Baudelaire Esame - Voto: 10 PDF

Title Baudelaire Esame - Voto: 10
Author Fiammetta Farnetani
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Biografia e opere di Baudelaire....


Description

Decadentismo Poesia decadente e modello di Baudelaire: in Francia la poesia è caratterizzata da un profondo rinnovamento tematico e formale. I poeti simbolisti rivolgono la loro attenzione al mistero che si cela dietro la realtà, accostandosi adesso con l’intuizione e cercando di riprodurne l’essenza nascosta con la musicalità del verso. C’è un forte rifiuto del positivismo e disagio dell’artista verso lascio società borghese; ideale punto di riferimento in Baudelaire e in “Les fleurs du mal” pubblicata nel 1857. Frattura fra artista e società borghese, contrasto tra aspirazioni ideali e tedio esistenziale, nuovo linguaggio poetico fondato su analogia e simbolismo. Parnasse e Simbolismo: il parnassianesimo raggruppa un insieme di poeti, il nome deriva dal Parnaso, monte sacro delle Muse, e si esprimono con la pubblicazione, Danilo 1866 al 1876, di tre raccolte poetiche intitolate il “Parnaso contemporaneo”. Sostengono un ritorno a forme poetiche classicheggianti, molto raffinate formalmente ed emotivamente impassibili; lontane dal soggettivismo romantico. A loro si deve la formulazione del principio “arte per l’arte”, ovvero la poesia non deve avere scopi di utilità sociale e morale, ma imporsi per la sua gratuita bellezza e suoi pregi estetici, in totale autonomia. Da una frattura del parnassianesimo si crea, con la pubblicazione nel 1876 del poemetto “Il pomeriggio di un fauno” di Mallarmé, il simbolismo: teorizzato nel 1866 con il Manifesto del simbolismo. Considerato una fase del più ampio decadentismo europeo. Baudelaire Nato a Parigi nel 1821 da famiglia borghese, vive un’infanzia malinconica che influenza la sua indole irrequieta. Rimasto orfano di padre a soli sei anni, non approva il secondo matrimonio della madre con un militare molto severo. Si scrive alla facoltà di giurisprudenza, ma dopo poco decide di lasciarla. Nel 1841 il patrigno lo induce a fare un viaggio in India, che interrompe dopo i mesi, tornando a Parigi. Nel 1842 diventa maggiorenne e riesce a prendere l’eredità del padre, abbandonandosi così ad una vita sregolata e ribelle. Dá scandalo in tutta Parigi, ostentando la libera relazione con Jeanne Duvall, un’attrice mulatta. Frequenta fumatori di hashish e si indebita, venendo successivamente dichiarato incapace di gestire i propri beni ereditati. Si avvicina gli ambienti letterari parigini, conosce Gautier che influenza molto la sua poetica. Il 1845 pubblica la sua prima poesia, il sonetto “A una signora creola”, e diventa critico d’arte e letterario, successivamente essendo infelice, tenta il suicidio. Nel 1857 pubblica i fiori del male, successivamente sequestrato per ordine della censura, autore ed editore vengono processati per oltraggio alla morale e condannati a una pena pecuniaria. Viene però ripubblicato nel 1861. Nel 1860 pubblica alcuni poemetti in prosa “I paradisi artificiali”, sul rapporto tra arte e stupefacenti. Il 1864, sul quotidiano Le Figaro, escono i “Poemetti in prosa”, 50 prose pubblicate nel 1868 con il titolo “Lo spleen di Parigi”. Sempre nello stesso anno viene ripudiato dall’Accademia francese, amareggiato e malato di sifilide, si trasferisce in Belgio. Nel 1866, ha un attacco di paralisi e viene ricoverata a Bruxelles, successivamente viene riportato a Parigi e muore nell’agosto del 1867 dopo essersi ricongiunto con la madre. I fiori del male: raccolta che segna la nascita della poesia moderna per le tematiche e per la sua poetica. Le tematiche principali sono la condizione dell’artista, il tedio esistenziale ed i paesaggi urbani; mentre la poetica e il ricorso al simbolo ed all’analogia. La prima edizione del 1857, con 100 testi scritti dal 1841. La seconda edizione del 1861, esclude sei poesie condannate per oltraggio alla morale, ma ne aggiunge altri per un totale di 126 liriche. La terza edizione è curata dagli amici con l’aggiunta di altre liriche del 1868. Questa raccolta ha un carattere volutamente ambiguo, c’è un forte accostamento tra un elemento positivo che dà idea di bellezza e purezza ed un elemento negativo che rinvia al degrado ed alla corruzione. Il poeta è dominato da tedio e noia dal profondo disagio esistenziale di chi, dotato di una superiore sensibilità, percepisce la banalità della vita moderna. Egli aspira senza sosta a ritrovare la perduta armoniosa bellezza ideale, ma rimane solo un’aspirazione. Questo contrasto porta una soluzione: la bellezza viene ricercata attraverso la degradazione, al di là della quale è possibile ritrovare il senso profondo della realtà. È un vero e proprio canzoniere, diviso in sei sezioni: Spleen e ideale, Quadri parigini, Il vino, I fiori del male, Rivolta, La morte. E se segnalo tappe dell’itinerario spirituale del poeta che ricerca la bellezza nella città moderna, sesso, alcol, oppio, ribellione contro Dio e morte.

