2. Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione PDF

Title 2. Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione
Course Storia
Institution Università degli Studi di Milano
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FASCISMO STORIA E INTERPRETAZIONE di Emilio Gentile INTRODUZIONE: ESISTITO IL FASCISMO? Attorno al fascismo una sorta di si mette in dubbio anche la sua stessa esistenza, che viene contestata da chi afferma che il fascismo non stato un movimento politico ma stato solo un epifenomeno, di altri fenome...


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FASCISMO STORIA E INTERPRETAZIONE di Emilio Gentile INTRODUZIONE: È ESISTITO IL FASCISMO? Attorno al fascismo c'è una sorta di “ questione omerica ”; si mette in dubbio anche la sua stessa esistenza, che viene contestata da chi afferma che il fascismo non è stato un movimento politico ma è stato solo un epifenomeno, cioè “l’effetto collaterale” di altri fenomeni. Qualche studioso ha proposto di mettere al bando il concetto di fascismo, perché non avrebbe un significato preciso, corrispondente a un fenomeno storico reale. Altri studiosi hanno chiesto di usare un eguale provvedimento per il concetto di “totalitarismo” infatti, il concetto è nato all’indomani della Marcia su Roma, in riferimento al fascismo, quando i termini “totalitario” e “totalitarismo” furono inventati dagli antifascisti per poi essere usati per definire il regime fascista. Nei confronti del fascismo italiano è in corso una “ defascistizzazione”, che consiste nel togliere al fascismo gli attributi che ne caratterizzavano l'individualità storica, la defascistizzazione si manifesta in varie forme, negando che ci sia stata: -

un'ideologia fascista una cultura fascista una classe dirigente fascista un'adesione di massa al fascismo un regime fascista.

La forma più diffusa di defascistizzazione del fascismo si manifesta con la riduzione del fascismo al mussolinismo, cioè alla vicenda politica del duce. L'autore di questo libro non condivide le interpretazioni che negano al fenomeno fascista una propria individualità, e ritiene che la tendenza alla defascistizzazione del fascismo sia una falsificazione della realtà storica. Con la sua opera storiografica vuole ridare al fascismo la sua individualità rappresentandolo per quello che è stato storicamente: un fenomeno politico moderno, nazionalista, rivoluzionario, totalitario, razzista e imperialista, che vuole distruggere la civiltà democratica e liberale proponendosi come alternativa ai principi di libertà e di uguaglianza attuati nel processo storico di affermazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, iniziato con l'Illuminismo con le rivoluzioni democratiche alla fine del settecento. Il fascismo italiano è diventato un modello per altri movimenti rivoluzionari antidemocratici (a cominciare dal nazionalsocialismo), che ne seguirono le orme per creare un nuovo Stato, un nuovo ordine e un uomo nuovo, ciascuno secondo le proprie peculiarità. L'autore considera il fascismo “la via italiana al totalitarismo”, dove per “totalitarismo” si intende non solo una forma nuova di regime politico, apparsa per la prima volta dopo la Grande Guerra, ma anche un complesso processo ideologico, culturale, organizzativo e istituzionale, che ebbe nel fascismo italiano una delle sue prime e originali manifestazioni. PRIMA PARTE: ALLA RICERCA DI UNA INDIVIDUALITÀ STORICA 1. Il fascismo: un profilo storico (dal 1919 al 1945) 1.1 Le origini Nella formazione del fascismo confluirono temi e ideali che emersero dalla contestazione antigiolittiana La contestazione antigiolittiana era una rivolta di giovani borghesi che volevano una guerra o una rivoluzione per rigenerare moralmente e culturalmente gli italiani in uno stato più moderno. A essi si integrarono i nazionalisti che erano antisocialisti e antidemocratici. Da questo spirito di rivolta ebbe origine l'interventismo degli intellettuali antigiolittiani e questo favorì il MITO DELL'ITALIANISMO → fede nel nuovo primato dell'Italia. Ci fu una fusione tra radicalismo di destra e radicalismo di sinistra che prepararono il terreno per il fascismo.

