Arte i macchiaioli - ricerca sui macchiaioli PDF

Title Arte i macchiaioli - ricerca sui macchiaioli
Course Letteratura Italiana
Institution Liceo Scientifico Statale Leonardo da Vinci
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Summary

Riassunto e ricerca sui macchiaioli Toscani, caratteristiche pittoriche, temi affrontati, periodo storico di sviluppo. Per studenti delle scuole superiori del terzo quinto anno....


Description

Impressionismo italiano e francese, macchiaioli toscani, macchiaioli lombardi, Scuola di Resina e Scuola di paesaggio di Napoli.

Durante gli anni del movimento realista i dipinti raffiguravano la realtà e gli eventi storici, l’artista era colui che guardava in faccia la realtà e la rappresentava, come un reportage, infatti è proprio in questo periodo che viene utilizzata la fotografia come nuovo strumento per raffigurare la realtà ad esempio lo stesso Courbet la utilizzò per realizzare i suoi quadri e la definì come un terzo occhio. Il movimento dei macchiaioli nasce invece nel 1856. In quel periodo Firenze era popolata di giovani artisti dell’Accademia che si scambiavano le proprie idee, spesso anche al di fuori di ogni regola scolastica. I Macchiaioli affermavano che la forma non esiste, ma è creata dalla luce, come macchie di colore distinte o sovrapposte ad altre macchie di colore, perché la luce, colpendo gli oggetti, viene rinviata al nostro occhio come colore. Per quanto riguarda le tematiche, troviamo qui un’altra grande cesura rispetto al mondo delle Accademie, perché i Macchiaioli rifiutano le scene storiche o mitologiche e, anzi, cercano sempre la realtà, che emergevano nelle scene di vita quotidiana e nei paesaggi conosciuti. Dalle teorie elaborate dai Macchiaioli, prende le mosse il movimento degli Impressionisti Francesi, nato ben più tardi ed informato delle nuove tendenze dalle frequentazioni dei nostri artisti a Parigi. Sia i macchiaioli che gli impressionisti appartengono al movimento realista del secondo Ottocento ma le differenze, se osserviamo bene le opere, sono ben evidenti. L’avventura dei macchiaioli italiani è precedente quella degli impressionisti, basti pensare che già dagli anni Cinquanta dell’Ottocento diversi pittori italiani sperimentarono la cosiddetta “pittura di macchia” e il movimento conosce il suo momento più alto intorno agli anni Sessanta. Gli impressionisti francesi, invece, espongono insieme per la prima volta nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar. La pittura italiana non è inferiore a quella impressionista, è semplicemente diversa. Innanzitutto, è anticipatrice rispetto alla Francia. Inoltre la stessa scelta dei temi è differente. Poveri e quotidiani quelli degli italiani, legati alla dura vita nei campi della loro realtà quotidiana, ma anche alla verità delle grandi battaglie combattute con ardore, da veri rivoluzionari, nell’ansia di creare una nazione, a testimonianza di una nuova sensibilità che non poteva più riconoscersi nello stile della pittura ufficiale, quella romantica e purista delle Accademie. Più mondani e “frivoli” quelli dei francesi, legati ai ritratti alle signore dell’alta borghesia, alla vita cittadina e alla variazione di luce del paesaggio, una pittura che si esprime al meglio su grandi dimensioni, più libera e sciolta. Camille Pissarro- Angolo di giardino Oltre a questo, il procedimento di stesura e l’effetto che si vuole ottenere è completamente differente. Gli italiani procedono difatti con un’operazione di estrema sintesi, mentre i francesi con un procedimento esattamente opposto, di analisi. Quel che gli italiani cercano di raccogliere sintetizzando, i francesi disperdono analiticamente, così come la ricerca di un taglio di luce diventa nell’ottica francese la ricerca di un’atmosfera, basata sugli effetti del colore e di un’impressione. L’Italia perde progressivamente il suo ruolo egemonico di fronte ad una realtà artistica ormai di diffusione continentale e viene suddivisa e frazionata

per ambiti regionali, per culture locali; non si concentra in un’unica città come succede in Francia, dove Parigi è fulcro non solo del Paese, ma del mondo intero. Ma dietro agli italiani sta la grande tradizione del disegno, quel senso delle forme e il senso plastico rappresentato molto bene dai macchiaioli toscani, interpretato magistralmente da Giovanni Fattori, il più grande della scuola macchiaiola. I soggetti preferiti dai macchiaioli erano paesaggi, scene di vita popolare e borghese. Giovanni Fattori ad esempio nel piccolo dipinto “La Rotonda dei bagni Palmieri” documenta un pomeriggio balneare di un gruppo di signore borghesi. Il paesaggio è costruito sovrapponendo i colori che identificano le parti del dipinto. Le figure umane, poi, non possiedono particolari del volto e del corpo. Un altro dipinto famoso di Fattori è “In Vedetta” in cui è raffigurata una scena di vita militare dove tre soldati effettuano la ronda di vigilanza, immobili sotto il sole implacabile di un primo pomeriggio estivo. Il primo cavaliere, collocato in primo piano ma decentrato sulla destra, proietta la sua ombra sulla bianca parete retrostante.

