato di maschere e costumi che

devono dar vita a personaggi di volta in volta diversi, dotati di un’identità riconoscibile, ma fittizia, e comunque segnata dalla frattura che la separa da quella reale, forse a sua volta problematica, dell’attore, diventa la metafora perfetta di questa ricerca. In questo mondo Mignon è stata condotta in virtù delle sua straordinarie doti fisiche. Tuttavia più volte in occasione delle sue esibizioni, come quando si strofina le guance per eliminare l’artificio del belletto13, o quando si rifiuta di eseguire la sua danza di fronte al pubblico 14, la giovane acrobata rivendica decisamente una propria problematica autonomia, una diversità in cui si condensa una riflessione profonda sul rapporto tra natura e arte, tra corpo e spirito. Il corpo adolescente di Mignon mostra nei suoi tratti incompiuti, indecisi tra la memoria e la promessa, la sospensione dinamica della condizione metamorfica, l’inarrestabile trasformazione del corpo vivente nel suo divenire e trapassare, in una tensione che sembra non dover trovare una conclusione davvero definitiva. Subito dopo il primo incontro con Mignon, Wilhelm la osserva attentamente: 

15 W. Goethe, Wilhelm Meister. Gli anni dell’apprendistato, trad. it. cit., con una modifica.

Wilhelm non si saziava di guardarla, gli occhi e il cuore irresistibilmente attratti dall’alone di mistero che circondava quella creatura. Dimostrava dodici o tredici anni; il suo corpo era ben proporzionato, ma le sue membra promettevano uno sviluppo maggiore, o ne denunciavano uno ritardato. I suoi tratti non erano regolari ma colpivano: la fronte piena di mistero, il naso straordinariamente bello, e la bocca, sebbene la tenesse troppo serrata per la sua età e ogni tanto contraesse lateralmente le labbra, serbava però ancora molta ingenuità e fascino. La carnagione bruna era riconoscibile a fatica sotto il trucco15.

La commistione di natura e artificio riassunta in questo ritratto nella carnagione bruna coperta dal trucco è una caratteristica fondamentale del personaggio di Mignon e sottolinea quella dolorosa difficoltà di entrare in relazione con il mondo che solo l’immediatezza del linguaggio musicale è in grado di risolvere: 

16 Ivi, p. 230.

Come sempre era evidente che, nonostante i suoi sforzi, imparava con grande difficoltà. Lo stesso avveniva anche con la scrittura, per cui si dava tanta pena. Parlava ancora un tedesco molto stentato, e solo quando apriva la bocca per cantare, o toccava la cetra, sembrava valersi dell’unico organo che le consentisse di esprimersi, di comunicare i suoi sentimenti16 .

Il tratto inquietante della figura di Mignon, la sensazione di pena e mistero che suscita la sua presenza, emergono nel modo più evidente in occasione della danza che ella esegue una sera solo per Wilhelm, accompagnata dalla musica di un violino. Si tratta di un esercizio di grande virtuosismo, accresciuto dal fatto che la danzatrice ha gli occhi bendati e deve evitare di calpestare le uova disposte ad arte sul tappeto: 

17 Ivi, p. 99.

come un ingranaggio caricato a molla cominciò a ballare a tempo di musica, accompagnando con un crepitar di nacchere il ritmo e la melodia. Agile, leggera, veloce, precisa […] Inarrestabile come un congegno d’orologeria proseguiva nelle sue evoluzioni; a ogni ripresa la strana musica dava nuovo slancio ai passi fruscianti della danza, che ricominciava sempre da capo. […] Severa, precisa, asciutta, impetuosa si mostrava Mignon, e nelle pose più solenne che amabile17.



18 Cfr. A. Berger, Ästhetik und Bildungsroman. Goethes “Wilhelm Meisters Lehrjahre”, Wien, Braumüller, (...)

L’insistenza sulla precisione meccanica dell’esibizione sottolinea la stretta relazione tra il corpo di Mignon, che nella sua allusione a un’eterna ripetizione del movimento sembra sottrarsi alle leggi del tempo, e la struttura, o il meccanismo, di una creatura artificiale, interpretabile sia nella forma solenne di un simulacro degno di devozione sia nell’aspetto innocente della marionetta. La forma dinamica prevalente in questa prima presentazione dell’artificio come corpo meccanico danzante si trasformerà nel corso del romanzo seguendo l’evoluzione del discorso complessivo sul rapporto tra natura e arte: il mondo dei saltimbanchi e delle maschere, la rappresentazione dell’effimero come metafora della condizione umana attraverso l’arte teatrale, dovranno essere superati nel segno della progressiva conquista di una sfera estetica organizzata secondo le leggi della durata temporale, della stabilità, della quiete. La metafora del ...


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