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Le condizioni per la nascita del fascismo furono poste dal conflitto mondiale, che provocò sconvolgimenti che accelerarono la trasformazione della società e la crisi dello stato liberale. L'esperienza della guerra e tutte le sue conseguenze facero scoppiare guerre civili e creando una profonda crisi di potere e di autorità. La classe dirigente fu incapace di far fronte all'irruzione delle masse nella politica, alla crisi economica e alle tensioni sociali del BIENNIO ROSSO (1919-1920) → conflitti di classe guidati dal partito socialista→ era una rivoluzione per instaurare la dittatura del proletariato (nuova politica di massa). Con le ELEZIONI A SISTEMA PROPORZIONALE del 1919 vinsero il partito socialista e il partito popolare e scesero in campo nuovi movimenti politici  nell'ambito di questi movimenti, nel 19 per iniziativa di Benito Mussolini sorsero i fasci di combattimento. 1.2 Mussolini Nel 1912 nel congresso di Reggio Emilia si affermò sulla scena nazionale. Fu nominato direttore dell' Avanti, fu la figura più popolare del socialismo italiano. Quando esplode il conflitto europeo si dichiarò per la neutralità ma nel 1914 si convertì all'interventismo ritenendo che la guerra era necessaria per creare le condizioni per la rivoluzione sociale. Solo pochi lo seguirono quando diede vita a un proprio giornale “il Popolo d'Italia” per sostenere la necessità dell'intervento italiano; per questo Mussolini fu espulso dal partito. L'esperienza della guerra lo fece convertire al nazionalismo rivoluzionario. Lanciò un appello ai reduci per dare vita ai FASCI DI COMBATTIMENTO. Nacque così il MOVIMENTO FASCISTA. 1.3 Il fascismo “diciannovista” L'espressione “movimento fascista” viene usata per definire un'associazione di tipo nuovo, l'antipartito, formato da coloro che rifiutavano i vincoli di un partito. Con questo carattere vengono creati i FASCI DI COMBATTIMENTO; alla loro riunione del 1919 parteciparono quasi tutti i militanti della sinistra interventista. Ma per tutto il 1919 e il 1920 il fascismo era un movimento trascurabile, nonostante l'attivismo e la campagna a sostegno dell'impresa di fiume nel 1919, quando D'Annunzio occupò la città per rivendicarne l'annessione all'Italia. Dopo la sconfitta elettorale il fascismo inizia un cambiamento di rotta col CONGRESSO NAZIONALE DI MILANO del 1920 → abbandonando il programma radicale del 1919 per riproporsi con una conversione a destra. La svolta a destra provocò la rottura con D'Annunzio, il quale fu costretto con la forza da Giolitti a porre fine all'avventura fiumana alla fine del 1920 con il trattato di Rapallo tra Italia e Jugoslavia. 1.4 Un massimalismo dei ceti medi: lo squadrismo e la nascita del Partito fascista Il fascismo si pose all'avanguardia della reazione borghese con lo SQUADRISMO, le cui squadre distrussero gran parte delle organizzazioni proletarie → per questo motivo l'offensiva dello squadrismo antiproletario fu accolta favorevolmente da tutti i partiti antisocialisti; ciò consentì al fascismo di accreditarsi come difensore della borghesia produttiva e dei ceti medi. Il NUOVO FASCISMO era molto diverso dal fascismo diciannovista. Era sostenuto e finanziato dalla borghesia agraria e dalla borghesia industriale. La propaganda fascista riuscì ad attrarre i lavoratori della terra. Questo nuovo fascismo era espressione della mobilitazione dei ceti medi che erano in aumento → fu proprio l'adesione dei ceti medi a trasformare il fascismo in un MOVIMENTO DI MASSA. Il fascismo partecipò alle elezioni del 1921 conquistando 35 seggi Giolitti abbandonò il potere. Il GOVERNO BONOMI (1921-1922) tentò di porre fine alla violenza politica, favorendo il patto di pacificazionecon l'accettazione del patto Mussolini voleva inserire il fascismo nella politica. Mussolini voleva trasformare il movimento in partito→ nel 1921 al CONGRESSO DI ROMA con un compromesso fu decisa la TRASFORMAZIONE DEL MOVIMENTO IN

