25 aprile 1945 - Riassunto del libro PDF

Title 25 aprile 1945 - Riassunto del libro
Author Ilaria Meo
Course Storia Contemporanea
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunto del libro...


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25 aprile 1945 Carlo Greppi Capitolo primo – Arrendersi o perire Si sono fronteggiate due diverse idee di Italia: -

Quella fascista, che sta franando e che sta per prendere la via di fuga in Valtellina; L’altra che sembra avere la vittoria in pugno.

All’alba del 24 aprile il Comitato di liberazione nazionale ligure ha deliberato l’insurrezione dopo aver rifiutato di scendere a patti con i tedeschi: “con i nazisti si combatte, non si tratta”, hanno decretato i leader della Resistenza. Le SAP (Squadre di azione patriottica) di fatto si erano attivate la notte precedente, puntando sull’effetto sorpresa. Il generale Valenti - Raffaele Cadorna, Maurizio – Ferruccio Parri e Italo, Alias comandante Gallo – Luigi Longo. Il generale Valent era il più vecchio: il suo vero nome era Raffaele Cadorna, nipote e omonimo dell’uomo che al comando dei bersaglieri, aveva conquistato Roma, il 20 settembre 1870. Figlio di Luigi, il generale che aveva comandato l’esercito italiano nella Prima guerra mondiale, fino alla disfatta di Caporetto. L’uomo che sarebbe diventato il generale Valenti “se non sono all’altezza mi faccio da parte, ma se guardo a quello che ho fatto fino ad adesso ho le carte in regola per provarci”. Il giorno i cui lo contattarono, si trovava a Roma. Disse semplicemente di sì. L’età media dei nove uomini seduti nel salotto del Cardinal Schuster è alta: è gente che ha pagato o che sta per pagare delle proprie scelte. Le gerarchie ecclesiastiche, rappresentate dal cardinale, vogliono evitare spargimenti di sangue. 11 agosto 1944 sul quadrimotore Halifax in volo, insieme al generale, ci sono altri tre uomini: un sergente radiotelegrafista, un funzionario del ministero e delle finanze e un capitano della special force britannica. Il generale ha tra le mani un foglio che contiene delle direttive: il piano è di farlo arrivare in Val Cavallina perché si possa stabilire in Val Camonica, una zona del Bresciano che ancora oggi, a percorrerla in auto, appare inattaccabile. Maurizio o meglio Ferruccio Parri, era un uomo che veniva da quasi vent’anni di contrasto al regime di Mussolini. La sua radicale opposizione democratica al fascismo era maturata nella prima meta degli anni Venti: lavorando a diversi giornali, aveva osservato la quotidianità del fascismo che si faceva dittatura. Anche se era nato a Pinerolo dove anni dopo sarebbe arrivato il generale Cadorna, che aveva conosciuto nella Grande Guerra, a comandare la scuola di Cavalleria stava a Milano città che come Cadorna, aveva imparato a conoscere bene. Teresa Noce, aveva raggiunto il comandante Gallo o meglio Luigi Longo a Valencia, nei giorni in cui lui aveva lanciato un proclama alla radio. Teresa era una militante e con Luigi si amava da ormai più di quindici anni. È l’ispettore delle brigate internazionali, il più alto in grado per le unità che combattono al fianco della Repubblica. Il compito di Maurizio e dei suoi collaboratori è di controllare i settori strategici dell’organizzazione: le comunicazioni interne, la gestione dei fondi e i collegamenti con la Svizzera, dalla quale entrano molti dei

finanziamenti alla lotta di liberazione. Già nel settembre del 1943, era stato nominato responsabile militare per il Nord Italia, grazie alla sua militanza e alla sua esperienza nella Prima guerra mondiale, in trincea come maggiore impiegato al comando supremo. Il partito d’azione sarebbe stato rappresentato da Maurizio, le formazioni Garibaldi dal loro comandante, un comunista di vecchio corso, un rivoluzionario di professione: il comandante Gallo. Nel caso fosse morto Maurizio avrebbe voluto come suo successore il comandante Gallo.

