10 I Buddenbrook - riassunto sui budden brooke thomas mann PDF

Title 10 I Buddenbrook - riassunto sui budden brooke thomas mann
Course Letteratura tedesca ii
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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riassunto sui budden brooke thomas mann...


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Thomas Mann – I Buddenbrook Radicato per origini sociali e cultura nel XIX secolo conservatore, Thomas Mann è per esperienze e per irradiazione pubblica essenzialmente un uomo del XX secolo. La sua opera, da un lato rivolta al passato (di cui è il riflesso di un mondo che muore), dall’altro protesa al presente e nutrita di critica sociale, analizza e illustra l’abisso che separa l’artista dalla società e - in maniera più generale e tragica - dalla vita. In lui pertanto l’istanza sociale e politica, e, in generale il debito con la storia, vengono assolti sempre attraverso una comunicazione letteraria che coniuga felicemente il lato pubblico e oggettivo della scrittura con una soggettività esplicitata anche nei suoi imperativi più segreti e urgenti. Thomas Mann è uno degli autori più conosciuti della letteratura tedesca contemporanea. I suoi grandi romanzi, I Buddenbrook, La montagna incantata, Doctor Faustus e alcuni dei suoi racconti, per esempio Tonio Kröger e La morte a Venezia, da cui Luchino Visconti ha tratto nel 1971 l'adattamento cinematografico, sono diventati riferimenti universali. Una famiglia di scrittori Di quattro anni maggiore di Thomas, Heinrich Mann (1871 -1950) fu anche romanziere. Famoso in in particolare per Il professore Unrat (1905) - adattato al cinema nel 1930 da Josef von Sternberg col titolo L'angelo azzurro, pellicola che lanciò Marlene Dietrich. Grande esperto della cultura francese - è l'autore di un saggio su Zola e sulla giovinezza e la maturità del re Enrico IV (1935 -1938). Fuggì dal nazismo rifugiandosi in Francia nel 1933, dopo un esilio in Cecoslovacchia, prima di emigrare definitivamente negli Stati Uniti nel 1940. Dei figli di Thomas Mann, Erika (1905 -1969) fu anch’essa scrittrice, e Golo (1909 -1994) storico. Quanto a Klaus (1906 -1949), il figlio primogenito, ardentemente antifascista, è l'autore di Mephisto (1936), che descrive la carriera di un opportunista sotto il III° Reich. Anch’egli dové andare in esilio in California, dove gli ambienti degli immigrati gli ispirarono Il vulcano (1939). Di ritorno in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, ma profondamente depresso, si suicidò a Cannes. Letteratura o politica Il romanziere, che si definisce anche come "impolitico" - le sue Considerazioni di un impolitico (1918) lo porteranno al litigio con il fratello Heinrich, chiaramente impegnato a sinistra - e che afferma la priorità della letteratura sulla politica, dell'"ironia" sul "radicalismo", redasse numerosi saggi nei quali tenta di analizzare gli eventi ed i cambiamenti della sua epoca. Condizionato dall’ambiente della grande borghesia degli affari nel quale è nato e cresciuto, Thomas Mann è soprattutto interessato a mantenere i valori tradizionali che permettono all'individuo di sviluppare, contro il radicalismo dell'impegno politico, le forze del sogno e dell'ironia, indispensabili alla creazione artistica, di cui trova il modello in tedeschi romantici come il cristiano pietista Novalis (1772 -1801). Solo la monarchia e l'attaccamento alla nazione possono ai suoi occhi garantire questi valori, ed I pensieri sulla guerra (1914) dimostrano chiaramente il suo impegno nazionalistico e conservatore. Tuttavia, quattro anni più tardi, Le considerazioni, giudicate troppo intellettuali, non

gli garantiscono presso la destra, se si escludono alcuni giovani conservatori, né credito né influenza reale. L'impegno Nel 1922, Thomas Mann inizia una conversione politica: il 24 giugno, Walther Rathenau, ministro degli affari esteri della Republica di Weimar, è assassinato da membri dell'organizzazione Consul, di estrema destra. È per lo scrittore il segno che è tempo di appoggiare la democrazia di Weimar, ciò che tenta di fare in un discorso pronunciato a Berlino - quindi pubblicato - nell'occasione del sessantesimo anniversario del drammaturgo e romanziere Gerhart Hauptmann, ma nel quale la professione di fede repubblicana non è a pieni polmoni. Hans Castorp, l'eroe della Montagna incantata (1924), si impegnerà nell'esercito tedesco per difendere la nazione. Ma occorre attendere l’ascesa del nazionalsocialismo e la conquista del potere da parte dei nazisti per constatare un impegno profondo - più filosofico ed umanitario che prettamente politico – a favore della ragione contro la barbarie, per la socialdemocrazia contro ciò che Thomas Mann qualifica come "arcaismo romantico politicamente pericoloso" (Appello alla ragione, 1930). Di conseguenza, la sua posizione, illustrata nella tragedia superba del Doctor Faustus, il suo penultimo romanzo, non cessa di attestarsi, durante l'esilio ed oltre.