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PARTITO → Da movimento fascista a PARITO NAZIONALE FASCISTA. Mussolini riuscì a fare accettare definitivamente il suo ruolo di duce. 1.5 Il partito milizia alla conquista del potere L'ideologia fascista era espressa esteticamente in modo efficace e suggestivo, con MITI, RITI e SIMBOLI e con un nuovo stile politico, aveva i caratteri di una RELIGIONE LAICA Nel 1922 con oltre 200.000 iscritti, una milizia armata, associazioni femminili e giovanili, il Pnf era la più forte organizzazione politica del Paese e voleva conquistare il potere, mentre gli altri partiti erano in crisi per le divisioni interne e per gli assalti da parte degli squadristi. Nel 1922, quando c'era il governo di Luigi Facta il fascismo riprese l'offensiva militare. Mussolini disse che la democrazia era finita, e così le sue ideologie. Volevano fare una rivoluzione politica per conquistare il potere e alla viglia della marcia su Roma, Mussolini dichiarò che non avrebbe concesso nessuna libertà ai suoi avversari. 1.6 Verso lo Stato totalitario Viene sottovalutata la forza del fascismo, che viene visto come un movimento destinato a finire a breve. Convinti di ciò la classe dirigente coinvolge il fascismo nelle responsabilità di governo, inserendolo in una COALIZIONE. Alla vigilia della “marcia su Roma” durante un convegno del Pnf, il duce dice che il fascismo rispettava la monarchia e l'esercito, riconosceva il valore della religione cattolica, attuava una politica favorevole a restaurare l'ordine e la disciplina del paese. Il Pnf mette così in atto una nuova tattica di conquista rivoluzionaria del potere: LA MARCIA SU ROMA Il re rifiutò di proclamare lo stato d'assedio per stroncare l'insurrezione squadrista, e così prevalse la soluzione di un GOVERNO MUSSOLINI. Il 31 ottobre Mussolini formava un nuovo governo e per la prima volta il governo era affidato al capo di un partito armato. La conquista del potere avvenne attraverso diverse fasi: 1. Mussolini attua una politica di coalizione con i partiti disposti a collaborare. 2. Dopo la marcia su Roma inizia la penetrazione nel fascismo nelle regioni meridionali (dove era stato quasi assente). 3. Arrivato al potere Mussolini toglie al Pnf qualsiasi autonomia per sottoporlo alle sue direttive, e nel 1922 creò il GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO di cui lui era presidente e dove venivano preparate le leggi che iniziarono la demolizione della democrazia. La prima di queste leggi fu l'ISTITUZIONE DELLA MILIZIA Volontaria per la sicurezza nazionale che rese lo squadrismo legale. Per ottenere una maggioranza parlamentare fece varare la LEGGE ACERBO approvata nel 1923 che dava un premio di maggioranza alla lista vincente. Le elezioni politiche del 1924 diedero una larga maggioranza di governo, ma il DELITTO MATTEOTTI, e la SECESSIONE DELL'AVENTINO lo fecero oscillare le opposizioni antifasciste non seppero sfruttare le situazione. 1.7 Il regime fascista La libertà di organizzazione fu abolita; e alla fine del 1926 tutti partiti erano praticamente fuorilegge. La Stampa venne fascistizzata. Viene reintrodotta la pena di morte per i reati contro “la sicurezza dello Stato” e creato un TRIBUNALE SPECIALE. Il consolidamento del regime fascista fu coronato nel 1929 dalla CONCILIAZIONE CON LA CHIESA e dal fatto che la camera fu integralmente fascista e Mussolini affermò definitivamente il suo potere. La legge sindacale fu presentata come la prima tappa verso l'attuazione dell'ordinamento corporativo. In campo economico il fascismo adottò una politica protezionista, aumentando il controllo pubblico sulla finanza e sull'industria (soprattutto dopo la crisi economica del 1929)