Capitolo secondo – La clandestnità Il fondo valle è sotto controllo dei tedeschi, mentre la montagna e le vallate laterali sono praticamente in mano ai partigiani. Il generale Valenti non si fa grandi illusioni: sa che il compito che gli è stato affidato non è da tutti, sa che arriverà a terra sano e salvo la strada che lo attende sarà impervia. A Torino il 25 aprile, le squadre partigiane di città GAP e SAP hanno ricevuto un ordine di mobilitazione perentorio dai propri comandi, che elenca gli obbiettivi. “Difendere gli impianti industriali, le opere d’arte ferroviarie, i ponti e i servizi pubblici”. “Disturbare il ripiegamento delle forze tedesche, disarmare quanti nemici sarà possibile, se si arrendono, eliminare senza pietà quelli che offrono resistenza”. “Reprimere con forza e decisione ogni forma di delinquenza comune, in modo che la liberazione di Torino avvenga in quell’atmosfera di disciplina operaia, patriottica che le è propria”. I partigiani entrano in azione seguendo queste direttive, e prendono il controllo di numerose industrie cittadine. Il generale Valenti e il gruppo di partigiani che l’ha recuperato raggiungono una casa spoglia alla fine arrivano a Darfo, ma il generale viene caricato su un’auto carrettiera: manca poco a Ferragosto e anche molti tedeschi che presidiano la zona si concedono un bagno, lasciano involontariamente maggiore libertà a chi cerca di rendersi invisibile. Per i nazifascisti loro erano i banditi, Valenti arriva a Milano e alloggia in un hotel ma pensa di trovare un altro rifugio (pensa all’aiuto di Paolo Righini). Quando le sirene di Milano annunciano lo sciopero, si sta organizzando la trattativa: con Schuster, Mussolini e un solo rappresentante della Resistenza.

Capitolo terzo – La trattatva Maurizio era detenuto nella stanza all’ultimo piano dell’Albergo Regina. (Nell’Albergo Regina dal 1943 si insediò il quartiere generale nazista delle ss a Milano, Nell’Albergo fu recluso, tra gli altri, Ferruccio Parri/Maurizio; un assalto per la sua liberazione, fu tentato da alcuni partigiani (comandati da Edgardo Sogno/Alias Franchi) che in quell’occasione vennero catturati dalle SS.) Fingendosi tecnici degli impianti telefonici, lui e Stefano avevano fatto un sopralluogo sui tetti, studiando il percorso da una casa vicina all’albergo. La resistenza aveva una base in centro, a poca distanza dall’Albergo Regina, un potenziale e momentaneo rifugio in attesa di trasferirsi in luoghi più sicuri, con Maurizio. Nel frattempo, per attendere il momento giusto per l’operazione, bussarono alla porta di una di quelle soffitte e si presentarono come una pattuglia di servizio, quando in un certo momento irrompe la polizia germanica, alla fine furono catturati e li portarono nel garage dell’Albergo dove li misero contro il muro, e