La vita di un Borghese Thomas Mann nacque a Lubecca il 6 giugno 1875. Suo padre, ricco commerciante, senatore della antica città anseatica, incarna il rigore e l'efficienza tradizionali dei commercianti protestanti della Germania del Nord. Sua madre, d'ascendenza tedesca e di nascita brasiliana, rappresenta l’inclinazione opposta: la fragilità, l'immaginazione, la viva inclinazione per l'arte, in particolare la musica. Tale contrasto (materia evidente dei Buddenbrook se non di tutta l’opera manniana), determina alle origini fortemente e definitivamente la struttura intellettuale e psicologica del bambino, dell’uomo, dello scrittore.

Frequenta il liceo di Lubecca, dove non si distingue come allievo particolarmente brillante. Nel 1893, dopo la morte del padre, lascia il liceo e la città per andare a vivere a Monaco con la famiglia. Avendo interrotto gli studi secondari prima di aver dato la maturità, fa inizialmente un tirocinio in una società di assicurazioni antincendio. Ma molto rapidamente inizia a scrivere: inizialmente brevi novelle pubblicate in riviste, in particolare Simplicissimus, settimanale politico e satirico fondato nel 1896. Dopo due soggiorni a Roma presso il fratello Heinrich, quindi un servizio militare abbreviato, pubblica nel 1901 I Buddenbrook, declino di una famiglia. A venticinque anni, Thomas Mann può considerarsi uno scrittore a pieno titolo. Cinque anni più tardi, sposa Katia Pringsheim. Rimane a Monaco, dove prosegue la sua attività di scrittore, per la quale gli sarà assegnato nel 1929 il premio Nobel per la letteratura. Nel gennaio del 1933, alla presa del potere di Hitler, egli si trova in Svizzera dalla quale non rientra in Germania. Passa alcuni anni in Francia, quindi ritorna in Svizzera prima di emigrare nel 1938 negli Stati Uniti, dove accetta la cattedra che gli offre l'università di Princeton e dove beneficia anche dell'aiuto di mecenati generosi. Poiché il regime nazista lo ha privato della nazionalità tedesca (nel 1936, aveva ottenuto la nazionalità cecoslovacca), nel 1944, diventa cittadino degli Stati Uniti. Durante il suo esilio, senza cessare di

