Marco aurelio - Voto: 9 PDF

Title Marco aurelio - Voto: 9
Course Storia romana
Institution Università degli Studi di Genova
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tesina marco aurelio...


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Marco Aurelio Imperatore Filosofo 1. Premessa

L’interesse della figura di Marco Aurelio deriva, oltre che dalla particolarità delle sue gesta come imperatore e come condottiero, fra l’altro in un periodo particolarmente turbolento e di rilevanti imprese belliche, dal fatto che seppe coniugare tale ruolo con studi filosofici ed approfondimenti tuttora attuali perché incentrati sull’introspezione, sulla riflessione sull’uomo, sul suo ruolo, sulla morte. Marco Aurelio, essendo un forte sostenitore della filosofia stoica, cercò durante tutto il suo mandato e la sua vita di far conciliare le due diverse figure di imperatore, quindi di un uomo al comando, serio, severo e ligio, con la figura dell’uomo stoico, quindi alla ricerca della pace dell’anima e della tranquillità.

2. Cenni biografici Marco Aurelio (M. Annius Verus, come Cesare M. Aelius Aurelius Verus, come imperatore M. Aurelius Antoninus), figlio di Marco Annio Vero e di Domizia Lucilla, nacque a Roma nel 121 d.c. Alla morte del padre fu adottato dall'avo paterno Marco Annio Vero, che si occupò della sua educazione.

Studiò lettere latine e greche, scienze giuridiche, eloquenza (avendo come maestro, per quest’ultima, Frontone), filosofia e pittura. Fu però attratto specialmente dagli studi filosofici in particolare dalle dottrine stoiche. Molto apprezzato da Adriano, fu adottato (insieme a Lucio Vero) dal suo successore Antonino Pio, e ne sposò la figlia Faustina.

Nel 139 d.c. fu nominato Cesare e nel 140 d.c. divenne console. Nel 146 d.c. ebbe la potestà tribunizia e l'imperio proconsolare; divenne infine imperatore nel 161 d.c.. Morì a Vindobona nel 180 d.c..

3. Il Periodo storico Il periodo storico sotto il quale governa Marco Aurelio è quello dei cosiddetti imperatori adottivi, che incomincia con Marco Cocceio Nerva, salito al potere nel 96 d.c. e finisce nel 180 d.c. con la

morte di Marco Aurelio, che scelse come suo successore il figlio

Commodo, ripristinando il principio dinastico. Sotto il governo degli imperatori adottivi Roma conobbe un periodo florido e di espansione, dovuto sopratutto al principio nuovo di adozione, secondo il quale si sarebbe scelto l’imperatore non secondo la dinastia, la famiglia e la parentela ma solamente in base alle qualità e ai meriti. Dopo anni di imperatori tiranni e dispotici e che agognavano solamente al potere esclusivo, i romani avevano iniziato a pensare che bisognasse scegliere l’imperatore sulle basi del optimus princeps, che tradotto letteralmente significa “il principe migliore”, quindi una persona adatta a guidare un impero come era quello Romano. Il princeps doveva quindi esser una persona onesta, equilibrata, giusta, che pensasse prima agli interessi dell’impero che ai propri, che ascoltasse anche i consigli del senato, che fosse severo, ma guidasse l’impero anche con devozione.

4. Marco Aurelio imperatore Marco Aurelio successe come imperatore ad Antonino Pio nel 161 d.c. e volle condividere l'impero col fratello di adozione Lucio Vero. Si ebbero così per la prima volta due imperatori. Marco Aurelio si rivelò rispettoso delle prerogative del senato consentendogli di discutere e di decidere su tutti i principali affari dello Stato. La sua politica fu quella di valorizzare tutte le categorie sociali: ad uomini di tutte le provincie fu reso possibile raggiungere le più alte cariche dell'amministrazione statale, in base al merito e non a ricchezza o potenza della famiglia di origine. Anche se fu continuamente impegnato nelle guerre specie alla frontiera danubiana, Marco Aurelio si interessò attivamente dell'amministrazione e delle leggi cercando, come si dirà oltre, di mitigare le condizioni degli schiavi e favorendone l'emancipazione. Egli istituì l’anagrafe, stabilendo che ogni cittadino romano dovesse registrare i propri figli entro trenta giorni dalla loro nascita.