Stefano Porta non c’era, probabilmente era ferito ma era riuscito a nascondersi. Entrarono alcuni ufficiali germanici e fu una fortuna perché le ss. avevano iniziato a picchiargli. Tra gli ufficiali riconoscono il capitano Saevecke, era il comandante delle SS di Milano. Alle strette per aver letto un bigliettino che aveva in tasca Franchi disse che era li per liberare Parri e i due ragazzi stavano eseguendo i suoi ordini. Mentre il colpo di mano di Franchi e Stefano è fallito, Italo è impegnato da tempo in un progetto per raggruppare le formazioni partigiane, voleva trasformare il partigianato in un esercito, per la lotta contro i nazifascisti e per la ricostruzione. Il comunista Italo e il generale Valenti hanno condiviso i rischi della grande finita con la propria moglie: mentre Cecilia e libera, in te lo scrive a Togliatti di avere avuto, infine, notizie di Estella: è stata deportata in Germania, e nessuno può sapere se tornerà. Entrambi hanno a cuore l’unificazione delle forze partigiane, nel primo pomeriggio dello stesso 8 febbraio, i presenti sono tre: Valenti, Italo e Somma, che continua a sostituire Maurizio, che Franchi non è riuscito a liberare. Poco dopo la riunione, due poliziotti arrivano nella casa dov’è nascosto Italo e gli mostreranno una sua foto di quand’era al campo di concentramento in Francia, bendato è irriconoscibile. Italo fissando la sua foto dirà che non l’aveva mai visto, prima di cambiare per l’ennesima volta alloggio e sfuggire dalla cattura. Di Palombo invece, nessuna notizia. Che significa per dirla con poche parole di Valenti “Tutto da rifare”. Valenti scriver poi al Ministro Casati delle ultime notizie: -

Franchi per liberare Parri è caduto (è isolato al terzo braccio, quello tedesco di S. Vittore); Il Col. Palombo è stato catturato con sette ufficiali del suo comando; Una commissione formata del rappresentante del Pci, del Partito d’Azione e da Valenti, ha studiato un progetto di unificazione delle forze partigiane.

Capitolo quarto – L’Insurrezione Franchi scrive a McCaffery dopo essere stato catturato che hanno cominciato ad interrogarlo e lui ne aveva approfittato per metterli su false piste dove sapeva che non erano informati, anche se sapevano molto perché con Maurizio e Catone avevano preso anche un archivio. Nelle ore dell’insurrezione, Franchi non ci sarà, il tentativo di far evadere Maurizio è l’ultimo episodio della guerra che ha vissuto da uomo libero. Non fu deportato perché ormai la guerra era verso la fine, e i treni di deportazione non partivano più: dopo essere stato trasferito insieme a Catone a Verona, il 25 aprile si trover in un campo di prigionia a Bolzano e andrà a Berna da McCaffery. In ogni caso uscirà a testa alta dalla resistenza. Il piccolo comando, lo abbiamo visto, è retto in sostanza da Italo per il partito comunista, Somma per il partito d’azione, in sostituzione di Maurizio, e da Valenti. Il problema è che a marzo verrà arrestato anche Somma e che, neanche due settimane dopo la cattura del suo Stato maggiore, il generale se ne va sbattendo la porta. Dal resoconto di Maurizio si viene a conoscenza del suo trasferimento nelle mani delle SS veronesi, Maurizio doveva essere rilasciato a dimostrazione della reale intenzione dei tedeschi di portare avanti le trattative, anche se il monsignore Bicchierai aveva scritto al cardinale Schuster che “Il capitano Saevecke avrebbe detto che, in caso di un nuovo attentato, non garantisce la vita di nessun detenuto”. Quando si rivedono a Berna, il generale Valenti e Maurizio sono in una condizione difficilissima, incastrati tra il volere e il non potere rientrare nella capitale della resistenza. E’ con questa inquietudine due dei nostri tre protagonisti partono: passando attraverso la Francia per una nuova missione al Sud, per assicurare al partigianato il coordinamento dell’ultima fase, da Caserta si spostano a Siena e poi a Firenze.