Temi: riconducibile al contrasto tra Spleen e ideale. Centrale della riflessione sulla condizione dell’artista nel mondo moderno. L’albatro, viene descritto dal poeta come un maestoso uccello che quando è sulla terra e goffo e del soggetto di scherno dai marinai. Ovvero in un mondo con profitto come unica legge, il poeta reagisce al declassamento sottolineando la sua diversità. Nello Spleen, ovvero tedio esistenziale, Baudelaire, Dedica molti componimenti descrivendo la sua sofferenza. Nelle sezioni centrali, abbiamo il tema amoroso, ovvero i tuoi amori del poeta. Una è la sensuale attrice mulatta Duvall e l’altra è l’ex modella Apollonie Sebatier con cui ebbe un amore platonico. La prima fu scandalosa con riferimenti alla sessualità e amore e odio. La seconda è l’ideale di un legame puro e profondo inteso spiritualmente. Ricorre la rappresentazione di Parigi, prototipo della metropoli moderna, ambiente degradato, pieno di prostitute e senza tetto in cui poeta ritrova la sua condizione di estraneità alla società borghese. Molti testi dedicati all’alcol e dall’ebrezza procurate dalle droghe. I tre testi nella sezione Rivolta, sono caratterizzati da un forte satanismo blasfemo che arriva al culmine nelle litanie di Satana. La raccolta si chiude con il viaggio, che evoca una discesa finale dell’avviso della morte dell’ignoto, unica possibilità di salvezza. Poetica della corrispondenza: la capacità di immergersi nella varietà dell’esistenza per coglierne la bellezza è intesa da Baudelaire come un esperienza privilegiata riservata al poeta che penetra l’essenza della realtà. Questa sua diversità trasforma l’artista in un escluso, incompreso dalla società borghese che lo emargina. Al lettore, è un’opera che si esprime con forza la contrapposizione tra poeta e società, che ne declassa la sua funzione. Attribuisce all’arte una sola funzione conoscitiva e dice che solo il poeta può cogliere, in modi analogici e intuitivi, il mistero che c’è oltre le apparenze. Natura, piena di simboli legati tra loro da profonde e nascoste corrispondenze, che collegano i diversi aspetti della realtà. Il poeta, come un mistico, può riprodurre nei suoi versi il senso profondo del reale. C’è un costante ricorso a simbolo e analogia, anche sinestesie. Il linguaggio presenta un’attenta cura formale, temi bassi e degradanti sono espressi con uno stile elevato. Al lettore Comprensione: nella lirica il poeta si rivolge direttamente al lettore ed elenca, tramite un climax crescente, i vizi che caratterizzano l’uomo moderno. Il peccato ed il male sono presentati come tratti costitutivi della natura umana, resistente al pentimento e preda del demonio, che induce alla ricerca del piacere attraverso i vizi più abietti. Questa degradazione morale effetto di un’intrinseca debolezza della volontà, che trova la sua espressione più terribile nella noia, ossia in uno stato di profonda insoddisfazione esistenziale, di stanchezza e di fastidio per la vita. Al termine della lirica, Baudelaire accomuna a sé il lettore, definendola al tempo stesso ipocrita, perché tende a negare questo stato d’animo, e fratello, in quanto in realtà condivide con il poeta questa condizione esistenziale. Il poeta e il suo pubblico: il testo, collocato in apertura di raccolta è strutturato fin dal titolo nella forma di un’esplicita apostrofe al lettore, assume una carica palesemente anticonformista e provocatoria. Riprendendo un uso tipico dei canzonieri del passato, tipo Petrarca, Baudelaire rappresenta il suo pubblico i temi e i toni che caratterizzeranno i suoi versi, chiedendo attenzione. Tuttavia, il luogo della consueta captatio benevolentiae, ossia il tentativo di attirarsi la simpatia del lettore, egli assume verso il proprio pubblico borghese un atteggiamento apparentemente ostile, denunciando