Oltre a ciò fece eseguire importanti per per migliorare la rete stradale dell’impero (per favorire il commercio e la difesa). Il regno di Marco Aurelio si svolse in un periodo notevolmente turbolento e caratterizzato da aspre vicende belliche. L'impero di Marco Aurelio si svolse così tra continue difficoltà: una rivolta in Britannia (162 d.c.), le irruzioni dei Catti, le questioni del Danubio e del confine dei Parti.

Tra il 161 ed il 166 d.c. Marco Aurelio dovette affrontare in Asia la a guerra contro i Parti, che avevano invaso l'Armenia e la Siria. Successivamente dovette affrontare una pericolosa minaccia per l’Impero ossia l'irruzione di tribù germaniche, formate soprattutto da Quadi e da Marcomanni, che riuscirono anche a valicare le Alpi, penetrarono nel Veneto e assediarono Aquileia. Marco Aurelio combatté tra il 166 ed il 180 d.c. una lunga ed estenuante guerra contro queste popolazioni barbariche, che furono respinte a fatica. Tornato a Roma, celebrò il trionfo sui Germani e unì nell'impero il figlio Commodo nel 177 d.c.. Ma nello stesso anno i Marcomanni insorsero nuovamente: la guerra fu difficile, soprattutto per la peste, di cui rimase vittima anche Marco Aurelio nel campo di Vindobona.

5. Marco Aurelio filosofo e la sua opera

Marco Aurelio è ricordato anche come un importante filosofo stoico. E’ autore dei Colloqui con sé stesso (Τὰὰ εἰ ς ἑ ὰυτόν nell'originale in greco, in 12 libri), noti nella traduzione italiana col titolo di Ricordi. Il libro è considerato uno dei capolavori letterari e filosofici di tutti i tempi e Marco Aurelio ebbe la reputazione di imperatore filosofo già in vita. Marco Aurelio scrisse i dodici libri che compongono lo scritto tra il 170 e il 180 d.c., durante le pause dei numerosi viaggi intrapresi, come esercizio di auto-miglioramento, influenzato da alcuni dei propri maestri di gioventù, che lo avevano spinto alla filosofia, tra essi Quinto Giunio Rustico, Diogneto, Claudio Massimo e Apollonio di Calcide, ricordati nel libro I. Il titolo di questo lavoro è stata un'aggiunta postuma, originariamente Marco intitolò l'opera “A sé stesso”. I Ricordi dimostrano una mente logica, e le sue note sono rappresentative dell’attitudine di Marco Aurelio alla spiritualità ed offrono un ritratto psicologico fine e particolareggiato della sua persona. Tale opera è il documento da cui si comprende il pensiero di Marco Aurelio, che segue quello del tardo stoicismo, le cui figure principali furono Seneca ed Epitteto. Secondo le biografie contenute nella Historia Augusta1, sembra che Marco Aurelio avesse dimostrato, almeno inizialmente, tutta la sua riluttanza a farsi carico del potere imperiale, e che fu "costretto dal Senato ad assumere la direzione della Res publica dopo la morte di Pio". Egli deve aver avuto una vera e propria paura del potere imperiale, considerando la sua predilezione per la vita filosofica, ma sapeva da stoico qual era, quello che doveva fare e come farlo. Il pensiero di Marco Aurelio assume non di rado un tono di scetticismo e pessimismo. 1

Raccolta di biografie di imperatori romani composte in epoca successiva al IV secolo, di cui si ignora chi siano gli autori.