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1.8 Organizzare, mobilitare, plasmare Il fascismo creò una macchina propagandistica, utilizzando stampa, radio, cinema, periodici, portando a una mobilitazione emotiva permanente delle masse, attraverso riti, miti e cerimonie collettive → RELIGIONE POLITICA. Il MITO DI MUSSOLINI fu il fattore principale del consenso fra il 1929 e il 1936. Gli incontri frequenti del duce con le masse erano il momento culminante dell'organizzazione del consenso → un regista realizzava un copione per la fusione emotiva del duce con la folla. Il fascismo voleva trasformare il carattere degli italiani per creare un “italiano nuovo” che doveva credere, obbedire, combattere. Per l' educazione totalitaria delle nuove generazioni il fascismo usò sia la scuola che il partito. Nel 1923 ci fu la RIFORMA SCOLASTICA DI GENTILE, fondata sul primato della cultura umanistica. Nel 1928 viene introdotto il LIBRO DI TESTO UNICO DI STATO per le scuole elementari e la FASCISTIZZAZIONE DEI TESTI per le scuole secondarie. Il corpo docente fu sottoposto al controllo del partito tramite l'obbligatoria iscrizione al Pnf e il giuramento di fedeltà al regime (imposto tra il 23 e il 31). Il regime varò la CARTA DELLA SCUOLA elaborata da Bottai. La nuova riforma stabiliva un collegamento tra la scuola e il partito, con la frequenza obbligatoria alle scuole, alla Gioventù italiana del Littorio e ai Gruppi universitari fascisti. Insieme alla scuola, la fascistizzazione degli italiani era affidata ALL'OPERA NAZIONALE BALILLA e poi alla GIOVENTÙ ITALIANA DEL LITTORIO. Da questi giovani il regime voleva selezionare la nuova classe dirigente. Nel campo dell'educazione giovanile il fascismo si mostra intransigente e integralista, specialmente verso l'Azione cattolica. Il fascismo si considera una religione laica della nazione e dello Stato, volendo dai cittadini una dedizione totale. Per questo il regime entrò in conflitto con la Chiesa (nel 1931 e nel 1938), per rivendicare il monopolio dell'educazione della gioventù. C'erano anche i FASCI FEMMINILI. Ma la donna aveva il ruolo di sposa, di madre che doveva fare figli per la patria, per il regime ed educatrice che doveva contribuire a formare l'”uomo nuovo”, la donna era considerata inferiore all'uomo. Emergeva la donna regina della casa e angelo del focolare e allo stesso tempo una “donna nuova” che partecipava attivamente alla vita del partito. L'accelerazione totalitaria Negli anni Trenta il regime fascista assume il carattere di una DITTATURA TOTALITARIA, dopo la conquista dell'Etiopia e la fondazione dell'Impero. Momenti importanti di questa fase furono: la creazione del ministero della Cultura popolare nel 1937; la creazione della Gioventù italiana del Littorio nel 1937; il rafforzamento delle funzioni del Partito fascista; e l'abolizione della Camera dei deputati sostituita dalla CAMERA DEI FASCI E DELLE CORPORAZIONI nel 1939. Al re e a Mussolini viene conferita la carica di “primo maresciallo dell'impero”; così nella gerarchia militare la loro importanza era equiparata (avvisaglia della volontà del fascismo di svalutare ulteriormente la monarchia). Contemporaneamente il regime riprendeva i temi populistici, con nuovi provvedimenti di politica sociale a favore dei lavoratori, e con il rilancio dei sindacati, accompagnata da una campagna antiborghese e dalla riforma del costume (abolizione del “lei” e della stretta di mano). In questa fase di ACCELERAZIONE TOTALITARIA nel 1938 vengono adottati anche i PROVVEDIMENTI ANTISEMITI con le leggi antiebraiche che diventano parte integrante della legislazione razzista elaborata dopo la conquista dell'Etiopia. Il razzismo non era estraneo alla cultura politica fascista che voleva “difendere la sanità della stirpe”, nell'ambito di un PROGETTO DI UNA RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA per rigenerare il carattere degli italiani.