i vizi, la debolezza e l’immoralità e sottolineando l’ipocrisia che tenta invano di occultarli. Questi elementi negativi sono però comuni al lettore e al poeta stesso che, resi simili dalla comune debolezza di fronte al male, si riscoprono infine fratelli. La posizione del poeta è quindi volutamente ambigua: da un lato egli denuncia l’ipocrisia e il perbenismo del ceto borghese, restio a riconoscersi nel suo impietoso ritratto, ma dall’altro ne ricerca la complicità del vizio, pronto a denunciare con sincerità una condizione esistenziale comune, dominata dal tedio e dall’essenza di valori positivi. Maledettismo e ironia: la prima parte della lirica è strutturata nella forma dell’enumerazione e si incentra sull’elenco dei vizi che caratterizzano il poeta e tutta la sua generazione, come stupidità e l’attaccamento al denaro, che segnano lo spirito di corpo, rendendo incapaci di autentico pentimento. Le confessioni sono i

pochi te e preludono a una facile ricaduta nell’errore, a cui induce una volontà di ammoniaca, come il diavolo. Mi descrive i vizi dell’uomo, Baudelaire ricorre volutamente a una terminologia religiosa, mosso dal canta lizzare il pubblico benpensanti attraverso un atteggiamento compiaciuto che assume i toni blasfemi del satanismo. L’insistenza sugli aspetti più ripugnanti del degrado morale, espressa attraverso immagini volutamente estreme è tutta via tanto esibita da non escludere una sottile vena d’ironia. Il poeta ricerca in un certo senso le espressioni che più possono urtare il pubblico tradizionale, per smascherarne impietosamente la profonda ipocrisia. Le scelte stilistiche: sul piano formale, il testo mantiene una struttura tradizionale, che fa risaltare ancora più, per contrasto, la scandalosa modernità dei contenuti. Il metro presenta infatti quartine di alessandrini, ossia versi di 12 sillabe, tipici della tradizione poetica francese, con rima incrociata e anche la sintassi si snoda lineare e piana, senza eccessive oscurità. Il lessico oscilla invece volutamente fra registri tra loro antitetici, pulendo sullo stesso piano vocaboli aulici e letterari e personificazione allegoriche, come Satana e la morte e, su di un versante opposto, immagine termini volutamente bassi e volgari. Attraverso un tono complessivamente sostenuto e letterario, Baudelaire conferisce così per la prima volta dignità poetica agli aspetti più oscuri dell’animo umano, ricercando proprio nel volto oscuro dell’anima la propria materia poetica: i fiori nascono dal male e dal vizio. L’albatro Un’ampia similitudine: la lirica è possibile di villa in due parti. Le prime tre strofe sono di tipo narrativo descrittivo e sono dedicate all’albatro che, maestosa nel suo volo, una volta a terra pare goffo e impacciato. Mentre la quartina finale istituisce un paragone tra l’albatro il poeta. L’albatro infatti è l’emblema del poeta moderno, superiore ad altri uomini in virtù della nobiltà spirituale e della sensibilità che gli permettono il volo rispettivamente verso l’ideale e la bellezza. Tuttavia, nel modo rozzo della società borghese, che fa della merce il suo unico valore, e gli ha perduto il suo ruolo e, come un angelo caduto, appare inadatto alla vita quotidiana. Il disagio dell’artista moderno: la corrispondenza tra il poeta e l’albatro evidenzia la sorte ambigua dell’artista nella società moderna e la profonda ambivalenza con cui l’autore osserva la propria condizione. Da un lato egli si considera privilegiato rispetto all’uomo comune in quanto, in virtù della propria superiore sensibilità artistica, è in grado di elevarsi al di sopra della meschinità del quotidiano. La similitudine non si risolve tuttavia il senso celebrativo: fin dall’esordio della lirica di Baudelaire, coglie anche il disagio del poeta quando è costretto a scendere a