dedicarsi alla letteratura, pubblica articoli e fa allocuzioni radiofoniche contro il nazismo. Nel 1947, viaggia in Europa; nel 1949, in occasione di un soggiorno in Germania, dove gli viene assegnato il premio Goethe, lo scrittore pronuncia dei discorsi pubblici di grande impatto a Francoforte ed a Weimar. Rientrato definitivamente in Europa nel 1954, Thomas Mann va a vivere a Kilchberg, nei pressi di Zurigo, dove muore il 12 agosto 1955. Ritratto di una società Tutta l'opera di Thomas Mann può essere considerata come un affresco della società della sua epoca, o, più esattamente, la sua fine. Fin dall'età di venticinque anni, in cui redige la grande saga familiare dei Buddenbrook, mette in scena i pericoli che minacciano il sistema dei valori borghesi tradizionali ai quali egli fermamente crede. Non c'è traccia di sommossa o di contestazione sociale nell'opera di Thomas Mann. L'evocazione della società si fonda sul contrasto radicale tra due tipi di individui. Da un lato, ci sono i commercianti laboriosi, tutti coloro che fondono la loro esistenza e quella della loro famiglia sul valore morale e mercantile del lavoro, e che il romanziere evoca a volte con serietà, a volte con un lieve tono umoristico, quasi sempre con amore (Thomas Buddenbrook). Dall'altro lato, ci sono i temperamenti singolari, contestatari costituzionali, inabili all’integrazione sociale (Christian Buddenbrook), o spinti verso l'arte e la vita dello spirito da una forza irresistibile (Hanno Buddenbrook, Tonio Kröger, Adrian Leverkühn). Mai come nell’opera di Thomas Mann i due valori fondativi della civiltà occidentale, da un lato l’ethos borghese, regolare, le cui urgenze prometeiche trovano sfogo non altro che nell’attitudine dell’homo faber di produrre e trasformare merci, e che con la sua piattezza senza slanci ha purtuttavia cambiato il volto del mondo, entrano in conflitto con l’altro lato dell’uomo civilizzato, l'artista, ossia con le incognite e le inquietudini spirituali ed irregolari del mondo dell’arte (e della musica tedesca in particolare). L'artista Numerose sono le figure di artisti che affollano i romanzi e i racconti di Thomas Mann. Nelle sue prime pubblicazioni, il conflitto tra il borghese e l'artista appare come un tema centrale. Dallo spoglio della sua opera emergono il bambino musicista Hanno Buddenbrook, l'adolescente poeta Tonio Kröger, e due uomini, due compositori: Gustav von Aschenbach della Morte a Venezia ed Adrian Leverkühn del Doctor Faustus. Fin dall'infanzia, l'artista si distingue con la sua sensibilità dal solido ambiente borghese che lo circonda. Ha, molto presto, la prescienza del suo destino tragico, la certezza di una fragilità che lo rende inabile alla vita. Così, spinto da un'ispirazione premonitoria, il piccolo Hanno Buddenbrook, nel grande libro della famiglia, tira un frego sotto il suo nome: sa, o sente, che sarà l'ultimo. Ad eccezione di Tonio Kröger, che Thomas Mann decide di riconciliare – con umorismo - con il mondo della salute e della vita, gli artisti sono votati ad un destino tragico. L’incontro con la bellezza è foriero di morte, e poco importa che Gustav von Aschenbach muoia di colera a Venezia – nei fatti, è proprio all’incontro col giovane Tadzio che non può sopravvivere. (Visconti, consentaneo artista, fin de race anch’egli, illustra questa atmosfera spirituale coi versi del poeta von Platen, messi in epigrafe alla sua pellicola: “Chi dei suoi occhi la bellezza ha scorto, / da allora a morire è votato”). Comparabile al destino dell'artista, è quello di alcune donne, fragili, sensibili, portate all'arte, forzate ad adattarsi alla vita loro imposta dal marito e dalla società, loro, capaci di dare la vita ma incapaci a vivere (Gabrielle Klöterjahn in Tristano).

Ossessionato da questa tensione tra arte e vita, Thomas Mann è affascinato dall’autore che, ai suoi occhi, seppe conciliare i due universi, e per il quale l’arte, lungi dal rappresentare l'ignoranza del conflitto, ne permette il superamento: ossia Goethe, che evoca nel 1923 nel suo saggio Goethe e Tolstoj, e nel 1939, nei modi della finzione nel romanzo Lotte a Weimar. L’arte di Thomas Mann può definirsi con la formula provvisoria del "romanzo-romanzo" nel senso più tradizionale del termine. Lontano è l’artista e romanziere Mann dalle sperimentazioni avanguardistiche. Fin dalla prima pagina di un romanzo o di un racconto, il lettore entra in un universo romanzesco totale, catturato dalla forza straordinaria della realtà rappresentata. Thomas Mann sa creare personaggi, evocare luoghi, rendere atmosfere che danno al lettore l'impressione di vivere all'interno della storia da lui imbastita. L’intreccio è talora anche senza interesse: è il caso di Giuseppe ed i suoi fratelli, dove Thomas Mann prende a prestito il suo argomento dalla Bibbia e, a partire da alcune pagine della Genesi, costruisce una tetralogia di 1.800 pagine, un vero e proprio diluvio narrativo. Di conseguenza, l'interesse non è più nell'azione, ma nella magia del racconto, che si basa tanto sulla ricchezza della lingua che sulla tecnica maliziosa del narratore. Infatti, non occorre abusare della nozione di “romanzo-romanzo” - tale in effetti solo I Buddenbrook. Thomas Mann non è un autore ingenuo. Utilizza generi letterari che riprende o parodia, e le Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull (1954, incompiuto) sono allo stesso tempo un’allusione al romanzo picaresco ed una parodia del Wilhelm Meister di Goethe. Da un romanzo ad un racconto, spesso all'interno di uno stesso testo, gioca con diverse prospettive narrative. Introduce il lettore in un universo che gli fa scoprire contemporaneamente ai personaggi, un po' al modo del detective che conduce un'indagine in alcuni romanzi neri americani: è l'inizio dei Buddenbrook. Ma può anche, in una eguale istanza narrativa, intervenire in quanto autore e rivolgersi al lettore con un'osservazione che segnala allo stesso tempo la sua presenza e la sua onniscienza. A volte si presenta come un cronista (L'eletto) o come l'amico d'infanzia del personaggio di cui narra la vita (Il doctor Faustus), cosa che gli permette di mescolare al suo resoconto tragico considerazioni sul presente non meno tragico del nazionalsocialismo. Da questo gioco infinito con tutte le risorse dell'arte narrativa tradizionale e no, sorge quest’impressione di lussuosa profusione che caratterizza l'opera di Thomas Mann.