Ci sarà il 28 marzo 1945, un messaggio del generale Mark W. Clarck ai partigiani italiani in cui da alcune direttive e il cui dovere di tutti è di sconfiggere il nazifascismo, giunto il momento decisivo ostacolare la ritirata del nemico e uccidere i tedeschi, impedire le distruzioni e mantenere l’ordine. Arrendersi o perire! “E’ l’intimazione che deve essere fatta a tutte le forze Nazifasciste, a quelle tedesche come a quelle italiane, a quelle volontarie fasciste come a quelle coscritte del cosiddetto esercito repubblicano. Sia ben chiaro per tutti che chi non si arrende sarà sterminato, chi sa raccolto con le armi in mano sarà fucilato. Solo chi abbandona volontariamente le pile del tradimento, consegna le armi ai patrioti, avrà la vita salva, se non si sarà macchiato personalmente di gravi delitti contro il movimento di liberazione nazionale. Quanti s’arrendono dovranno essere liberati, si appartenenti alle forze coscritte repubblicane; custoditi in campi di concentramento, se tedeschi o fascisti, per essere consegnati, i primi agli anglo-americani e i secondi tenuti in condizione di non nuocere, fin tanto che ciò ci sarà necessario per le esigenze della guerra e dell’ordine pubblico”. L’ULTIMO COLLOQUIO CON MUSSOLINI – CARDINAL SCHUSTER ARCIVESCOVO DI MILANO – 25 APRILE 1945 Mussolini prima dell’arrivo del rev. Segretario, che il gen. Cadorna col sig. Marazza dice che il suo programma comprende due parti: la prima era quella di disciogliere l’esercito e la Milizia Repubblicana; egli si sarebbe poi recato in Valtellina. Erano le 18 e c’era il Generale Valenti/Raffaele Cadorna, Riccardo Lombardi il prefetto di Milano, Marazza, Barracu, Zerbino, Graziani, Bassi e il Cardinal Schuster. Poi giunse l’avvocato Arpesani. Dal discorso venne fuori che i tedeschi trattavano con loro da molto tempo all’insaputa dei fascisti. Allora Mussolini lasciò esplodere la sua indignazione. Sollecitarono ancora Mussolini a prendere una decisione: alla fine disse che avrebbe parlato con Wolff e che per le 20 avrebbe dato una risposta. Mussolini non tornò in arcivescovato, quando chiamarono per avere una risposta, venne risposto dalla prefettura, che il Duce ormai era partito da Milano e che aveva ordinato a suo nome di dare una risposta negativa.

Capitolo quinto – L’ultma delle nostre guerre Cadorna fu nominato capo di Stato maggiore dell’esercito italiano. Il 25 aprile 1960, a Milano, troviamo Valenti, Italo e Maurizio di nuovo insieme e con loro c’è anche il democristiano Marazza. Valenti fu il primo a morire, si spense il 20 dicembre 1973, a ottantaquattro anni. Italo morì il 16 ottobre 1980, dopo essere stato prima segretario e poi presidente del Partito comunista italiano. Maurizio si spense il 9 dicembre 1981.

Dopo la liberazione – personaggi principali Raffaele Cadorna, alias generale Valent (1889-1973) si dimette da capo di Stato maggiore dell’esercito nel 1947. Eletto come senatore indipendente nelle liste della DC nel 1948, abbandona la politica nel 1963 e si ritira a vita privata.

Luigi Longo, alias comandante Gallo (1900-1980) il dirigente comunista, alla morte di Palmiro Togliatti gli succede nella carica di segretario generale del partito per poi diventarne il presidente nel 1972. Ferruccio Parri, alias Maurizio, alias lo zio (1890-1981) il leader azionista dopo la breve presidenza del Consiglio, abbandona il Partito d’azione e fonda il Partito della democrazia repubblicana, ed è senatore a vita dal 1963. Sandro Pertni (1896-1990) segretario del partito socialista italiano fino a dicembre 1945, eletto deputato nel 1953. Dopo essere stato presidente della Camera dei deputati, nel 1978 diviene Presidente della Repubblica carica fino al 1985. Edgardo Sogno, alias Franchi (1915-2000) lascerà la politica per diplomazia. Riccardo Lombardi (1901-1984) dopo essere stato prefetto di Milano e ministro dei trasporti dal 45 al 46, allo scioglimento del Partito d’azione passa al Partito socialista italiano del quale è deputato dal 48 al 83 e presidente nel 1980. Leo Valiani (1909-1999) deputato del Partito d’azione, quando quest’ultimo si scioglie abbandona la politica. Achille Marazza (1894-1967) è ministro del Lavoro e della Previdenza sociale nel 50 e il 51....


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