terra, ossia misurarsi con la concretezza di una realtà misera in meschina. Ridotto dai marinai a semplice oggetto di divertimento, egli dimostra allora la sua incapacità di adeguarsi alla normalità dell’esistenza borghese, impacciato dalle sue stesse ali giganti. Lo stile, tra sublime e comico: l’ambivalenza dell’immagine dell’albatro si rispecchia nelle scelte formali, che vedono la compresenza di espressioni elevate e auliche, afferenti all’ambito semantico dell’altezza e immagini di tono grottesco il comico, usate per descrivere il comportamento dei marinai e l’impaccio dell’uccello, che a terra è soltanto lo storpio che volava. La tendenza, tipica della poesia di Baudelaire, è esprimersi attraverso immagini di forte valore simbolico e inoltre sottolineata dalla struttura della lirica, che appare volutamente sbilanciata, dando maggiore spazio alla descrizione del comportamento dell’albatro rispetto al confronto col poeta. Corrispondenze Comprensione: il testo è una struttura bipartita. Alle quartine affidato all’enunciazione di principi teorici della nuova poetica, fondata sull’idea quasi mistica della natura come luogo sacro animato di vita divina, all’interno del quale i diversi elementi si chiamano tra loro attraverso corrispondenze analogiche. Poiché Baudelaire è convinto che solo il poeta possa coglierne il senso, nella terzine fornisce alcuni esempi concreti della nuova poesia, collegando dati sensoriali appartenenti ad ambiti diversi.

Simboli e corrispondenze: la nuova poetica che trova espressione in questo celebre sonetto si fonda su una concezione della realtà di matrice irrazionale e mistica. Riprendendo in parte concetti già espressi dagli autori del romanticismo nordico, Baudelaire intende infatti la realtà naturale come un tempio pervaso dalla presenza di una divinità immanente, in cui i singoli elementi sono simboli, dotati cioè di una valenza duplice, che c’era un significato nascosto che trascende l’apparenza sensibile. La realtà appare dunque come una foresta di simboli, legati però fra loro da corrispondenze misteriose, che ne fanno un insieme unitario e coerente. Da questi spunti i poeti simbolisti trarranno materia per una concezione antitetica rispetto a quella del razionalismo positivista: negando la possibilità di comprendere il vero senso della realtà attraverso la scienza, essi esalteranno al contrario, come Baudelaire, le capacità intuitive dell’artista, considerato come l’unico vero interprete del mistero del mondo e del suo rapporto con il soggetto. L’uso dell’analogia e della sinestesia: nella seconda parte del testo, Baudelaire applica concretamente la teoria espressa nelle quartine, stabilendo una serie di corrispondenze ardite e analogiche tra ambiti sensoriali diversi. Dopo aver affermato che i profumi, i colori e i suoni si rispondono, egli stabilisce una serie di sinestesie: nella prima terzina un dato olfattivo, i profumi, viene posto in relazione con sensazioni tattili, uditive e visive e, nei versi successivi, direttamente con sensazioni e stati d’animo. Inoltre, i profumi evocati rinviano in parte all’innocenza e alla purezza e in parte alla corruzione ed al peccato. Nella trama delle corrispondenze, tuttavia, la parola poetica permette di annullare le distanze e l’opposizione stessa tra bene e male, tra spirito e materialità, permettendo di risolvere il dualismo della realtà in una visione unitaria e armoniosa. La nuova funzione della poesia: la poetica di Baudelaire attribuisce implicitamente al poeta una funzione nuova e fondamentale importanza: quella di comprendere il senso vero e profondo della realtà e di coglierlo e comunicarlo attraverso le sue opere. Il ruolo dell’artista musa quindi profondamente rispetto alla tradizione precedente, poiché il suo compito non consiste più nel