I BUDDENBROOK Si tratta di una storia che segue il processo di decadenza della famiglia Buddenbrook, corrispondente idealmente a quella dell’autore, corrispondente dall’autunno del 1835 all’inverno del 1877. Con una grandiosa scena iniziale, l’inaugurazione della casa secentesca sulla Mengstrasse, Mann ci presenta i personaggi impegnati in una specie di Chassé Croisé tra le vecchie e le nuove generazioni. Dall’ampia base costituita da questa cena inaugurale, cui è dedicata tutta quanta la prima parte del romanzo, il narratore prende in considerazione sezioni temporali sempre più estese con un procedimento a piramide in un numero sempre più ristretto di pagine, fino al punto apicale, il capito conclusivo in cui la morte di Hanno e la fine della famiglia si indovina tra le righe di un referto sul decorso tipico del tifo. Sigillato in un pacco e assicurato per la cifra di mille marchi, il manoscritto viene spedito a Berlino. Il romanzo sembra troppo lungo per essere commerciabile ed escono due volumi non rilegati. La successiva edizione economica sarà

pubblicata in un unico volume. Il tema della decadenza era di moda in quegli anni, ma la novità dei Buddenbrook sta nel modo di affrontare il problema. Se infatti nel resto della Germania e negli altri paesi europei la borghesia di fine secolo si trovava a fare i conti con un’aristocrazia ancora potente e con un proletariato sempre più incalzante, nella città libera di Lubecca, la borghesia era da sempre l’unica e indiscussa protagonista della vita politica, economica e culturale. Tanto che Mann formula il concetto di una borghesia come forma di vita spirituale. Lubecca era un microcosmo in cui i fattori di decadenza della borghesia rispecchiavano la crisi dell’intera civiltà europea. L’inaugurazione della casa con cui inizia la narrazione, segna il culmine dell’ascesa della famiglia ed è nello stesso tempo il primo sintomo della sua decadenza. Il processo di decadenza è un’incrinatura che per somma di ragioni storiche e culturali ha infranto l‘unione tra vocazione (inteso anche come mestiere) e destino sulla quale i Buddenbrook avevano fondato la prosperità della loro ditta. Nel corso di tre generazioni, il motto scolpito sul fronte della casa paterna si sgretola. A differenza degli altri fratelli, che si limitano ad osservare il processo senza capire cosa stia accadendo, Thomas si rende pienamente conto della situazione in cui si trova; prendersi cura della ditta paterna continuava ad essere il suo destino. Egli scopre di poter ristabilire un suo potere sugli affari e sulla vita a patto di riconoscerne l’assoluta convenzionalità. Vita e affari diventano un gioco in cui, conoscendo le regole, si ha un’estrema possibilità di dominio e di manipolazione. Se la vicenda del protagonista è centrata sulla sua elaborazione della volontà del contegno, la storia di tutti i componenti della famiglia è imperniata sul legame che stringe i personaggi al loro libro di famiglia. L’elemento catalizzante del romanzo è costituito dal famoso quaderno con la copertina di cuoio sul quale sono annotati tutti gli avvenimenti della famiglia dall’antenato più remoto. Si tratta per lo più di date poste a segnare fidanzamenti e matrimoni, nascite e morti. Ma ogni singolo evento acquista un significato dell’essere l’anello di una catena e finisce per imporsi sui discendenti. È proprio il già stabilito e il già vissuto che rendono a Tony e agli altri i concetti di autodeterminazione e di libero arbitrio inconcepibili. Questa scansione del tempo è una temporalità che non lascia spazio al presente perché si articola sul passato e sul futuro, sul così è stato e così dovrà essere. Il piccolo Hanno troverà un conforto alla cupa oppressione del tempo a Travemünde. Un sollievo che riscoprirà nella musica di Wagner, che lo avvicinerà al pianoforte. A Hanno, un borghese sviato dall’arte ma privo della capacità creativa dell’artista, spetterà il compito di sospendere per sempre il tempo del libro di famiglia poiché con lui i Buddenbrook si estinguono. Il romanzo è scritto in lingua tedesca, ma è ricchissimo di francesismo, non solo nei dialoghi che riproducono l’alta borghesia di Lubecca ma anche nei brani del narratore. Vi parecchie locuzioni francesi o il calco francese, che erano in uso nel linguaggio della borghesia dell’Italia settentrionale ma anche molte espressioni dialettali di Lubecca....


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