Giovanni Fattori -In Vedetta - 1872 Gli impressionisti al contrario snervano il disegno, lo sfaldano nella luce, abbandonando i contorni e dissolvendo l’immagine. Accanto alla macchia Toscana c’è un altro movimento rivoluzionario regionale italiano: la macchia lombarda il cui pittore più rappresentativo è Tranquillo Cremona. Con lui abbiamo una pittura in cui l’indefinito romantico prende il sopravvento. La preparazione del fondo è spesso rapida e sommaria, al punto da non essere completamente coprente. Gli artisti impostavano le forme con il pennello, senza seguire un disegno. Lasciavano poi asciugare la prima stesura. A quadro asciutto espandevano le loro pennellate chiare, argentee, molto luminose, a forme di piuma. Tecnicamente espande le operazioni di velatura, senza racchiudere le forme in una linea decisa, ma cogliendole esclusivamente i volumi come “fonti di luce”. Una delle sue opere “Edera”, nel dipinto sono immortalati il musicista Alfredo Catalani Lisetta Cagnoli. I due giovani sono calati all’interno di un ambiente naturale ma dai connotati poco chiari. Il giovane

è e

Catalani è infatti seduto su di una roccia muschiata e abbraccia la ragazza. Indossa un abito scuro mentre i capelli sono scompigliati e denotano una personalità creativa. Il momento è sicuramente denso di sentimentalismo. I dipinti di Tranquillo Cremona spesso contengono immagini poco identificabili nelle quali figura e sfondo si confondono. Questo espediente fu utilizzato da Cremona per determinare una maggiore atmosfera nelle scene raffigurate.

Inoltre sempre in Italia abbiamo altre scuole di macchia regionali come la Scuola di Resìna e la Scuola di Posillico. La Scuola di Resina è stata espressione di un movimento artistico di cui hanno fatto parte importanti pittori. Il suo periodo di attività va dal 1863 al 1867. I pittori si riunivano a Resìna, l’attuale Ercolano, e davano vita alle loro opere. Il movimento era decisamente antiaccademico e si ispirava a quello dei Macchiaioli, attivi a Firenze. La loro tecnica si proponeva di cogliere attimi della realtà, l’immediatezza dell’impressione. Tra i partecipanti abbiamo nomi illustri, alcuni dei quali hanno lasciato il segno anche all’estero, come Marco di Gregorio, Federico Rossano, Giuseppe di Nittis, Adriano Cecioni e Nicola Palizzi.

De Gregorio - Anacapri- 1874 La Scuola di Posillipo è formata da un gruppo ristretto di artisti dediti prevalentemente alla raffigurazione paesaggistica delle zone campane, con Napoli come punto di riferimento. Nasce nel cuore della città partenopea intorno al terzo decennio dell’Ottocento nello studio di Anton Sminkc van Pitlo (Antonio Pitloo) un pittore di origini olandesi. Gli insegnamenti della Scuola di Posillipo si scostano dalle regole accademiche. L’appellativo del gruppo, Scuola di Posillipo, non ha origine dal suo interno ma dai pittori appartenenti alla corrente accademica reduci dalla forte ventata di neoclassicismo, che ha soffiato su tutta la penisola. Questi, essendo elaboratori classici su tele di grandi dimensioni, e, vedendo insignificanti fino al ridicolo quei piccoli dipinti formati da macchie, imprecisione e linee prospettiche fuori dai canoni, talvolta sui più disparati supporti come carta, cartone e rudi pezzi di tavola, catalogano il gruppo della “Scuola di Posillipo” associandolo ad un significato dispregiativo. Succede invece che quelle piccole opere che raffigurano le bellezze della Campania con vedute paesaggistiche, spiagge stupende, mare incantato e fresche campagne, movimentate scene di vita quotidiana, prendono forza ed integrano prepotentemente la cultura napoletana, soprattutto presso l’aristocrazia e la Corte. Giacinto Gigante-Mercato a Castellammare-1859...


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