fornire insegnamenti etici o modelli di comportamento, ma nel guidare il lettore nell’attraversamento di quella foresta di simboli che è la realtà. Sebbene a causa della sua posizione emarginata nel contesto della nascente società capitalistica, l’artista ribadisce quindi la centralità del suo ruolo, affermando la centrale funzione conoscitiva della poesia, che si rivolge tuttavia al pubblico elitario e ristretto, in grado di comprenderne il messaggio. Questi presupposti saranno alla base anche della poesia simbolista. Spleen Comprensione: il testo descrive il senso di oppressiva angoscia che si impadronisce dell’animo del poeta nei momenti di Spleen, ossia di noia esistenziale. In questi momenti, il cielo sembra schiacciare il cuore, la terra si riduce a una cella malsana e umida e anche la speranza stessa sembra perdersi, simile a un pipistrello prigioniero e sbattendo inutilmente le ali urta contro il soffitto. La pioggia, con i suoi filamenti, evoca le sbarre di una angusta prigione, mentre la mente si popola di cattivi pensieri insinuanti come ragni. Il crescendo di affanno culmina nell’immagine desolata dell’angoscia che, personificata, impone il proprio dominio assoluto sulla mente del poeta. Un crescendo angosciante: il testo, formato da cinque quartine di versi liberi, ha una struttura attentamente calibrata, che contribuisce a suggerire al lettore un senso di crescente angoscia. Il primo, lungo periodo occupa per intero le prime quattro strofe. Le prime file si articolano una serie di subordinate temporali che, coordinate fra loro in marcate dall’anafora dell’avverbio quando, creano un climax di sensazioni negative, che culmina nella frase principale. La quinta strofa, attraverso un periodo più breve è segnato dal ritmo grave, mostra la definitiva sconfitta della speranza e il simbolico trionfo dell’angoscia. Lo stile, simbolismo e concretezza: come spesso accade nelle liriche di Baudelaire, uno stato d’animo interiore viene oggettivato attraverso il ricorso a immagini realistiche e simboliche al tempo stesso. Per descrivere la propria cupa disperazione esistenziale il poeta ricorre a una fitta serie di metafore e similitudini violente e impressionistiche. Il cielo diventa un coperchio, la terra un umida segreta, i pensieri negativi si

mutano in ragni. Ne derivano immagini forti e perturbanti, che bucano una sensazione di assoluta disperazione, trasmessa però attraverso figure di estrema precisione. Anche nel lessico, il poeta sceglie termini bassi che non appartengono alla tradizione lirica e si segnalano per la loro innovativa crudezza. Nel complesso emerge dal testo la volontà di evocare una sensazione di orrore senza speranza che riprende l’estetica del sublime, ossia di una forma poetica più tra il proprio fascino dalla disarmonia e dal turbamento, in antitesi rispetto all’armonia classica. Spleen, noia e nausea esistenziale: il testo si incentra sulla evocazione di una sensazione particolarmente negativa, ovvero lo Spleen. Questo termine inglese, che indica dal greco la bile, responsabile secondo gli antichi dell’umore malinconico, connotando stato d’animo di profondo tedio esistenziale, derivato dalla percezione acuta della banalità del vivere e del suo scorrere senza scopo. Indicata talvolta da Baudelaire con il termine ennui, presentato con il tedio di cui parlavano già gli autori classici e con la noia in cui Leopardi individuava la più grave sofferenza dell’uomo. Tipica dell’artista moderno, essa nasce dalla sensazione che tutto è già stato sperimentato e vissuto e dall’intrinseca debolezza della volontà che annulla ogni aspirazione speranza, e sarà ripresa e approfondita dalle riflessioni di Sartre e dai filosofi esistenzialisti, che parleranno di nausea....


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