Tipico è il modo (che costituisce insieme il tratto più notevole del suo stoicismo) in cui egli riprende la concezione eraclitea del perpetuo flusso delle cose in cui percepisce l'inevitabile dissoluzione di ogni realtà. Ciò corrisponde all’angoscia che lo assale di fronte al problema della morte. La separazione tra corpo e anima che si verifica con la morte tuttavia non suscita in Marco Aurelio l'idea dell'individuale immortalità dell'anima. Di qui la sua tendenza a rifugiarsi nell’idea dell'insensibilità, con cui la morte affranca da ogni dolore. E’ molto forte il contrasto tra la sua figura di intellettuale e filosofo e quella di imperatore, la prima figura è quella di uomo meditativo, riflessivo e con un’aspirazione di vita basata sulla tranquillità dell’anima, la seconda coincide con quella di capo di un impero, un comandante di eserciti che per esercitare il suo potere si basa sulla forza delle legioni, sulla violenza della guerra e la severità della legge. Marco Aurelio lascia una traccia di amarezza per questo intimo contrasto nei Ricordi, opera scritta per fini personali e non di propaganda, dove esprime apertamente la sua sofferenza e il suo disagio. Egli durante tutta la sua vita si sforza di mostrare la clemenza dello stoico in ogni occasione, ma deve anche compiere azioni di violenza, come le guerre e le persecuzioni religiose, poiché tale è il suo dovere di princeps romano, e non poteva sottrarsene. Marco Aurelio infatti, seguendo il pensiero dello stoicismo, riteneva che il Logos dell'universo avesse stabilito per lui questo ruolo ed avrebbe dovuto seguire questa volontà universale, ricoprendo il ruolo a lui assegnato. Marco Aurelio era consapevole di essere fragile e precario, come qualunque uomo; cercò quindi di coltivare l'umiltà, di non farsi prendere dall'entusiasmo del potere assoluto, mettendosi in guardia se stesso dal non trasformarsi in un tiranno. Tale attitudine di Marco Aurelio si è manifestata anche nella linea politica interna di Marco Aurelio: benché all’epoca vigessero a Roma la tortura e la pena di morte, applicate con facilità nei confronti soprattutto di schiavi e stranieri, Marco Aurelio, come altri imperatori "illuminati", cercò di mitigare o ridurre le fattispecie di reati punibili con pene pesanti, come in passato aveva già fatto Tito. Per Marco Aurelio, sulla scia di Seneca e e dei filosofi greci, gli uomini erano accomunati da una fratellanza universale, in quanto partecipi del Logos che nella sua opera definisce "frammento divino che Zeus ha dato a ogni uomo come suo difensore o guida ", conseguentemente nell’opera di Marco Aurelio si trova un invito a tolleranza e perdono universalistici, non in senso cristiano ma come fedeltà alla cosiddetta humanitas, che egli cercò di trasferire dalla filosofia alla pratica. Seguendo quanto sosteneva Seneca e l'ex schiavo Epitteto, Marco Aurelio fece sua la morale secondo cui anche gli schiavi non sono oggetti, ma persone che, sebbene subordinate, sono collaboratori del padrone, e "spiritualmente" rimangono sempre liberi.

Marco Aurelio si interessò affinché ad ogni schiavo fosse data la possibilità di riguadagnare la propria libertà, qualora il padrone avesse espresso la propria disponibilità a restituirgliela. Coerente con lo stoicismo, filosofia contraria alla schiavitù, emanò numerose norme favorevoli alla classe servile, estendendo le leggi già promulgate dai suoi predecessori, a partire da Traiano, e ribadendo ad esempio il concetto di diritto di asilo per gli schiavi fuggitivi (che potevano essere puniti e uccisi in ogni modo dal padrone) garantendo loro l'immunità finché si trovassero presso qualsiasi tempio o qualsiasi statua dell'imperatore. Questi tratti della figura di Marco Aurelio fanno comprendere il motivo per cui ancora oggi egli venga considerato come un sovrano illuminato ed un uomo che ha cercato di tradurre nella realtà dei fatti le proprie convinzioni filosofiche, che contrastavano con il ruolo che si era trovato a ricoprire.

SITOGRAFIA - https://www.ilsole24ore.com - https://www.studiarapido.it/marco-aurelio-imperatore-filosofo/#.XOV0kcgzaUk -https://it.wikipedia.org - https://www.romanoimpero.com - http://www.filosofico.net - http://storicamente.forumattivo.com...


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