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All'inizio degli anni 30 Mussolini aveva pubblicamente disprezzato le teorie razziste e l'antisemitismo. Ebbe influenza l'alleanza con la Germania nazista, ma soprattutto la convinzione di Mussolini che gli ebrei erano antifascisti. Nel 1938 l'Italia diventa ufficialmente uno stato antisemita. Ma l'accelerazione totalitaria suscitò anche delle paure nelle istituzioni tradizionali, nel mondo economico, nel mondo cattolico, tra la borghesia e fra gli stessi ceti medi. Sulla via dell'impero Il fascismo aveva una vocazione imperialista che si orienta, dalla fine degli anni 20 in poi, verso l'espansionismo politico ed economico nei Balcani e verso le conquiste coloniali in Africa. La conquista del potere da parte di Hitler nel 1933, che ammirava Mussolini come maestro, conferma nel fascismo italiano la convinzione che era ormai prossima all'ora di una svolta epocale. In questo clima Mussolini decide di conquistare un impero coloniale, aggredendo l'Etiopia. La CONQUISTA DELL'ETIOPIA rappresentò il massimo consenso della popolazione al fascismo e al duce, che annuncia nel 1936 da Palazzo Venezia la riappropriazione dell'impero sui colli fatali di Roma. Dall’apoteosi alla rovina Il cambiamento della situazione internazionale nella seconda metà degli anni 30 mette il fascismo davanti alla tentazione di nuove imprese belliche che Mussolini non seppe evitare. Dopo la conquista dell'Etiopia Mussolini si avvicina la Germania di Hitler con L'ASSE ROMA-BERLINO del 1936 e abbandona la Società delle nazioni . Nel 1939 ci fu il PATTO D'ACCIAIO con la Germania e il 10 giugno 1940 Mussolini porta l'Italia in guerra, ma fallisce la sua strategia di fare una guerra parallela alla Germania. Nel 1941 l'Italia perde l'Etiopia. Le sconfitte dell'Italia segnano la fine del regime fascista. Il regime crollò nel 1943 quando il duce fu sconfessato dalla maggioranza dei gerarchi del Gran Consiglio, fu cacciato dal re e fu arrestato. La Repubblica Sociale Il nuovo Stato fascista chiamato REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA o REPUBBLICA DI SALÒ, voluta da Hitler dopo la liberazione di Mussolini dalla prigionia, fu un tentativo per ridare vita al fascismo. La nascita della Repubblica fascista provocò l'inizio della guerra civile fra gli italiani aderenti alla Repubblica sociale e gli italiani organizzati in FORMAZIONI PARTIGIANE. Tra gli aderenti alla Repubblica Sociale c'erano vecchi e nuovi fascisti, intellettuali, funzionari, militari che sentivano il dovere di reagire per senso patriottico. Nel fascismo di Salò si imposero i gruppi più violenti del fascismo totalitario, riorganizzati nel partito fascista repubblicano e guidati da Alessandro Pavolini. Il FASCISMO REPUBBLICANO riprese la legislazione antisemita e la persecuzione degli ebrei. Il crollo definitivo del fascismo avviene con la vittoria degli Alleati delle forze della Resistenza che liberano l'Italia il 25 aprile 1945. Il 28 aprile Mussolini venne catturato il fucilato dai partigiani. II) Il fenomeno fascista: interpretazioni a confronto Per “fenomeno fascista” si intende il complesso dei movimenti e dei regimi sorti dopo l'affermazione del fascismo in Italia. La questione del fascismo Il fascismo è tuttora uno dei fenomeni più studiati della storia contemporanea. Ma il problema del fascismo non si limita al caso italiano o tedesco: nel periodo fra le due guerre mondiali si sono diffusi in molti paesi europei movimenti che richiamavano al fascismo o al nazismo e rappresentavano una minaccia per i regimi democratici.

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Una parte integrante della questione del fascismo è la riflessione sulla vulnerabilità della democrazia parlamentare nella moderna società di massa. È stato studiato da storici, sociologi, politologi, filosofi e psicologi, mossi dall'esigenza di spiegare i motivi per i quali ebbero origine e si affermarono in paesi già investiti dalla modernizzazione e dalla democratizzazione, movimenti come il fascismo e il nazismo, che reclamavano il monopolio del potere politico e il controllo totale sulle masse. Sono state proposte numerose e contrastanti definizioni e teorie del fenomeno fascista e si assiste a una progressiva dilatazione del fascismo, dalla sua originaria dimensione italiana ed europea, verso una dimensione mondiale; così ha finito per assumere l'aspetto di un'entità universale e metastorica, al di là del “fascismo storico”, compreso tra le due guerre mondiali. Ad esempio dopo il 45 sono stati definiti fascisti: 

il regime di Juan Peròn in Argentina



La repubblica presidenziale di Charles de Gaulle in Francia



La presidenza di Nixon negli Stati Uniti



I regimi militari in America latina



E anche le democrazie borghesi e i regimi comunisti

Nel linguaggio politico corrente il termine “fascismo” è universalmente usato in senso dispregiativo, come sinonimo di destra, contro-rivoluzione, reazione, conservatorismo, autoritarismo, corporativismo, nazionalismo, razzismo, imperialismo → diventando un termine sempre più generico. Interpretazioni del fenomeno fascista Inizialmente, negli anni 20, il fascismo era visto con un'espressione tipica della storia e del carattere degli italiani. La cultura fascista in quel periodo insisteva sull' italianità del fascismo come rinascita della stirpe. Anche in campo antifasci...


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